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Ieri ed oggi in poesia

5.5. Lance Henson: poeta e guerriero della parola

5.5.2. Ieri ed oggi in poesia

Come già detto, le tematiche affrontate da Lance Henson sono molteplici; alcune liriche rappresentano la voce di protesta contro gli orrori cui sono stati sottoposti i nativi:

Sogno americano

“come prima il fumo si leva sopra un altro fiume grida e adii strazianti

si levano a ondate

sopra la mappa insanguinata di confini mostruosi qui c’è il puro orrore di innocenti che muoiono […]”23

“questi tempi sono un gioco d’ombre che solo i disperati riescono a percepire

la gente di colombo in collera e sola nei suoi sogni malati

america

è una bugia […]”24

Molti sono gli elementi interessanti che si ritrovano in questi versi e che abbiamo ampliamente trattato nei capitoli precedenti.

Il concetto di “un altro fiume” ricorda senza dubbio la tragedia del Sand Creek, a ricordare che quello sterminio non fu il primo, né l’ultimo.

23 Henson L., La perlina mancante, Milano, Arcipelago Edizioni, 2009, Pag.41

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Emerge forte l’odio verso il governo americano, e verso la follia degli uomini di Colombo, che hanno dato inizio a tutto.

Il concetto di “confini mostruosi” è inoltre molto interessante: i confini stessi di tutti gli stati, secondo Lance Henson, sono stati creati esclusivamente per una funzione di controllo, per tenere persone dentro e persone fuori da questi. Allo stesso modo, assegnare alle tribù delle riserve o un territorio che fosse esclusivamente indiano, con confini ben delimitati, doveva avere la funzione di controllare i nativi, che invece fin’ora, erano rimasti liberi di vagare attraverso i territori americani.25

In alcuni brani utilizza toni molto forti ed offensivi nei confronti dei coloni, degli uomini di Colombo e degli americani:

“ho camminato per strade piene di fantasmi

compagni di viaggio le cui vite

sono state rubate da uomini folli [...]”26

“[…]un americano ubriaco e sprezzante fissa i miei capelli lunghi

i colonizzatori hanno tutti la stessa puzza

se un giorno qualsiasi sputo in una direzione qualsiasi ne colpisco uno”

“[...] l’enorme bugia chiamata democrazia

aleggia sul mondo umano”27

“[...] mi allontano da questo giorno saccheggiato da

invasioni e sento un riverbero di voci salire

da teschi sepolti in qualche pianura disperata dentro di me distrutto

resisto alla tentazione di giacere tra loro

25 Intervista di Arcoiris.tv del 24 novembre 2008, a cura di Luisa Barberi, produzione NADIRinforma 26 Henson L., Sand Creek, Edizioni biblioteca dell’immagine, Pordenone, 2005, Pag.95

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me ne vado solo e indifeso

attraverso villaggi distrutti […]”28

La poesia “Morning Star” è dedicata invece ad un gruppo di Cheyenne che perse la vita durante la fuga da una riserva, la seconda fu scritta per l’anniversario della morte degli Cheyenne sul Sand Creek:

“nell’avvallamento quel mattino solo bossoli sparsi

neanche una parola eppure

quasi alla fine le vecchie cessarono di cantare e sollevando le mani doloranti rimasero

ad ascoltare si dice le risate di bimbi”29

“quando avremo percorso la lunga strada fin qui e oltrepassato freddi campi grigi

e le lapidi incise coi

nomi che ci hanno lasciato […]”30

Nelle sue poesie, non mancano poi quelle evocative al Grande Spirito, presente in ogni cosa, ma anche allo spirito e alle voci, riecheggianti nel vento degli antenati.

“grande spirito

ora noi siamo uno

28 Henson L., Sand Creek, Edizioni biblioteca dell’immagine, Pordenone, 2005, Pag.79 29 Henson L., Un Canto dal Vento che si leva, Caserta, Edizioni La Collina, 2009, Pag.8 30 Henson L., Un Canto dal Vento che si leva, Caserta, Edizioni La Collina, 2009, Pag.45

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a lungo abbiamo sofferto senza la tua saggezza […] ascolto il fiume degli spiriti e piango per i miei fratelli che chiamano nel vento […]” 31

“sono qui

da dove il freddo arriva dove il vento freddo va dove il sole sorge dove il sole tramonta

poteri dello spirito ascoltatemi io sono un essere umano

io sono un essere umano”32

Nel capitolo precedente abbiamo anche affrontato il tema della violenza sulla terra, sui territori nativi, perpetuata nel passato e che continua tristemente anche ai giorni d’oggi, attraverso altri mezzi.

Anche questo concetto ritorna nelle poesie di Lance Henson:

“[…] qualcuno ha detto che l’oklahoma è l’ultimo canto che canterò fanne un canto funebre sorella

per i rifiuti nucleari versati e sepolti e le bugie occultate imposte sulle nostre sacre e belle pianure”33

La poesia di seguito riportata fa luce invece sulla triste storia delle scuole governative, e dell’usanza di rapire i bambini indiani.

La madre e gli zii di Lance Henson furono anch’essi rapiti all’età di sei anni, e portati in una di queste scuole, in cui subirono numerosi abusi.

31 Henson L., Un Canto dal Vento che si leva, Caserta, Edizioni La Collina, 2009, Pag.12 32 Henson L., Sand Creek, Edizioni biblioteca dell’immagine, Pordenone, 2005, Pag.77 33 Henson L., I testi del Lupo, Nottetempo, Roma, 2009

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In particolare la madre di Lance Henson scappò all’età di nove, ma venne ricatturata e messa in catene:

“esilio nel silenzio dove vedo mia madre

immobile e muta con una palla e una catena alla sua gamba di nove anni

nessuna lingua può dirlo meglio di come sia stato detto

il fiore di queste parole un proiettile alloggiato in un cuore ancora pulsante

una pietra con la rabbia di acqua morta che le passa sopra

il volto della vita pieno di un coraggio che la paura non può toccare benvenuti fratelli e sorelle

ecco i nuovi millenni....”34

L’elemento del vento come portatore di voci del passato, in cui si possono udire anche lamenti e pianti di chi ci ha preceduto, è anch’esso una costante. Ritorna inoltre spesso il concetto dell’unità, del popolo come uno solo: “ora noi siamo uno”.

Molte poesie infatti, ed in particolare quella che ho deciso di riportare di seguito, rappresenta a mio parere, un inno alla tribù Cheyenne e ai Nativi, carica d’orgoglio ed ardore; potente, dove ancora una volta riecheggiano le voci degli antenati, in particolare del nonno di Lance Henson:

Trilogia del popolo guerriero

“veniamo dalle montagne levando le nostre voci per la bella strada che hai donato

siamo il popolo del bisonte

viviamo alla luce del nostro padre sole

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all’ombra della nostra madre terra

siamo il popolo bello

vaghiamo nelle grandi pianure senza paura da giovani la terra ci ha insegnato l’unità noi soli respiriamo con i fiumi

noi solo udiamo il canto delle pietre

o spirito che mi segui

trova in me la forza per conoscere la saggezza di questa vita

conducimi alla montagna di mio nonno tutta la notte l’ho udito

cantare tra le foglie dell’estate”35