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Il maxi risarcimento del Governo Obama

4.5. La politica americana nell’ultimo decennio

4.5.4. Il maxi risarcimento del Governo Obama

La Dichiarazione Universale, tentò anche di tutelare i Nativi rispetto al loro diritto di possesso delle terre, e qualora questo non potesse essere applicato, il diritto ad un equo risarcimento:

“I popoli indigeni hanno diritto alla restituzione o, quando questa non sia più possibile, ad un equo risarcimento per le terre, i territori e le risorse che tradizionalmente possedevano, oppure in altra forma occupavano o utilizzavano e che sono stati confiscati, presi, occupati, utilizzati oppure danneggiati senza il loro libero, previo e informato consenso.”61

In tempi recenti, il Congresso degli Stati Uniti sta per approvare un provvedimento che prevede il maxirisarcimento di 3,4 miliardi di dollari per la confisca illegale di terreni avvenuta nel 1880.

In quell’anno gli appezzamenti furono divisi in lotti e i Nativi americani rimasero solo proprietari nominali, visto che lo Stato si riservava ogni diritto di gestione e di sfruttamento delle risorse minerarie, energetiche e naturali, ma anche delle attività imprenditoriali, dando in cambio un compenso, talvolta misero. In sostanza il governo degli Stati Uniti, non ritenendo gli indiani in grado di saper gestire le risorse dei propri territori, si è arrogato ogni diritto sulle loro terre, sottoscrivendo dei contratti di sfruttamento dei pozzi petroliferi in Oklahoma, ad esempio, delle attività immobiliari a Palm Springs e della costruzione di strade in Arizona.

Oltre 400 milioni di dollari all’anno vengono da allora ricavati dallo sfruttamento di quelle terre e finiscono nelle casse del Tesoro.

Negli ultimi cento anni però dagli archivi federali sparirono i dati relativi ad almeno sedici milioni di ettari di terreno, in sostanza il governo non è più in grado di risalire ai proprietari e decise di sospendere il pagamento delle rendite.

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Dal 1915 a oggi vengono inoltre riscontrati una serie di illeciti nella gestione del dipartimento del Tesoro e degli Interni per gli affari degli Indiani.

Nel 1994 scattò una maxicausa legale, anche se i ministri degli Interni di Bill Clinton e di George W. Bush non andarono fino in fondo.

Il giudice distrettuale Royce Lamberth, che ha seguito il procedimento per oltre un decennio, parlò di «irresponsabilità del governo nella sua peggiore forma». Secondo le stime più recenti l’ammontare complessivo dei fondi mai stati pagati agli indiani sarebbe di circa 150 miliardi di dollari, la stessa somma indicata nella causa giudiziaria oggi vicina alla conclusione.

A guidare la crociata dei «Nativi» è stata Elouise Cobell, membro della tribù dei Piedi Neri del Montana, fondatrice nel 1987 della prima banca nazionale che fa capo a una riserva indiana. Con un piccolo team legale guidato da uno specialista della finanza, Elouise consente l’avvio di oltre 3600 cause giudiziarie; neppure la causa antitrust di Microsoft è stata così complessa per il governo Usa.

Ma il suo percorso non è stato facile: dopo che il giudice Lamberth è stato rimosso dal suo incarico per aver usato un linguaggio troppo duro nei confronti delle istituzioni, il successore, James Robertson, ha stabilito alcuni anni fa un risarcimento di appena 476 milioni di dollari, ben poco rispetto ai 48 miliardi richiesti dalle parti in causa.

Il problema entra anche nella campagna presidenziale del 2008: l’allora candidato democratico Barack Obama, e il rivale repubblicano John McCain, promisero una rapida risoluzione.

