STATO E ANDAMENTO DEL
ESPERTO PER LA SICUREZZA - ARGENTINA
L’Argentina, il Paese “più italiano” al di fuori dell’Italia, si conferma, anche nel 2021, una delle principali nazioni di transito della cocaina diretta in Europa occidentale e Africa. Secondo i dati delle agenzie di settore, del Ministero della Sicurezza e delle quattro principali Forze di Polizia della Repubblica Federale, il secondo anno di pandemia ha fatto registrare in Argentina un aumento del consumo di droghe da parte della popolazione e un significativo aumento dei sequestri di sostanze stupefacenti, in particolar modo, di cocaina e di droghe sintetiche (rispettivamente +42% e +41%) e, in quantità minore, di marijuana (+13%).
Il principale punto di ingresso della marijuana in Argentina, Paese dai più estesi confini terrestri del mondo dopo quelli di Canada-Stati Uniti e Russia-Kazakistan, è individuato, per il 90% dei rinvenimenti, nella problematica zona della Triple Frontera, area di intrecci criminali internazionali, alla quale è dedicato uno specifico approfondimento.
Punti di ingresso della cocaina nel Paese andino sono stati individuati lungo il confine nord ovest con la Bolivia. Si tratta non solo di camminamenti terrestri illegali, ma anche di voli aerei clandestini a bassa quota, con aviolanci di carichi di droga in punti difficilmente accessibili alle forze di sicurezza, ovvero di atterraggi su piste clandestine ricavate tra la vegetazione dell’impervia area, nonché di partite di sostanze stupefacenti introdotte attraverso l’esteso sistema fluviale, di circa 3.800 km, conosciuto con la denominazione di Hidrovía. Proprio in ordine a quest’ultima via d’accesso, per ammissione delle stesse autorità locali, il controllo dell’area appare estremamente difficile, tenuto conto che tale corso d’acqua, per molti tratti navigabile, attraversa Brasile, Paraguay, Argentina e Uruguay e sfocia nell’Oceano Atlantico meridionale, in un’area in cui sono presenti numerosi grandi porti commerciali (tra cui i principali interporti di Buenos Aires in Argentina e Montevideo in Uruguay).
Le merci spedite su navi e chiatte portacontainer, in virtù di una normativa doganale del MERCOSUR (il mercato comune dell'America meridionale), tesa a facilitare il commercio dell’area latino americana, non sono soggette a controllo fino al porto di destinazione, anche se quest’ultimo si trova in Europa, ad eccezione di eventuali ispezioni mirate connesse ad attività investigative giudiziarie.
È in questo scenario che la Procuraduría de Narcocriminalidad Argentina PROCUNAR sta indagando sul “non controllato” trasbordo e transito nel porto di Buenos Aires del più grande carico di cocaina della storia europea, 16 tonnellate, sequestrato in Germania nel porto di Amburgo nel febbraio 2021, dopo essere partito dal porto di Asuncion in Paraguay.
In parallelo, la Dirección General de Represión al Tráfico Ilícito de Drogas DGRTID della Policia Nacional uruguaiana, unitamente alla Secretaría Nacional Antidrogas SENAD del Paraguay e alla locale Autorità Giudiziaria specializzata, stanno svolgendo indagini su diversi ingenti sequestri, effettuati nel porto di Montevideo, di cocaina diretta in Europa, anche a bordo di compagnie cargo italiane. Si evidenziano, al riguardo, le informazioni della DGRTID, dalle quali emergono chiaramente i crescenti interessi delle organizzazioni di narcotrafficanti alla rotta uruguaiana. La tendenza dei sequestri di cocaina è in forte aumento rispetto all’anno precedente (+54%) e il dato risulta decisamente più significativo, se si tiene in considerazione l’incremento dei sequestri di cocaina avvenuti in Uruguay rispetto al 2017 (+1.713%).
In relazione a queste dinamiche, entra in scena come protagonista del narcotraffico transnazionale la Repubblica del Paraguay. Tale Paese è non solo il maggior produttore di marijuana del Continente sud-americano e luogo di transito del più consistente contrabbando di sigarette dell'emisfero occidentale, ma anche la principale rotta del traffico di cocaina proveniente dalla Colombia, dalla Bolivia e dal Perù.
