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I volgarizzamenti di area francese

La tradizione vernacolare più ricca si forma comunque in area francese e questa proliferazione oltralpe di versioni del Boezio volgare coincide senza dubbio con la rinomanza dei commenti medievali alla Consolatio più autorevoli fino al XIV secolo, opera appunto dei francesi Remigio d‟Auxerre e Guglielmo di Conches (l‟interprete più adottato dai traduttori di questa area linguistica), a riprova di un‟interdipendenza culturale che sempre lega le diverse forme letterarie del commento e della traduzione, accomunandole in generale nel culto del poeta-filosofo latino, e che nel raffronto tra certe opere è ravvisabile persino come contiguità intertestuale155. La schiera delle versioni in volgare si contraddistingue inoltre per la notevole eterogeneità delle forme impiegate nelle singole opere: prosa, poesia o, in accordo con il modello, prosimetro.

La traduzione francese più antica è opera di un anonimo borgognone e risale alla prima metà del XIII secolo: si tratta di un testo prosastico, intitolato Del Confortement

de Philosophie, che si rifà al commento di Adalboldo di Utrecht (ma risente anche della

provenzale‟ è stata curata da C.SCHWARZE, Der altprovenzalische „Boecii‟, Münster, Aschendorff, 1963; di cui desta particolare interesse la riflessione sulla genesi letteraria dei diversi miti di Boethius doctor e di Boethius martyr, riconducibili secondo lo studioso a due tradizioni separate che, prima di apparire già congiunte nel ricordo dantesco di Boezio (Pd X 124-129), sembrerebbero già compresenti nella versione provenzale: pp. 50-51. Si veda inoltre C.SEGRE, Il „Boeci‟, i poemetti agiografici e le origini della forma

epica, saggio degli anni ‟50 poi pubblicato in ID., La tradizione della „Chanson de Roland‟, Milano- Napoli, Ricciardi, 1974, pp. 14-62.

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L‟opera viene menzionata da TRONCARELLI, Boezio cit., p. 317, che ne ricorda la segnalazione in P. CANART, Le livre grec dans l‟Italie méridionale sous le règnes normands et souabes: aspects matériels et

sociaux, in «Scrittura e civiltà», II, 1978, pp. 103-162: 150-151.

154

A.M.S.BOETHII, De Consolatione philosophiae. Traduction grecque par MAXIME PLANUDE. Edition critique du texte grec avec une introduction, le texte latin, le scholies et des index par M.

PAPATHOMOPOULOS, Athens, The Academy of Athens, 1999. Per un visione generale sulle traduzioni in greco della Consolatio si veda A.PERTUSI, La fortuna di Boezio a Bisanzio, in «Annuaire de l‟Institut de philologie et histoire orientale set slaves de l‟Université libre de Bruxelles», XI, 1951, pp. 301-322.

155

A. THOMAS-M. ROQUES, Traductions françaises de la „Consolatio Philosophiae‟ de Boèce, in «Histoire de la littérature de la France», CCLXXVIII, 1938, pp. 419-488 e 544-545; G.M.CROPP, The

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tradizione di Guglielmo di Conches) ed è tramandato da un unico testimone viennese156. Probabilmente alla fine dello stesso secolo (altri datano all‟inizio del XIV) risale una versione prosastica franco-veneta, La complainte de la tribulation et de la consolation

de la Philosophie di Bonaventura da Demena che, nel solco delle interpretazioni

cristiane largamente diffuse, traduce i brani boeziani introducendovi svariati riferimenti evangelici: il testo è stato ricostruito sulla base di due manoscritti del XIV secolo provenienti dall‟Italia settentrionale (Paris, Bibliothèque Nationale, fr. 821 e Verona, Biblioteca Comunale, 212)157. Di ambiente vallone è invece Boesces de Consolation, un volgarizzamento anonimo in prosa della fine del XIII secolo conservato da un unico testimone di poco più tardo (Troyes, Bibliothèque Municipale, 898): la traduzione appare piuttosto fedele all‟originale latino e, limitatamente al prologo, sembra risentire dell‟influenza esercitata dall‟incipit del commento di Guglielmo d‟Aragona (è solo un‟ipotesi che tuttavia, se confermata, rafforzerebbe la datazione di quest‟ultimo all‟ultimo scorcio del Duecento)158

. All‟inizio del XIV secolo si datano Li livres de

Confort de Philosophie, traduzione in prosa della Consolatio ad opera di Jean de Meung

