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La trasmissione orale della fiaba, ossia il racconto narrato dai genitori al bambino, passa attraverso il potere evocativo della parola e la sonorità di una voce familiare, capaci di affondare nell‟interiorità del soggetto sino ad aprire le porte all‟immaginazione46

.

L‟esperienza della fiaba in età scolare, quando sono gli stessi occhi del bambino a scorrere fra le righe di un testo, offre un‟esperienza ancora più intima ed emozionale. La lettura, come suggerito da Maria Chiara Levorato, è un processo determinato da una dimensione affettivo-emotiva, oltre che dalla sfera della cognizione. In effetti, trae motivazione dal piacere – in particolare, il piacere dell‟incontro con la realtà simbolica – ed è attraversata da due tipi di emozioni, le “fictional emotions” legate al contenuto della narrazione, da un lato, e le “emozioni dell‟artefatto simbolico” in rapporto al valore estetico del racconto, dall‟altro: si tratta della distinzione – funzionale soprattutto a livello teorico – fra la posizione del lettore “in quanto partecipe di una particolare vicenda vissuta da particolari personaggi e le sue emozioni in quanto fruitore del prodotto simbolico

46

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. In qualità di esperienza emotiva, la lettura implica la risposta partecipativa del soggetto: empatia ed identificazione con i personaggi coinvolgono il lettore in un fenomeno tale per cui “quando leggiamo è come se non fossimo più noi stessi seduti in poltrona con il libro in mano, perché possiamo provare le esperienze e le emozioni di qualcun altro, esperienze che a noi sono negate o precluse, che temiamo, e pensiamo di poter vivere solo in forma vicaria”48

. Entrare in empatia con una situazione altrui significa sentire dentro di sé quelle emozioni e stati d‟animo, in una sorta di fusionalità che apre alla risonanza dell‟alterità, senza tuttavia cancellare le linee che demarcano i confini della personalità. Dunque, l‟empatia richiede “paradossalmente due capacità contrarie, la differenziazione e la fusione e va intesa come una identificazione transitoria finalizzata a comprendere il diverso da sé”49

. Sulla base di tali premesse, possiamo riconoscere che la possibilità di sperimentare l‟empatia sia offerta al bambino dalla personale lettura delle fiabe, attraverso la mediazione linguistica50 e la facoltà del role taking (ossia l‟assunzione del ruolo altrui). Questa capacità, che sorge intorno ai quattro anni per continuare a svilupparsi nell‟arco della vita in corrispondenza della maturazione psicologica del soggetto, conduce il bambino ad identificarsi con l‟eroe della storia, ad entrare con l‟immaginazione nella sua condizione affettiva. È dimostrato, infatti, che l‟identificazione – alla cui base sta una capacità di giudizio morale – avviene solitamente nei confronti del personaggio portatore di valori positivi ed altruistici,

47

M. C. Levorato, Le emozioni della lettura, Il mulino, Bologna, 2000, p 152.

48

Ivi, p 198.

49

E. Calamari, Soggettività in relazione, ETS, Pisa, 2013, p 210.

50 La partecipazione emotiva del lettore è mediata simbolicamente dal linguaggio, e questo permette di

cogliere la distanza fra sé e il personaggio, il quale non è fisicamente presente, ma solo immaginato. Va sottolineato, inoltre, che “il linguaggio non è completamente trasparente alla realtà che rappresenta” (come ricorda Levorato in Le emozioni della lettura, Il Mulino, 2000, p 208): vi è una rappresentazione semantica, che richiede l‟attivazione di appropriati sistemi di conoscenze e comprensione.

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e questo vale anche nell‟approccio alla lettura da parte dell‟infanzia. A titolo di esempio, Levorato in Le emozioni della lettura cita la ricerca condotta da Paul E. Jose e William F. Brewer nel 1984, intitolata The development of story liking:

character identification, suspense, and outcome resolution, sulla capacità di

identificazione rispetto ai personaggi letterari, in bambini del secondo, quarto e sesto anno della scuola dell‟obbligo (statunitense). Dai risultati della ricerca emerge una predilezione ad entrare nei panni delle figure giudicate positivamente e tali da suscitare desideri di emulazione, come spiega Levorato:

Èstata confrontata l‟identificazione con personaggi della stessa età o di diversa età, dello stesso o dell‟altro sesso, con personaggi positivi e negativi che è emerso che con lo sviluppo aumenta la tendenza a provare interesse per storie con protagonisti positivi, a sentirsi simili ad essi e a identificarsi. Più che dall‟età e dal sesso, l‟identificazione dipende soprattutto dal fatto che il personaggio sia percepito come positivo e dunque sembrano essere coinvolte le rappresentazioni relative al Sé, e in particolare al Sé ideale: più ancora che con persone che oggettivamente somigliano loro, i bambini si identificano con persone cui desiderano assomigliare.51

Da quanto sin‟ora detto, si può dedurre il carattere formativo della narrazione, in accordo con la seguente affermazione:

Il fatto che anche nei bambini si manifesti la identificazione con il personaggio positivo fa riflettere su una importante funzione della narrazione, una funzione poietica, che riguarda la

formazione della persona e che consiste nel fornire dei modelli, attraverso i quali il lettore

arricchisce la propria esperienza, mette in gioco se stesso e si confronta con gli ideali forniti dalla narrativa. 52

Una tale possibilità formativa – individuabile nella capacità di indurre nel soggetto una riflessione costruttiva su di sé, che lo connetta con il giudizio di un‟etica positiva e di qualità desiderabili – insieme al piacere suscitato da

51

M. C. Levorato, Le emozioni della lettura, cit. p 226.

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un‟esperienza di coinvolgimento emotivo, costituisce un tratto rilevante della lettura, sulla base del quale, forse, è opportuno promuovere la diffusione dell‟esercizio di questa attività presso qualsiasi generazione, ma in particolare per quella dei bambini, spronandoli alla riscoperta delle qualità ed opportunità del testo scritto.

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Capitolo 2. Il mondo incantato di Bruno Bettelheim: il