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SOGNI D’ASTROLOGO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 81-85)

mia e il carattere impetuoso portano l’attore francese a brusche separazioni. Verifi-ca : in effetti, scopriamo che ha già divorziato più volte. Si noterà, però, che la maggior parte degli attori divorzia ripetutamente, al punto che questa è quasi la regola, indipendentemente dalla situazione oroscopica, quindi la valutazione inizia-le diventa molto relativa. Vediamo ancora che lo stesso oroscopo, diciamo di un ge-mello astrale che non faccia l’attore, non presenterà la stessa verifica di parecchi di-vorzi. Persisterà il bisogno di separarsi, ma più simbolico che reale, perché non tutti guadagnano soldi a palate come gli attori famosi, e possono pagare gli alimenti alle ex mogli. Se ci lasciamo guidare dall’intuizione iniziale, non sbagliamo, ma se an-diamo a sindacare su statistiche, categorie, fenomeni ripetibili e dimostrabili, spa-lanchiamo la porta ai dubbi. Jung si è espresso chiaramente, parlando dell’astrolo-gia. “L’impressione che se ne ricava è che questo ed altri metodi analoghi creino una condizione preliminare favorevole al verificarsi di coincidenze significative (…). I metodi mantici devono la loro efficacia sostanzialmente a questa connessione con l’emotività: sfiorando una disponibilità inconscia destano interesse, curiosità, attesa, speranza e timore, e quindi la corrispondente prevalenza dell’inconscio” (La Sincro-nicità, Boringhieri, Torino 1980). In certi casi la psiche mostra una vera e propria pre-scienza, che non è soltanto soggettiva, ma, al contrario, basata su uno sfondo collettivo, inconscio ma comune a tutti. Jung ha sottolineato come certi eventi fuo-ri del tempo e dello spazio siano “senza causa” non perché la causa sia ignota, ma solo per il fatto che “Non c’è causa pensabile con i nostri mezzi intellettivi (op.cit.) ”. Ho già scritto in passato che l’oroscopo è paragonabile ad un sogno e soggetto alle stesse regole interpretative. Esso conterrà sempre una serie d’enigmi che non potranno mai essere svelati totalmente, come vi sono infinite interpretazioni di un romanzo, di un dipinto, di un film, di una vita. Un tema interpretato completamen-te perderebbe la sua energia, sostituita da concetti personali, non più universali e mitici, diventando un fossile o una creatura imbalsamata. Viceversa, noi riscopriamo ogni volta, anche a distanza d’anni, nuove griglie interpretative, inediti livelli di let-tura, specialmente nella nostra stessa carta natale. Essa, proprio come un sogno, deve restare un po’ sibillina ed ambigua, per continuare a farci da compagna di viaggio, piuttosto che fornirci formule o informazioni definitivamente catalogate. Avere grandi obiettivi o ideali nella vita è una gran cosa, e se fra questi c’è la cono-scenza di sé, tanto meglio, ma ciò che riempie il laboratorio della nostra esistenza è l’Opera, l’energia impiegata a distillare il percorso.

Le analogie continuano. In sogno si frantumano le barriere fra passato e futu-ro, talvolta torniamo bambini o sui banchi di scuola, riviviamo momenti imbaraz-zanti, esami, appuntamenti. Nell’oroscopo non si può mai stabilire se un dato aspet-to, poniamo della Luna, esaurisce la sua energia coll’età adulta o se continuerà a farci sentire un po’ bambini per sempre. In sogno incontriamo molti personaggi che sono sempre parti di noi, e che tuttavia non riconosciamo come tali. Non possiamo essere uno e molti: l’ego non accetta di frantumarsi. Il taoista cinese Chuang-tzè sognò d’essere farfalla, e al risveglio si chiedeva se non fosse in quel momento una

farfalla che si stava sognando uomo. L’uomo e la farfalla forse non sono reali, ma solo molteplici illusorie coscienze in un essere unico. Nell’oroscopo, archetipi plane-tari e costellazioni sono sempre parti di noi, ma stentiamo a riconoscerli e ad accet-tare la necessità di ciò che ci accade. Neghiamo che ci siano erbacce nel nostro giardino. Respingiamo fuori di noi le guerre e il male, che fanno sempre e solo gli altri. Il mondo diventa così uno schermo bianco su cui proiettare i soffitti e le pareti interiori, i paesaggi mitici del nostro inconscio.

