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L’esegesi boeziana del tardo Trecento

1.3.3 I commenti del tardo Medioevo

1.3.3.5 L’esegesi boeziana del tardo Trecento

Il resoconto fin qui condotto della tradizione esegetica della Consolatio è vincolato all‟interesse per quei commenti che per la pertinenza cronologica consentono di descrivere le modalità di circolazione e le tipologie culturali secondo cui si è svolta l‟interpretazione di Boezio fino all‟epoca di Dante, indipendentemente dalla stretta contiguità contenutistica o addirittura testuale con l‟opera del poeta e nel tentativo di illustrare il variegato contesto delle ricezioni entro il quale è maturata l‟eredità dantesca del prosimetro tardoantico. Un‟eccezione al criterio adottato è apparsa necessaria per il caso dello Pseudo-Tommaso, ma sempre nell‟economia delle ipotesi circa l‟accesso di Dante ai commenti boeziani. In effetti il culto della Consolatio affiancato da un costante esercizio esegetico non si arresta ai primi decenni del Trecento e viene alimentato anche nella seconda parte del secolo dalla proliferazione di svariati commenti principalmente adibiti ad un uso scolastico con l‟inevitabile conseguenza di un complessivo declino del grado di competenza scientifica esibito dalle glosse135. A questa categoria dovrà essere

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N.F.PALMER, The German Boethius Translation Printed in 1473 in Its Historical Context, in HOENEN

and NAUTA,Boethius in the Middle Age cit., pp. 287-302: pp. 290-291.

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Gli altri codici menzionati da Palmer sono: Salzburg, Stiftsbibliothek St. Peter, a. VI. 54; St. Gallen, Stiftsbibliothek, Sang. 859; Seitenstetten, Stiftsbibliothek, 61 e 281: ivi, p. 291.

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Anche se limitato al caso italiano (toscano in particolare) il recente studio di Black si occupa diffusamente dei manoscritti commentati della Consolatio destinati ad un uso scolastico nel tardo Medioevo e nel Rinascimento. Da esso si evince come a partire dalla seconda metà del XIV secolo l‟opera di Boezio abbia acquistato un ruolo pedagogico su larga scala, fino ad allora inedito per un testo

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ascritta l‟opera di Pietro d‟Ailly, databile al 1372 e sopravvissuta in tre esemplari manoscritti del XV secolo, che consiste in una trattazione abbastanza elementare dei temi giudicati dall‟autore più rilevanti per un approccio di tipo scolastico al testo boeziano, nel quale si riconoscono secondo Courcelle i limiti culturali della prassi pedagogica in voga dalla fine del XIV secolo136. Un interesse discretamente maggiore desta il commento pressoché coevo (1381) di Regnier de Saint-Trond, conservato in tre codici tardi (tra XIV e XV secolo) e pubblicato nel 1477 a Bruges in una traduzione francese137, la cui peculiarità più curiosa risiede nella funzione di conforto dagli affanni del presente che l‟autore riconosce al proprio commento stabilendo così una implicita similitudine con l‟opera di Boezio ed il suo principale contenuto consolatorio. In Italia si registrano i contributi forse più rilevanti all‟esegesi tardomedievale del prosimetro dovuti ai commenti di Pietro da Muglio e di Giovanni Travesio, entrambi interessati soprattutto all‟esposizione dei contenuti grammaticali della Consolatio destinata all‟insegnamento scolastico. Il primo, amico di Petrarca e di Boccaccio e maestro di Salutati, insegnò grammatica e retorica a Padova e a Bologna, fino alla sua morte nel 1383: il commento a Boezio è stato trascritto nel 1385 dall‟allievo Bartolomeo di Forlì e dell‟unico testimone (il codice 45 della Biblioteca Rilliana di Poppi) è stata pubblicata nel 1920 l‟edizione138; vi prevale l‟interesse per l‟aspetto formale della Consolatio

ovvero per quella particolare alternanza di prose e di versi che l‟autore ritrova successivamente nelle opere di Bernardo Silvestre e di Alano di Lilla. Analoga attenzione alla forma del prosimetro si riscontra nell‟ampio commento di Travesio, risalente agli anni ‟90 del Trecento quando l‟autore insegnava a Pavia, del quale Black ha recentemente revocato in discussione l‟esclusiva predilezione per le glosse di contenuto grammaticale riconoscendo con misura anche gli interessi filosofici e scientifici del commentatore139.

