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La tutela dell’arte nativa

Come abbiamo visto nei precedenti capitoli, gli Indiani d’America sono riusciti, per secoli, ad evitare il totale assassinio della loro cultura, di fronte allo strapotere dei coloni prima, e del governo statunitense e canadese in tempi più recente.

Sono riusciti, nonostante tutto, a mantenere viva, ancora oggi, la loro identità culturale e spirituale.

Viene da chiedersi allora, con quale mezzo ancora oggi proseguano la loro silenziosa lotta.

La risposta è semplice: l’arte, in tutte le sue forme, rappresenta uno strumento ed un mezzo di liberazione formidabile, per chi, come i Nativi, sa utilizzarla nella maniera corretta, ovvero per la riscoperta della propria identità culturale.

L'arte è per i nativi, da sempre, il mezzo principale attraverso il quale comunicare la loro visione del mondo, il legame con la tradizione e l'eredità spirituale di cui sono portatori.

L'arte delle popolazioni indiane è arte viva perché si esprime con grande vivacità, attraverso l'incontro con altre culture, conferendo alla loro produzione artistica spessore storico e autorevolezza, che la distinguono nettamente dai tentativi di imitazione, fenomeno che è tristemente in continuo aumento.

Nel 1987 nacque un forum per nativi, il “Crazy Horse Spirit”, con lo scopo di trattare le questioni riguardati le lotte politiche, legali e sociali delle comunità indiane, ma non solo.

Esso rappresentò anche un luogo virtuale in cui i nativi avevano la possibilità di esprimersi attraverso articoli, opere d’arte e poesie, nella speranza che la

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gente avesse l’opportunità di fare domande e commenti e che si instaurasse un dialogo tra le varie culture.

Secondo Suzan Shown Harjo, Cheyenne, presidente del Morning Star Institute1, la reputazione dei Nativi viene spesso tristemente distorta anche dal fenomeno dei pseudo-Indiani che commercializzano i loro prodotti come “Indian-made”, quando non lo sono, e dal fenomeno degli accaparratori culturali che prendono le arti Native, le culture, le storie, la scienza e i simboli come propri per il loro tornaconto finanziario.

Si stima che, ogni anno, circa 30 milioni di dollari di importazioni siano false, per la maggior parte provenienti da Cina, India, Taiwan e Messico.

Dal 1990, grazie all’”Indian Arts and Crafts Act”, gli artisti Nativi hanno il diritto di promuovere il loro sviluppo economico attraverso la loro creatività: all’interno degli Stati Uniti è infatti illegale offrire, mostrare o vendere qualsiasi prodotto che falsamente suggerisca sia stato creato da una particolare tribù, artista o organizzazione Nativa.

Coloro che violino la legge possono imbattersi in pesanti sanzioni civili o penali2.

A causa delle diffuse questioni di contraffazione e l’aumento del valore dell’arte dei Nativi Americani, la legislazione del 1990 ha notevolmente aumentato il potere della IACB, ovvero l’”Indian Arts and Crafts Board”3, in ambito civile e penale, nelle cause contro coloro che violano la legge, e nel 2000, l’ex presidente Bill Clinton ha rafforzato ulteriormente la legge che consente anche ai governi tribali e ai singoli individui di esercitare i propri diritti.

Per citare un esempio, nel 2004, la tribù dei Nez Percé nel Wisconsin ha depositato quattordici casi contro lo Stato dell’Illinois per violazione della

1 Una organizzazione nazionale indigena dedicata alla difesa dei diritti culturali e tradizionali, la

promozione delle arti e la ricerca.

2 con multe fino a 250,000 dollari e cinque anni di carcere.

Per le aziende vi sono sanzioni fino a 1 milione di dollari

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legge, nove dei quali hanno trovato risoluzione, il che dà molta speranza ad altre tribù nei riguardi degli stessi problemi.4

Altra forma di tutela per i Nativi e risorsa interessante per tutti coloro che desiderano acquistare artigianato Nativo Americano autentico è il sito web dell’Indian Arts and Crafts Association, che certifica l’autenticità delle opere artigianali attraverso l’impegno degli artisti Nativi membri dell’associazione, dell’osservazione delle norme legislative previste.

