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Leonard Peltier: vita da indiano

Leonard Peltier nasce il 12 settembre 1944 nella "Anishinabe (Chippewa) Turtle Mountain Indian Reservation", a Grand Forks, nel Nord Dakota, da una famiglia di 13 fratelli e sorelle; di origine chippewa e sioux2. La famiglia si era trasferita da poco in quella zona per lavorare nei capi di patate.

Sin da subito assaggia l’amarezza della vita nella Riserva, e conosce sin da piccolo la fame e la miseria: dilagava la disoccupazione, la povertà, l’alcolismo.3

Quando aveva solo quattro anni i genitori si separarono e lui, come da tradizione, fu allevato dai nonni paterni, Alex e Mary Peltier.

Leonard Peltier racconta:

“Con l’aiuto degli zii il nonno costruì una piccola fattoria su 40 acri di terra collinosa e piena di cespugli dove avevamo pochi capi di bestiame, cavalli e maiali, e anche dei pulcini. […] Verso il 1950 il nonno decise di trasferire la famiglia nel Montana per cercare lavoro nei villaggi dei taglialegna o nelle miniere di rame. […] Vivevamo in una capanna di legno”4.

Proprio nel Montana Peltier sperimenta sulla sua pelle per la prima volta il razzismo e quei tre ragazzi bianchi che gli urlarono: “Ehi tu, sporco indiano, vattene via!” tirandogli i sassi, segnarono profondamente la sua esistenza. Questa parole ferirono profondamente l’animo di Leonard Peltier, che non ne comprendeva il significato. Proprio a causa di questi tre ragazzini ebbe i primi guai: lanciò anch’egli un sasso ma colpì alla tempia uno dei ragazzi che iniziò a sanguinare.

Dopo quell’avvenimento e le minacce della famiglia del bambino il nonno decise nuovamente di trasferirsi altrove, nel North Dakota.

2 La nonna era Sioux, il padre per tre quarti Ojibwa e un quarto francese. 3 Peltier L., La mia danza del sole. Scritti della prigione, Fazi editore, Roma, 2005

4 Scozza E., Il Coraggio di essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Roma,

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Un semplice e banale episodio tra bambini, ma che dipinge chiaramente un quadro d’insieme che per gli indiani era caratterizzato da minacce, paure, razzismo e discriminazione.

La prima volta che Peltier si recò in città con la nonna, all’uscita da un supermercato fu accusato di aver rubato qualcosa e il proprietario voleva perquisirlo.

“In quel periodo avevo sette-otto anni e cominciai a capire il significato dell’odio e del razzismo. Sembrava che tutti i bianchi ci odiassero e anch’io cominciai ad odiarli”5

Dopo la morte del nonno la situazione economica della famiglia si fece ancora più difficile e il BIA6 consigliò alla nonna di mandarli in un asilo assistenziale o una casa adottiva. Qui rimasero una sola notte, poi la nonna andò a riprenderseli. In autunno però una macchina statale venne per portarli alla scuola Indiana nel North Dakota, e contro questa decisione non poterono fare nulla.

Le condizioni dei piccoli indiani all’interno della scuola era terribile: vittime di razzismo, violenze fisiche e psicologiche, minacce e ogni tentativo valido per cercare di distruggere la loro cultura.

“A scuola noi ragazzi fummo messi in fila come soldati e marciammo verso la camerata. Quando uno era chiamato, veniva portato dal barbiere e rasato a zero come i militari. […] Se dopo la doccia ci rimaneva addosso un po’ di sporco o di pelle squamata , ci facevano girare e ci bastonavano con una riga, poi ci facevano lavare di nuovo.

5 Scozza E., Il Coraggio di essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Roma,

1996, Pag.24

6 Bureau of Indian Affair, ovvero L'Agenzia degli Affari Indiani è un'organizzazione governativa

federale degli Stati Uniti d’America controllata dal Dipartimento degli Interni. È responsabile dell'amministrazione e della gestione di 225.000 km2 di territori destinati alle popolazioni di Nativi americani e dell’Alaska. Un'importante divisione del Bureau of Indian Affairs è l'Agenzia per l’educazione degli Indiani, che si occupa di fornire servizi educativi a circa 48.000 nativi. In passato l'Agenzia aveva anche il compito di occuparsi dei servizi sanitari rivolti ai nativi, ma nel 1954 questa funzione è stata trasferita al Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani.

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Il rumore di un bastone che picchia un bambino, e le sue urla sono qualcosa che mi sconvolgono ancora.[…]”7

Leonard Peltier paragona la scuola ad un luogo militaresco, umiliante e disumano.

Il dramma dei giovani indiani era forte: allontanati dalle famiglie quasi a forza, costretti ad apprendere una lingua sconosciuta e straniera, che provocava loro un trauma non solo psichico ma anche esistenziale con la conseguenza che il tasso di suicidi tra i giovani sotto i 18 anni era il doppio di quello dei coetanei bianchi.

Neppure oggi, come vedremo, la situazione non è poi così diversa.

Appena ebbe le possibilità economiche la madre di Peltier andò a riprendere lui e la sorella.

Negli anni a seguire visse a Grand Forks con la madre e ancora minorenne ebbe la prima esperienza negativa con la legge e subì la prima incarcerazione.

Una notte era freddo, e non avendo nulla con cui scaldarsi, poiché il combustibile era finito, lui ed un vicino si recarono presso il deposito della Riserva Militare e mentre travasavano del gasolio nei bidoni furono sorpresi dai poliziotti: rimase in prigione circa due settimane.

Dopo qualche tempo tornò a vivere con il padre alla Riserva di Turtle Mountain.

Di quegli anni, fatti ancora una volta di fame e povertà Peltier ricorda:

“Quello che mi faceva più male, era lo sguardo negli occhi delle madri e dei padri quando non avevano nemmeno un pezzo di pane per i loro figli”8.

7 Scozza E., Il Coraggio di essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Roma,

1996, Pag. 25

8 Scozza E., Il Coraggio di essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Roma,

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Proprio in questo contesto Peltier partecipa al suo primo incontro indiano e da quel giorno, quando sentì la voce di un anziano che chiedeva di combattere, che chiedeva dov’erano finiti i guerrieri, giurò che avrebbe aiutato per il resto della vita la sua gente.

Promessa che mantenne.

Nel 1958 nuovi problemi con la giustizia: a Turtle Mountain venne arrestato dalla polizia del BIA, dopo la sua prima Danza del Sole, per falsa accusa di ubriachezza, anche se, nessuno durante la cerimonia aveva bevuto.

La Danza del Sole era una pratica, che prevedeva in alcuni casi l’automutilazione, e per questo proibita dal 1904 fino al 1928.

Continuò però ad essere contro la legge anche negli anni a seguire perché non era permesso trafiggersi in profondità come nei tempi passati, perciò queste venivano svolte segretamente.

Era infatti il 1958 quando Peltier venne arrestato con un falso pretesto. Lo scopo, ancora una volta, era punire questa pratica esclusivamente religiosa che caratterizza fortemente la cultura dei nativi.