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Etnocidio: economicamente più conveniente

2.3. Dal genocidio all’etnocidio

2.3.3. Etnocidio: economicamente più conveniente

Dopo aver chiarito cosa si intenda realmente con il termine etnocidio e genocidio è bene spiegare il perché di questo cambio di direzione del governo americano.

Innanzitutto la resistenza delle tribù indiane dell’ovest complicava non di poco la situazione, e le “guerre indiane” gravavano sul bilancio federale. Di fatto la politica di sterminio adottata fino a quel momento iniziò ad essere troppo dispendiosa.27

Nel 1871 il Congresso decise di privare di personalità politica le tribù e considerò gli indiani non adatti per assumere la cittadinanza americana, e certamente questa decisione appare palesemente ridicola: proprio loro, i nativi.

Un senatore dichiarò: “non c’è una sola alternativa per gli indiani: o cambiare il loro modo di vivere, o che muoiano!”.

Quindi l’uccisione culturale viene data come alternativa alla loro distruzione fisica, quasi come se si dovesse ringraziare il Governo per questa opportunità data loro.

L’amministrazione della riserva fu affiata al “Bureau of Indian Affairs”28, che

rimpiazzò la tipica organizzazione tribale: gli agenti del BIA infatti, facevano appello a giovani indiani acculturati, interessati ad assimilarsi e ad ottenere importanti incarichi nella riserva.29

In tal modo capi e anziani persero ogni autorità e prestigio.

27 Fiorentino D., Le tribù devono sparire. La politica di assimilazione degli indiani negli Stati Uniti D’America,

Carrocci, Roma, 2001

28 Il Bureau of Indian Affairs (BIA) è un'agenzia del governo federale degli Stati Uniti, facente parte del

Dipartimento degli Interni. Era in realtà stata creata come divisione all’interno del Ministero della Guerra nel 1824. Ad oggi è responsabile dell'amministrazione e della gestione di 55.700.000 acri (225.000 km2) di terreno posseduto dagli Stati Uniti per i nativi americani e dell’Alaska. Il BIA serve

566 tribù riconosciute dal Governo Federale.

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Questo smantellamento delle figure dei capi, più che altro di tutti gli anziani, era un percorso già iniziato molto prima, ad esempio nel 1830 nel Mississipi, furono varate le leggi di assimilazione, che tra le varie cose prevedevano che chiunque si fosse fregiato del titolo di “capo” sarebbe stato punito con mille dollari di ammenda ed un anno di prigione.30

Altri elementi andarono a discapito delle tribù, come il divieto di disporre del loro territorio e la mancanza di selvaggina, che li rese completamente dipendenti dai bianchi che li rifornivano di viveri.

In effetti dei 3.700.000 bisonti ammazzati dal 1872 al 1874, solo 150.000 furono i capi abbattuti dagli indiani per il sostentamento di vecchi, donne e bambini, laddove l’uomo bianco annientava per sport e prendeva solo la pelle e la lingua, che opportunamente salmistrata, costituiva una leccornia esotica per gli sfarzosi ristoranti delle città dell’est; le pelli vendute nel 1871 a 3,50 dollari l’una sulla piazza di Dodge City, la Wall Street del commercio di bisonti, erano crollate a 50 centesimi l’una appena due anni dopo, nel 1873. Il fetore delle carcasse ammorbava letteralmente migliaia di chilometri quadrati di pianura.

Inoltre le riserve, situate in regioni paludose, montagnose o semiaride rendevano difficoltosa, se non impossibile, la coltivazione.

Nonostante ciò le tribù cercarono di adattarsi alla situazione e tra il 1880-1885 in tutte le riserve le terre erano coltivate.

Vi furono poi veri e propri paradossi, come nel caso dei Comanche e dei Kiowa che nella primavera del 1869 si arresero e venne loro assegnata una riserva presso Fort Sill dove vennero “educati” alla coltivazione. 31

Per i Comanche significava però tornare alle proprie attitudini, giacché prima agricoltori nel Texas, erano stati costretti dall’uomo bianco a diventare cacciatori di bisonti, ed ora di nuovo agricoltori; per i Kiowa invece questo

30 Deloria V. jr., Custer è morto per i vostri peccati. Manifesto indiano. L’occidente a confronto. Jaca Book,

Milano 1972

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cambio di direzione fu un vero e proprio dramma, abituati alla caccia al bisonte ed agli scambi di mais con altre tribù.32

Gli indiani nelle riserve, sottoposti a questa nuova politica di assorbimento culturale, preservarono la loro povertà, ed insieme ad essa mantennero le pratiche comunitarie resistendo all’insegnamento dei missionari, così questo primo tentativo di assimilazione da parte del Governo fallì.

Gli ultimi decenni del XIX secolo furono caratterizzati da un atteggiamento paternalistico degli amministratori, atteggiamento che iniziò a scomparire. I cosiddetti “Christian Reformers” credettero di poter civilizzare gli indiani attraverso l’insegnamento dei valori fondanti del cristianesimo, ma la loro capacità di influenza non portò molti frutti e andò progressivamente svanendo. La prospettiva dei politici del Novecento assunse infatti tratti più laici, legati ad un concetto meno paternalistico della società.

La politica del governo allora cambiò, e si scoprì la necessità di frammentare il tribalismo per rendere gli indiani individui indipendenti, trasformandoli nello spirito e nell’aspetto in uomini bianchi.

Molti ministri americani criticarono però coloro che si preoccupavano eccessivamente di trasformare l’aspetto esteriore degli indiani, costringendoli a tagliare i lunghi capelli o ad indossare abiti euroamericani. La necessità principale infatti era quella di trasformare la loro mentalità e il loro atteggiamento verso la vita: il tribalismo era ormai considerato un male assoluto e qualunque metodo sarebbe stato valido per farlo scomparire. Doveva essere compito del governo favorire il passaggio degli indiani alla civiltà.

Se l’idea di partenza era quella di credere nella possibilità di miglioramento da parte dei nativi delle loro condizioni, un altro era l’elemento che non veniva mai preso in considerazione, ovvero che tale trasformazione

32 Buffarini D., Il sentiero delle lacrime. Gli indiani vol.III°, Edizione biblioteca dell’immagine, Pordenone,

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avvenisse secondo le capacità e soprattutto i tempi richiesti dalla cultura indiana.

Ben presto le divergenze sui modi e sui tempi del processo di assimilazione al quale erano sottoposti gli indiani si acuirono, fino a portare veri e propri scontri politici tra amministratori e riformatori.

Questi ultimi si auguravano la distruzione della solidarietà tribale che teneva invece in piedi le culture autoctone d’America.