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Il sistema scolastico

4.4. La discriminazione in cifre

4.4.3. Il sistema scolastico

Abbiamo già a lungo parlato di come le scuole indiane abbiano per diversi decenni minato l’esistenza culturale dei nativi: i bambini venivano portati via ai loro genitori e dalle loro terre d’origine per “eliminare l’Indiano” dal loro

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spirito. Ebbene, questa pratica, ha iniziato a regredire spontaneamente solo nel tardo 1960.

Un’abbondanza di cause contro la Chiesa Cattolica e Anglicana hanno visto la vittoria delle querele presentate dagli indigeni in Canada e in Alaska, ma sono state ignorate in America.

Una recente querela contro la Chiesa Cattolica è stata presentata da un ex allievo della St. Francis Indian School nella riserva Indiana di Rosebud, attualmente all’esame nei tribunali. Ci sono leggi in South Dakota che prevedono un termine di prescrizione e che considerano altre accuse, oltre all’abuso sessuale, come non essenziali.

Il danno collaterale del genocidio culturale è uno dei più dannosi che i nativi abbiano conosciuto, ma è sfortunatamente anche uno dei più intangibili e difficilmente dimostrabili in un tribunale.

Ci è voluta quasi un’intera generazione per permettere agli ex allievi delle Indian boarding schools di farsi avanti e parlare apertamente dei loro abusi sessuali, ma oggi molti hanno denunciato le terribili violenze fisiche e mentali subito all’interno di quei luoghi di morte.

Nonostante centinaia di testimonianze, e numerosissime prove in possesso del governo americano che hanno dimostrato che più di 50.000 bambini indiani morirono lì, nessuno è stato ancora processato o arrestato per quelle morti.

Oggi, la situazione è certamente migliorata, se messa a confronto con il secolo scorso, ma non si può affermare che il problema scolastico sia realmente superato tra i nativi.

La Dichiarazione Universale tutela il Diritto all’istruzione, in modo particolare della cultura e della lingue d’origine:

“Gli Stati, di concerto con i popoli indigeni, adotteranno misure adeguate a far sì che le persone indigene, in special modo i bambini, ivi compresi quelli che vivono fuori dalle loro comunità, abbiano accesso,

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quando possibile, all’educazione nella propria cultura, fornita nella propria lingua.”29

Questo articolo assume caratteristiche molto importanti, se paragonato invece agli obblighi cui furono sottoposti gli Indiani d’America nel secolo precedente, con il solo scopo di cancellare da loro ogni traccia di “indianità”, uccidendone la cultura e la personalità.

All’interno delle riserve, alcune delle limitazioni cui furono sottoposti i nativi furono: ordine di portare i capelli corti e sospensione dell’uso di dipingersi; proibizione delle danze, in particolare la Danza del Sole; utilizzo di abbigliamento, così definito, da “cittadini” americani; sostituzione delle capanne in pelle, in baracche di tavole; divieto di poligamia e obbligo, per chi aveva due mogli, di ripudiarne una; obbligo di assumere nome e cognome “europei”; obbligo per i figli di prendere il cognome paterno, e per le mogli di prendere quello dei mariti; obbligo di frequenza alle scuole indiane; divieto per gli Indiani di intraprendere azioni legali o di testimoniare in giudizio contro i bianchi e infine divieto di circolazione fuori dalle riserve senza permesso.30

Ebbene, ancora oggi, dobbiamo tristemente assistere a violenze di questo tipo: un ragazzino Nativo Americano e la sua famiglia hanno combattuto nel 2010 contro una scuola in Texas per il diritto di mantenere i capelli lunghi. Per frequentare questa piccola scuola rurale in Texas, Adriel Arocha avrebbe dovuto tagliarsi i capelli, in conformità con il codice di abbigliamento scolastico, il quale non consente che la lunghezza dei capelli dei ragazzi superi il collo o gli occhi, ed è simile a quello di altri distretti rurali nella regione di Houston.