I flussi sono anche agevolati dalla totale assenza nel Paese di radar per il rilevamento aereo, che rende il traffico di droga a bordo di aeromobili clandestini, da Bolivia e Perù, una delle principali e rapide tecniche di ingresso della cocaina in Paraguay e dalla presenza di soli 2 scanner merci presso il principale porto fluviale, situato lungo l’Hidrovia, di Asuncion La Villeta, solo di recente riparati, dopo anni di non funzionamento e utilizzati esclusivamente a campione, vista l’immensa mole di traffico merci nella citata rete fluviale. La presenza, infine, di diversi laboratori clandestini nell’area di confine a nord ovest con la Bolivia, lascia ipotizzare che il Paese abbia anche un ruolo, di paese produttore di stupefacenti.
Nell’ultimo anno la Direzione, alla luce di una serie di convergenze investigative, che coinvolgono anche Uruguay, Argentina e Brasile, e sulle quali vige il massimo riserbo in ragione delle attività di indagine ancora in corso, ha puntato i riflettori su questa particolare area, che si inserisce nello scacchiere del narcotraffico verso l’Europa, come un’importante e strategico crocevia. Dall’incrocio dei dati forniti dalla Secretaría Nacional Antidrogas del Paraguay SENAD, in merito ai rinvenimenti di cocaina effettuati nel Paese e destinati al Vecchio Continente, è stato possibile ricostruire un allarmante quadro informativo, in relazione ai sequestri avvenuti presso i principali porti dell’Europa, nel quale si evidenzia, che, tra la fine del 2020 e la fine del 2021, sono stati intercettati circa 44.000 kg di cocaina partiti dal Paraguay.
Da anni, la Triple Frontera è considerata un "punto caldo" per le attività criminali, che vanno dal rilevante traffico di droga ed armi, al contrabbando di merci, al furto di proprietà intellettuale, alla falsificazione di documenti e denaro.
La zona è considerata un centro di riciclaggio di denaro per il finanziamento della criminalità organizzata. La vicinanza di tre città al valico di frontiera, Foz do Iguaçu in Brasile, Ciudad del Este in Paraguay e Puerto Iguazú in Argentina, facilita le attività illecite, la presenza di organizzazioni criminali e di gruppi terroristici, che sfruttano le "vulnerabilità delle pubbliche amministrazioni locali".
A queste informazioni, si intrecciano vicende ricollegabili alla più potente organizzazione criminale italiana nell’area, la ‘ndrangheta, e le sue connessioni emerse negli ultimi anni in Sud America.
Le indagini concluse testimoniano le interconnessioni degli interessi criminali dell’organizzazione mafiosa calabrese. In proposito, è possibile collegare alcuni significativi eventi, come l’arresto, presso la Triple Frontera, nel settembre del 2014, del boss di ‘ndrangheta Pantaleone Mancuso, fermato con al seguito 140.000 dollari in contanti, ovvero la detenzione in Brasile del Boss Nicola Assisi e del figlio Patrick, legati alla ‘ndrangheta torinese, che viaggiava costantemente in Paraguay con un passaporto Argentino sotto falsa identità ed era coinvolto in traffici di droga con il Primeiro Comando da Capital. Quest'ultima è la più grande organizzazione criminale brasiliana, con circa 35.000 membri a livello internazionale, le cui principali aree di attività sono San Paolo e proprio la Triple Frontera. Al riguardo, si possono aggiungere i contatti dei tre latitanti di ‘ndrangheta, arrestati in Argentina durante l’Operazione contro il narcotraffico internazionale “MAGMA”, coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, nel luglio 2020, con il "Super Boss" di ‘ndrangheta Rocco Morabito, arrestato per la prima volta in Uruguay dopo 24 anni di latitanza, alla fine del 2017. Riuscito a fuggire rocambolescamente dal carcere di Montevideo, meno di due anni dopo, grazie ad una rete di corruzione, tuttora oggetto di indagine da parte dell’Autorità Giudiziaria Uruguaiana, Morabito è stato definitivamente arrestato, in Brasile, lo scorso maggio, insieme ad un altro latitante narcotrafficante di ‘ndrangheta, Vincenzo Pasquino.
