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LILITH NEL NOSTRO TEMPO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 76-81)

punto di luce che ci illumini e che ci aiuti a capire come uscire dal caos imperante. Ed é proprio questa ricerca che ci fa arrivare ad una nuova comprensione e ci per-mette di concludere il processo di rinnovamento dei vecchi valori.

Questa é la dinamica che ci fa vivere l’archetipo di Lilith, cominciato ad emer-gere dal nostro inconscio da quando iniziammo a studiarlo nel secolo scorso. En-trando in questa dinamica, Lilith ci apre ad esperienze nuove, ci invita a spezzare i tabú che ci bloccano, ci permette di vivere esperienze di qualsiasi tipo con grande intensitá e senza porci limiti, ci permette di arrivare tanto lontano quanto voglia-mo, fino a perderci nel buio ai confini dell’ignoto. In quel momento, non ci resta che cercare l’aiuto misericorde di qualcuno capace di ridarci la luce e di riportarci all’ordine.

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A riguardo di Lilith o della Luna Nera a livello astronomico, non possiamo par-lare di una scoperta come tale, ma dobbiamo pensare piuttosto che la sua defini-zione sia stata maturata gradualmente nel tempo. Ed anche se ha fatto la sua com-parsa nel dinamico secolo XX, ci dovremmo riportare indietro nel tempo, fino all’an-no 1846, per cominciare a capire come é emersa ed interpretare anche un po’ della sua natura. In quell’anno del 1846 si é scoperto il pianeta Nettuno, alla cui natura astrologica si attribuiscono gli idealismi, le fantasie, le illusioni e l’irreale. Ma ci por-ta anche ad un avvicinamento col divino, ci inclina alla compassione e ci dona in-tuizione.

“Casualmente” in quello stesso anno, un astronomo francese, direttore dell’os-servatorio di Toulouse, dichiarava di aver scoperto una seconda luna attorno all’or-bita della terra, cosí piccola e veloce che difficilmente la si poteva scorgere. Questa dichiarazione non è mai stata confermata da altri astronomi, ma é stato il seme che ha fatto nascere il mito della Luna Nera. Nel corso degli anni ci sono stati altri pre-sunti avvistamenti mai confermati; il piu popolare di questi fu quello dell’astrono-mo Georg Waltemath che diede addirittura elementi di orbita per calcolare la sua posizione. Anche questa volta non fu possibile confermare l’esistenza del secondo satellite naturale della terra, che s’affermò nella conoscenza popolare col nome di Luna Nera, perché sfuggiva alla vista degli astronomi. Ma nel 1918 l’astrologo in-glese Sepharial publicó delle effemeridi di questa Luna Nera, basate sugli stessi dati astronomici forniti da Waltemath, suggerendo di darle il mitico nome di Lilith.

La Luna Nera, che Sepharial specificava dettagliatamente nella sua forma e ca-ratteristica, era impossibile che esistesse per una incongruenza nei dati astronomici. E di conseguenza non ha avuto sufficiente accettazione dalla maggior parte degli astrologi del tempo. Venne poi Dom Neroman, astrologo francese, a proporre di uti-lizzare il nome di Luna Nera ed il relativo mito di Lilith, per definire un punto nello spazio generato dall’orbita della Luna attorno alla terra. Cosí, Neroman, agli inizi degli anni ’30, diede un nome al fuoco vuoto dell’orbita ellittica della Luna intorno alla terra: Lilith o Luna Nera. Nel 1930 Clyde Tombaugh scopriva il pianeta Plutone.

V’é stata una discussione tra alcuni astrologi per decidere se era più appropia-to definire quesappropia-to punappropia-to nel secondo fuoco vuoappropia-to dell’orbita lunare o nel suo apo-geo. L’ellisse dell’orbita lunare ha un’asse nel quale si trovano allineati i due fuochi, quello vuoto e quello occupato dalla terra, il perigeo o punto dell’orbita lunare piu vicino alla terra, e l’apogeo, il punto piu lontano dalla terra. Quindi, visti dalla terra, tanto il secondo fuoco vuoto quanto l’apogeo occupano la stessa posizione. Allora tenendo in conto che ambo i punti visti dalla terra sono coincidenti, potremmo ov-viare a questo piccolo dettaglio.

