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Esempi dell’integrazione del tema della sostenibilità nel DUP Le riflessioni proposte portano a ritenere che il framework proposto

per la programmazione dei Comun

4. Esempi dell’integrazione del tema della sostenibilità nel DUP Le riflessioni proposte portano a ritenere che il framework proposto

dagli SDG possa rappresentare non soltanto un’occasione di sviluppo e integrazione delle attività di programmazione negli enti locali ma co-

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155 stituisca una base su cui innestare vere e proprie pratiche di analisi e revisione della spesa dei singoli enti e aggregata. Ma a oltre 5 anni dall’a- dozione del DUP (le cui sperimentazioni risalgono al 2014) e degli SDG (adottati nel 2015) è possibile affermare che, nel caso degli enti locali, si siano fatti significativi avanzamenti nella direzione di una integrazione tra i due strumenti?

Per rispondere a tale domanda si è ritenuto di procedere anzitutto prendendo a riferimento i Comuni capoluogo delle città metropolitane, che per caratteristiche, dimensioni e risorse rappresentano, tra gli enti locali, quelli più in grado di identificare e programmare gli impatti nelle aree riconducibili agli SDG. Lo scenario non appare contraddistinto da segnali incoraggianti. Analizzando i DUP dei 14 Comuni è possibile osservare come siano presenti importanti sperimentazioni, come quel- la del BES, nata su impulso di ISTAT già nel 2010 con l’obiettivo di misurare il benessere equo e sostenibile e valutare il progresso della società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale. Tuttavia, con l’eccezione del caso del Comune di Bologna, i DUP degli enti analizzati presentano solo alcuni elementi di integra- zione, talvolta relativi agli indicatori, in altri casi relativi a specifici conte- nuti di programmazione o attività, raramente ispirati direttamente agli SDG. Tutti i documenti ovviamente riportano, più o meno intensamen- te, riferimenti alla sostenibilità, specie nella declinazione degli obiettivi relativi alla missione 09. Sviluppo sostenibile e tutela dell’ambiente. Tuttavia, la sostenibilità è ancora un tema a sé, non una chiave di let- tura dell’intera programmazione. Con l’obiettivo di fornire una rapida ricognizione dei passi avanti compiuti nella direzione di integrare la programmazione del proprio ente con il modello degli SDG, di seguito si riportano alcune delle buone pratiche, evidenziate tramite l’analisi dei DUP relativi al periodo 2019-2021.

Il DUP sviluppato dal Comune di Bologna appare chiaramente

collegato agli SDG. La metodologia adottata per rendere evidente tale collegamento si basa sul collegamento esplicito tra ciascuno degli obiet- tivi strategici del DUP e gli SDG che beneficiano potenzialmente delle attività svolte dal Comune al fine di perseguire tale obiettivo. Adottando tale approccio, per il Comune di Bologna è possibile esplicitare quanto ciascuno degli SDG è rilevante nell’ambito della complessiva strategia dell’ente. Il paragrafo 10.1, nella sezione operativa, contiene inoltre una lettura trasversale secondo l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile di tutti gli obiettivi operativi, consentendo in questo modo di compren- dere come l’ente intenda allineare l’operato delle diverse articolazioni organizzative, trasformando di fatto gli SDG in uno strumento di co-

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ordinamento e rilettura dell’azione amministrativa. Nel Box 1 si può apprezzare la frequenza con la quale gli SDG ricorrono all’interno degli obiettivi operativi dell’ente.

Box 1 – Un’occasione di integrazione e coordinamento: il DUP del Comune di Bologna

Fonte: http://bilancio.comune.bologna.it/

Non sempre gli indirizzi e gli obiettivi contenuti nei DUP richiamano esplicitamente i contenuti degli SDG tuttavia ci sono casi in cui l’ente identifica tra le proprie priorità temi che sono immediatamente ricon- ducibili al framework adottato dalle Nazioni Unite.

Nel DUP del Comune di Cagliari, all’interno della Linea di man-

dato n. 6 dedicata a “La città dello sviluppo: la grande sfida per la creazione di opportunità e valorizzazione dei talenti di Cagliari”, l’amministrazione identifica come proprio indirizzo quello di rea- lizzare una “città delle donne: dalla lotta alle disparità di genere alla valorizzazione del ruolo e del lavoro femminile ai fini dello sviluppo di Cagliari”. Il collegamento con il SDG n. 5 appare chiaro e sebbene gli indicatori impiegati nel DUP non coincidano con quelli monito- rati dall’ISTAT, indubbiamente il documento di programmazione del Comune di Cagliari chiarisce quali azioni saranno implementate e quali indicatori consentiranno di monitorare e valutare i risultati. Il Box 2 riporta il dettaglio degli obiettivi operativi associati all’indi- rizzo 6.5.1. Valorizzazione della donna.

