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La scelta dei metodi di controllo

Nel documento Regione Lombardia. Volumi pubblicati (pagine 59-62)

Affinché possa essere approntato, nella logica della conservazione preventiva, un ottimale programma di at-tività di verifica, è necessario definire i metodi e gli strumenti più adatti per il controllo, che deve essere

ap-10Si desidera rivolgere un ringraziamento particolare alla professoressa L. Binda e al professor S. Della Torre.

11Tale documento permette di registrare alla voce «materiali e tecniche» tutte le informazioni desunte da precedenti campagne diagnostiche. È inoltre possibile allegare qualsiasi dato possa essere rintracciato e che risulti utile alla conoscenza del manufatto ar-chitettonico. Ciò consente, tra l’altro, di valorizzare qualsiasi dato raccolto, anche quando le circostanze pratiche, o la carenza di fon-di, costringessero a rinviare più raffinate e costose caratterizzazioni. Si veda F. Carlini, «Il manuale tecnico: l’archiviazione dei dati e la rappresentazione grafica», in questo stesso volume.

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profondito, ma anche spedito ed economico più di quanto non debba essere la diagnostica mirata all’inter-vento di conservazione. Occorrono ad esempio tecniche non (o poco) distruttive, efficaci ed economicamen-te accettabili12.

L’ampio spettro delle indagini, offerte dal mercato della diagnostica, evidenzia il problema essenziale della scelta dei metodi più appropriati per la definizione dei controlli utili a determinare lo «stato di conser-vazione» del manufatto e soprattutto della sua evoluzione nel tempo.

In un progetto di controllo strumentale si pone in primo luogo la scelta tra metodologie semplici e me-todologie avanzate. Tuttavia, tale valutazione non risulta immediata e di semplice soluzione; infatti si osser-va che troppo spesso vengono utilizzate, senza che se ne abbia effettiosser-va coscienza, procedure di indagine al-tamente sofisticate dalle quali si pretende, secondo una concezione distorta, una diagnosi immediata e auto-matica. Ma la scelta tra strumenti di controllo differenti deve porre innanzitutto il problema della valutazio-ne della significatività dei dati forniti, in relaziovalutazio-ne ai risultati che si desidera ottevalutazio-nere e ai costi, che posso-no in alcuni casi incidere in modo profondamente dissimile. L’utilizzo di strumentazioni più sofisticate posso-non sempre, infatti, offre una maggior garanzia di precisione, quanto piuttosto una maggior ricchezza di dati. Di conseguenza è possibile affermare che il ricorso a strumentazione raffinata e costosa si rende necessario so-lo nel caso in cui vi siano difficoltà interpretative.

A conferma di quanto affermato possono venire in aiuto i contenuti di una ricerca13che ha avuto come risultato, tra gli altri, la dimostrazione dell’effettiva convenienza di una diagnostica di controllo eseguita li-mitando al minimo il ricorso a tecniche sofisticate.

A tale proposito è possibile citare gli studi compiuti sulla torre campanaria del Duomo di Monza, con lo scopo di definirne le condizioni statico-strutturali14. Il caso è risultato particolarmente istruttivo, poiché è sta-to oggetsta-to di monista-toraggi, eseguiti con differenti tecnologie, per un periodo di oltre vent’anni. A partire dal 1978 è stato installato un sistema di monitoraggio locale, con estensimetri removibili ad alta risoluzione. A tale sistema è stato in seguito sovrapposto un controllo in continuo, con lo scopo di determinare la variazio-ne dell’ampiezza delle fessure in una scala temporale oraria. Tale varietà e quantità di dati ha permesso di mettere a confronto i differenti metodi adottati, per quanto concerne sia l’attendibilità e la significatività dei dati, sia la valutazione dei costi. In base alle considerazioni ottenute è stato quindi possibile ottimizzare il progetto dei controlli futuri. Dall’osservazione dei grafici di confronto fra i dati automatici e i dati manuali si è evidenziato che entrambe le modalità di prova forniscono una rappresentazione molto simile dell’anda-mento fessurativo (immagini 18 e 19).