29 Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, 2007, Articolo 14, comma 3 30 Fiorentino D., Le tribù devono sparire. La politica di assimilazione degli indiani negli Stati Uniti

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Il padre cercò di giustificare il figlio, affermando che porta i capelli lunghi per le credenze religiose legate al suo patrimonio culturale di Nativo Americano. Da qui nacque una battaglia legale.

L’intera vicenda fu vissuta da molte comunità native come un ritorno al 1970. La famiglia aveva anche contattato l’American Indian Movement, in questa lunga e caparbia lotta per la difesa dei propri diritti, che si è offerto di parlare con i funzionari distrettuali.

La causa legale fu vinta dalla famiglia: il giudice federale stabilì che la scuola, con questa decisione, aveva violato le leggi americane della costituzione in materia di diritti religiosi, dando ragione ai genitori e concedendo al bambino la libertà di portare suoi capelli lunghi.

Rispettivamente a questo caso, se ne trovano moltissimi di analoghi in tutto il territorio degli Stati Uniti.

Oggi, il livello della formazione scolastica nelle riserve è molto più basso di ciò che viene richiesto fuori. Per andare avanti, i giovani dopo aver terminato la scuola devono frequentare una scuola “integrativa per adulti”, per elevare il loro livello di conoscenza. Molto spesso se un bambino indiano cerca di continuare le scuole fuori della riserva è destinato a fallire.

In alcune scuole sono stati tagliati i fondi governativi per l’educazione bilingue, con il triste effetto della cancellazione della lingue e della cultura, in modo particolare quella Lakota31.

In Canada e in alcune zone degli Stati Uniti, il sovvenzionamento a studente nelle scuole delle riserve è inferiore di circa il 20% rispetto a quello offerto dalle scuole pubbliche. Sembra che in alcuni paesi e zone i fondi siano addirittura inferiori al 37%.

Per quanto siano allarmanti questi dati, in realtà stiamo assistendo ad un miglioramento, considerando che fino ad un decennio fa i fondi nella maggior parte dei casi, erano circa metà di quelli attuali.

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Il sottofinanziamento crea non poche difficoltà per le scuole delle riserve: in primo luogo si trovano scuole fatiscenti che hanno un disperato bisogno di manutenzione, in seconda battuta si riscontra una grossa difficoltà nel reclutare insegnanti qualificati e spesso l’impossibilità di offrire programmi e sostegni educativi quanti quelli che vengono proposti dalle scuole provinciali.

Per quando riguarda il Canada possiamo fornire i seguenti dati: circa 118.000 studenti nativi vivono nelle riserve del Canada, i cui studi sono finanziati dal Dipartimento per gli Affari Aborigeni e lo sviluppo del Nord Canada. Secondo il reportage del 2009, il 40% di questi frequenta scuole pubbliche o private al di fuori delle riserve.

Più della metà dei nativi canadesi ha meno di 25 anni e tra loro 350.000 ne hanno addirittura meno di 14, ma secondo le statistiche solo la metà di questi giovani si diploma, in confronto all’oltre 80% dei ragazzi canadesi.

Inoltre, solo l’8% riesce ad ottenere un diploma universitario.32

Segnali positivi arrivano invece da altre zone, come dalla città di Ottawa che spende ogni anno circa 1,4 miliardi di dollari per i finanziamenti alle scuole primarie e secondarie delle riserve e che nel 2010 ha stanziato circa 30 milioni in due anni per sostenere un accordo sull’educazione dai sei ai sedici anni. Le minori opportunità educative dei ragazzi che frequentano le scuole nelle riserve, derivate da una disparità di trattamento economico nei finanziamenti, sono gravi sotto tutti i punti di vista e rappresentano una forma ingiustificabile di disuguaglianza sociale e civile.

Un altro dato preoccupante riguarda le lingue native: si stima che 70, delle restanti 139 lingue native americane parlate, potrebbero estinguersi entro il 2015. Le lingue indiane parlate da più di 1000 persone sono ormai ridotte a poco più di 40; tra esse: Cherokee (25.000 parlanti), Choctaw (35.000

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parlanti), Creek (10.000 parlanti), il Navaho (120.000 parlanti) e il Lakota (18.000 parlanti).33