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Il piano di conservazione per gli apparati decorativi e le opere d’arte

Nel documento Regione Lombardia. Volumi pubblicati (pagine 80-85)

di Michela Palazzo

2. Il piano di conservazione per gli apparati decorativi e le opere d’arte

La possibilità di mettere a punto una metodologia operativa per la redazione delle linee guida per la compi-lazione del piano di conservazione si è basata sull’attività di ridefinizione e successiva verifica su campo

de-22Legge n. 1240 del 22 luglio 1939.

23M. Nimmo, «Verso un nuovo percorso formativo del restauratore dei beni culturali in Italia», in CON.B.E.FOR., op. cit., pp.

317-327; Id., «Necessaria innovazione dell’iter formativo dei restauratore dei beni culturali in Italia», TeMa, 3, 2001, pp. 35-42.

24Il protocollo di intesa Stato-Regioni del 1983 prevede la collaborazione per l’istituzione di laboratori regionali per la forma-zione di addetti alla conservaforma-zione.

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gli strumenti tecnici già elaborati per l’ambito architettonico. Per impostare la redazione delle linee guida del piano di conservazione sono stati focalizzati due obiettivi prioritari:

– ottenere uno strumento operativo di facile compilazione, con norme di compilazione semplificate e chia-re. Oltre a corredare il piano di norme di compilazione immediate e sintetiche, il lavoro è stato rivolto alla definizione di strumenti utili all’organizzazione dei dati che, a seconda dei casi, possono essere to numerosi e disomogenei, è il caso di edifici molto ampi o addirittura di complessi architettonici mol-to decorati;

– fare in modo che, in fase di consultazione e aggiornamento, il piano di conservazione risulti di imme-diata consultazione. Il criterio della massima semplificazione dello strumento ha dettato la scelta, in li-nea con quanto adottato per la parte architettonica, di utilizzare gli strumenti previsti dal programma Word, inoltre, ha permesso di prevedere, in fase di compilazione su supporto informatico, la contestua-le visualizzazione delcontestua-le tabelcontestua-le alfanumeriche e delcontestua-le immagini sulcontestua-le quali riportare la graficizzazione.

Il momento conoscitivo rappresenta il fulcro sul quale innescare tutte le valutazioni e le conseguenti scelte finalizzate all’attività di conservazione. In tal senso è fondamentale richiamare ancora una volta il pensiero di Urbani che, riferendosi allo schema metodologico seguito per l’impostazione del progetto per il Piano pi-lota per la conservazione programmata dei beni culturali dell’Umbria, sottolinea

due sono le condizioni pregiudiziali per un’efficace politica di interventi conservativi sull’insieme del patrimonio dei beni culturali:

1) la possibilità di operare il rilevamento dello stato di conservazione dei beni in base a parametri oggettivamente indicativi dei processi di deterioramento in atto e della loro tendenza evolutiva, così da permettere il controllo pe-riodico della situazione e la tempestiva esecuzione degli interventi conservativi;

2) la possibilità di integrare alle tecniche riparative tradizionali una tecnica di «conservazione programmata», in-tendendo per tale l’insieme delle misure periodiche preventive atte a mantenere quanto più possibile costante e bas-sa la velocità di deterioramento dei materiali antichi25.

Questa attività sperimentale ha tenuto conto, quindi, degli strumenti già messi a punto per un approccio co-dificato nella fase conoscitiva preliminare. È nella fase di conoscenza preliminare alla compilazione del pia-no, dunque, che si innesca l’uso delle schede carta del rischio come strumento di codifica dei dati indivi-duativi e di riferimento per una valutazione quanto più oggettiva dei danni in atto. Si prevede che, nel caso in cui il modulo schedografico sia stato compilato prima della redazione del piano di conservazione, venga-no aggiornati, ed eventualmente ampliati, i dati nel sistema informativo26. È opportuno sottolineare che la fa-se di indagine preliminare e di acquisizione dei dati tecnici potrebbe prevedere una mirata attività diagnosti-ca. Il restauratore incaricato della redazione del piano dovrà programmare le indagini in stretto raccordo con l’architetto per realizzare un unico programma ottimizzando le scelte.

