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1.3.3 I commenti del tardo Medioevo

1.3.3.1 Nicola Trevet

Tra la fine del XIII e l‟inizio del XIV secolo però l‟esegesi della Consolatio conosce finalmente una nuova stagione culturale grazie al domenicano Nicola Trevet (circa 1260-1334), inglese ma attivo a Firenze presso i confratelli di Santa Maria Novella negli anni in cui attendeva alla composizione di un commento destinato ad una diffusione larghissima (soprattutto in Italia), che ne testimonia il successo in breve conseguito su quello di Guglielmo esattamente alla stregua in cui quest‟ultimo aveva soppiantato la tradizione remigiana a partire dagli inizi del XII secolo. Dagli inizi del Trecento e fino alla metà del Quattrocento il vasto corpus esegetico costituito dagli attigui commenti di Guglielmo e di Nicola manterrà ineguagliata la propria auctoritas, al punto che le tradizioni dei due principali chiosatori di Boezio verranno sostanzialmene assimiliate e, come ha illustrato Nauta mediante un‟efficace similitudine, diverranno uno strumento imprescindibile per l‟interpretazione della Consolatio: «we could argue that the William of Conches/Nicholas Travet tradition of commentary of Boethius was the medieval mainstream of the exposition of that text, functioning as a sort of glossa ordinaria to a non-biblical text»109. A riprova del favore riscontrato dal commento di Trevet basti considerarne la tradizione manoscritta110 che si compone di oltre cento esemplari, dei quali non esiste un recensio completa e con la cui complessità ha dovuto misurarsi per

109

GUILLELMI DE CONCHIS, Glosae super Boetium cit., p. lxxix.

110

T.KÄPPELI, Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, III, Roma, Istituto Storico Domenicano, 1980, pp. 187-196; si veda anche COURCELLE, La consolation cit., pp. 412-413.

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primo Silk nella preparazione di un‟edizione critica, che dopo essere stata annunciata già negli anni ‟50111 è rimasta incompiuta dopo la morte dello studioso americano e risulta ancora inedita (disponibile solo in una versione dattiloscritta presso la Biblioteca dell‟Università di Yale)112

. L‟edizione di Silk si basa su appena otto codici (classificati in tre gruppi ad eccezione del codice Cambridge, University Library, Mm. II.18 del XIV secolo) La datazione del commento non può essere fissata dopo il 1307, anno a cui risalgono le glosse alla Consolatio di Tolomeo degli Asinari, conservate nel codice Paris. lat. 6410, che menzionano già l‟opera di Trevet e forse andrà ulteriormente anticipata dal momento che lo stesso autore inglese cita il proprio commento in un

Quodlibet del 1304113. La precocità di circolazione e la popolarità dell‟opera di Trevet sono attestate peraltro da uno dei suoi codici più antichi, l‟oxoniense Auctarium F.6.4 [2150], databile tra il 1310 ed il 1320, e trovano conferma per i decenni seguenti nell‟impiego sistematico di questo commento in alcuni dei principali volgarizzamenti: ne Le Roman de Fortune et Felicité di Renaut de Louhans (1336) e nell‟anonimo Boëce

de Confort (di poco posteriore al 1380) oltre che nella traduzione inglese del prosimetro

approntata da Chaucer intorno all‟ultimo ventennio del XIV secolo. Le ragioni di questo successo andranno ricercate innanzitutto nella destinazione del commento che rivolgendosi ai confratelli dell‟autore, come è dichiarato nel prologo, ambisce ad

111

Si veda «Scriptorium», IX, 1955, p. 278.

112

Nicholas Trevet on Boethius. Exposicio Fratris Nicolai Trevethi Angelici Ordinis Predicatorum super

Boecio De Consolacione; l‟edizione curata da Silk si basa su appena otto manoscritti: Cambridge,

University Library, Dd.1.11 (XV sec.); Cambridge, Caius College, 484 (XIV sec.); Cambridge, Jesus College, 48 (XV sec.); Cambridge, University Library, Mm.II.18 (XIV sec.); Cambridge, Peterhouse 275 (XV sec.); Oxford, Bodleian Library, Auct. F.6.4 (XIV sec.); Oxford, Bodleian library, Rawlinson G.187 (XIV sec.); Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 18424 (XIV sec.). Questi codici sono stati classificati dall‟editore in tre gruppi ed è stato prescelto come testo di base il Rawlinson G.187 (sigla R), costantemente confrontato con l‟altro oxoniense, Auct. F.6.4 (sigla O). Alcune parti del commento di Trevet (limitatamente ai carmi 9 ed 11 del libro III) sono state pubblicate sulla base del testo fissato da Silk insieme ad una traduzione inglese per cura di A.B. Scott (Extracts from Trevet‟s Commentary on