Dall’analisi operativa effettuata nell’area del Sud America, emerge chiaramente come l’invio di droga verso le principali rotte internazionali citate non potrebbe avvenire senza la presenza di
Argentina, sequestro di 120 kg di cannabis - agosto 2021
una efficiente struttura criminale, in grado di assicurare la logistica necessaria per tutte le attività richieste da questo traffico transnazionale: produzione, stoccaggio, lavorazione, trasporto nazionale e internazionale. Esaminando le convergenze info-investigative emergenti, è verosimile ritenere che la ‘ndrangheta possa avere interessi malavitosi interconnessi con altre organizzazioni criminali nell’area compresa tra Paraguay, Argentina, Uruguay e Brasile.
A completamento dell’analisi del narcotraffico nella Regione Latino Americana, si riporta la situazione del Paese al di là della Cordigliera delle Ande, la Repubblica del Cile, ove il Report
“Principali tendenze e minacce 2021 del narcotraffico in Cile” della Fiscalia Especializada en tráfico ilícito de estupefacientes y sustancias psicotrópicas, segnala la tendenza in diminuzione del traffico di cocaina e un aumento del traffico di marijuana. Nello specifico, si apprende un cambio delle rotte di approvvigionamento, con l’aumento dell’importazione di stupefacente proveniente dalla Colombia e la contestuale diminuzione del traffico di marijuana proveniente dal Paraguay, che presenta una minore concentrazione di THC (5%, contro 37%) rispetto a quella colombiana. Il sequestro di 932 kg di cocaina, partita verosimilmente dal Cile, nascosta in confezioni di molluschi, avvenuto a novembre 2020 nel porto di Gioia Tauro, fa ritenere possibile che la ‘ndrangheta possa avere costituito una propria rete di contatti anche in quest'ultimo Paese.
Africa
Da molti anni, ormai, l’Africa rappresenta, per le organizzazioni criminali internazionali, un vasto hub di ricezione e stoccaggio della cocaina, che alimenta il mercato europeo. I quantitativi di cocaina sequestrati nei diversi Paesi africani, dal 2018 al 2019, sono quasi quadruplicati e il loro aumento si avvicina alle 8 volte se comparato al 2009, raggiungendo il livello record di circa 13 t (cioè lo 0,9%
sul totale mondiale). Nel 2019, all’incirca 11,1 t di cocaina (86% della cocaina ivi intercettata) sono state sequestrate in Paesi dell’Africa centrale ed occidentale, in particolare a Capo Verde (11 t), seguiti da Paesi del Nord Africa, in particolare in Marocco (1,5 t). Solo lo 0,2% del totale di cocaina sequestrato nel continente africano è stato segnalato da Paesi dell’Africa meridionale e lo 0,05% da Paesi dell’Africa orientale. Secondo l’UNODC, inoltre, i dati sui sequestri riportati dai Paesi africani sono la minima parte del reale volume dei traffici, ipotizzando, nel 2019, quantitativi di cocaina sequestrati in questo continente vicini alle 17 t130.
130 UNODC, WDR 2021, Booklet 4, pag. 20, cit.
Singoli sequestri di cocaina eseguiti in Africa, 2018-2020
Fonte: UNODC, Drugs Monitoring Platform
I sequestri di cocaina eseguiti nel 2021 in Marocco (quasi due tonnellate a fronte dei 136 kg dell’anno precedente) hanno confermato come il Regno stia divenendo in misura sempre più crescente un hub e una piattaforma privilegiata per il transito di tale droga dall’America Latina verso i Paesi europei, (oltre a rifornire il mercato nazionale). In particolare, la cocaina attraverserebbe il Marocco nei container o trasbordata da navi in alto mare, per poi giungere in Spagna avvalendosi delle rotte e delle organizzazioni criminali già dedite al traffico di cannabis. Particolarmente significativo, a riguardo, il sequestro effettuato a fine anno al porto di Tanger-Med, che ha portato alla scoperta di 1,35 t di cocaina all’interno di un container proveniente dal Brasile e diretto ai porti di Anversa (Belgio) e Portbury (sud dell’Inghilterra)131.