Box 2 – Contenuti di sviluppo sostenibile ispirati agli SDG: la città delle donne nel DUP del Comune di Cagliari

Fonte: https://www.comune.cagliari.it/portale/page/it/bilanci

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157 Sebbene non sempre i DUP delle amministrazioni assumano a ri- ferimento gli SDG e i relativi indicatori, indubbiamente nel corso degli ultimi anni è cresciuta la sensibilità dei Comuni nei confronti del tema della misurazione degli impatti generati, insieme ad altri livelli di amministrazione, nei propri territori.

L’esperienza più significativa in tal senso è certamente quella del progetto BES la cui rilevanza risulta chiara nell’ambito del DUP del

Comune di Roma Capitale. Il progetto (BES) nasce per valutare il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale. Il BES è valutato rispetto a 12 dimen- sioni (o domini) e 129 indicatori che possono avere influenza diretta sul benessere (domini come salute, lavoro, benessere economico) o influenza indiretta, cioè misurano fenomeni che favoriscono il benessere generale dei cittadini e il buon andamento della vita dei singoli e della collettività, la tutela del territorio e la partecipazione. Roma Capitale ha valorizzato a livello comunale 109 indicatori BES relativi ai 12 domini, con l’obiettivo di costruire una base informati- va di indicatori utili alla città e all’amministrazione per rappresenta- re le condizioni di benessere dei romani. Sebbene non sia presente nel DUP un collegamento esplicito tra obiettivi strategici, obiettivi operativi e indicatori di impatto, il documento riporta in maniera trasparente tanto i domini in cui l’andamento di Roma Capitale pre- senta condizioni complessivamente migliori rispetto alla regione e alla media nazionale, tanto i domini contrassegnati da aspetti più problematici, come ad esempio nel caso dell’ambiente riportato nel Box 3.

Box 3 – La rilevanza degli impatti nelle logiche di programmazione. Il DUP del Comune di Roma Capitale

Fonte: https://www.comune.roma.it/web/it/amministrazione-trasparente-bilanci.page

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Il tema della sostenibilità è ampiamente presente nel DUP del Co-

mune di Milano anche se manca un riferimento diretto agli SDG e ai relativi indicatori. Dal Piano urbano della mobilità sostenibile, ai Progetti di Sviluppo Urbano sostenibile per alcuni quartieri come quello evidenziato nella seguente immagine, dalla partecipazione al network dei Centri Finanziari per la Sostenibilità, al supporto alla valorizzazione di tale tema all’interno del sistema della moda, le li- nee di intervento sono diversificate. Due obiettivi appaiono partico- larmente rilevanti poiché pongono le premesse per creare una sem- pre maggiore integrazione fra pianificazione e SDG.

Box 4 – Percorsi di progressiva integrazione. Il DUP del Comune di Milano

Fonte: https://www.comune.milano.it/comune/amministrazione-trasparente/bilanci

Nell’ambito del programma “informazione finanziaria e accountabili- ty”, l’ente prevede di realizzare uno studio finalizzato all’introduzione di appositi Indicatori di Benessere equo e sostenibile (Indici BES) nei documenti di programmazione economica e finanziaria ai fini di una valutazione dell’impatto (outcome) delle politiche strategiche dell’En- te e per un uso efficace delle risorse pubbliche. Inoltre, in tema di pari opportunità, il Comune si propone di realizzare uno studio sull’in- troduzione del Bilancio di Genere, finalizzato a considerare le politi- che di genere parte integrante e ordinaria nell’ambito delle politiche dell’ente. Nell’ambito del programma “Relazioni internazionali e Co- operazione allo sviluppo” il Comune prevede, tra l’altro, di rafforzare la cooperazione tra città coerentemente con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, attraverso inizia- tive e progetti che vedono il coinvolgimento del Comune di Milano o come capofila o come partner finanziati dall’Agenzia di cooperazione internazionale, da enti di rilievo nazionali, europei ed internazionali.

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5. I prossimi passi verso una programmazione sostenibile

Al termine di questa breve analisi di come il framework introdotto da- gli SDG nel 2015 abbia influenzato, o meno, i comuni italiani nell’im- postare i propri documenti di pianificazione strategica, appare oppor- tuno domandarsi quali possano essere le cause della relativamente modesta integrazione tra i due approcci. Tali cause appaiono ricon- ducibili ad almeno tre ordini di ragioni che riprendono i tre livelli di integrazione richiamati in precedenza.