Lo stato di sogno non è tanto cerebrale quanto sensitivo: conosce per illumi-nazioni, senza passaggi logici o una scansione temporale chiara. Quest’ultima è in realtà aggiunta istantaneamente nell’attimo del risveglio. La mente razionale, sem-pre fin troppo ricca di fosforo, si ferma alle “colonne d’Ercole”. Questa coscienza er-culea è soprattutto quantitativa, com’è espresso dalla performance mitologica in cui l’eroe delle dodici fatiche zodiacali feconda, in una sola notte, le cinquanta figlie di Tespio. La scoperta astronomica che il sistema Terra-Luna sia solo una dipenden-za del Sole, conferma poi che le scienze esatte, quali la cosmologia o l’astronomia, sono legate a tale sviluppo storico della coscienza. Questa, attualmente, è diretta verso il maschile-razionale, in quanto nata da una “protesta virile” (solare-zodiaca-le) nei confronti di una precedente concezione matriarcale (lunare-stellare).

Tornando al sogno: esso è anche il modello di partenza per immaginare la vita nell’aldilà, e dunque una preparazione ad un mondo incorporeo, di sola psiche. I ri-cordi di chi si sveglia da un coma ad encefalogramma piatto, dimostrano l’esistenza di uno stato di coscienza estraneo all’attività cerebrale. Quando Virgilio fa scendere Enea agli Inferi, questi incontra prima i sogni, poi scorge tutti i Cesari della futura Roma. Spesso, infatti, abbiamo la sensazione che nell’oroscopo sia già racchiusa tutta la nostra storia, in uno scenario reso opaco solo dalla nostra incapacità di ve-dere (o peggio: dal rifiuto di sapere). Quante volte, nonostante le più fantasiose ipotesi, siamo in grado di capire il senso di un transito soltanto a posteriori? La co-noscenza del futuro, poi, lo modifica? A Cagliostro servì a poco la sua veggenza. Il medium Jan Hanussen ebbe una visione dell’incendio del Reichstag, nel 1929, ma le S.S. lo fecero tacere. L’astrologo svizzero Karl Krafft previde con sei giorni d’anticipo l’attentato a Hitler dell’otto novembre 1939. Fu arrestato dalla Gestapo per sospet-to “doppio gioco”, e fece poi una brutta fine. Rudolf Hess volò in Inghilterra con esiti disastrosi, su suggerimento d’astrologi e occultisti, dopo che a Parigi aveva scoperto un dossier dei servizi segreti su ipotetici “futuri sviluppi della storia”.

Anche la sinastria spesso ci rivela che le persone si legano attraverso, o addirit-tura malgrado, qualunque aspetto reciproco, buono o cattivo. I motivi per legarsi, consci o inconsci che siano, sono infiniti: a volte ci si lega per farsi abbandonare, o per far soffrire l’altro e vendicarsi del mondo, o per imitare Edipo, Elena o Menelao. Conta solo l’energia dietro la facciata, ma il risultato del suo impiego non dipende da noi.

I sogni e le carte del cielo, in sostanza, si prestano ad infinite interpretazioni, secondo la struttura logica di chi li osserva ed interpreta. Un’interpretazione totale

è inammissibile, perché non possiamo mai essere totalmente dentro al sogno o dentro le immagini astrologiche, quando ci preoccupiamo d’interpretare. Allo stesso modo, non possiamo mai essere “abbastanza morti” per immaginare la vita nell’al-dilà. Non dobbiamo, quindi, esagerare troppo nel cercare a tutti i costi di collegare i sogni alla vita quotidiana, per ricavarne insegnamenti. Quanto all’oroscopo e ai miti che agiscono nella nostra vita, dovrebbero forse essere, più che interpretati, con-templati. Quando si guarda un film è possibile appassionarsi pur ricordando che sia-mo osservatori e non attori, e possiasia-mo trovare bella anche una storia triste o tragi-ca. Siamo sempre pronti a compiangerci o ad inorgoglirci, ma spesso ci manca la capacità di vedere la bellezza delle immagini, nel nostro tema.