di lettura difficile e per questo accessibile a pochi, strettamente vincolato alla contemporanea ascesa delle scuole laiche presiedute dai Comuni, nelle quali lo studio della Consolatio si prestava come supporto all‟insegnamento delle discipline grammaticali e filologiche ed i commenti al contempo servivano per lo più da manuali per la comprensione letterale del testo facendo registrare il detrimento progressivo delle glosse di contenuto filosofico e teologico a vantaggio dell‟analisi retorica e dell‟interesse erudito per la geografia, la storia e la mitologia. Sui commenti tardomedievali ad uso scolastico si veda in particolare BLACK-POMARO, „La Consolazione della filosofia‟ cit., pp. 3-50.

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COURCELLE, La consolation cit., p. 324.

137

Ivi, pp. 415-416.

138

L.FRATI,Pietro da Moglio e il suo commento a Boezio, Modena, Tip. G. Ferraguti e C., 1920.

139

BLACK-POMARO, „La Consolazione della filosofia‟ cit., p. 45 n.199. Dell‟unico testimone, il codice G.IV.2 della Biblioteca Nazionale di Torino (XV sec.), esiste solo un‟edizione molto parziale (limitata al canto 9 del libro III): G.FEDERICI VESCOVINI, Due commenti inediti del XIV secolo al «De consolatione

philosophiae», in «Rivista critica di storia della filosofia», XIII (1958), pp. 384-414: pp. 409-414; ove

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Una menzione a parte merita il domenicano piemontese Guglielmo da Cortemilia, autore del più importante commento italiano alla Consolatio relegato da Courcelle nel novero delle opere quattrocentesche: in realtà la data di morte del frate (1342) impone una drastica riconsiderazione dei limiti cronologici definiti dallo studioso francese anticipando necessariamente la stesura del commento alla prima metà del XIV secolo, come suggerisce anche la strettissima dipendenza dall‟opera di Trevet che funge da costante modello di riferimento. La tradizione manoscritta delle glosse di Guglielmo ne documenta il discreto grado di diffusione componendosi di almeno nove testimoni, un numero tre volte superiore a quello inizialmente fissato da Courcelle140: agli otto registrati da Kaeppeli141 andrà aggiunto il codice Pl 76.56 della Biblioteca Medicea Laurenziana, recente scoperta di Gabriella Pomaro, che ha così confutato la precedente attribuzione a Trevet proposta da Bandini142. La confusione di questi due commenti ne prova d‟altra parte la contiguità dei contenuti e dello spirito profondamente cristiano che anima l‟esegesi di entrambi i domenicani: gli studiosi concordano intorno alla competenza filosofica e teologica di Guglielmo che sfoggia inoltre una profonda conoscenza della letteratura classica, testimonianza di una sensibilità culturale protesa alle istanze dell‟umanesimo e niente affatto in contraddizione col tentativo di leggere la

Consolatio come un libro di sapienza cristiana, nel cui svelamento ad esempio

l‟invocazione del carme 9 sottenderebbe un‟orazione trinitaria o il cenno di donna Filosofia alle regole della giustizia ultraterrena, contenuto nella prosa 4 del libro IV («alia vero purgatoria elementa exerceri puto»), nasconderebbe la presunta dottrina boeziana intorno alle pene dell‟inferno e del purgatorio.

Il prosimetro tardoantico continuerà a destare l‟interesse dei commentatori d‟oltralpe ancora nel XV secolo143, sebbene in misura sempre maggiore si affievolisca l‟attenzione per i suoi contenuti filosofici e venga ormai trattato alla stregua di un manuale scolastico, utile innanzitutto alla comprensione della lingua latina da parte degli studenti144. Anche per questo uso tuttavia dopo la metà del secolo, almeno in Italia, la

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COURCELLE, La consolation cit., p. 417.