(ca. 1250 - ca. 1305)159, nel cui incipit campeggia la dedica al re di Francia Filippo il Bello160: l‟opera, senz‟altro la più celebre e diffusa traduzione volgare del prosimetro boeziano, ci è tramandata da ventuno manoscritti databili tra l‟inizio del XIV ed il XV secolo161. L‟indagine sulle fonti esegetiche utilizzate da Jean, se da una parte ha

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Il codice di Wien, Österr. Nationalbibl., 2642 già ricordato nell‟ambito della trattazione sui commenti del XIII secolo: COURCELLE, La consolation cit., p. 317. Per il testo, limitatamente al carme 12 del libro III, e per una introduzione generale all‟opera si veda M. BOLTON-HALL, Del Confortement de

Philosophie, inATKINSON-BABBI, L‟«Orphée» de Boèce au Moyen Âge cit., pp. 3-11.

157

„Consolatio Philosophiae‟. Una versione veneta, a cura di A.M.BABBI, Milano, Franco Angeli, 1995 (limitatamente al carme su Orfeo anche in ATKINSON-BABBI, L‟«Orphée» de Boèce au Moyen Âge cit., pp. 93-98). Altri studi sull‟autore sono R.A. DWYER, Bonaventura da Demena sicilian Translator of

Boethius, in «French Studies», XXVIII, 1974, pp. 129-133; G.PERON, Cultura e pubblico del „Boèce‟

franco-italiano (Paris B.N. ms. fr. 821), in Testi cotesti e contesti del franco-italiano. Atti del 1. Simposio franco-italiano (Bad Homburg, 13-16 aprile 1987), a cura di G. HOLTUS,H.KRAUSS,P. WUNDERLI, Tübingen, Niemeyer, 1989, pp. 143-160.

158

R. SCHROTH, Eine altfränzösische Übersetzung der „Consolatio Philosophiae‟ des Boethius

(Handschrift Troyes nr. 898). Edition und Kommentar, Bern-Frankfurt, Lang, 1976; J.K. ATKINSON,

Boesces de Consolation, in ATKINSON-BABBI, L‟«Orphée» de Boèce au Moyen Âge cit., pp. 13-15.

159

I 21 codici che conservano il testo di Jean de Meun sono: Paris, BN (=Bibliothèque Nationale) fr. 1097 (XIV sec.); BN lat. 18424 (XIV sec.); BN fr. 1098 (XIV o XV sec.); BN fr. 809 (XIV/XV sec.); BN lat. 86543; Paris, Arsenal 732 (XIV sec.); Arsenal 733 (XV sec.); Arsenal 2669 (XV sec.); Besançon 434 (XIV sec.=1372); Chantilly 283 [658] (XIV sec.); Chantilly 284 [627] (XIV sec.); Dijon 525 (1358-62); Douai 765 (XIV sec.); Rennes 593 (XIV=1303); St. Omer 661 (XV); New York, Morgan L. 332 (XV sec.); Oxford, Bodl. Rawl. G41 (XV sec.); Bruxelles, Bibliothèque Royal 10394-10414 (XV sec.=1435); Paris, Arsenal 728 (XV sec.); Madrid, Biblioteca Nacional, Vitr. 23-13 (XIV sec.); Amiens, Bibliothèque Municipale, 412 (XIV sec.).

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La lettera dedicatoria è stata tra gli altri pubblicata da R.CRESPO, Jean de Meun traduttore di Boezio, in «Atti dell‟Accademia di Scienze di Torino», 103 (1968-1969), pp. 71-170: 83-84.

161

V.L.DEDECK-HÉRY, Boethius‟ „De Consolatione‟ by Jean de Meun, in «Mediaeval Studies», XIV, 1952, pp. 165-275. Tra gli studi succesivi all‟edizione critica si segnalano G.M. CROPP, Quelque