L’approccio conoscitivo segue la stessa prassi operativa prevista per la redazione delle schede C «Ope-re d’arte carta del rischio»:

– sopralluogo finalizzato all’individuazione delle opere oggetto di catalogazione

– ricerca d’archivio presso soprintendenze, archivio storico dei restauratori, biblioteche, archivio fotogra-fico. Colloqui con testimoni e responsabili dell’edificio. Raccolta, selezione e analisi dei dati storici e tecnico-scientifici;

– stato di fatto relativo alla condizione generale del castello e delle superfici dipinte;

– campagna fotografica svolta con camera digitale e con fotocamera non digitale;

– redazione delle schede e graficizzazione dei danni.

2.1. L’organizzazione dei dati

Il piano di conservazione nasce come momento di ricognizione e di approfondimento per ottenere una det-tagliata conoscenza dell’organismo architettonico e di tutte le sue componenti, al fine di prevederne (per

25G. Urbani, op. cit, p. 109.

26A riguardo si rimanda a quanto specificato dalle norme di compilazione e alle indicazioni operative relative alla compilazio-ne delle schede carta del rischio che costituiscono il modulo schedografico per i beni architettonici. Per indicazioni più ampie sul si-stema carta del rischio si veda P. Baldi, M. Cordaro, A. Melucco Vaccaro, «Per una carta del rischio del patrimonio culturale: obiet-tivi, metodi e un piano pilota», in AA.VV., Memorabilia: il futuro della memoria, Bari 1987, vol. I, pp. 371-388.

quanto possibile) l’evoluzione conservativa nel tempo e programmare le opportune azioni preventive. Per questo motivo è risultato prioritario predisporre strumenti utili all’organizzazione dei dati necessari che aves-sero il ruolo di guida metodologica per il tecnico compilatore del piano.

Così una delle prime problematiche affrontate è stata quella relativa alla definizione degli strumenti per l’organizzazione dei dati in relazione all’uso della versione cartacea o informatizzata. Mantenendo come ri-ferimento base quello del formato più comunemente utilizzato in questi ambiti operativi, schede e tabelle, si è proceduto allo studio delle modalità di presentazione e connessione dei dati con l’obiettivo di riportare le informazioni più complete secondo modalità di immediatezza di lettura. Tale modalità operativa, ha riguar-dato tutte le classi di dati identificati:

– storici, – tecnici, – conservativi.

Dalla sperimentazione è emerso quanto i dati disponibili nella fase iniziale possano risultare di diverso li-vello qualitativo (più o meno rilevanti per gli approfondimenti necessari). Per questo l’approccio conosciti-vo sarà condizionato dalle condizioni di partenza:

– se la compilazione del piano avviene post-intervento di restauro, sarà necessario acquisire dati relativi a indagini diagnostiche svolte, allo stato di degrado prima dell’intervento, alle tecniche esecutive dell’inter-vento. Inoltre, saranno disponibili riprese fotografiche d’insieme e di dettaglio ed elaborazioni grafiche;

– nel caso di un bene di particolare rilevanza storico-artistica, potranno essere disponibili dati risultanti da ricerche, indagini di carattere storico e tecnico;

– se l’edificio è stato oggetto di una campagna di catalogazione carta del rischio, sarà necessario recupe-rare i dati e la documentazione allegata;

– se il bene è vincolato, saranno reperibili presso la soprintendenza competente alcuni dati di base, com-prendenti le riprese fotografiche identificative e gli allegati documentari previsti.

2.2. Lo schema base del piano

Sulla base di quanto precedentemente definito e dei risultati dei test svolti, è emersa l’opportunità di preve-dere, nell’ambito del manuale tecnico e del programma di conservazione, la suddivisione logica dei dati rac-colti di seguito riportata.

Manuale tecnico

– Relazione storico-tecnica.

– Relazione stato di conservazione.

– Schede storico-tecniche.

– Scheda «Materiali costitutivi» e «Tecniche di esecuzione».

– Scheda «Danni in atto».

– Scheda «Registrazione eventi dannosi».

– Scheda «Interventi di restauro».

– Scheda «Zone a rischio e danni attesi».

Programma di conservazione – Scheda di programmazione.

