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di Stefano Della Torre

Nel documento Regione Lombardia. Volumi pubblicati (pagine 85-88)

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aspetto; si può peraltro osservare che nella maggior parte dei casi la corretta gestione di impianti progettati opportunamente non comporta oneri aggiuntivi rilevanti.

Per quanto riguarda gli oneri per le attività ispettive e diagnostiche (rif. al programma di conservazione), essi saranno funzione del tipo di controlli previsti, del grado di qualificazione richiesta al personale impie-gato, della frequenza delle ispezioni. A tal fine si è costruito un prezziario orientativo delle tecniche di con-trollo, e si sono forniti alcuni criteri per la valutazione del rapporto qualità/prezzo1.

Sui costi di controllo peserà poi l’ispezionabilità dell’edificio: la predisposizione di percorsi sicuri che consentano l’osservazione dei punti critici comporta grossi risparmi a lungo termine evitando gli oneri per il nolo di piattaforme, cestelli ecc.

Qui si instaura un necessario collegamento con il tema della sicurezza, e con la relativa legislazione: di fatto sarà necessario istituire, anzi «istituzionalizzare», un collegamento tra il piano di manutenzione/con-servazione e il fascicolo per i lavori successivi introdotto dalla Legge n. 494/19962.

Per quanto riguarda gli oneri per riparazioni, si apre un problema di coerenza, dopo aver impostato il piano proprio sull’assenza di operazioni prescritte acriticamente in anticipo. Tale impostazione, infatti, non esclude che si verifichino eventi imprevisti o altre necessità, e pertanto l’amministrazione dovrà comunque avere una previsione ragionevole, anche se non corrispondente a operazioni determinate in forma prescritti-va. Si tratta soltanto di premunirsi delle risorse economiche necessarie per l’espletamento di riparazioni even-tuali. Dunque l’accantonamento di fondi per le riparazioni si potrà fare soltanto su base empirica, non es-sendo oggi possibile alcuna previsione di durabilità per i materiali dell’edilizia storica, né per i sistemi tec-nologici usati per la loro conservazione, e non essendo prevedibili i criteri di giudizio che saranno adottati per decidere il grado della riparazione, o addirittura l’accettazione delle trasformazioni intervenute.

I modi di procedere per stimare le cifre necessarie devono, anche in questo caso, essere distinti in rela-zione all’alternativa di piano di conservarela-zione post-intervento o di piano di conservarela-zione ex ante.

Nel caso di piano post-intervento, il piano sta all’interno del progetto: è quindi confortato da un elenco prezzi, da un computo metrico, da un piano della sicurezza comprensivo di fascicolo per i lavori successivi, dalla contabilità di cantiere. Diviene allora possibile formulare previsioni di ripetitività delle singole opera-zioni descritte nell’elenco prezzi, così da pervenire a previsioni di stanziamento non solo accurate, ma anche analiticamente disaggregate, e come tali più facili da correggere a fronte di eventi diversi da quelli previsti.

Nel contesto dell’intervento su un edificio riconosciuto come bene culturale, la descrizione delle opera-zioni, e la conseguente analisi dei prezzi, dovrebbe essere sempre un’operazione critica attentamente valutata rispetto alla singolarità dell’oggetto dell’intervento. Al fine di facilitare il lavoro il progettista potrà far riferi-mento a prezziari specialistici, atti a integrare quelli ufficiali e di più frequente uso3. Operativamente si predi-sporrà una tabella analitica, individuando per ciascuna voce di intervento o di controllo diagnostico la fre-quenza e il prezzo, imputando poi gli esborsi presuntivi nelle colonne degli anni in cui cadono. Si ottiene co-sì una previsione degli esborsi anno per anno, che l’amministrazione utilizzerà per la sua programmazione fi-nanziaria. A titolo di esempio si riporta una parte del prospetto relativo al progetto esecutivo del primo lotto dell’intervento su Villa Litta Modignani di Ossona (progettisti: arch. Rebecca Fant e ing. Stefano Della Torre).