141

KÄPPELI, Scriptores Ordinis cit., II, p. 97.

142

BLACK-POMARO, „La Consolazione della filosofia‟ cit., p. 106.

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Si vedano in COURCELLE, La consolation cit., pp. 328-332 i paragrafi relativi a Dionigio Cartesiano, Arnoul Greban e Josse Bade Ascensio.

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«Later medieval Italian grammar teachers no longer saw the text as an embodiment of profound philosophical, scientific, metaphysical and theological ideas; for them, instead, the Consolation represented a useful anthology of verse and prose. If modern preconceptions are put to one side, Boethius emerges, in a late medieval Italian context, as an exemplary schoolbook. Without actually changing a word of the text itself, teachers and pupils in fourteenth and fifteenth-century Italy fundamentally altered the character of the work from what it had represented in the earlier middle ages and, indeed, from how it appears to modern readers» (BLACK-POMARO, „La Consolazione della filosofia‟ cit., p. 33).

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Consolatio sarebbe stata ritenuta inadeguata al cospetto di opere più puramente

classiche, come la cronologia dei manoscritti commentati censiti da Black e Pomaro ha indubbiamente dimostrato145: l‟esegesi boeziana, che aveva conosciuto un rapido sviluppo sin dal IX secolo ed aveva raggiunto il punto culminante del proprio valore scientifico e culturale tra il XII e la prima parte del XIV secolo, si conchiude insieme al mito cristiano della Consolatio con la fine del Medioevo.

1.4 I volgarizzamenti

Un altro aspetto della „fortuna‟ medievale della Consolatio concerne le sue numerose traduzioni nelle diverse lingue volgari146: come ha opportunamente osservato Troncarelli, questo capitolo della diffusione dell‟opera boeziana non può essere sviluppato indipendentemente dalla precedente trattazione sui commenti, che ha reso evidente l‟influenza culturale e linguistica esercitata dall‟esegesi in latino sui principali volgarizzamenti del prosimetro147.

Le tracce di questa relazione appaiono nette già nelle prime versioni vernacolari della

Consolatio, strettamente dipendenti dalle interpretazioni dell‟età carolingia: il

volgarizzamento più antico, risalente alla seconda metà del IX secolo, si deve al re anglosassone Alfredo il Grande che mirava attraverso quest‟opera a rafforzare nel concetto del suo popolo i valori tradizionali della civiltà latina paleocristiana, affidati alla divulgazione delle auctoritates più prestigiose della letteratura occidentale tardoantica ed altomedievale (oltre alla Consolatio durante il suo regno vennero riscoperte le opere di Agostino, Orosio e Gregorio Magno)148. Il recupero dei temi boeziani e la resa del prosimetro in una forma linguistica adatta alle istanze del nuovo pubblico furono possibili proprio grazie al sostegno delle coeve interpretazioni a disposizione del sovrano, che aveva persino commissionato al proprio consigliere Asser un commento che favorisse per mezzo di una parafrasi piuttosto elementare la

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«After a slow start in the Duecento, the text reached the climax of its favour in the scoolroom in the fourteenth century, maintaining a considerable presence still in the early fifteenth century, but then rapidly disappearing from use in the second half of the Quattrocento» (ivi, p. 28).

146

Sulle traduzioni della Consolatio si veda in generaleMINNIS,The Medieval Boethius cit.

147

«Vi è sempre stato un rapporto stretto tra commenti, traduzioni e rifacimenti dei testi boeziani […]: solo tenendo presente l‟interdipendenza dei diversi fattori è possibile comprendere il significato di singoli episodi della “fortuna” dell‟autore» (TRONCARELLI, Boezio cit., p. 303).

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King Alfred‟s Old English version of Boethius „De consolatione philosophiae‟ edited from the mss., with introduction, critical notes and glossary by W.J. SEDGEFIELD, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1968 (ristampa dell‟edizione Oxford, Clarendon Press, 1899). Un resoconto succinto sul Boezio di Alfredo in M.GODDEN, King Alfred‟s Boethius, inGIBSON, Boethius. His Life cit., pp. 419- 424.