Nel 2020, anno della pandemia da COVID-19, il traffico di cocaina che è passato per l’Africa (prevalentemente attraverso i Paesi dell’Africa occidentale) è andato avanti imperturbabile e i sequestri di tale sostanza, in transito o in partenza per altre destinazioni, evidenziano il suo ruolo preminente nell’ambito del mercato globale della cocaina.
Il principale Paese di provenienza della cocaina che giunge in Africa sembra essere il Brasile, forse a causa delle sue infrastrutture commerciali o dei legami linguistici con alcuni Paesi africani. Nel periodo 2015-2019, il Brasile è stato il Paese maggiormente segnalato (nel 47% dei casi) dalle autorità dei diversi Stati africani quale luogo di provenienza, partenza o transito della cocaina sequestrata, mentre la Colombia, ad esempio, era presente nel 16% dei casi, il Perù nel 7% e il Messico e il Venezuela nel 4% dei casi.
Le spedizioni provenienti prevalentemente dal Brasile via mare (a mezzo container), ma anche via aerea (corrieri ovulatori), sono dirette in Africa per poi essere trasbordate e movimentate verso altre destinazioni per lo più europee (ad esempio verso il Belgio, l’Olanda, l’Italia, la Spagna, la Francia e il Portogallo), benché, negli ultimi due anni, siano anche state raggiunte l’Asia e l’Oceania132. Le organizzazioni transnazionali trovano qui terreno fertile per portare avanti i propri traffici illeciti, intrecciando quello di stupefacenti con quello di esseri umani e armi. Spesso ‘ndrangheta e camorra risultano essere gli acquirenti-destinatari finali della merce, come testimoniato, ad esempio, dagli arresti di cittadini italiani e ivoriani, effettuati nell’ambito di un vasto traffico di cocaina proveniente dal Brasile, avvenuto a settembre 2018, che ha portato al sequestro di 1,2 t di cocaina presso il porto di Santos, vicino San Paolo del Brasile133.
La Costa d’Avorio, che non risulta essere Paese produttore di sostanze stupefacenti (a parte la marijuana, ma in misura limitata), è, invece, sicuramente, luogo di transito di tutte le droghe verso i mercati illeciti europei. Il 2020 è stato caratterizzato dal sequestro, effettuato ad Abidjan, di 411 kg di cocaina, nell’ambito di un’operazione congiunta tra la Marina ivoriana e le Forze di Polizia di Spagna, Francia, Regno Unito e Portogallo, con il coordinamento del MAOC-N.
Le attività degli ultimi anni confermano la centralità del golfo di Guinea (Costa d’Avorio, Guinea, Guinea Bissau, Gambia, ma anche Ghana, Benin, Togo e Nigeria) nelle rotte della cocaina sudamericana verso l’Europa134.
In particolare, la Guinea-Bissau rappresenta, ancora oggi, uno degli hub africani della cocaina proveniente dalla Colombia, dalla Bolivia, dal Venezuela, dal Brasile con l’ausilio di piccoli aerei
131 E.S. Marocco, Relazione Annuale 2021.
132 UNODC, WDR 2021, Booklet 4, pag. 29, cit.
133 Ibidem.
134 E.S. Costa d’Avorio, Relazione Annuale 2020.
Schema di traffico internazionale – gruppo criminale smantellato dopo il sequestro di cocaina avvenuto a Santos – rotta della droga
Fonte: UNODC, WDR 2021, booklet 4, pag. 31; José Claudio Pimentel, Portale brasiliano informazioni e notizie G1, Globo.
com, 16.7.2019
Cessna, navi mercantili e velieri. La corruzione endemica, la povertà estrema e il vuoto normativo hanno attirato i cartelli sudamericani e messicani verso la Guinea Bissau, ex colonia portoghese. Se le rotte scelte dai narcotrafficanti si adeguano in base al cambiamento degli equilibri politici e della stabilità dei Paesi, proprio l’instabilità politica, nella stessa Guinea Bissau e nel Mali, ha fatto sì che questi due territori fossero particolarmente interessanti per i sodalizi sudamericani135.
