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I CANTI ASTROSCIAMANICI

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 60-70)

con gli esseri umani, animali, vegetali, minerali e con ogni altra forma di vita di questo e altri spazi o pianeti.

Alcuni canti sono trasmessi unicamente dagli sciamani e richiedono una speci-fica iniziazione. Molti altri appartengono al patrimonio pubblico delle tradizioni spi-rituali della Terra e sono facilmente accessibili attraverso registrazioni sonore e libri. Altri ancora emanano direttamente dal mondo interiore e si manifestano durante i viaggi e le visioni o nascono spontaneamente durante la pratica del canto ed in particolari momenti della vita quotidiana. Molti sciamani considerano i canti come entità viventi provenienti da altri mondi e dimensioni con lo scopo di guarire e ri-portare la consapevolezza dell’unità dell’esistenza.

I canti principali impiegati nell’astrosciamanesimo comprendono i ProvOrdo

Etnai Korah (Canti del Cerchio del Sacro Cono) e le Scale Planetarie. I Canti del

Cer-chio del Sacro Cono sono il risultato di viaggi sciamanici o multidimensionali e del lavoro diretto con gli Spiriti Totem (gli archetipi di base del lavoro astrosciamanico). Essi attivano il campo energetico o la consapevolezza rappresentata da ciascun Set-tore o segno zodiacale. Il loro effetto è potente, specialmente quando il canto viene praticato in gruppo. In questa tradizione ciascun Settore viene identificato con il nome di uno Spirito Totem. L’energia dei Settori può essere stimolata, equilibrata e trasformata cantando il nome del corrispondente Spirito Totem. La struttura tradi-zionale di questi canti consiste nella ripetizione del nome di un dato Spirito Totem seguito dal termine Sadoh, che può essere tradotto come Guida.

Il sistema delle scale planetarie, trasmesso dal channeler Andrew Ramer e dal-l’astrologa Donna Cunningham,2 consiste in una serie di canti e colori abbinati a

I 12 Settori e Spiriti Totem del “Sacred Cone Circle”

SETTORI SEGNI PIANETI SPIRITI TOTEM COLORI

1 Ariete Marte Kahe Pahe Rosso

2 Toro Venere, Terra Rata Sahe Pah rosso-arancione

3 Gemelli Mercurio Mahe Rahe Tahe arancione

4 Cancro Luna Quiushade arancione-giallo

5 Leone Sole Surahim Tahe Giallo

6 Vergine Mercurio, Asteroidi Kahesepoh Sadeh giallo-verde

7 Bilancia Venere Ataherah Verde

8 Scorpione Plutone, Marte Harassadoah verde-blu

9 Sagittario Giove Nivaya Sadhu Blu

10 Capricorno Saturno Sauter Kitaya blu-viola

11 Acquario Urano, Saturno Uriah Tapeh Viola

ciascun pianeta astrologico. Questi canti hanno radici molto antiche e possiedono talvolta affinità con le sonorità di varie tradizioni sciamaniche. La loro funzione è di emettere vibrazioni che consentono l’attivazione di livelli energetici molto elevati. L’effetto è potente e si manifesta attraverso il riequilibrio e l’integrazione delle ca-ratteristiche del pianeta cui si riferisce.

Lo scopo essenziale di questo sistema di canti è di sviluppare la capacità di muovere l’energia dalle sue espressioni più basse a quelle più elevate. L’uso regolare dei canti planetari, consente inoltre di allargare la propria sfera di consapevolezza, di distinguere i vari stati della coscienza e di avere esperienze sempre più frequenti delle loro manifestazioni più elevate.

Può sembrare strano, ma nella pratica delle scale planetarie, il requisito per raggiungere i livelli superiori consiste nell’investire il massimo di energia nell’e-spressione di quelli inferiori. Si tratta di essere disposti ad andare incontro a rancori e paure, di riconoscere con coraggio che essi sono frutto di una nostra creazione, di lasciarli finalmente uscire dalla prigione in cui li abbiamo rinchiusi, di liberarli fa-cendoli passare senza ostruzioni attraverso il corpo e la voce. Con le scale planeta-rie, non si raggiunge il positivo o la guarigione ignorando, reprimendo o andando oltre il negativo, ma concentrando e attirando totalmente l’energia più bassa per poi spingerla gradualmente in alto. E’ essenziale entrare pienamente nell’essenza sottile della frequenza più grossolana, perché è proprio questa a fornire l’energia necessaria per lo sblocco e il raggiungimento delle vibrazioni elevate.

