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Elenco delle problematiche che danno origine al programma dei controlli

Nel documento Regione Lombardia. Volumi pubblicati (pagine 25-28)

In questa categoria sono comprese le problematiche per le quali si prevede una possibile variazione delle pre-stazioni con conseguenti scadimenti di prestazione o manifepre-stazioni di processi di degrado. In questo caso, pertanto, nell’ottica di una corretta prevenzione, risulta indispensabile procedere a verifiche periodiche che consentano di valutare le condizioni d’uso, i fattori di disturbo e di interazione con altri elementi e individua-re tempestivamente le anomalie dovute a perdite di pindividua-restazione dell’elemento. Con questo approccio, in linea generale, vanno analizzate le problematiche che riguardano l’affidabilità e la durabilità dell’elemento.

7S. Della Torre, «‘Manutenzione’ o ‘conservazione’? La sfida del passaggio dall’equilibrio al divenire», in Scienza e beni cul-turali. Ripensare alla manutenzione. Ricerche, progettazione, materiali, tecniche per la cura del costruito, Venezia 1999, pp. 71-80 (Atti del XVConvegno di Studi, Bressanone, 29 giugno-2 luglio 1999).

8R. Di Giulio, Qualità edilizia programmata, strumenti e procedure per la gestione della qualità nel ciclo di vita utile degli edifici, •città• •anno•, pp. 17-25; C. Molinari, «Manutenzione programmata», in Manuale di Progettazione Edilizia, cit., pp. 302-310;

R. Di Giulio, Manuale di manutenzione edilizia, Milano 1999, pp. 40-41.

9Si veda «Linee guida (illustrate) per la redazione dei piani di manutenzione e dei consuntivi scientifici per gli interventi su edifici tutelati, ai sensi del titolo Idel TUn. 490/1999», in questo stesso volume.

Problematiche di affidabilità

L’affidabilità, definita dalla normativa10 come «la capacità di mantenere sensibilmente invariata la propria qualità in condizioni d’uso determinate», viene qui riferita all’intero edificio inteso come sistema comples-so, costituito da un sottoinsieme tecnologico e da un sottoinsieme ambientale. Al costante mantenimento di tale qualità viene attribuito il corretto funzionamento del sistema tecnologico, inteso come l’insieme di fun-zioni, compatibili tecnologicamente, necessarie per l’ottenimento di prestazioni ambientali. Questa capacità va valutata in funzione della variabile tempo, per la determinazione della quale è fondamentale introdurre la conoscenza delle condizioni ambientali e le condizioni d’esercizio in cui si valuta il corretto funzionamento dell’unità tecnologica.

Qui di seguito vengono elencate e definite, in ordine alfabetico, le problematiche rispondenti a tali ca-ratteristiche; si può facilmente constatare che esse esprimono prevalentemente la capacità dell’elemento di svolgere una funzione a vantaggio della qualità del sistema: in questo senso potremmo dire che le proble-matiche di affidabilità corrispondono sostanzialmente ad alcuni requisiti.

La verifica di condizioni di rischio inerenti alla problematica in esame comporta l’inserimento di que-st’ultima all’interno del manuale tecnico e la definizione e valutazione dei relativi controlli.

Benessere termoigrometrico. Insieme delle condizioni ambientali, quali la temperatura ambiente, la sua di-stribuzione, l’umidità dell’aria, le correnti d’aria e l’irraggiamento, che l’elemento, in conformità con le con-dizioni d’esercizio, deve poter controllare al fine di garantire i parametri idonei a un buono stato di conser-vazione, valutato in relazione all’uso dell’intero sistema.

Funzionamento di finiture, organi meccanici e impianti. Funzionamento delle finiture e degli organi mecca-nici dell’elemento, in corrispondenza delle condizioni d’uso e d’esercizio.

Integrabilità degli elementi tecnici. Attitudine dell’elemento a subire integrazioni funzionali, per adegua-menti normativi o malfunzionaadegua-menti, senza subire danneggiaadegua-menti e modificazioni.

Isolamento acustico. Capacità da parte dell’elemento di garantire un’adeguata resistenza al passaggio dei ru-mori. Tale aspetto è da considerarsi in relazione all’effettiva necessità, valutata rispetto alle condizioni d’u-so e all’ambiente circostante.

Isolamento termico. Capacità da parte dell’elemento di garantire un’adeguata resistenza al passaggio di ca-lore. Tale aspetto è da considerarsi in relazione all’effettiva necessità, valutata rispetto alle condizioni cli-matiche e alle condizioni d’esercizio.

Sollecitazione meccanica. Capacità a contrastare efficacemente le azioni statiche di progetto con sforzi com-patibili con il legame costitutivo dei materiali, senza che si verifichino rotture e/o deformazioni eccessive.

Sarà da specificare l’idoneità delle strutture, o i limiti delle azioni sopportabili, con riferimento alle soglie indicate dalle norme sulle azioni di progetto, in relazione alla necessità e all’uso.

Stabilità. Capacità degli elementi o dei sottosistemi costituenti l’elemento stesso di resistere sotto le azioni di carichi dinamici o ciclici probabili nelle condizioni d’uso. La presenza di elementi o sottosistemi sensibi-li si traduce in sensibi-limitazioni d’uso.