Con la nuova amministrazione, i ministri della Giustizia e degli Interni si muovono in questo senso e a si giunge all’accordo sui 3,4 miliardi di dollari: 1,4 miliardi saranno distribuiti agli indiani con assegni da 500 a 1500 dollari, due miliardi serviranno per l’acquisto delle terre dagli indiani stessi ai quali nel frattempo saranno restituite. Più precisamente un miliardo e 23 milioni di dollari per risarcire cento anni di inganni e illegalità nello sfruttamento di terre, acque e risorse.

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Barack Obama nel 2010 spinse il ministero dell’Agricoltura a versare 760 milioni di risarcimenti agli agricoltori e firmò il “Claims Resolution Act”: 3,4 miliardi di dollari per 300 mila indiani nativi.

Nel 2011 versa altri 380 milioni di dollari rivendicati dalla Nazione Osage e quindi accelera le trattative che si concludono ora e sono, per il numero di tribù interessate, le più vaste finora condotte sul tema delle compensazioni governative.

Il gesto dell’amministrazione statunitense affianca il rimborso economico al riconoscimento morale degli abusi commessi dal governo degli Stati Uniti; è chiaro che il risarcimento non andrà a tutti gli Indiani d’America, ma solo alle 41 tribù che avevano intentato la causa legale, e che nessuno potrà restituire le terre e le risorse rubate ai loro legittimi proprietari, ma questo resta comunque un passo importante che nessun’altra amministrazione e governo USA aveva compiuto in passato.

In concreto, ciò ha significato ammettere che, negli ultimi cento anni, 22,6 milioni di ettari di terre appartenenti alle tribù sono stati gestiti e sfruttati dal governo di Washington senza tener sufficientemente conto dei diritti dei legittimi proprietari.

Il presidente Barack Obama ha inoltre proclamato Novembre il mese del National Native American Heritage (Patrimonio Nazionale Nativi Americani) dichiarando:

“Primi tra le popolazioni ad abitare la terra che noi tutti amiamo, gli Indiani Americani e i Nativi dell’Alaska hanno profondamente dato forma al carattere del nostro paese e al nostro retaggio culturale.

In questo mese […] rinnoviamo il nostro impegno a rispettare l’identità di ciascuna tribù mentre assicuriamo loro nel contempo uguali opportunità nel realizzare il Sogno Americano. Eppure, rendendo omaggio ai successi dei Nativi Americani, siamo ugualmente tenuti a riconoscere le parti comuni della nostra Storia segnati da violenza e tragici abusi.

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Per secoli i Nativi Americani hanno dovuto fare i conti con l’ingiustizia, la crudeltà e le promesse infrante.[…] Nel 2009 ho firmato una risoluzione bipartitica che alla fine riconosce i tristi e dolorosi capitoli della storia che condividiamo.[…]Tendiamo a valorizzare la sovranità e l’autodeterminismo tribale.[…] I progetti migliori per i Nativi nascono dall’interno stesso delle tribù per cui la mia amministrazione continua ad assumere leaders tribali per sviluppare un programma che tenga conto della loro competenza in materia appunto di Indiani d’America e d’Alaska. Stiamo portando avanti investimenti mirati, in collaborazione con i governi tribali, per migliorare la qualità dei servizi sanitari ed educativi, creare nuovi posti di lavoro e dare forza all’economia tribale. […] Ho firmato un ordine esecutivo per l’espansione delle opportunità allo studio agli studenti nativi, con lo scopo di preservare le lingue native, le culture, la storia offrendo nel contempo un’educazione competitiva che permetta ai giovani di avere successo all’università e sul lavoro. La mia amministrazione sostiene la Dichiarazione dei Diritti dei Nativi. […]

Per queste ragioni, oggi, io Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti d’America, con l’autorità concessami dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d’America proclamo da oggi in avanti il mese di Novembre 2012 come “National Native American Heritage Month” e dichiaro il giorno 23 novembre 2012 il Native American Heritage Day. […] Io appongo la mia firma oggi, 1 novembre dell’anno del Signore 2012, 237 anni dopo l’Indipendenza degli Stati Uniti. Barack Obama.”62