12L. Binda, «Procedure per la determinazione del danno strutturale negli edifici storici a struttura muraria: tecniche di indagi-ne per la diagnosi ed il controllo dell’intervento», in S. Pesenti (a cura di), Il progetto di conservazioindagi-ne: liindagi-nee metodologiche per le analisi preliminari, l’intervento, il controllo di efficacia, Firenze 2001, pp. 96-••.

13La carta del rischio del patrimonio culturale: la conservazione programmata, cit.

14Le indagini diagnostiche effettuate sul campanile sono state condotte dal Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politec-nico di Milano e coordinate dalla professoressa L. Binda, nell’ambito di un contratto di ricerca stipulato con la Parrocchia di San Giovanni Battista. I monitoraggi sono stati eseguiti dal Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento del Po-litecnico di Milano, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Strutturale. Si rimanda a: A. Anzani, L. Binda, G. Mirabel-la Roberti, «The behaviour of ancient masonry towers under long term and cyclic actions», in G.N. Pande, J. Middleton, B. Kralj (eds), Computer Methods in Structural Mansory-4, E&FNSpon, London-New York 1998; A. Anzani, L. Binda, G. Mirabella Rober-ti, «The failure of ancient Towers: problems for their safety assessment», in International IABSEConference On «Composite Con-struction – Conventional and Innovative», Zurich 1997; Id., «Il comportamento dipendente dal tempo di antiche murature: un’inda-gine sperimentale», in La meccanica delle murature tra teoria e progetto, Convegno di Messina, 18-20 settembre 1996; B. Astori, G. Bezoari, F. Guzzetti, «Analogue and Digital Methods in Architectural Photogrammetry», in XVIIInternational Congress of Pho-togrammetry and Remote Sensing, Commission V, Washington 1992; L. Binda, C. Poggi, Ricerca volta a stabilire le condizioni sta-tiche del Campanile del Duomo di Monza mediante analisi chimiche, fisiche e meccaniche dei materiali, Dipartimento di Ingegne-ria Strutturale del Politecnico di Milano, 1996; L. Binda, C. Poggi, Ricerca volta a determinare il comportamento meccanico della muratura del Campanile del Duomo di Monza mediante procedure sperimentali e simulazioni numeriche, Dipartimento di Ingegne-ria Strutturale del Politecnico di Milano, 1996; L. Binda, G. Mirabella Roberti, C. Poggi, «Il Campanile del Duomo di Monza: va-lutazione delle condizioni statiche», L’Edilizia, 7-8, 1996; L. Binda, C. Tiraboschi, R. Tongini Folli, «On site and laboratory inve-stigation on materials and structure of a Bell-Tower in Monza», in 2ndInternational Conference RILEMon Rehabilitation of Structu-res, Melbourne 1998; L. Binda, G. Gatti, G. Mangano, C. Poggi, G. Sacchi Landriani, «The collapse of the Civic Tower of Pavia: a survey of the materials and structure», Mansory International, vol. VI, 1, 1992; L. Binda, «Procedure per la determinazione del dan-no strutturale negli edifici storici a struttura muraria: tecniche di indagine per la diagdan-nosi ed il controllo dell’intervento», cit., pp.

183-190; •. Maggi, •. Bruccoleri, Indagini diagnostiche sulle condizioni del Campanile del Duomo di Monza, tesi di laurea, Politec-nico di Milano, Facoltà di Architettura, a.a. 1995-1996, relatore L. Binda; R. Tongini Folli, Indagini e modellazione strutturale per la sicurezza degli edifici a torre: il Campanile del Duomo di Monza, tesi di laurea, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, a.a. 1995-1996, relatore L. Binda; •. Turconi, Danneggiamento di edifici alti in muratura: uno studio del comportamento dipenden-te dal dipenden-tempo dei madipenden-teriali e delle strutture, dipenden-tesi di laurea, Polidipenden-tecnico di Milano, Facoltà di Archidipenden-tettura, a.a. 1991-1992, relatore L.

Binda.