Boethius: Texts and Translations) in A.J.MINNIS, Chaucer‟s «Boece» and the Medieval Tradition of

Boethius, Cambridge, Boydell and Brewer, 1993, pp. 35-81 (Latin texts pp. 36-55); così come il

commento del domenicano al carme 12 del metro III: E.T.SILK-M.BOLTON-HALL, Exposicio Fratris

Nicolai Trevethi Angelici Ordinis Predicatorum super Boecio De Consolacion, in J.K.ATKINSON-A.M. BABBI, L‟«Orphée» de Boèce au Moyen Âge: Traductions françaises et commentaires latins (XII-XV

siècles), Verona, Fiorini, 2000, pp. 197-211 (il saggio si divide in due parti: nella prima vengono riportati

i testi delle traduzioni francesi di Cons. III m.12, nella seconda le glosse allo stesso carme dei principali commenti latini). Sono molto grato a Lodi Nauta che mi ha concesso di visionare il suo preziosissimo microfilm dell‟edizione inedita di Silk.

113

Il terminus ante quem del 1307 è fissato da P.COURCELLE, Étude critique sur les commentaires de la

Consolation de Boéce (IX-XV siècles), in «Archives d‟histoire doctrinale et littéraire du moyen âge», 14

(1939), pp. 5-141: 97; la stessa datazione è ribadita in COURCELLE, La consolation cit., p. 318; l‟anticipazione al 1304 è avanzata in R.J.DEAN, The dedication of Nicholas Trevet‟s Commentary on

Boethius, in «Studies in Philology», 63 (1966), pp. 593-603; un‟altra ipotesi, meno convincente, vuole

che la stesura del commento di Trevet abbia avuto inizio già dal 1290 e sia proseguita fino alle soglie del XIV secolo: cfr. B.S.DONAGHEY, Nicholas Trevet‟s Use of King Alfred‟s Translation of Boethius, and

the dating of his Commentary, in A.J. MINNIS, The Medieval Boethius. Studies in the Vernacular Translations of «De Consolatione Philosophiae», Cambridge, Boydell and Brewer, 1987, pp. 1-31.

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esaudire un‟esigenza divulgativa emersa attorno al prosimetro dopo quasi due secoli dominati da un modello esegetico finemente speculativo quale avevano rappresentato le glosse di Guglielmo: d‟altra parte il debito verso il maestro di Chartres, cui significativamente Trevet rivolge sempre l‟appellativo di Commentator, è ingente tanto da indurre Courcelle a parlare di vero e proprio plagio (nozione peraltro estranea alle concezioni della letteratura medievale ed ancor più del genere esegetico)114. Un‟altra annotazione di rilievo riguarda la lettera dedicatoria che nel solo manoscritto Milano Ambros. A 58 inf. (c. 95r) precede le glosse: al di là dell‟identificazione dubbia del destinatario («ad Paulum […] amicum suum»)115

, desta interesse la testimonianza offertavi da Trevet circa la difficoltà con cui ha potuto rinvenire in Firenze un manoscritto della Consolatio: questa notizia, considerata la contiguità cronologica con la problematica affermazione di Dante intorno alla circolazione elitaria di «quello non conosciuto da molti libro di Boezio» (Convivio II XII 2), rende meno oscuro il senso di quest‟ultima e contribuisce a chiarire lo stato della diffusione della Consolatio nel comune toscano alla fine del Duecento116. In generale il commento del domenicano inglese risponde ad un interesse per la riflessione etica maggiore rispetto alla trattazione speculativa privilegiata nei secoli precedenti, potendo vantare tra l‟altro la conoscenza di fonti ancora non comuni come le tragedie di Seneca. In particolare il contributo più originale di Trevet risiede in quelle glosse che per il contenuto apertamente platonico del testo boeziano, opportunamente enfatizzato dall‟interpretazione di Guglielmo, impongono una radicale rilettura in chiave aristotelica: Courcelle ha parlato per questi casi di un malcelato disprezzo, che tralucerebbe nei confronti del maestro da parte del domenicano soprattutto nell‟interpretazione che quest‟ultimo fornisce del celeberrimo carme 9: «Haec autem invocatio commendat sententiam Platonis in secundo Timaei de productione mundi et creatione animarum, et ideo maiori indiget expositione, eo quod Plato obscure philosophiam suam tradebat»117; alla quale segue una accesa critica

114

COURCELLE, La consolation cit., p. 319; chiarimenti ulteriori sulla relazione tra Guglielmo e Trevet sono offerti da L.NAUTA-A.MINNIS, «More Platonico loquitur»: What Nicholas Trevet really did to

William of Conches, in MINNIS, Chaucer's «Boece» cit., pp. 1-33.