Nei sogni vediamo costantemente proiezioni, simbolizzazioni , spostamenti. Per nascondere a noi stessi l’aggressività che proviamo, sogniamo d’essere aggrediti. Incontriamo nostro padre solo per scoprire che ha il volto del capufficio e che in-dossa un camice da insegnante. Tutto l’oroscopo è pieno di simili condensazioni: il complesso segno-casa-aspetto di un pianeta, congiunzioni plurime ed inestricabili, astri bersagliati da angoli armonici o tensioni, fino al punto da rendere impossibile capire la risultante di tutto ciò. D’altra parte, i nostri pianeti natali, come i misterio-si personaggi onirici, sono maschere dietro le quali misterio-si celano potenze celesti. I loro miti sono importanti, perché dimostrano che la psiche stessa ha un’essenza mitica. Queste storie senza tempo rendono il nostro carattere complessato e nevrotico “sensato”, proprio perché partecipe della divinità racchiusa in quell’Olimpo astrolo-gico e mitico. Dobbiamo imparare il rispetto, se non l’ammirazione, per queste im-magini. Esse si possono a stento intuire, personificandole nei pianeti o persino negli arcani dei tarocchi: il Messaggero, il Saggio, la Grande Madre, l’Etera, la Vergine, il Burlone, la Morte, l’Eremita, il Re. L’interpretazione e le previsioni, infatti, si con-frontano continuamente con i mille volti dell’archetipo. Questo può rappresentare un nemico come un protettore, un carnefice come una vittima, una disgrazia o una svolta cruciale, la morte di qualcosa o la sua trasformazione. Dipende da noi vedere, per esempio, Saturno non solo come mietitore con falce e clessidra, ma anche come Mago Merlino.

Questi archetipi, inseriti nei paesaggi interiori dello Zodiaco, incarnano una flora e una fauna sfumate dalle varie culture: anfore, specchi, scale, ombre, giardini, fortezze, animali soccorrevoli, che convivono con noi e ci fanno da angeli custodi o spiriti familiari. In queste immagini, forse, sta l’eternità di cui ha bisogno la nostra vita per diventare storia infinita, intrappolata nell’illusione del tempo e cieca a tutto ciò che non è materialmente percepibile.

Chiudiamo doverosamente con un mito (di Jean Paul) sull’origine del sogno. Prometeo ha rubato il fuoco agli dei ed infuso la vita nel Golem d’argilla che è l’uo-mo, e Giove si vendica creando il sonno, affinchè l’umanità resti per metà del suo tempo senza sensi e pensieri. Le Muse, impietosite, regalano all’uomo il sogno, du-rante il quale egli sorride o piange come da sveglio. A questo punto il dio delle Mu-se lo desta, all’alba, per timore che il mortale scorga gli immortali.

L.A. 128-370 “Innamorarsi non significa amare”: con queste parole l’autrice sottolinea quanto

l’amore sia, più che un istinto irrazionale, un percorso della coscienza e della matu-rità. Nel presente studio analizza quindi l’evoluzione della capacità di amare, attra-verso le tappe significative rappresentate dai segni e dalle case associate a Venere, nonché la necessaria elaborazione indicata dagli aspetti natali tra Venere e gli altri pianeti: dall’amore infantile legato al bisogno a quello adulto che si realizza ed esprime nello scambio e nel rispetto, dall’amore che dipende a quello che libera, dall’identificazione o competizione con l’altro alla consapevole individuazione di una scelta affettiva e relazionale, fino alla più evoluta apertura all’amore uni-versale.

Cari amici, colgo l’occasione di questa conferenza che avviene nel giorno di San Valentino – la festa degli innamorati – per parlare ancora un po’ di amore, ar-gomento che sempre risulta essere interessante e che, soprattutto, viene richiesto frequentemente a noi astrologi come tema della consulenza.

Ricordo una frase bellissima di Charles Aznavour scritta su una copertina di un suo disco: “canto l’amore perché è l’energia che fa girare il mondo”. Purtroppo oc-corre sottolineare che se il mondo girasse veramente grazie all’amore, sarebbe sicu-ramente migliore di quello che è… tuttavia l’amore continua ad essere il fine, lo scopo, la meta da raggiungere per tutti noi e, in ogni caso, è un passaggio obbligato della vita, anzi possiamo dire che è il nutrimento della vita.

La psicologia evolutiva afferma che “non si può vivere senza amore”: senza qualcuno che si prenda cura di noi, che ci accudisca, protegga e sostenga non è possibile giungere ad un sano sviluppo e ad una schiusa del nostro mondo psichico. Mancherebbe la capacità di relazionarci con noi stessi e con gli altri, principio fon-damentale e necessario dal momento che l’uomo ha due bisogni essenziali e solo apparentemente opposti: quello di riconoscimento, di affermazione e di individua-lità, ma anche quello di entrare in relazione con gli altri, essendo un essere sia egoi-co che sociale.

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 81-85)