Il monitoraggio a intervalli discreti si è rivelato, quindi, un sistema molto semplice e poco costoso; inol-tre, con solo quattro misure l’anno, ha fornito in maniera esaustiva le informazioni necessarie alla compren-sione del fenomeno in atto. Il controllo in continuo si è manifestato, invece, sicuramente più oneroso, dal punto di vista sia della strumentazione sia dell’elaborazione dei risultati, sia perché necessita di una continua manutenzione degli strumenti collocati in situ. Si evidenzia inoltre che tale sistema fornisce un gran nume-ro di dati ridondanti e di difficile gestione.

Non sempre, quindi, può essere conveniente installare un sofisticato sistema di monitoraggio in continuo in grado di fornire dati anche con la frequenza di un’ora; in molti casi, infatti, anche un semplice monito-raggio manuale, rigorosamente condotto, restituisce dati altrettanto significativi, ma con costi decisamente più contenuti. D’altra parte non si deve trascurare che il monitoraggio in continuo permette una registrazio-ne delle oscillazioni cicliche che consente di meglio interpretare i dati, depurandoli da qualche anomalia, ad esempio di origine termica. Quindi l’indicazione è che si possano abbinare i due metodi, usando per un bre-ve periodo quello sofisticato, per poi procedere con quello più semplice.

Fino a questo momento si è parlato esclusivamente di metodi di scelta per quanto riguarda i controlli di tipo strumentale, ma in molti casi, il controllo programmato può ridursi a un semplice controllo visivo o em-pirico, mediante il quale è possibile percepire guasti avvenuti, ma anche e soprattutto segnali di disfunzioni che potrebbero tradursi in danni15.

Il controllo a vista, programmato all’interno del programma di conservazione, viene effettuato in occa-sione delle ispezioni dal tecnico incaricato della manutenzione del bene, che ha anche il compito di verifi-care la corretta osservazione delle prescrizioni indicate nelle azioni preventive16. In tal senso risulta comun-que significativa la figura dell’utente, che, essendo la persona che maggiormente utilizza il bene, assume il ruolo di garante della buona conservazione del manufatto, individuando tempestivamente il manifestarsi di patologie17.

Un valido ausilio al controllo visivo deriva dal confronto tra immagini fotografiche effettuate a interval-li di tempo determinati che possono quindi essere facilmente confrontate tra loro (immagini 20 e 21). Il con-trollo supportato da immagini fotografiche, riprese secondo precisi standard, risulta inoltre di grande utilità nel caso in cui l’oggetto del controllo non sia facilmente raggiungibile e non sia quindi possibile effettuare un’osservazione diretta e ravvicinata. In casi simili è consigliabile eseguire i controlli con l’ausilio di stru-mentazione fotografica adeguata, indicando riferimenti fissi in modo da poter effettuare le prese sempre nel-la stessa posizione. In determinate circostanze può essere necessario indicare anche i dati delnel-la strumenta-zione fotografica da utilizzare (focale ecc.).

L’uso di immagini fotografiche digitali è poi utilissimo sia per la registrazione tematica sia per i controlli programmati. Inoltre, la rapida evoluzione e la diffusione dei programmi di elaborazione delle immagini apre la strada sia alla ricerca nell’ambito dei sistemi esperti (che non potrà rientrare in queste linee guida ma va tenuta presente come futura potenzialità), sia al ricorso a elaborazioni digitali dell’immagine, secondo mo-dalità codificate nell’ambito del piano. Questa possibilità dovrà essere considerata tutte le volte che si pre-scrive un controllo a vista, per superare la componente empirica e la possibile arbitrarietà di tale forma di controllo. Ciò non sarà sempre possibile: alcuni controlli di funzionalità sono per loro natura legati allo svol-gimento di specifiche azioni e alla valutazione fatta all’istante dall’operatore sulla base della sua esperienza.

Ma tutte le volte che sarà possibile istruire tale prassi con un confronto di immagini datate18, e quindi con la registrazione del referto aggiornato, questo contribuirà alla crescita qualitativa del processo.