Tenuta all’acqua. Capacità di impedire il passaggio di acqua e altri liquidi, in relazione alle condizioni d’e-sercizio, al materiale e a eventuali soluzioni tecnologiche e/o protettive adottate.

Problematiche di durabilità

La durabilità, definita dalla normativa11come «la traduzione di un requisito tecnologico nelle caratteristiche funzionali alla durata e alla sua affidabilità che connotano le parti componenti di un elemento tecnico per il soddisfacimento del requisito stesso», viene qui intesa come la propensione di un sistema tecnologico a

man-10Norma UNI8290, cit.

11Norma UNI10838, cit.

©Edizioni Angelo Guerini e Associati

tenere nel tempo i livelli prestazionali iniziali. A una tale predisposizione corrispondono molteplici aspetti le-gati alle caratteristiche sia materiali sia tecnologiche dell’elemento. Peraltro, la valutazione non si compie in astratto, ma rispetto alle condizioni d’esercizio e di interazione con i fattori ambientali. Si potrebbe quindi parlare, forse in modo più espressivo, di problematiche di vulnerabilità12.

Qui di seguito vengono elencati, in ordine alfabetico, i vari aspetti legati a un possibile decadimento, in relazione alle condizioni d’esercizio; la verifica della probabile comparsa di anomalie inerenti alla proble-matica in esame comporta l’inserimento di quest’ultima all’interno del manuale tecnico e la definizione e va-lutazione dei relativi controlli.

Aderenza al supporto. Attitudine a mantenere la coesione con il supporto. È necessario valutare l’insorgen-za di fenomeni di degradazione legati all’insufficiente coesione con il supporto. Il problema si pone tipica-mente per i rivestimenti.

Esposizione agli attacchi biologici. Attitudine a presentare le condizioni favorevoli per l’insediamento di or-ganismi viventi con conseguenti degradi e caduta prestazionale dell’elemento, in conformità con le condi-zioni d’esercizio.

Esposizione ai reagenti chimici. Attitudine del materiale a subire trasformazioni se posto a contatto con pro-dotti chimicamente reattivi. Valutare se gli elementi soggetti al contatto con solventi (compresa l’acqua) e reagenti, nelle condizioni d’uso, risultano chimicamente stabili, mantenendo invariate nel tempo le proprie caratteristiche chimico-fisiche.

Esposizione alle intrusioni. Capacità dell’elemento tecnologico di impedire, con appositi accorgimenti, l’in-gresso ad animali nocivi o a persone non desiderate.

Esposizione alle variazioni termiche. Idoneità a sopportare senza conseguenze gli sbalzi di temperatura, in relazione alle proprietà del materiale13. Il fenomeno è da considerarsi in relazione alla ciclicità dell’evento.

Gelività. Attitudine del materiale a subire disgregazioni e/o mutamenti di dimensioni e aspetto a causa dei cicli di gelo e disgelo14. Il fenomeno è da valutare in relazione alla ciclicità dell’evento e all’effettivo stato

12L’indice di vulnerabilità, secondo la metodologia della carta del rischio, fornisce un’informazione sintetica che, in combina-zione con l’indice di pericolosità, definisce la valutacombina-zione del livello di rischio. (Per il calcolo e le definizioni della vulnerabilità, del-la pericolosità e del fattore di rischio territoriale si vedano: AA.VV., La carta del rischio del patrimonio culturale, Ministero per i Be-ni e le Attività Culturali - Ufficio Centrale per i BeBe-ni Archeologici, Artistici e Storici - Istituto Centrale per il Restauro, ATIMaris, •città•

1996; AA.VV., La carta del rischio del patrimonio culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Ufficio Centrale per i Beni Archeologici, Artistici e Storici - Istituto Centrale per il Restauro, Abeca, Arcad, ATIMaris, Metis, •città• •anno•.) Tale risultato, di ca-rattere puramente statistico, contribuisce a definire le priorità di intervento nel processo di programmazione di opere manutentive; tut-tavia la determinazione del fattore di rischio, inteso come indice di suscettibilità del bene, se calcolato in funzione di parametri fissi, quali appunto il rilievo dello stato di degrado, determina un’interpretazione della vulnerabilità di tipo «statico», che non trova alcuna corrispondenza in una logica di sistema dinamico, quale appunto quella dell’edilizia. Inoltre, se consideriamo che si tratta di un siste-ma aperto, risulta comunque insufficiente la definizione data dal sistesiste-ma carta del rischio, che identifica l’aumento della vulnerabilità unicamente con la propensione del degrado a propagarsi nel tempo. La vulnerabilità è da intendersi, invece, come un «meccanismo so-ciale di generazione del rischio» che non trova corrispondenza solo in una «vulnerabilità intrinseca» (ossia la normale obsolescenza dei materiali), ma si articola in una «vulnerabilità relazionale», che tiene conto di limiti e problematiche legati a fattori ambientali e re-lazioni sistemiche (cfr. L. Di Sopra, C. Pelanda, Teoria della vulnerabilità, Milano 1984). In altre parole è possibile affermare che in un sistema complesso, quale appunto quello dell’edilizia storica, l’individuazione dell’indice di vulnerabilità è inversamente propor-zionale alla durabilità e all’affidabilità del sistema, a meno di variabili indipendenti, costituite dall’ambiente circostante e dall’uso più o meno consono del bene. La vulnerabilità è, quindi, funzione dell’esistenza e dell’utilizzo del bene, e non si identifica semplicemen-te in una patologia che si può estirpare, proprio come una malattia; in qualche modo appartiene all’edificio e conferisce a esso una nuova forma espressiva. La conservazione programmata si propone di dare ascolto a questo nuovo linguaggio puntando a conservare la durabilità e l’affidabilità del bene mediante l’applicazione di una logica prestazionale rimodulata sulle istanze della conservazione.