Per esempio, Marte rappresenta qui il sistema energetico di difesa: la forza che permette di proteggere l’organismo e di affermarsi nella vita quotidiana. Nel caso di questo pianeta, uno dei livelli più bassi è rappresentato dall’espressione pura ed in-controllata della rabbia. Anche se le società recenti ne hanno fatto un tabù, la rab-bia è di per sé un’emozione inevitabile nella dimensione ordinaria dell’esistenza: la conseguenza che nella vita non sempre posso avere o fare quello che voglio. Pur-troppo, oggigiorno, esistono talvolta difficoltà ad esprimere in modo autentico quest’emozione e, di conseguenza, l’energia generale non scorre liberamente, il si-stema immunitario s’indebolisce e le espressioni più elevate di Marte (coraggio, chiarezza, devozione, energia) vengono meno.

Il primo passo, quindi, in una scala planetaria per Marte, è di mobilitare la rab-bia. Ovviamente, questo non significa che bisogna scaricarla addosso a qualcuno e sentirci così liberati delle emozioni represse. Qui si tratta di agire con responsabilità e consapevolezza e di praticare le scale in un contesto rituale, senza arrecare il mi-nimo danno a se stessi o ad altri.

Per ogni scala, sono usati i canti dei rispettivi pianeti ed un’apposita struttura composta di vari stadi. Questi stadi si riferiscono a variazioni di tonalità, od a di-stinti livelli d’espressione energetica, in una sequenza di crescita graduale dal basso verso l’alto. Il canto è impiegato, prima di ogni variazione, per facilitare il passaggio da un livello all’altro. Durante la pratica delle scale planetarie, si può rimanere sedu-ti ed immobili, permettendo ad immagini, sensazioni ed emozioni di fluire

interior-mente secondo i contenuti di ciascuno stadio. Se si preferisce un’espressione più di-retta, è possibile adottare una versione dinamica attraverso l’uso di movimento, danza, drammatizzazione e musica.

L’intero gruppo dei canti può essere usato regolarmente per integrare e bilan-ciare le energie di tutte le forze. A questo riguardo, si usa una prospettiva eliocen-trica che mira a rafforzare il ruolo del Sole nella sua componente superiore di in-tento di luce o espressione del potenziale divino. Nella pratica raggruppata dei can-ti, il Sole è il punto di partenza e si identifica con il corpo. Dopo il canto del Sole, da cui emana l’intento, si passa a quello di Mercurio, percepito come un piccolo piane-ta orbipiane-tante in prossimità del proprio corpo (il Sole). Venere si trova nelle immediate vicinanze, mentre la Terra e la Luna sono a circa mezzo metro di distanza, e così via fino ad arrivare ad Urano, Nettuno e Plutone, collocati molto più lontano o anche fuori della propria stanza.

Per fornire un modello su come si sviluppano le scale planetarie, descrivo un esempio relativo alla scala di Marte. Questa scala ed il suo canto, sono ideali da usare quando ci si trova in situazioni di rabbia ed aggressività, o s’incontrano diffi-coltà nell’esprimere apertamente ciò che si vuole. La scala può essere impiegata an-che quando ci si sente impotenti, deboli, repressi, impulsivi, tesi, prepotenti, incapa-ci a gestire avversioni e rancori verso chi incapa-ci incapa-circonda.

Il canto di Marte è Neizy Dey Ho Hi Mah, Neizy Dey Ho Hi Mah, Neizy Dey Ho

Hi Mah, Neizy Dey Ho Hi Mah, Kah Kah. La semplice pronuncia del canto è di per sé

sufficiente a richiamare energia quando mi sento stanco o ho bisogno di compiere sforzi particolari, come per esempio sollevare dei pesi o salire una lunga scala

Per praticare la scala di Marte, all’inizio faccio alcuni profondi respiri o impiego una qualsiasi tecnica che consente di entrare in uno stato di consapevolezza rilas-sata. Può essere utile disegnare il simbolo grafico di Marte e porlo dinanzi a sé. In questa scala impiego il colore nero e lavoro con il corpo energetico in generale, senza fare riferimento ad un chakra particolare.