Secondo il Global Synthetic Drugs Assessment 2020 dell’UNODC, oltre alla sopra menzionata opiodemic scoppiata negli Stati Uniti, che ha causato migliaia di decessi per overdose da fentanil, vi è un’altra sfida da affrontare: l’uso non medicale del tramadolo136, con i più ingenti quantitativi di tale oppioide sintetico sequestrati proprio in Africa Occidentale, Centrale (Nigeria, Benin, Costa d’Avorio e Niger), Settentrionale (Egitto, Marocco e Sudan) e nel Vicino e Medio Oriente (Giordania ed Emirati Arabi Uniti). Circa la metà di tutti gli stati africani, ha riportato consumo non medicale, sequestri o traffici di tramadolo137 e, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019, le sub-regioni dell’Africa occidentale e centrale e il Nord Africa hanno insieme registrato circa l’88% dei quantitativi totali di tramadolo sequestrato a livello mondiale138. La Nigeria, da sola, ha intercettato il più grosso quantitativo di tramadolo a livello globale (96 t); dal 2017 la NDLEA (Agenzia Federale Antidroga) ha comunicato di aver sequestrato circa 800 milioni di compresse di tramadolo, prodotte in India (questo Paese africano è il più forte importatore di tramadolo dall’India)139.
Anche altri Stati, come ad esempio il Benin, hanno visto ingenti sequestri di tramadolo nella prima metà del 2019, evidenziando che il traffico di tale sostanza su vasta scala è molto vivace in questa regione. In Ghana, le autorità hanno riferito che l’importazione illegale e l’uso dell’oppioide sintetico sono in aumento: ad agosto 2019, sono state sequestrate 100.000 capsule e compresse contenenti questo analgesico. In Egitto, dove sussiste un rigido controllo a livello nazionale già dal 2012, sono
135 E.S. Senegal, Relazione Annuale 2020.
136 In particolare nel periodo 2013-2018, i sequestri di tramadolo a livello mondiale si sono attestati dalle 9 alle 125 t.
137 UNODC, Global Smart Drugs Assessment, 2020.
138 UNODC, WDR 2021, booklet 3, pag. 103.
139 INCSR 2021, Vol. I, Drug and Chemical Control, marzo 2021.
Principali rotte del traffico di cocaina che emergono dai sequestri segnalati, 2015-2019
Fonte: UNODC – WDR 2021, booklet 4
state intercettate oltre 231 milioni di compresse nel 2017140 mentre, nel 2019, le autorità del Paese hanno riferito una diminuzione dell’86% dei sequestri di tramadolo, probabilmente riconducibile alle nuove leggi in vigore in Cina e in India, che ne hanno regolamentato le esportazioni141.
Negli ultimi anni, si è notato altresì un aumento dei quantitativi di metamfetamina sequestrati e del numero di Paesi che hanno segnalato sequestri di tale sostanza, in special modo in Africa occidentale e meridionale. Nel 2018, sono stati segnalati 13 laboratori clandestini per la produzione di metamfetamina in questa parte del continente, nei quali l’efedrina e la pseudo-efedrina erano utilizzati come precursori principali nei processi di sintesi142. Dal 2019, quale elemento di novità, la produzione interna di metamfetamina è stata affiancata dall’importazione dall’Afghanistan.
Attualmente, questa sostanza viene introdotta in Sud Africa lungo due rotte di approvvigionamento principali: la prima, interna, che parte dalla Nigeria ed è utilizzata da sodalizi criminali autoctoni;
la seconda, che ha origine in Afghanistan, segue le tradizionali rotte dell’eroina ed è controllata da organizzazioni criminali pachistane che movimentano la metamfetamina insieme all’eroina, dal Sud Ovest Asiatico (Afghanistan, Pakistan), prevalentemente via mare. La metamfetamina afgana importata in Sud Africa è, invece, il prodotto di sintesi ottenuto dalla trasformazione degli alcaloidi contenuti nella pianta di efedra143. Nel 2020, vi è stato un aumento di sequestri di metamfetamina nella regione dell’Oceano Indiano occidentale, anche a largo delle coste dell’Africa meridionale, e di spedizioni miste, cosiddette in tandem, di metamfetamina ed eroina afgana, occultate a bordo di imbarcazioni con equipaggi composti da cittadini pachistani e iraniani144.