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evidenziato per il prologo un‟evidente contiguità testuale con l‟incipit del commento di Guglielmo d‟Aragona, dall‟altra ha comunque circoscritto entro limiti strettissimi l‟influenza esercitata da quest‟ultimo sul traduttore francese che piuttosto lascia intendere di essere ricorso per l‟interpretazione di molti luoghi del prosimetro al commento di Guglielmo di Conches, forse in una delle redazioni successive, o ad una compilazione ampiamente basata sulle glosse del maestro di Chartres162. Il debito di Jean verso quest‟ultimo appare anche dalle esplicite reminiscenze boeziane già ampiamente presenti nella seconda parte del Roman de la Rose: come si vedrà in seguito, il recupero ingente di temi e stilemi dalla Consolatio vi appare ancora una volta filtrato dalla mediazione del commento di Guglielmo, evidenziando il primato culturale che questa tradizione esegetica esercitava sulla produzione letteraria francese tardo duecentesca e tanto più coerentemente con l‟interesse scolastico di maître Jean, la cui originale conclusione del poema iniziato da Guillaume de Lorris testimonia il sostegno incondizionato alle ragioni del naturalismo della scuola di Chartres. Solo di rado la bibliografia relativa al rapporto tra Jean de Meung e Dante, dedicata principalmente ai rapporti tra il capolavoro oitanico e opere di attribuzione certa (la Commedia) o presunta (il Fiore), ne ha indagato gli innegabili collegamenti e le analogie profonde (a partire dalla comune «magnanimità e ampiezza della concezione ideale»163) anche alla luce della esplicita rilevanza che l‟esempio letterario e la lezione filosofica della

Consolatio hanno assunto nelle opere di entrambi; eppure l‟osservazione di aspetti

particolari della traduzione allestita da Jean, meno studiata del romanzo per le possibili implicazioni dantesche, ha fatto emergere le tracce di una continuità linguistico-formale e culturale corrente tra il modello francese e l‟epigono toscano, che si potrebbe fare risalire, ancor prima che ad una dipendenza diretta, alla monogenesi della ricezione di Boezio in area francese ed in area toscana ovvero alla mediazione di una fonte esegetica comune ai due autori, da riconoscersi nella fattispecie nella tradizione di Guglielmo di

manuscrit méconnu de la traduction en prose de la „Consolatio Philosophiae‟ par Jean de Meun, in

«Scriptorium», XXXIII (1979), pp. 260-266;J.K. ATKINSON,„Li livres de Confort de Philosophie‟ de

Jean de Meun, in ATKINSON-BABBI, L‟«Orphée» de Boèce au Moyen Âge cit., pp. 17-23; A.M.BABBI,

Jean de Meun traducteur de la „Consolatio Philosophiae‟ de Boèce, in M.COLOMBO TIMELLI et C. GALDERISI, «Pour acquerir honneur et pris». Mélanges de Moyen Français offerts à Giuseppe Di

Stefano, Montréal, CERES, 2004, pp. 69-77.

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«In sum, all the evidence presented above serves to demonstrate that, as Jean de Meun worked his way through Boethius‟ Latin, he consulted regularly the explanatory material furnished by a commentary in the tradition of William of Conches. […] The only part of Li Livres de Confort which clearly was indebted to the Boethius-commentary of William of Aragon is the preface, a translation of the Latin prologue with which he introduced his glosses» (MINNIS,Aspects of Medieval cit., p. 322).

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Conches164. Agli stessi anni della versione di Jean de Meung risale Le Boece de

Consolation, traduzione di Pierre de Paris in una prosa che presenta forme linguistiche

franco-italiane e che è conservata in un unico testimone del 1309 (Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 4780)165. La forma del prosimetro è invece adottata dall‟anonimo autore del Boeces de Consolation, certamente originario della Lorena del Sud e forse vicino ad ambienti domenicani: l‟opera, tramandata da quattro manoscritti (Amiens, Bibliothèque municipale, 412, XIV secolo; Berna, Bürgerbibliot., 365, primo terzo XIV secolo; Montpellier, Bibl. interuniver., Sect. Med., H 43, primo terzo XIV secolo; Paris, Bibl. Nat., fr. 1096, 1397)166, si segnala per la fedeltà all‟originale latino e potrebbe essere servita da modello per la traduzione quasi coeva del domenicano borgognone Renaut de Louhans. Questi nel 1336 componeva in versi Le Roman de Fortune et