Prima di procedere stabilisco l’intento. La fase dell’intento è un momento di potere in cui esprimo la mia volontà di conoscenza e fornisco l’impostazione di base per dirigere il canto. Chiarendo le mie motivazioni, creo un campo magnetico che attrae le forze di cui ho più bisogno in quel momento. La definizione dell’intento canalizza l’energia impiegata durante il canto e rappresenta la migliore garanzia per ottenere una buona esecuzione.

Una volta stabilito l’intento, intono il canto di Marte. Il primo stadio della scala è quello dello spegnimento e blocco totale dell’energia. Immagino l’aura oscura, pe-sante, incapace di ricevere e dare energia. La forza di Marte viene repressa interna-mente ed è impossibilitata a dare espressione ai propri desideri. Intravedo situazioni in cui l’istinto di agire ed andare verso ciò che voglio viene mortificato da blocchi e paure insormontabili. Il senso di soffocamento è totale e, nell’apparente stato di rassegnazione esteriore, l’energia di Marte inizia disperatamente a muoversi al mio interno. L’intensificazione massima di questa esperienza di blocco costituisce il

con-tenuto del primo stadio. Tale concon-tenuto viene raccolto e concentrato in una sfera per essere portato verso l’alto. Dopo poco, intono il canto di Marte. L’articolazione del canto, in questo, come nei successivi stadi, segnala il consenso alla liberazione di quanto è successo precedentemente e avvia il processo di trasformazione dell’e-nergia. Una volta completato il canto, che può essere ripetuto anche più volte, mi preparo per il prossimo stadio.

Il secondo stadio riguarda l’espressione incontrollata e violenta dell’energia. Comincio ad evocare una situazione in cui ero pieno di rabbia. Inizio a percepire il costante accumulo dell’energia di Marte, trattenendola sempre di più, come un pneumatico gonfiato in eccesso e destinato inevitabilmente a scoppiare. Quando la furia arriva al limite massimo, mi lascio totalmente esplodere. Permetto alla rabbia di travolgermi: scalciando, urlando, muovendo i pugni, liberando qualunque cosa vuole uscire. Se ho difficoltà, provo a recitare. Posso anche non esprimere nulla al-l’esterno e consentire alla rabbia di liberarsi internamente. L’importante è essere to-tali ed investire il massimo dell’energia in questo processo. Una volta arrivato al culmine, mi fermo e comincio a muovermi lentamente nell’atto di raccogliere e spingere verso l’alto l’energia che è stata liberata. Intono poi il canto procedendo come sopra. Per stimolare il processo di trasformazione posso visualizzare la mia aura soffusa di luce rossa, mentre una sfera di fuoco inizia ad avvolgerla, ruotando e bruciando ogni residuo lasciato dalla fase precedente.

Il terzo stadio consiste in genere nell’espressione focalizzata dell’energia. Per esempio, posso immaginare una situazione di accesa competizione: sport, arte mar-ziale, duello, battaglia, lotta per la sopravvivenza. Sono totalmente presente e mi accingo ad affrontare un confronto decisivo in cui vi sarà un vinto ed un vincitore. Sento la voglia di avere la meglio sull’avversario. In questo caso posso anche visua-lizzare le proiezioni di persone reali della mia vita. Nell’ambito delle scale planetarie, l’intero processo avviene all’interno del mondo interiore e le persone che immagino sono intese solo ed unicamente come proiezioni. Ciò che faccio non può avere al-cuna ripercussione sulla realtà di quelle persone. Le scale sono finalizzate a trasfor-mare la percezione di ciò che considero essere la realtà. Se impiego questi strumenti con rispetto e totalità, vi potranno essere cambiamenti radicali nella mia vita. Per quanto clamorosi possano essere gli effetti, essi saranno unicamente frutto del mu-tamento della mia percezione e della relativa ripercussione all’esterno. Se mi assale il timore di provocare danni effettivi alle persone esterne con cui mi confronto inte-riormente, posso ripetere più volte il suono tumah battendo ritmicamente le mani. Con questo atto evidenzio che sto operando al mio interno, escludo radicalmente qualsiasi intenzione di provocare alterazioni su altri esseri e, come ulteriore precau-zione, creo uno strato di protezione sulle persone in questione.

Al termine del terzo stadio, porto al massimo l’energia competitiva di Marte, poi mi fermo e nuovamente la raccolgo per proiettarla verso l’alto. Intono quindi il canto. Visualizzo la sfera di fuoco che ruota liberamente nell’aura, luminosa e senza ostruzioni.