Nelle spese da prevedere andrà poi inserita una voce fissa per l’aggiornamento del piano: voce che po-trà variare molto a seconda delle modalità organizzative e del tipo di supporto scelto. Questa considerazio-ne vale in geconsiderazio-nerale per tutte le stime dei costi di manutenzioconsiderazio-ne, in quanto le forme organizzative dell’ente, la disponibilità di personale interno, la stipula di contratti di assistenza possono far variare di molto sia i co-sti sia la loro evidenza a bilancio. Molto incisivo potrebbe essere il ricorso a procedure informatizzate e ad appalti di servizio integrato4.

Nel caso invece di piano ex ante, le differenze sono sia di riferimenti disponibili sia più generalmente di scenario. Le riparazioni saranno proprio interventi mirati e tempestivi, diretti a procrastinare un restauro straordinario, limitando i processi di degrado. Per tali piccoli interventi mirati non saranno presumibilmente necessari tutti gli elaborati progettuali previsti per un vero restauro: si dovrebbe trattare di quelle opere di

«pronto intervento» catalogate impropriamente come «manutenzione» nell’art. 218 del regolamento dei

la-1C. Sotgia, «Il piano di conservazione: indicazioni di metodo per le attività di controllo», in questo stesso volume.

2Sul fascicolo: R. Cazzador, C. Macchia, E. Redaelli, Il fascicolo dell’opera, Rimini 1998; C.G. Catanoso, L. Mangiapane, C.

Tadini, A. Vincenzi, Il fascicolo dell’opera, Milano 1999; D. Trezzi, Il problema della sicurezza nelle attività manutentive sugli edi-fici storici, tesi di laurea, Politecnico di Milano, Prima Facoltà di Architettura, a.a. 2001-2002, relatore S. Della Torre.

3Ad esempio: Prezzi informativi dell’edilizia. Restauro dei beni artistici, Dei, Roma; A. Bassi, Nuovo elenco prezzi delle ope-re edili con riferimento alla norma UNI8290, Rimini 1999; Prezzi informativi per opere edili di manutenzione, recupero, ristruttu-razione, edito trimestralmente da Maggioli, Rimini.

4S. Della Torre, V.M. Sessa, «La conservazione programmata come servizio integrato», in questo stesso volume.

vori pubblici. In ogni caso, all’atto della stesura dei documenti tecnici del piano possono essere predefinite le azioni preventive, ma le riparazioni da fare sono in larga misura incognite, e non è pensabile che venga-no venga-non solo prefigurate, ma addirittura computate nel manuale tecnico. Pertanto si ritiene che la via pratica-bile con maggior facilità ed efficienza sarebbe in questo caso l’adozione di un metodo di stima sintetico, che attribuisca all’edificio un ipotetico costo di restauro globale, di cui accantonare una percentuale come onere per le annue riparazioni5.

Per la percentuale si può finora soltanto far riferimento a congetture statistiche, che parlano di un valo-re tra il 5 e il 10%. Ovviamente si determina così un onevalo-re medio, che nella pratica si applicherà diversa-mente nell’arco temporale di validità del piano di conservazione; è ovvio pensare che le riparazioni diver-ranno più onerose nel tempo. Il progettista sceglierà quindi un valore più alto o più basso a seconda delle condizioni dell’immobile e dell’incidenza delle operazioni «straordinarie», e potrebbe anche indicare valori diversi lungo l’arco di tempo interessato; in realtà, sarà proprio il crescere della percentuale (cioè della spe-sa annua) a far decidere, a un certo punto, per un’operazione di generale riassetto.

Si deve anche evidenziare che è stato scelto il criterio di depurare le previsioni del prospetto da ogni con-siderazione sugli effetti inflattivi, dalle fluttuazioni dei prezzi di mercato e dalle componenti di natura fi-nanziaria, così da ottenere dati puramente riferiti alla medesima logica, che possono eventualmente essere corretti a fronte dei valori assunti da tali fattori di perturbazione.

Evidentemente la valutazione sull’opportunità di un intervento radicale, rispetto a una prassi di ripara-zione divenuta onerosa, dovrà essere svolta confrontando valori attualizzati e calcolati senza trascurare even-tuali condizioni al contorno.

5Per la procedura sintetica si rimanda a S. Miccoli, «La valutazione nel progetto di restauro», in Trattato di restauro architet-tonico, diretto da G. Carbonara, Torino 1996, vol. IV, pp. 15-28.

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