L’organizzazione fornisce inoltre assistenza attraverso la raccolta di fondi per sostenere gli artisti emergenti.

In ogni forma di arte nativa, dalla pittura alla musica, dalla poesia alla danza, ogni figura, ogni colore, ogni materiale impiegato ha un preciso riferimento simbolico, perché fortemente legato alla spiritualità.

“In ogni creazione di un artigiano cheyenne la sapienza e la cura donate alla realizzazione di un oggetto vengono percepite come un atto sacro. Che si tratti di un mocassino ricamato di perline, di una cintura, di un disegno su una borsa di pelle, di uno scialle, di un dipinto o di una poesia, i disegni sono dotati di riferimenti mitologici e metafisici.

Quando tali oggetti vengono creati per essere venduti a persone non- cheyenne qualcosa nel disegno viene intenzionalmente omessa. Questa si chiama “perlina mancante”.”5

L’arte allora, che da sempre, ha un linguaggio universale e che supera ogni barriera linguistica e culturale, può diventare lo strumento attraverso cui possiamo raccontare la storia, creare legami indissolubili.

Con l’arte i popoli oppressi possono ritrovare la loro voce. Con l’arte possono urlare silenziosamente il loro no. L’arte diventa allora una forma di resistenza.

4 www.nativiamericani.it, Articolo del 1 Agosto 2012 a cura di Alessandro Profeti, ultima visita 13

Marzo 2013.

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5.1.1. Tutela della cultura e dell’arte nativa nella Dichiarazione

Universale nell’ONU

Come già visto nel precedente capitolo, la Dichiarazione Universale dell’ONU per le Popolazioni Indigene, tutela moltissimi aspetti della vita dei nativi: dalla salute, alla proprietà delle terre, all’istruzione.

Tra questi trova spazio però anche l’arte, in tutte le sue sfaccettature, che rappresenta oggi, ed ha rappresentato soprattutto nel passato, un punto di forza irrinunciabile per salvaguardare l’intera cultura dei popoli Indiani d’America, comprendendo anche le arti visive e dello spettacolo, e della letteratura.

All’articolo 11 possiamo leggere:

“I popoli indigeni hanno diritto a seguire e rivitalizzare i loro costumi e tradizioni culturali. Ciò comprende il diritto a mantenere, proteggere e sviluppare le manifestazioni passate, presenti e future della loro cultura, quali i siti archeologici e storici, i manufatti, i disegni e i modelli, le cerimonie, le tecnologie, le arti visive e dello spettacolo e la letteratura.” 6

E ancora, all’articolo 12:

“I popoli indigeni hanno diritto a manifestare, praticare, promuovere e insegnare le loro tradizioni spirituali e religiose, i loro costumi e le loro cerimonie; hanno diritto a preservare e proteggere i loro siti religiosi e culturali e ad avervi accesso in forma riservata; diritto all’uso e al controllo dei loro oggetti cerimoniali; e diritto al rimpatrio delle loro spoglie.” 7

Per concludere, è possibile ritrovare tutelato il diritto alla propria cultura, anche all’articolo 31:

6 Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, 2007, Articolo 11 7

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“I popoli indigeni hanno diritto a mantenere, controllare, proteggere e sviluppare il proprio patrimonio culturale, il loro sapere tradizionale e le loro espressioni culturali tradizionali, così come le manifestazioni delle loro scienze, tecnologie e culture, ivi comprese le risorse umane e genetiche, i semi, le medicine, le conoscenze delle proprietà della flora e della fauna, le tradizioni orali, le letterature, i disegni e i modelli, gli sport e i giochi tradizionali e le arti visive e dello spettacolo. Hanno anche diritto a mantenere, controllare, proteggere e sviluppare la loro proprietà intellettuale su tale patrimonio culturale, sul sapere tradizionale e sulle espressioni culturali tradizionali.”8