La prima causa, di ordine generale, è riconducibile alla già richia- mata refrattarietà del sistema pubblico italiano nei confronti dell’ado- zione di sistemi di misurazione e valutazione della performance ba- sati sull’impiego di indicatori condivisi. All’origine di tale avversione sussistono molteplici cause: dal profilo delle competenze di manager e dirigenti pubblici, al prevalere di una cultura amministrativistica più attenta ai processi che ai risultati, dalla scarsa attenzione di utenti e stakeholder all’approssimazione che spesso caratterizza la verifica da parte di stakeholder e opinione pubblica della corrispondenza tra “nu- meri” rendicontati e realtà. Con riferimento alla tipologia di indicatori proposti per la misurazione degli SDG appaiono certamente rilevante la relativa distanza tra le azioni poste in essere dai Comuni e gli im- patti considerati, cui spesso contribuiscono diversi soggetti. Si tratta di una criticità che emerge ogni volta che ad un’amministrazione vie- ne proposto di misurare e misurarsi con il tema degli impatti, come del resto è accaduto nel caso del BES. Le buone pratiche richiamate suggeriscono che qualche passo avanti si stia compiendo e lasciano sperare che gli indicatori associati agli SDG possano aprire la strada per una declinazione più specifica all’interno degli enti locali.

Per quanto concerne l’identificazione di quali attività e quali obiet- tivi esecutivi contribuiscono al raggiungimento degli SDG, indubbia- mente le opportunità appaiono più ampie e già alcuni enti, come evi- denziato, si muovono in questa direzione, complice la possibilità di personalizzare il tipo di contributo cui si intende dare evidenza. A differenza del caso degli indicatori, quello delle azioni appare un cam- po contraddistinto da maggiori margini di autonomia e infatti ciascun ente propone la sua ricetta e le sue iniziative, rendendo peraltro poi difficile una comparazione. Vale in questo caso come limite che ha contraddistinto, e in parte ancora contraddistingue, lo scenario della programmazione da parte degli enti locali, l’interpretazione del con- cetto di sostenibilità in termini prevalentemente ecologico-ambienta- li. L’adozione da parte del legislatore del termine sostenibile esclusi- vamente all’interno della missione 09 (sviluppo sostenibile e tutela

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Enti locali e Sustainable Development Goals

del territorio e dell’ambiente) costituisce certamente un freno nella direzione di intendere tale concetto e gli SDG come qualcosa legato, in senso più ampio, ad un modo nuovo di intendere come le organiz- zazioni, pubbliche e private, e gli individui dovrebbero assumere le proprie decisioni, contemperando in modo sempre più consapevole, le diverse prospettive dello sviluppo.

Più problematica appare la definizione da parte degli enti locali di veri a propri obiettivi di sviluppo sostenibile, ispirati dagli SDG e riletti assumendo a riferimento la specifica realtà territoriale. In que- sto caso a spiegare la richiamata problematicità sono da un lato alcuni elementi di rigidità dello strumento di programmazione, disciplinato a livello nazionale, dall’altro il fatto che il tema dello sviluppo soste- nibile richiede, necessariamente, una logica di governance trasversale e interistituzionale. Tale logica non può certamente essere tradotta all’interno di un documento, quale il DUP, chiaramente limitato ai contorni organizzativi e finanziari del singolo ente. Né allo stato nel- lo scenario dell’amministrazione pubblica italiana, appaiono essere presenti strumenti che possano in tal senso supportare quei proces- si decisionali condivisi che lo sviluppo sostenibile richiederebbe. Lo sviluppo di iniziative quali il BES e il consolidamento dei sistemi di contabilità aiutano, ex post, a comprendere i progressi compiuti. Mol- ta strada resta da compiere nella direzione di definire e implementare strumenti di programmazione che prevedano un maggiore coinvolgi- mento degli stakeholder e aiutino le amministrazioni operanti in un determinato territorio a decidere insieme, in definitiva, verso quale livello di sviluppo sostenibile condurre le proprie comunità.

Quindi quali possono essere le implicazioni pratiche che sembra- no emergere dall’analisi di queste buone pratiche?

Da un lato sembra chiaro che non vi sia un problema di sistemi informativi nel senso che il sistema di misurazione esiste, l’utilizzo di indicatori prevalentemente di input e di processo a livello locale è quindi una scelta legata anche alla tempistica di misurazione (lo stanziamento di risorse per gli asili nido o per la riduzione della po- vertà è un qualcosa immediatamente misurabile, gli impatti di questi stanziamenti sulla collettività richiedono tempi più lunghi forse non coerenti con il ciclo politico).

Dall’altro l’esempio di Bologna evidenzia come vi sia la possibilità di ripensare il ciclo di programmazione, misurazione e controllo alla luce dei 17 SDG soprattutto nel momento in cui l’Ente si interroga su quale sia il valore pubblico creato e quali gli impatti sulla rete dei vari portatori di interesse. Mancano ancora 10 anni al 2030, vi è ancora

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161 parecchia strada da percorrere ma anche dall’analisi di questi casi ri- sulta evidente che non è più questione di non potere o di non essere in grado di misurare, ora si può ripensare un sistema di programmazio- ne pienamente integrato ed ispirato alle logiche di sostenibilità, non rimane che volerlo fare.

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