– Scheda di ispezione.

L’incremento della tipologia di schede utili (rispetto a quanto previsto per l’organismo architettonico) deriva dalla necessità di disporre, nella fase di redazione, di dati di tipo storico e tecnico da mettere a confronto e intersecare con i dati tecnici dello stato di fatto, al fine di creare una solida base sulla quale operare le scel-te conservative e le previsioni sull’evoluzione di stato.

Le schede dovranno essere utilizzate dal tecnico in base alle specifiche necessità: la scheda relativa agli interventi conservativi svolti verrà utilizzata nel caso di compilazione del piano post-intervento e probabil-mente, in questo caso, il tecnico non compilerà la scheda relativa ai danni in atto. E, ancora, la scheda di re-gistrazione degli eventi dannosi è stata pensata come strumento per acquisire i dati relativi a mutazioni im-provvise delle condizioni di contorno, quali infiltrazioni d’acqua provocate da un guasto nell’impianto

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co o da una pioggia di eccezionale intensità. Le schede relative ai materiali costitutivi, alle zone a rischio di danno, alla programmazione e all’ispezione sono quelle che verranno compilate in ogni caso.

2.3. Le schede tecniche e la rappresentazione grafica

Giunti alla definizione dell’organizzazione dei dati alfanumerici e delle schede costituenti il piano, è emersa la complessità dello strumento collegata al gran numero di informazioni che in esso devono essere inserite ed elaborate. Per rendere amichevole e immediato lo strumento, si è intrapresa la strada della realizzazione di schede tecniche che contenessero contestualmente i dati alfanumerici e l’immagine di riferimento con la relativa rappresentazione grafica (scheda 4-5). È stata quindi operata una scelta grafica e d’uso che ne favo-risse l’immediatezza operativa in fase di compilazione e interpretativa in fase di consultazione realizzando alcune tabelle graficizzate, composte da una parte alfanumerica e da una parte iconografica.

Nella parte alfanumerica sono riportati dati essenziali relativi ai dati identificativi di base dell’edificio e dell’ambiente contenitore, il codice identificativo della parte rappresentata nell’immagine, il materiale costi-tutivo e la tecnica di esecuzione dell’opera. Poi, nella tabella, i dati relativi all’ambito cui si riferisce la spe-cifica scheda. Per la definizione di uno standard metodologico di rappresentazione grafica dei dati, è stato ri-preso, come riferimento base, quanto indicato dagli standard previsti negli allegati delle schede C «Opere d’arte carta del rischio»27. La fase di sperimentazione ha permesso di valutare l’efficienza di tali standard e di mettere a punto un protocollo operativo collegato alla redazione del piano di conservazione alla luce di una serie di criticità rilevate:

27Per le specifiche necessarie si vedano le norme di compilazione allegate alla scheda C «Opere d’arte, carta del rischio del pa-trimonio culturale», Istituto Centrale per il Restauro.

Esempio di compilazione di una scheda storico-tecnica Castello di Malpaga - Cavernago (Bg)

SCHEDA STORICO-TECNICA

Data Fonte

Marzo 1998 Tutto Temperatura. Ha andamento abbastanza uniforme e risulta costante in ogni zona. Il lato sud-ovest presenta, però, modificazioni rilevanti a causa dell’irraggiamento solare. La zona nord è la più fredda, anche se movimenti d’aria interna tendono a omogeneizzare la situazione. Lievi fenomeni di aumento di temperatura in ogni stanza dovuti a deboli moti convettivi interni. Quasi ogni stanza presenta modificazione della temperatura in prossimità della muratura a causa dell’inerzia termica di quest’ultima.

Sottile lama d’aria in movimento che lambisce le pareti dell’ala est. Le aperture sono un notevole vettore termico tra interno ed esterno, modificando l’equilibrio termoigrometrico dell’edificio. La differenza termica e l’inerzia termica delle murature è evidente se si analizza il rapporto tra il cortile, la muratura e le stanze interne. Tale differenza termica causa un forte scompenso nella muratura, provocando un’accentuata evaporazione.