Il Sudafrica rimane il mercato di destinazione principale della metamfetamina all’interno della regione e sembrerebbe che sia anche il punto di partenza di carichi di questa sostanza diretti verso i Paesi dell’Unione Europea, dell’Asia orientale e dell’Oceania. In questo caso, appare probabile che la metamfetamina venga movimentata da siti di produzione nigeriani (spesso supportati da gruppi criminali cinesi e da cartelli messicani) collocati in Africa occidentale, passando per i Paesi dell’Africa orientale e meridionale, via aerea.
140 UNODC, Global Smart Update, The growing complexity of the opioid crisis, vol. 24, ottobre 2020.
141 INCSR 2020, Vol. I, Drug and Chemical Control, marzo 2020; UNODC, WDR 2021, booklet 3, cit.
142 UNODC, WDR 2021, booklet 4, pag. 49, cit.
143 UNODC, WDR 2021, booklet 4, pag. 59, cit.; GITOC, A Synthetic Age – The Evolution of Methamphetamine Markets in Eastern and Southern Africa, pag. 9; EMCDDA, Emerging evidence of Afghanistan’s role as a producer and supplier of ephedrine and methamphetamine, novembre 2020, pag. 23.
Quantità annue sequestrate, 2010-2019
Quantitativi di tramadolo sequestrati a livello mondiale, per regione, 2010-2019
Fonte: UNODC – WDR 2021, booklet 3, pag. 104
Quantità medie sequestrate, 2015-2019
L’Africa meridionale è, quindi, inevitabilmente diventata un punto di snodo nella catena di approvvigionamento della metamfetamina a livello globale, che collega i cartelli messicani ad ovest e le province talebane dell’Afghanistan ad est. È pure molto probabile che i mercati delle droghe sintetiche di questa regione continueranno ad espandersi e che la produzione su vasta scala, posta in essere nel Sud Est Asiatico, raggiunga, a breve, le coste africane, come ha evidenziato nel mese di luglio 2020, un flusso di metamfetamina proveniente dalla Malesia (ma prodotta nei laboratori di tipo industriale presenti in Myanmar), che sarebbe giunto sulle coste del Sud Africa145.
Nel Continente africano, infine, numerosi Paesi, oltre ad essere produttori di cannabis, sia marijuana sia hashish (in particolare quelli del versante occidentale ed il Sudafrica), emergono quali aree di partenza di tale sostanza destinata ai mercati dei Paesi limitrofi ed a quelli europei. Con riferimento alle diverse tipologie di coltura, risultano essere, in generale, più largamente diffuse le coltivazioni all’aperto rispetto a quelle “indoor”. Mentre la produzione di marijuana avviene nella quasi totalità dei Paesi del mondo, quella dell’hashish rimane concentrata in Medio Oriente, nel Sud-Ovest Asiatico (Afghanistan, Pakistan e Libano) e nel Nord Africa. Nel continente africano, ad oggi, non è stata segnalata l’esistenza di coltivazioni di cannabis indoor146. Si evidenzia, inoltre, che il traffico di marijuana continua ad essere infra-regionale; anche in Africa, i Paesi hanno segnalato che la marijuana sequestrata proviene principalmente da o è diretta verso altri Paesi della stessa regione.
L’hashish sequestrato a livello mondiale proviene prevalentemente dal Nord Africa, in particolare dal Marocco, che, oltre ad avere il primato mondiale per produzione della cosiddetta resina di cannabis, è presente in oltre un quinto di tutte le segnalazioni
L’hashish sequestrato a livello mondiale proviene prevalentemente dal Nord Africa, in particolare dal Marocco, che, oltre ad avere il primato mondiale per produzione della cosiddetta resina di cannabis, è presente in oltre un quinto di tutte le segnalazioni