É alquanto curioso che la lunga storia della definizione della Luna Nera copra un lasso di tempo compreso tra la scoperta di Nettuno e quella di Plutone, pianeti detti trascendentali poiché toccano funzioni che vanno oltre il livello personale o sociale. Difatti, Lilith ci spinge a trascendere diversi aspetti della nostra vita. E anco-ra di più, Lilith ci aiuta a supeanco-rare i limiti della nostanco-ra coscienza personale. Tutto ciò che abbiamo vissuto in questo secolo XX, ovverossia le grandi conquiste che lo svi-luppo tecnologico ci ha consentito in tutti i campi e la conseguente rivoluzione nelle abitudini e tradizioni di vita; la maggiore libertà e permissività, ed un amplia-mento nelle conoscenze e nella visione della vita; tutto questo fa parte dell’archeti-po di Lilith. Anche la libertà che ci siamo presi nell’usare indiscriminatamente gli strumenti del nostro sviluppo tecnologico, e che ci permettono di scoprire il lato negativo di forze che, in sé, non hanno la qualita di essere negative o positive; an-che questo fa parte dell’aran-chetipo di Lilith. E forse stiamo solo cominciando a cono-scere il lato oscuro di noi stessi per via di questa sfrenata libertà.

Ribellione, permissività, intensità; illusione, inganno e perdita dell’ innocenza; sono solo alcune parole chiave per riconoscere la natura di Lilith.

Puo essere molto difficile, in mezzo a tanti archetipi apparsi in questo XX seco-lo, decantare quello puro di Lilith. Ma uno degli aspetti più caratteristici é quello della difesa della femminilità, che si riflette nella storia mitologica della ribellione di Lilith al suo primo compagno Adamo e a Dio stesso. Questo é un modo di racconta-re la contestazione della donna contro gli abusi del patriarcato. Lilith, secondo uno dei suoi miti, come prima moglie di Adamo non accettò di sottomettersi passiva-mente alle esigenze del suo uomo, e reclamò presso Dio l’ugualglianza dei diritti. Ma Dio non diede ascolto alle proteste di Lilith che, sentendosi offesa e umiliata, abbandonò il giardino dell’Eden per difendere la propria libertà. Fuggendo dal Para-diso fa capire che preferisce restare sola, piuttosto che vivere sottomessa, pur do-vendo scegliere il posto più isolato della terra, unendosi al diavolo e rinunciando a vivere nella luce.

Cosi comincia a manifestarsi la polarità tra bene e male, tra due forze primor-diali, quella positiva e quella negativa, Yang e Yin, maschile e femminile. Ma ai no-stri tempi, appena riappare Lilith, il lato femminile riacquista la sua forza. La lotta per i diritti della donna, non a caso, fa i primi passi nel XIX secolo, ed ha preso forza in pieno secolo XX. Un grande sforzo che ha raggiunto molti obbiettivi ed ha aiuta-to ad equilibrare le relazioni tra uomo e donna, ma che sfortunatamente non ha

sa-puto evitare la trappola del malinteso. Le esigenze di uguaglianza hanno portato la donna a vivere la stessa dinamica di vita dell’uomo, facendo scomparire un’impor-tante funzione che la donna disimpegnava. E così siamo stati indotti nell’errore di vivere la negazione della femminilità più che il riconoscimento della sua essenza fondamentale. Alla fine, ci rendiamo conto che dobbiamo rettificare, e far risorgere un vecchio concetto della femminilità, che le attribuisca il giusto valore, piu conso-no ai tempi attuali, ma pur sempre difendendo la sua funzione essenziale.

Questa é solo una delle esperienze che abbiamo vissuto di questi tempi, da quando é cominciato a risorgere il mito di Lilith. E dobbiamo riflettere sull’essenza di questa esperienza che Lilith ci ha invitato a vivere. In qualsiasi settore di vita ci si presenti, troveremo uno stesso modo di esprimerci. La tentazione di vivere un’espe-rienza nuova, la ribellione e la lotta che dobbiamo intraprendere per rompere quegli schemi prefissati che ci costringono e ci limitano, e la conseguente conquista della libertà ed il raggiungimento dell’obbiettivo, seppure attraverso la negazione di quello che vogliamo raggiungere; ed in fine, cercare di rettificare integrando l’om-bra con la coscienza per poi trascendere il tutto. Qualsiasi tema vogliamo sperimen-tare sotto le ali di Lilith lo viviremo in questo modo.