Il quarto stadio è quello dell’espressione individuale e celebrativa dell’energia. Per esempio, posso iniziare a muovermi, correre, danzare, sentendo un piacere enor-me. Immagino di essere su una spiaggia meravigliosa. Sono solo con me stesso e l’espressione intensa del mio fisico mi apporta benessere, eccitazione, gioia, euforia. Arrivato al culmine di quest’energia, la spingo ancora al livello superiore ed intono il canto.

Nel quinto stadio focalizzo ed esprimo creativamente l’energia in base ai miei desideri individuali. Ora dispongo di energia pura e libera per iniziare qualcosa, per fare ciò che ho sempre voluto. Sono pervaso dalla gioia di realizzare sogni e deside-ri, di partire finalmente e mettermi al lavoro. Tutta quell’energia che era prima bloc-cata dalla rabbia e dal rancore, ora è a mia disposizione. L’energia pura di Marte si presenta a me, come un guerriero forte e coraggioso, e dichiara di essere al mio completo servizio. A questo punto la uso per intraprendere quelle azioni che mi consentono di realizzare ciò che voglio. Non importa se si tratta di desideri che pos-sono sembrare egoistici. Al contrario è qui importante cercare di dare piena soddi-sfazione a ciò che considero essere il mio ego e dargli la possibilità di avere tutto il potere che ha sempre cercato. Uno ad uno proclamo ad alta voce i miei desideri ed osservo come si realizzano. Quando arrivo al culmine, raccolgo l’energia per spin-gerla ancora verso l’alto. Poi uso ancora il canto di Marte.

Il sesto stadio è quello dell’espressione focalizzata e creativa dell’energia in ba-se ad un’identificazione più ampia. Ora il mio ba-senso d’identità si estende a tutto il pianeta. Sento l’energia che s’irradia all’esterno verso il mondo: le necessità ed i de-sideri più autentici del pianeta sono le mie. Uso l’energia di cui dispongo per co-struire qualcosa di utile per la Terra, per prendere iniziative a favore del benessere collettivo. Mi collego con il Centro del mio essere e lascio confluire in esso tutto ciò che è dentro e fuori di me, sento che non esiste separazione e quanto incredibili ed illimitati siamo tutti. Anche l’energia di questo stadio viene spinta verso l’alto, poi-ché ciò che io credo essere in connessione con scopi alti può rappresentare un pro-cesso di mistificazione dell’ego. Con quest’ultima offerta mi libero di tutto ciò che sono in grado di produrre, sia nel bene sia nel male e mi rendo finalmente disponi-bile all’energia più elevata di Marte.

Dopo un ultimo canto di Marte, entro del settimo stadio: quello del ricevimen-to della benedizione. Ora sono ripuliricevimen-to e vuoricevimen-to. La vera forza di Marte può arrivarmi nella sua espressione più cristallina, riversandosi su di me, senza alcun sforzo. In questo stadio è necessario solo essere disposti a ricevere. Rimango in silenzio, aper-to e ricettivo e mi lascio investire dall’energia pura di Marte. Dopo aver ricevuaper-to, ri-torno lentamente allo stato vigile di coscienza. Riprendo contatto con l’ambiente, e porto l’energia che ho riequilibrato nella mia realtà quotidiana.

Le scale planetarie possono essere impiegate ogni volta che c’è l’esigenza di attirare l’energia di un pianeta o di trasformarla in una vibrazione più elevata. Quando mi sento impaurito, scoraggiato, annoiato o mi trovo in qualsiasi altro tipo di situazione spiacevole, la svolta radicale del processo di trasformazione ha inizio

allorché faccio un profondo respiro, assumo con dignità una postura eretta e faccio uscire il suono del canto con l’intento di apportare un cambiamento alla condizione in cui mi trovo. I canti sono uno strumento a disposizione a cui si può fare riferi-mento in qualsiasi moriferi-mento e che può essere usato in vari modi. Oltre alle scale planetarie, esistono infatti ulteriori applicazioni dei canti. I rosari planetari, ad esempio, sono oggetti di potere finalizzati alla trasformazione delle energie dei pia-neti e dei loro rancori. In breve, per rafforzare l’energia di un pianeta o trasformare in modo armonico gli effetti negativi degli aspetti e transiti tra due pianeti, si co-struisce una collana rappresentante uno o due pianeti.