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traduzione anglosassone del testo latino149. L‟opera di Asser, della quale non restano testimonianze se non indirette (ne dà notizia Guglielmo di Malmesbury), si rifaceva espressamente ai più noti commenti carolingi, che lo stesso re Alfredo mostra di conoscere al di là di qualsiasi mediazione150.

Il prestigio acquisito dalla Consolatio già nel IX secolo come testo di edificazione morale ma anche come testo retorico - grammaticale per l‟impiego scolastico si consolida ulteriormente durante il X secolo e si arricchisce alle soglie dell‟XI di un nuovo interesse per i contenuti segnatamente logici del prosimetro, considerato adesso nel contesto più ampio dell‟intera opera speculativa di Boezio. Entro il primo ventennio di questo secolo si colloca l‟attività del monaco sangallese Notker che commenta e traduce in lingua alto-tedesca non solo la Consolatio ma, a riprova di un interesse disciplinare più organico del secolo precedente, anche le opere propriamente logiche di Boezio: un‟operazione ancora vincolata alla funzione didascalica riconosciuta all‟autore tardoantico, che rientrava nell‟ambizioso disegno educativo di rendere disponibili in lingua tedesca per i monaci di San Gallo anche i testi di Aristotele, Terenzio, Virgilio e Marziano Capella151.

Nel periodo compreso tra l‟XI ed il XIII secolo la circolazione del prosimetro, favorita dalla condivisione universale dei suoi argomenti morali, si estende oltre la schiera elitaria dei fruitori altomedievali e la prassi della traduzione dal latino alle lingue volgari rappresenta la testimonianza più manifesta di questo allargamento delle maglie sociali e culturali entro cui si dispiegava la fruizione della Consolatio. In questo quadro di tendenza generale alla divulgazione dell‟opera boeziana rientra la primogenita versione in provenzale, il frammentario poemetto Boeci, inizialmente ispirato all‟epilogo tragico della prigionia del protagonista (probabilmente sulla scorta delle notizie biografiche riportate dagli accessus mediolatini alla Consolatio) per approdare nell‟ultima parte pervenutaci alla descriptio allegorica della Filosofia in veste di elegante dama cortese152; mentre tracce di un interesse per Boezio anche nella cultura

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TRONCARELLI, Tradizioni perdute cit., pp. 137-151; in particolare alle pp. 144-148 si illustra la

probabile vicinanza tra le glosse anonime del codice Vat. lat. 3363 ed il perduto commento di Asser ed il legame tra quest‟ultimo e la tradizione carolingia.

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«Ad essi il re attinse comunque, indipendentemente dal lavoro del suo segretario, come mostra la traduzione di glosse derivate da commenti carolingi incorporate nella traduzione» (TRONCARELLI, Boezio cit., pp. 308-309).

151

C. HEHLE, Boethius in St. Gallen: die bearbeitung der "Consolatio philosophiae" dirch Notker

Teutonicus zwaischen tradition und innovation, Tubingen, Niemeyer, 2002.

152

L‟opera, tramandata dal codice 444 della Bibliothèque Municipale di Orléans, S. 269 bis 275, risale all‟XI secolo e si inserisce, sebbene tratti di un tema in apparenza laico (l‟allegoria della filosofia), nel solco della tradizione romanza delle Vitae sanctorum (anche nella Francia meridionale, come nell‟Italia settentrionale, sono ravvisabili tracce del culto religioso di Boezio). L‟edizione di questo „Boezio

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bizantina si possono scorgere già in un paio di citazioni ispirate alla Consolatio che sono state rinvenute all‟interno di un poema anonimo concepito nell‟Italia normanna di Ruggero II153, oltre un secolo prima quindi della nota traduzione greca del prosimetro realizzata dal monaco Massimo Planude (ca. 1295), che per la sua autorevolezza al cospetto dell‟originale latino è stata considerata dagli studiosi un documento utile alla ricostruzione del testo critico della Consolatio154.