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La lunga lotta per difendere le Black Hills

Ma in questo stesso periodo la crisi aveva colpito molte città americane: si contavano più di un milione di disoccupati e la soluzione del problema fu

5 Buffarini D., Il sentiero delle lacrime. Gli indiani vol.III°, Edizione biblioteca dell’immagine, Pordenone,

2008

6 Pedrotti W., Le guerre indiane. Little Big Horn, Rosebud, Wounded Knee, Washita, Sand Creek e...,

Demetra, Verona, 1998.

7 Fu ufficiale dell'Esercito degli Stati uniti e comandante della cavalleria durante la guerra di secessione

americana e in seguito venne inviato a combattere nelle guerre indiane. La sua disastrosa battaglia finale oscurò tutti i suoi precedenti successi. La battaglia del Little Bighorn, in cui combattè contro una coalizione di tribù native, divenne popolarmente nota nella storia statunitense come "Custer's Last Stand"

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vista nella possibilità di sfruttare nuovi territori, poiché già nel passato l’espansione spaziale aveva risolto i problemi dell’America.

Subito giunge l’ordine per Custer di preparare il suo VII° cavalleria, formato da più di mille soldati, per una spedizione esplorativa delle Paha Sapa, ovvero le Black Hills, dove una volta giunto, informò il Governo che le colline erano colme d’oro.8

Subito gruppi di bianchi si precipitarono verso questi territori e cinque colonne di Giacche Blu si misero in movimento.

Vennero distrutti un villaggio Kiowa di 300 tende ed uno Comanche di 400. I Sioux di ritorno dalla caccia nel Nord cominciarono a parlare di spedizioni di guerra per scacciare i minatori dalle colline ed alcuni decisero di passare l’inverno a Nord, sotto la guida di Toro Seduto e Cavallo Pazzo che mai si arresero alla vita nelle riserve accettando le elemosine dell’uomo bianco. I commissari si resero presto conto della rabbia indiana e del loro numero (circa 20.000 tra Sioux, Arapaho e Chyenne), per cui abbandonarono l’idea di cercare di comprare le colline e decisero di tentare di negoziare l’acquisto del diritto di sfruttamento minerario.

Durante le trattative un messaggero di Cavallo Pazzo giunse e minacciò di uccidere qualsiasi capo che avesse osato parlare di vendere le Black Hills creando così una certa tensione.

Alcuni giorni dopo la commissione offrì 400.000 dollari all’anno per le concessioni minerarie o l’acquisto definitivo per 6 milioni di dollari, laddove una sola miniera dei Black Hills frutterà più di 500.000.000 di dollari in oro. Gli indiani rifiutarono ed i commissari tornano a Washington, con una nuova sconfitta sulle spalle.9

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Precedentemente, nel 1868 i sacri Paha Sapa, erano stati giudicati privi di valore e concessi agli indiani con un trattato

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2.2.1. La battaglia di Little Bighorn

Qualche mese più tardi il commissario agli Affari Indiani Smith ordinò agli agenti dei Sioux e dei Cheyenne di avvisare tutti gli indiani di presentarsi alle proprie agenzie entro il 31 gennaio, pena l’essere considerati ostili. A causa del freddo inverno però, molti capi avvertirono di essere impossibilitati a giungere alle agenzie prima della fine dell’inverno, ma il Ministro della Guerra, che non accettò giustificazioni, diede l’ordine di iniziare le operazioni contro gli indiani ostili.

Giunse Custer da Est con 2.700 uomini.

Dopo un primo vittorioso scontro i capi indiani decisero di spostare il loro gigantesco accampamento ad Ovest nella Valle del Little Bighorn.

Sul numero di indiani presenti vi furono numerose testimonianze discordanti tra loro: Dee Brown11 ci parla di un accampamento esteso per non meno di cinque chilometri e di indiani che non dovevano essere meno di 10.000, compresi 3.000 o 4.000 guerrieri.

Russell Means, Oglala puro sangue, nella sua autobiografia “Where White Men Fear to Thread”dà la seguente versione:

"L’uomo bianco ha sempre lamentato il fatto che Custer abbia combattuto contro 3.000 guerrieri indiani armati di fucili a ripetizione, anche se la stessa cavalleria non disponeva di armi di questo genere. Per quel che riguarda il numero dei guerrieri, questa oltraggiosa asserzione è sostenuta da una montagna di studi al riguardo, scavi archeologici ed analisi antropologiche. È tutta una menzogna. Se ci fossero stati 3.000 guerrieri nel villaggio attaccato dal 7° Cavalleria, allora avrebbero dovuto esserci 3.000 donne, almeno 6.000 bambini ed altri 3.000 anziani - i genitori ed i nonni dei guerrieri e delle loro mogli. Il che significa un insieme di 15.000 persone.