Si deve registrare come questo metodo di indagine, a partire dalle prime e più semplici formulazioni, sia stato oggetto di un serrato percorso di ricerca, mediante l’applicazione di forme automatizzate di trattamen-to delle indagini. A tal propositrattamen-to19si segnala il progetto strategico del CNRConoscenza per Immagini: un’ap-plicazione ai Beni Culturali, promosso dal Comitato Nazionale per la Scienza e le Tecnologie dell’Informa-zione nel 1994-1997. Dopo la conclusione di una prima fase20, la ricerca è proseguita, tra l’altro, con un’ap-plicazione presso la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali della Regione Autonoma Valle d’Ao-sta. Altre ricerche simili sono in corso a livello europeo21. Tra gli aspetti di maggior interesse di questa linea

15Si vedano ad esempio: S. Croce, «Metodologia per l’indagine diagnostica delle patologie edilizie», Recuperare, VIII, 44, no-vembre-dicembre 1989, pp. 652-659; Id., «La diagnostica», in Manuale di Progettazione Edilizia, Milano 1994, vol. III, pp. 398-425.

16Si veda V. Pracchi, «Il programma di conservazione: indicazioni di metodo per le attività preventive», in questo stesso volume.

17Si veda R. Moioli, «Il manuale d’uso», in questo stesso volume.

18Si veda, ad esempio, A. Anzani, L. Valsasnini, «Durabilità dei materiali da costruzione. Un’indagine fotografica», Recupera-re, 3, 1991, pp. 198-205.

19Oltre all’introduttivo A. Torsello, «Trattamento digitale delle immagini», TeMa, 3-4, 1996, pp. 96-98.

20L. Moltedo (a cura di), Conoscenza per Immagini ’97, Milano 1997 (Atti del Workshop, Roma, 16 maggio 1997).

21Si citano in particolare le ricerche condotte presso l’Università Cattolica di Lovanio da K. Van Balen: Integratie van

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di ricerca si segnalano la possibilità di automatizzare il confronto tra le immagini e la disponibilità a breve di apparecchi di ripresa non fotografici ma di tipo «laser-scanner», in grado di valutare direttamente varia-zioni anche tridimensionali. Ma va anche segnalata la possibilità di applicare semplici accorgimenti a con-creti problemi di controllo: ad esempio la ripresa a luce radente per il controllo della ricristallizzazione dei sali in superficie.

Per quanto riguarda i controlli di tipo empirico è possibile prevedere lo svolgimento di alcune operazio-ni, che riguardano solitamente la verifica della funzionalità dell’elemento oggetto del controllo. Come ac-cennato in precedenza, anche queste azioni possono essere in parte demandate all’utente. Come per le veri-fiche a vista, anche questo tipo di esame viene ulteriormente effettuato, in occasione delle ispezioni, dal tec-nico incaricato della manutenzione del bene, che non solo potrà registrare le eventuali anomalie nell’apposi-ta scheda di ispezione, ma potrà provvedere a risolvere il problema diretnell’apposi-tamente, o richiedere nel caso fosse necessario, l’intervento di personale specializzato. In particolare nel caso dei controlli empirici potrebbe es-sere utile affidare le attività di verifica a figure professionali particolari, in grado di poter intervenire anche con piccole riparazioni. Si pensi ad esempio agli infissi, le ispezioni potrebbero essere demandate, non tan-to al tecnico della manutenzione, quantan-to a un artigiano di fiducia, come un falegname, che a intervalli tem-porali predefiniti, ne esegua una «registrazione», intervenendo, dove necessario, con piccole operazioni di manutenzione; nel caso in cui si dovesse rilevare la necessità di interventi più consistenti sarà invece neces-sario chiedere l’intervento del responsabile della manutenzione. È da notare inoltre che il risultato dell’ispe-zione potrebbe comportare una modifica, o della tempistica relativa ai controlli, o addirittura del metodo, de-terminando un aggiornamento del piano di conservazione. Ciò non manca di avere conseguenze procedura-li, tra cui si cita l’opportunità della presenza di un referente scientifico, che possa essere consultato in caso di novità rilevanti22. Sembra opportuno che il referente scientifico non sia una figura da coinvolgere occa-sionalmente, ma venga indicato in modo coerente e ufficiale all’atto della formalizzazione di un contratto di servizio per l’attuazione del programma; anzi, si ritiene che la qualificazione di tale figura professionale pos-sa pertanto divenire uno dei parametri nell’eventuale gara di affidamento del servizio23.

Nel documento Regione Lombardia. Volumi pubblicati (pagine 59-62)