La fase di preparazione del rosario è estremamente importante. Le perle devo-no essere di materiali naturali (legdevo-no, argilla, pietre, pasta di pane, ecc.) così come il filo (seta, cotone, pelle) e le loro colorazioni (aniline alimentari, terre, ecc.). L’unica eccezione a questo riguardo è Urano, per cui si può usare materiale sintetico (pla-stica, nylon, acrilici, ecc.). Quando il rosario riguarda una coppia di pianeti, esso può essere costruito solamente da coloro che posseggono forme di combinazione tra i due pianeti (aspetti di nascita, transiti, posizione natale di un pianeta nel segno o casa governati dall’altro). Ad esempio, per costruire un rosario di Marte e Urano è necessario avere uno dei seguenti requisiti: aspetto significativo tra i due pianeti, transito in corso d’Urano su Marte o viceversa, Urano in Ariete o prima casa, Marte in Acquario o undicesima casa.

Il momento ideale per la fabbricazione è generalmente quello in cui vi sono aspetti tra i pianeti del rosario, transiti della Luna sui segni da loro governati, o quello classico delle ore planetarie. I colori delle perle variano a seconda dei pianeti e sono indicati nella Tabella 1. L’impiego di pietre o gemme nei colori richiesti può permettere di fare a meno del lavoro di colorazione.

Il rosario si compone inserendo due perle del pianeta più vicino al Sole, seguite da una perla del pianeta più distante. Ad esempio, per un rosario Marte/Urano, si usano due perle nere per Marte (che è più vicino al Sole rispetto a Urano) e una di colore argento per Urano. Similmente, per un rosario Sole/Saturno, si usano due perle rosse per il Sole seguite da una perla marrone per Saturno. Prima di infilare le perle ci si sofferma sull’intento. Le perle di ciascun pianeta, separate in precedenza, vengono tenute in mano mentre s’intona per qualche minuto il canto completo: nel caso di Sole/Saturno, Oh Hey Yah, Oh Hey Yah, Oh Hey Yah, Oh Hey Yah, Oh (per il Sole) e Dah Ti Kah, Dah Ti Kah, Dah Ti Kah, Dah Ti Kah, Oh Ey (per Saturno). Le perle vengono in seguito infilate una ad una, intonando la prima strofa del rispettivo canto (in questo caso Oh Hey Yah per il Sole e Dah Ti Kah per Saturno), poi il rosa-rio viene chiuso ed è quindi pronto per l’uso.

Una volta che si dispone del rosario, si tratta di cantarlo da una a massimo due volte al giorno per un periodo di almeno 40 giorni, per tutta la durata del transito o fino a quando si è ottenuto il risultato desiderato. Il canto per il rosario Sole/Satur-no è Oh Hey Yah (prima perla del Sole), Oh Hey Yah (seconda perla del Sole), Dah Ti

Il sistema dei rosari planetari non fornisce indicazioni specifiche riguardo al numero complessivo di perle. Nella tradizione buddista ed induista s’impiegano 108 perle (12 x 9) perché questo è un numero ciclico che esprime il senso di sviluppo della manifestazione. I rosari di Shiva hanno invece 32 o 64 grani, mentre quelli cri-stiani ne comprendono 165 o 60. I rosari musulmani sono composti di 99 perle, corrispondenti ai Nomi divini, perciò il centesimo, non presente, rappresenta il ritor-no del multiplo all’Uritor-no.

I rosari planetari sono uno strumento molto potente che consente di diventare più consapevoli del modo in cui le energie planetarie funzionano nella propria vita. Il fatto che queste energie siano forzate a vivere insieme nel rosario determina un processo di evidenziazione dei rancori reciproci e di relativa trasformazione. Questo processo, quando viene riconosciuto, è destinato a produrre un effetto di riequili-brio dei pianeti in questione e ad attualizzarne i reciproci potenziali di luce. Se si desidera lavorare esclusivamente su un pianeta particolare è possibile preparare ro-sari composti di un solo tipo di perle e dedicati ad un singolo pianeta. Più il roro-sario viene usato, più diventa potente. Può essere anche indossato e portato con sé come oggetto di protezione e potere, oppure, dopo che ha fatto il suo uso, donato ad una

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