Custer non avrebbe mai attaccato con solo 276 uomini.

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Attaccò, probabilmente, non più di 300 combattenti indiani, perché sapeva che la maggioranza non disponeva di armi da fuoco. Non c’erano fabbriche di munizioni dietro la collina che sfornavano fucili a ripetizione e munizioni. L’effettiva consistenza dell’accampamento va valutata attorno alle 1.500 persone.”12

Custer marciò verso il Little Bighorn. Gli indiani li attaccarono da tutti i fronti e in poche ore i soldati sembrarono impazziti: molti gettarono le armi ed alzarono le mani, ma i Sioux li uccisero tutti in pochi minuti, tra questi anche Custer.

Il Grande Consiglio di Washington non potendo punire Toro Seduto ed i Sioux si rifece sugli indiani non ostili demandando a Sherman il controllo militare di tutte le riserve nel territorio sioux, con l’ordine di trattare gli indiani come prigionieri di guerra.

Il Grande Consiglio, non tenendo in alcun conto il Trattato del 1868 ed adducendo come motivo il fatto che gli indiani erano scesi in guerra contro gli Stati Uniti, emanò una legge secondo la quale gli indiani dovettero rinunciare a tutti i diritti sul territorio del Fiume Powder e sulle Black Hills.13 Il Grande Padre, così come i nativi appellavano il Presidente degli Stati Uniti, inviò una commissione all’agenzia di Nuvola Rossa per estorcere le firme in calce ai documenti legali che avrebbero trasferito le incalcolabili ricchezze delle Black Hills nelle mani dei bianchi.

Gli indiani protestarono violentemente ricordando che da quando avevano avuto la promessa che non sarebbero stati più trasferiti, lo erano stati ben cinque volte e che inoltre il Trattato del 1868 prevedeva le firme di tre quarti dei maschi adulti della tribù per apporvi qualsiasi modifica.

Di contro risposta i commissari minacciarono di tagliare immediatamente i viveri e di trasferirli nel Territorio Indiano, privandoli di fucili e cavalli.

12 Means R., Where White Men Fear to Tread, St Martin's Press, New York, 1996 13 Jacquin P., Storia degli indiani d’America, Mondadori, Milano, 1977

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Non restò scelta alla firma: rimasero ai Sioux 95.000 kmq.14

Attraverso il “Black Hills Act”15 il Governo degli Stati Uniti si appropriò di

tutte le Paha Sapa insieme a 22,8 milioni di acri di territorio circostante, in cambio di razioni di sussistenza per un periodo indefinito.

2.2.2. La resistenza di Toro Seduto

A maggio Toro Seduto decise di portare i suoi Hunkpapa in Canada, mentre insieme a Cavallo Pazzo si arresero a Fort Robinson gli Cheyenne.

Per i Sioux arrivò invece l’ordine di spostarsi dal Nebraska nella nuova riserva, ma durante il cammino molte bande fuggirono per raggiungere Toro Seduto, che per quattro anni rimarrà in Canada.

Nel frattempo malattie ed epidemie decimarono gli Cheyenne, che si riunirono per decidere il da farsi: 297 Cheyenne si spostarono a Nord senza il permesso del Governo. Intercettati da 13.000 soldati furono attaccati, mentre 129 Cheyenne di Coltello Spuntato raggiunsero Fort Robinson.16

Nel 1879 fu emanato un nuovo ordine per gli Cheyenne: tornare immediatamente nel Territorio Indiano.

Durante un disperato tentativo di fuggire morirono più della metà degli indiani. Solo 32 riuscirono a fuggire e si diressero a Nord e dopo anni di resistenza fu nel 1881 che Toro Seduto ed i suoi rimanenti 186 seguaci si arresero a Fort Buford, ma invece di essere mandato nell’agenzia Hunkpapa di Standing Rock, lo arrestarono per rilasciarlo solo nel 1883.17

Nell’1885 William Cody, meglio noto come Buffalo Bill convinse Toro Seduto ad entrare a far parte del suo Wild West Show, viaggiando attraverso gli

14 Pedrotti W., La mappa delle tribù degli indiani d’America, Demetra, Verona, 1997 15 Sioux Nation Black Hills Act, 1987

16 Monti M., Passarono di qui. Da Custer a Wounded Knee. La storia di Cavallo pazzo e Toro Seduto.

Bompiani, Milano, 1994

17 Monti M., Passarono di qui. Da Custer a Wounded Knee. La storia di Cavallo pazzo e Toro Seduto.

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USA ed il Canada. Dopo la partecipazione ad un solo spettacolo egli tornò a Standing Rock. 18