Lasciarci sedurre dalle tentazioni di Lilith, ovviamente, spinge molte volte ad esperienze drammatiche. Perché ci obbliga a vivere la negazione di cio che voglia-mo raggiungere e ci fa conoscere l’ombra che é in noi. E per questo voglia-motivo la asso-ciamo al male. Ed abbiamo una resistenza innata ad accettare il male con tutte le sue connotazioni di sofferenza, perdita, senso di solitudine e isolamento. Ma non possiamo disconoscere la parte oscura della vita, limitarci a conoscere una faccia della moneta e pretendere di ignorarne l’altra. La trascendenza si raggiunge nell’ in-tegrazione degli opposti e questo include qualsiasi coppia di opposti, anche quella del bene e del male.

Alla fine, ci rendiamo conto che, in realtà Lilith ci spinge alla trascendenza. La sua funzione é quella di farci uscire da uno stato di immacolata innocenza per ri-portarci ad uno stato di piena coscienza. I mezzi per raggiungere questo scopo pos-sono essere di qualsiasi tipo. L’importante é poter rompere i tabú che impediscono questo processo. Aprendoci gradualmente alla tolleranza, alla permissività, senza porci limiti, passiamo attraverso la schiavitú dell’illusorio per poi rompere il velo e raggiungere la Realtá.

Gianni D’Angelo vive a Caracas, alternando periodi di soggiorno in Italia e parteci-pa ai lavori della Mailing list “Convivio Astrologico” diretto da Mary Olmeda. Da sempre appassionato di cultura esoterica, ha seguito con interesse ogni studio che gli consentisse di avvicinarsi a quella parte di realtà sfuggente ed invisibile che

cir-conda e compenetra l’essere umano. L’incontro con l’astrologia risale agli inizi degli anni ’90, e rimase subito colpito dalla profondità di questo meraviglioso strumento di conoscenza. Pur sapendo che è solo una delle tante discipline che aiutano a tra-scendere la propria limitatezza, la studia da allora con l’aperta convinzione di poter integrare ad essa molte branche del sapere umano, così da scoprirne e metterne a frutto ogni potenzialità evolutiva.

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Da una geniale angolazione viene rivisto il nostro rapporto dinamico col tema na-tale; con implicazioni poetiche, magiche e col fascino che può suscitare una cono-scenza incompleta.

Lo sanno tutti che i manuali astrologici sono come i libri di cucina: ricettari oroscopici che non possono essere applicati senza l’arte personale del cuoco o della cuoca, e dove la cottura non avviene in tegami, ma nel crogiolo dell’inconscio. La vera interpretazione, infatti, è pura intuizione, e nessuno che non sia dotato di sen-sitività, può fare un’analisi oroscopica o una previsione efficace.

Dubito che l’astrologia possa diventare una scienza esatta, ma mi consola il fatto che anche l’umanità non sarà mai qualcosa di esattamente definibile. Ognuno di noi è un mistero, un paradosso, una contraddizione vivente, eppure viviamo lo stesso, forse perché gli dei hanno lasciato la speranza in fondo al vaso di Pandora. L’oroscopo è un altro mistero, ma quando un lampo illumina un angolo buio e ci fa capire o prevedere, allora siamo disposti ad ammettere che sia valsa la pena scruta-re per anni nella sfera di cristallo oroscopica. Nessun altro, infatti, può darci la solu-zione della nostra vita.

Noi inseriamo un tema all’interno della nostra visione esistenziale, e in qualche modo lo animiamo, quasi magicamente. Quel tema non è più l’oroscopo di X: è un ibrido fra lui e me, come accade nelle sedute spiritiche in cui medium e partecipanti danno vita ad un’entità che fa capo all’inconscio di tutti. Forse per questo l’astrolo-go non dovrebbe mai predire la morte: non è questione di “bon ton”, piuttosto po-trebbe essere un modo di collaborare magicamente alla sua macabra realizzazione.

Un bel problema, nell’indagine del nostro destino, è che in realtà non vogliamo conoscerlo. Ci illudiamo di voler strappare il velo, ma desideriamo vedere solo le buone cose in arrivo. Preferiamo l’astrologia dell’oblio, come pozione magica contro l’ansia, piuttosto che metterci sul capo una corona di spine, prendere la croce ed avviarci verso il nostro Golgotha personale. Vogliamo davvero realizzare il nostro “demone”, come lo intendeva Socrate?

L’intuizione resta il punto centrale anche per mettere a tacere i dubbi. Prendia-mo la carta natale di Gerard Dépardieu. Ci colpisce subito l’ego marcato, per quat-tro pianeti all’Ascendente ed un Urano opposto al Discendente. Il bisogno

d’autono-FULVIO MOCCO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 76-81)