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Perché non scarichiamo “Immuni”?

I problemi della app Immun

2. Perché non scarichiamo “Immuni”?

Cosa ha ostacolato e continua ad ostacolare l’uso di Immuni come strumento di contenimento della pandemia? Alla base di questo “in- successo” vi sarebbero diversi motivi.

Alcuni problemi di Immuni – La app, per poter contribuire a contenere la propagazione del coronavirus, dovrebbe essere scarica- ta sugli smartphones da un numero significativo di persone. Questo, tuttavia, non è sempre stato possibile per diversi motivi. Innanzitut- to, alcuni individui come gli anziani potrebbero non disporre di uno smartphone, che è uno strumento indispensabile per utilizzare Im- muni. In secondo luogo, si è riscontrata una certa difficoltà iniziale nello scaricare la app su alcuni sistemi come, ad esempio, Huawei (Il Sole 24 ore, 1 giugno 2020). Problematiche di questo tipo per- mangono ancora oggi, poiché non è possibile scaricare la app su alcuni modelli (ad esempio, gli iPhone precedenti al “6s”) (SkyTg24, 8 giugno 2020). In terzo luogo, la presenza di diverse app territo- riali (che in alcuni casi svolgono una funzione di tracciamento dei contagi), nonché la possibilità di attivare un sistema di notifiche di esposizione al Covid-19 sui sistemi iOS e Android (Il Sole 24 ore, 3

FuturAP. Rapporto sul Futuro e l’innovazione dell’Amministrazione Pubblica – 2021

83 settembre 2020), potrebbe scoraggiare l’utilizzo della “app di Stato”. A livello regionale, infatti, sono apparse alcune app, principalmente con funzione di teleassistenza medica, che permettono agli utenti risultati positivi al virus, oppure a soggetti con particolari sintomi, di essere assistiti durante la degenza, come ad esempio nel Lazio (LazioDrCovid), in Basilicata (SOS Covid-19) oppure in Sicilia (Sici- liaSicura). Tuttavia, in alcuni casi la app svolge analisi statistiche ed epidemiologiche, come avviene in Lombardia (AllertaLOM: su cui si veda Carullo, 2020), oppure un’attività molto simile al tracciamento come in Veneto (Zero Covid Veneto) o in Sardegna (SardegnaSi- cura) (Il Sole 24 Ore, 12 maggio 2020, 27 giugno 2020). Infine, si pensi alla possibilità di falsi positivi e negativi connessa all’utilizzo da parte della app del sistema Bluetooth low energy, che spesso è “influenzato” da ostacoli vari: ad esempio, si potrebbe verificare un falso negativo quando le persone sono a una distanza inferiore a quella consentita, ma i terminali percepiscono come ostacolo/bar- riera il corpo dello stesso individuo o la borsa in cui quest’ultimo conserva lo smartphone (Sassano A., Persia S., Frullone M. et al., 2020), oppure potrebbe riscontrarsi un falso positivo se due persone che hanno attivato la app si trovano a meno di un metro, ma sono fisicamente divise da una parete porosa (Saetta, 2020).

Motivazioni psicologiche – Alla base della “resistenza” nei con- fronti della app, potrebbero esservi delle motivazioni di carattere emotivo: nonostante Immuni possa essere percepita come app “og- gettivamente utile”, i cittadini potrebbero non scaricarla per il timo- re di una “sorveglianza governativa”, a causa di dubbi sulla sicurezza della app (si pensi, ad esempio, anche al data breach avvenuto ad aprile 2020 ai danni dell’Istituto Nazionale della Previdenza Socia- le) o dello stato di ansia all’idea di poter essere contagiati e del pos- sibile conseguente stigma sociale associato alla positività (Altmann, Milsom, Zillessen et al., 2020). Le motivazioni che impediscono di scaricare la app potrebbero anche essere riconducibili a veri e propri bias (Jolls, Sunstein e Thaler, 1998). Ad esempio, a causa di un bias molto diffuso, quello dell’inerzia o comunque della procrastinazio- ne, gli esseri umani tendono a rinviare il download della app nel tempo: pertanto, i cittadini non si attiverebbero per scaricare Im- muni (Samuelson e Zechauser, 1988; Madrian e Shea, 2001; Came- rer, Issacharoff, Loewenstein et al., 2003). Ancora, potrebbe essere coinvolto anche il bias dell’ottimismo, per cui gli esseri umani sono portati a pensare che eventuali effetti negativi non si verificheranno per loro, ma solo per gli altri (Sunstein, 2001): un soggetto potrebbe

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I problemi della app Immuni e le indicazioni delle scienze comportamentali

non scaricare l’app, sottovalutando la possibilità di poter contrarre la malattia e contagiare gli altri. Un’ulteriore criticità è inoltre rap- presentata dal mancato tentativo, soprattutto da parte della politica, di introdurre la norma sociale del “download di Immuni”, come è invece avvenuto con altre regole quali il distanziamento sociale, il lavaggio delle mani e l’uso della mascherina, per cui il ruolo dei po- litici e della comunicazione pubblica può essere molto significativo (Sunstein, 2020a).

La trasparenza di Immuni (presa sul serio) – Generalmente, le tecnologie impiegate dai pubblici poteri si caratterizzano per la scar- sa trasparenza e intelligibilità del codice sorgente o della logica ad esso sotteso, come l’algoritmo usato dal Ministero dell’Istruzione per la mobilità dei docenti (Consiglio di Stato n. 2270/2019; Avanzi- ni, 2019), la piattaforma Parcoursup che determinava l’assegnazione all’università degli studenti francesi (Conseil d’Etat n. 427916/2019) e l’algoritmo statunitense per “valutare” il rendimento degli inse- gnanti (Brauneis e Goodman, 2018). Non è un caso, dunque, che proprio a causa della natura di black box degli algoritmi (Pasquale, 2015) il Garante della Privacy abbia richiesto, al fine di autorizzare il rilascio di Immuni, una più puntuale descrizione dell’algoritmo, dei suoi parametri di configurazione e delle assunzioni effettuate; inoltre, ha chiesto di renderlo disponibile per la comunità scientifica e di informare correttamente gli utenti sulla possibilità che la app generi notifiche di esposizione che non riflettono l’effettiva condi- zione di rischio (provvedimento n. 95/2020). Il codice sorgente di Immuni è oggi pubblico e disponibile online (https://github.com/im- muni-app). Tuttavia, non sembra essere accessibile, nella misura in cui, ad esempio, fa riferimento a linguaggi di programmazione di cui il cittadino medio potrebbe non essere a conoscenza. Inoltre, se si pensa alla trasparenza di Immuni “in senso lato”, si può osservare come molte delle informazioni “ufficiali” relative al funzionamento della app (numero di focolai sventati, numero di notifiche inviate ecc.) siano accessibili solo da ottobre 2020 con la pubblicazione del- la dashboard sul sito di Immuni (prima di allora riportate da fon- ti prevalentemente giornalistiche), ma veicolate in modo piuttosto “asettico”.

3. Per un approccio “behavioural” alle app di contact tracing

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