Si può infine affermare, con le parole di Gian Paolo Treccani, che «l’impiego pertinente del concetto di vulnerabilità non sia quello ge-nericamente naturalistico (cioè della naturale predisposizione di un manufatto alle patologie, riconoscibile attraverso la definizione del

‘sintomo’) ma al contrario si potrebbero considerare molteplici fenomeni, istanze che in medicina si definiscono patogeniche, ad esempio il binomio vulnerabilità-stress, enfatizzando così l’importanza dei fattori d’uso di un manufatto o più opportunamente consi-derando l’assenza di un pertinente progetto d’uso o l’esistenza di usi non conformi come possibili cause patogene che in ogni caso agi-scono sui processi manutentivi» (G.P. Treccani, «Manutenzione come cura del costruito», in Scienza e beni culturali. Ripensare alla manutenzione. Ricerche, progettazione, materiali, tecniche per la cura del costruito, cit., pp. 101-110).

13Questa forma di degrado è legata all’anisotropia dei singoli cristalli costituenti l’elemento, i quali hanno l’attitudine a dilatarsi in maniera differenziata (in funzione degli assi del reticolo cristallino), per fenomeni ciclici di incrementi e decrementi di temperatura.

14Il degrado dovuto al gelo è da collegarsi all’effetto combinato di diversi fattori, quali l’aumento di volume che accompagna

di degrado del materiale; eventuali sovrapposizione di patologie possono, infatti, cambiare la struttura poro-sa di una materiale «non gelivo»15, rendendolo sensibile ai cicli di gelo e disgelo.

Idrofilità. Capacità di assorbire fluidi allo stato liquido. È necessario valutare l’attitudine di un elemento a essere penetrato da fluidi liquidi, ad esempio in relazione all’efficienza residua di eventuali trattamenti pro-tettivi per rivestimenti esterni oppure per umidità di risalita capillare per strutture verticali.

Igroscopicità. Capacità del materiale di assorbire umidità dall’ambiente, senza che si verifichino cambia-menti di forma, dimensioni e/o aspetto. Tale assorbimento va valutato in relazione alle condizioni d’eserci-zio del sistema, inteso come l’interad’eserci-zione tra l’elemento tecnologico e l’ambiente.

Irraggiamento. Attitudine a subire mutamenti di aspetto e delle caratteristiche chimico-fisiche a causa del-l’esposizione all’energia raggiante (ad esempio, le radiazioni solari).

Sali solubili. Attitudine a subire processi di degradazione e/o alterazione legati alla ricristallizzazione dei sali solubili. La verifica sull’elemento tecnologico sensibile va fatta anche in relazione alle condizioni ambientali.

Sporcabilità. Attitudine ad amplificare gli effetti di sostanze imbrattanti, ristagni d’acqua, contatti accidenta-li e depositi di pulviscolo, valutando la tendenza dell’elemento tecnologico a fissare i depositi, ad esempio per conformazioni che ostacolano il dilavamento naturale.

Traspirabilità. Attitudine a permettere il passaggio di vapore acqueo dall’interno della struttura verso l’am-biente. Controllare la permeabilità al vapore dell’elemento tecnologico coerentemente al materiale utilizzato e alle condizioni ambientali, valutando in particolare l’eventuale impedimento del passaggio di vapore ac-queo dall’interno della struttura verso l’ambiente, che è spesso causa di processi di degradazione.

Usura. Perdita di materia per attrito tra parti in movimento, o al contatto con oggetti. Si tratta di una tipica problematica «mista», nel senso che mette in luce un rischio di degrado dell’oggetto, legato a un requisito delle funzioni che l’oggetto svolge. Valutare tale idoneità coerentemente all’uso dell’elemento tecnologico soggetto a usura.

Vulnerabilità all’azione degli agenti atmosferici. Predisposizione all’insorgenza di alterazioni e/o degrada-zioni legate alle adegrada-zioni chimiche e fisiche degli agenti atmosferici. Tale analisi è da compiersi in relazione alle caratteristiche materiche dell’elemento tecnologico, alle condizioni ambientali, alle tecnologie utilizzate e alle condizioni d’uso.

Elenco delle problematiche che non danno origine

Nel documento Regione Lombardia. Volumi pubblicati (pagine 25-28)