Umidità relativa. Andamento disomogeneo. Gli spot con alta percentuale di umidità relativa sono concentrati nelle zone prospicienti il cortile, grande vettore di umidità per il convogliamento delle acque meteoriche e per la presenza di un pozzo artesiano. L’acqua ricevuta dal cortile viene trasportata nelle stanze dalle murature. Anche i setti che collegano il corpo originario del castello con i prospetti sono vettori di umidità. Tutta l’ala nord ha una percentuale di umidità relativa maggiore rispetto al resto del castello. La presenza di aperture è un ulteriore fattore di modificazione delle condizioni microclimatiche interne, causando sacche di raccolta d’aria più umida.

Umidità specifica. La tavola dell’umidità specifica sembra rispecchiare quella della temperatura: le zone più riscaldate risultano maggiormente umide in quanto assorbono di più dall’ambiente ormai saturo. Le aperture, introducendo aria dall’esterno, fanno asciugare l’aria che, immessa nell’ambiente, causa corridoi d’aria secca la quale, mischiandosi con quella umida, provoca fenomeni di riciclo d’aria e concentrazioni di umidità specifica. L’umidità specifica si mantiene bassa sia per la bassa temperatura sia per il continuo ricambio d’aria, trattandosi di un’area non coperta.

Politecnico di Milano, CD Interattivo, Castello di Malpaga

Parte Notizia

– necessità di fornire informazioni puntuali relative a tutta la superficie delle opere d’arte (bidimensiona-li, tridimensionali);

– facilità di compilazione;

– immediatezza in fase di consultazione.

La parte iconografica prevede che venga realizzata l’immagine fotografica dell’elemento decorativo in mo-do che ne sia rappresentata (per quanto possibile) ogni superficie; sarà opportuno realizzare immagini foto-grafiche digitali che presentano una serie di vantaggi: elaborazioni digitali volte al raddrizzamento o all’in-cremento di qualità dell’immagine; verifica immediata della qualità della ripresa fotografica; agevolazione nella fase di controllo e di aggiornamento di dati storicizzati.

La scelta di inserire nella stessa scheda i dati e l’immagine favorisce l’immediatezza nella fase di visua-lizzazione dei dati senza costringere (durante la consultazione e la compilazione sia del cartaceo sia del da-tabase) a effettuare il passaggio dalle tabelle a un formato differente per gli allegati grafici.

L’uso, per l’elaborazione grafica delle mappature, di un semplice formato informatico Word Art (o di un qualunque altro programma che permetta lo stesso tipo di elaborazione dell’immagine) permette di eseguire la mappatura contestualmente all’inserimento dei dati in tabella, garantendo la riduzione del margine di er-rore possibile in fase di trascrizione oltre a permettere un immediato confronto dei dati per l’aggiornamento del piano. Inoltre, tale metodologia facilita l’operatività in sede di sopralluogo richiedendo l’uso di un sem-plice PCportatile fornito delle dotazioni di base e sul quale siano state inserite le immagini digitalizzate.

È stato verificato che le scelte operate vanno a favore della precisione proprio nella fase di graficizza-zione che può essere effettuata direttamente sull’immagine digitalizzata. A riguardo, l’utilizzo della fotoca-mera digitale permette, in base alle necessità del compilatore, di far coincidere la fase di documentazione fo-tografica e quella di graficizzazione senza prevedere passaggi intermedi. Tutto ciò senza escludere la possi-bilità di lavorare anche su supporto cartaceo.

L’unica tabella per la quale non è prevista la contestuale graficizzazione su immagine è quella storico-tecnica, che ha una struttura pensata per organizzare i dati documentari di carattere storico e dati tecnici rac-colti in fase conoscitiva preliminare.

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Il regolamento della legge quadro sui lavori pubblici comprende il prospetto degli oneri economici all’inter-no del manuale di manutenzione (art. 40, comma 7c). Tuttavia, data la specificità dei documenti previsti per il piano di conservazione, si è invece proposto di stralciare questo documento, per evidenziare le sue con-nessioni con gli altri documenti tecnici e con gli elementi di flessibilità del piano, ma anche per indurre i soggetti coinvolti nel processo ad affrontare in modo esplicito il tema della convenienza economica.

Nel documento Regione Lombardia. Volumi pubblicati (pagine 80-85)