115

Il testo della lettera dedicatoria si legge in DEAN, The dedication of Nicholas Trevet‟s cit.: cfr. Scheda

Cv II XII 2 [5], dove se ne riporta uno stralcio; il destinatario di Trevet è stato identificato ora con Paolo

da Perugia, precettore di Boccaccio presso la corte di Carlo d‟Angiò (G.BILLANOVICH, La tradizione del

testo di Livio e le origini dell‟Umanesimo, Padova, Antenore, 1981, pp. 34-40); ora con Paolo Pilastri,

priore del convento pisano di Santa Caterina nel 1297-1298 e segretario di Niccolò da Prato (E.PANELLA,

Priori di Santa Maria Novella di Firenze 1221-1325, in «Memorie Domenicane», 17, 1986, pp. 259-263).

116

«Per quanto riguarda il De consolatione, il fatto che Trevet ne avesse preso in prestito una copia fuori del convento, conferna la dichiarazione dantesca sulla sua rarità, almeno in certi ambienti» (C.T.DAVIS,

L‟Italia di Dante, Bologna, Il Mulino, 1988, p. 246 n. 39).

117

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contro l‟identificazione, proposta da Guglielmo, dell‟Anima del mondo platonica con lo Spirito Santo118. D‟altra parte l‟ostilità incondizionata di Trevet verso il platonismo boeziano è stata recentemente messa in discussione da Nauta, che rovesciando la prospettiva esegetica tradizionale ha portato alla luce ad esempio la difesa ed il tentativo di cristianizzazione da parte del domenicano della teoria platonica della creazione dell‟universo esposta nel carme 9: un giudizio condotto quasi paradossalmente in opposizione alla condanna emessa da Guglielmo contro il medesimo passo della

Consolatio che, unitamente ad analoghe prese di posizione circa l‟Anima del mondo, la

teoria della preesistenza delle anime e della conoscenza come reminescenza, lascia trapelare il sospetto legittimo che la classificazione del commento di Trevet come indubbiamente avverso all‟interpretazione neoplatonica della Consolatio risalente al

Commentator debba essere almeno in parte modificata119. D‟altra parte una netta discontinuità rispetto all‟opera di Guglielmo è ravvisabile nella modestia dell‟interesse di Trevet per la mitologia classica, che il maestro di Chartres attraverso la specola dell‟interpretazione allegorica aveva trattato con sistematica frequenza come fonte di dottrina morale: come ha osservato Minnis il domenicano privilegia l‟esposizione letterale e le glosse di contenuto storico, per le quali si serve ampiamente di fonti cronachistiche, con la conseguenza che anche i numerosi riferimenti mitologici contenuti nella Consolatio vengono considerati da una prospettiva narrativa prima che morale, evidente ad esempio nel commento al carme 7 del libro IV sulle imprese di Ercole120. L‟attitudine di Trevet alla elaborazione narrativa del testo di Boezio è uno degli aspetti più originali della sua esegesi destinati a riflettersi sui commentatori posteriori, i quali ne ereditano la vocazione all‟aneddotica edificante e al racconto storico o biografico di contenuto morale, inserti dotati di una totale autonomia narrativa

118

Le differenze sostanziali tra l‟interpretazione platonica di Guglielmo e quella aristotelica di Trevet sono state oggetto dell‟articolo di JOURDAIN, Des commentaires inédits cit., pp. 59-68.

119

«These examples clearly show that Trevet was not hostile to Boethius‟s Platonism. He tried to do justice to the Platonic inspirations of Boethius, making ample use of the Timaeus and Macrobius‟s In

somnium Scipionis in order to clarify the literal sense of the Consolatio. And where the literal sense

seems to be at odds with Christian doctrine, he attempted to give it an acceptable reading using the philosophical vocabulary of his day. It is therefore not at all surprising that his commentary became a best-seller and by far the most widely read commentary on Boethius in the Middle Ages» (L.NAUTA,

“Magis sit Platonicus quam Aristotelicus”: Interpretations of Boethius‟s Platonism in the Consolatio Philosophiae From the Twelfth to Seventeenth Century, in S.GERSH and M. HOENEN, The Platonic

Tradition in the Middle Ages. A Doxographic Approach, Berlin, Walter de Gruyter, 2002, pp. 165-204: p.

188).

120

«In Trevet‟s interpretation of mithology, the amount of exposition „per integumentum‟ has been reduced while the historical reference has increased; when explaining those fables which have no historical sense his emphasis is on the characters and the sequence of events rather than on the profound truths figured thereby» (A. MINNIS, Aspects of Medieval French and English Traditions of the „De Consolatione Philosophiae‟, inGIBSON, Boethius. His Life cit., pp. 312-361: p. 315)

40

dal testo della Consolatio al punto di dare vita nel tempo a vere e proprie tradizioni autonome e diverse che tuttavia possono vantare in Trevet il medesimo archetipo121.