Felicité largamente ispirato al commento di Trevet e, come quest‟ultimo, caratterizzato

da una circolazione molto ampia, come testimonia il numero complessivo degli esemplari manoscritti che ne tramandano il testo (37 cui ne vanno aggiunti altri 3 perduti); recentemente ne sono state distinte due redazioni indipendenti, una versione più lunga (tramandata dal codice Parigi, BNF, fr. Fr. 578, fine XIV – inizio XV secolo) ed una versione abbreviata (attestata in Glasgow, Univ., Hunterian Museum, 439, inizio XV secolo), che può vantare a sua volta una ulteriore redazione (presente in Arras, Bibl. de la Ville, 972, XIV secolo)167. Sempre al XIV secolo (forse tra il 1350 ed il 1360) risale Le livre de Boece de Consolation, prosimetro di ambiente parigino che reca in alcuni testimoni l‟attribuzione spuria a Jean de Meung (alla cui traduzione peraltro si ispira): l‟opera vanta tre redazioni, due delle quali, tramandate da ben 64 manoscritti, sono prive di glosse, mentre la terza, che è attestata da 48 manoscritti, si segnala per la presenza di glosse riconducibili in buona parte alla tradizione di Guglielmo di Conches

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Per alcuni cenni ai rapporti della traduzione di Jean con l‟opera dantesca si veda J.K.ATKINSON, Le

compleménts prédicatifs dans "Li livres de confort de philosophie" de Jean de Meun, in «Studia

Neophilologica», XLVI (1974), pp. 391-408; G.M.CROPP, Le prologue de Jean de Meun et „Le livre de

Boéce de Consolacion, in «Romania», CIII (1982), 2-3, pp. 278-298. Di respiro più ampio E.FENZI,

Boezio e Jean de Meun, filosofia e ragione nelle rime allegoriche di Dante, in Studi di filologia e letteratura dedicati a Vincenzo Perticone, Genova, Tilgher, 1975, pp. 9-69.

165

J.K.ATKINSON, Le „Boece de Consolation‟ de Pierre de Paris, in ATKINSON-BABBI, L‟«Orphée» de

Boèce au Moyen Âge cit., pp. 25-30.

166

BOECE, De Consolation. Édition critique d‟après le manuscrit Paris Bibliothèque nazionale, fr. 1096,

avec Introduction, Variantes, Notes, Glossaires, par J.K. ATKINSON, Tübingen, Niemeyer, 1996; J.K. ATKINSON, Boeces de Consolation, inATKINSON-BABBI, L‟«Orphée» de Boèce au Moyen Âge cit., pp. 31-34.

167

B.M. ATHERTON- J.K. ATKINSON, Les manuscrits du Roman de Fortune et Félicité, in «Revue

d‟histoire des textes», XXII, 1992, pp. 169-251; B.M.ATHERTON, „Le Roman de Fortune et Felicité de

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ed è databile al 1383168. Interamente in versi alla stregua del Roman di Renaut è Le

Boece de Confort, traduzione piccarda sicuramente databile dopo il 1315 e prima del

1382: a questa data risale il più antico dei due testimoni manoscritti (Parigi, BNF, fr. 576, di copista fiammingo) mentre il secondo è di poco più tardo (Parigi, BNF, fr. 1543, del 1402). L‟opera, che appare indipendente dalle traduzioni precedenti, si caratterizza per un interesse anche esegetico al testo della Consolatio inserendosi nel solco della tradizione di Guglielmo di Conches e dimostrando altresì dimestichezza con le opere di Fulgenzio, dei Mitografi Vaticani e di Bernardo Silvestre; una considerazione a parte merita il prologo (in 614 octosyllabes) che, parimenti a quello di Jean de Meung, si ispira largamente all‟incipit del commento di Guglielmo d‟Aragona169

. Posteriore al 1380 è un altro volgarizzamento in versi che presenta tratti linguistici piccardi, il Boece

de Confort, concepito probabilmente in ambiente domenicano. Questo testo, che reca

una dedica al re di Francia Carlo VI e mostra di subire l‟influenza del Roman de

Fortune et Felicité anche per il massiccio ricorso al commento di Nicola Trevet, ebbe

ampia circolazione come testimoniano i 35 esemplari manoscritti ed un incunabolo del XV secolo170. Infine andranno menzionate due traduzioni quattrocentesche: la prima, conservata in un anonimo codice gallese (Aberystwyth, Nation. Library of Wales 5038D) del XV secolo, si rifà al Boece de Confort per i versi e al volgarizzamento di Jean de Meung per le parti in prosa, rivelando inoltre l‟apporto diffuso delle glosse di Trevet171; la seconda, analogamente mista di prose e versi, è Le livre de Boèce de

Consolation de Philosophye, versione anonima della fine del XV secolo pubblicata a

Bruges nel 1477, che traduce il commento di Regnier de St.-Trond avvalendosi in più delle Genealogiae deorum gentilium di Boccaccio172.