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Gli eurogruppi c.d “ombrello” e quelli che rappresentano interess

Nel documento Le lobbies in Europa. Regole e trasparenza (pagine 129-134)

Gli eurogruppi sono Confederazioni e Federazioni europee composte dalle Associazioni nazionali di categoria (costituiscono quindi federazioni di federazioni). Questi soggetti sono stati creati per intervenire nei processi decisionali europei relativi alle politiche di cui l’Unione si occupa, senza dover ricorrere agli intermediari nazionali. Quasi tutti gli eurogruppi si definiscono associazioni internazionali senza scopo di lucro. I gruppi di interesse europei hanno una struttura organizzativa e finanziaria stabile. I due terzi degli eurogruppi dispongono di un bilancio consistente, più di € 500.000,00, e di uno staff a tempo pieno di oltre 5 persone341. Dato che la natura degli eurogruppi è varia, infatti essi vanno da quelli con base molto ampia a quelli con base più ristretta, per distinguerli e rintracciarne i più influenti, è necessario considerare la rappresentatività, ovvero il numero di membri più o meno elevato che li compongono, le risorse di cui essi dispongono, economiche ed anche quelle espresse in termini di patrimonio tecnico-culturale, la struttura organizzativa interna, vale a dire se lo staff è più o meno numeroso e se è diviso in gruppi di lavoro tematici342.

Vi sono eurogruppi con obbiettivi generali, che vengono comunemente chiamati “gruppi ombrello”, ed eurogruppi con obbiettivi più specifici, che rappresentano interessi economici settoriali. La differenza consiste

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Ad avere struttura organizzativa più stabile e maggiori risorse sono le associazioni che rappresentano interessi collettivi, come quelle dei consumatori e dell’ambiente. Meoli Chiara, La rappresentanza degli interessi e della società civile presso gli organi europei, collaboratrice presso la cattedra di diritto costituzionale della Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma Tre

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Meoli Chiara, La rappresentanza degli interessi e della società civile presso gli organi

europei, collaboratrice presso la cattedra di diritto costituzionale della Facoltà di

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esattamente nella portata degli interessi rappresentati dai gruppi stessi, per cui quelli con obbiettivi generali, i c.d. “gruppi ombrello” avranno una base molto ampia e rappresenteranno interi settori di attività. Alla fine degli anni ’50 è stata creata l’Union of Industrial and Employers’ Confederations of

Europe (UNICE)343, conosciuta anche come BusinessEurope, un gruppo ombrello che rappresenta le imprese europee di tutte le dimensioni e le associazioni della categoria dei datori di lavoro a livello nazionale. La confederazione, con sede a Bruxelles è ufficialmente riconosciuta come parte sociale ed è quindi coinvolta in una serie di decisioni economiche e sociali europee, elaborando un numero considerevole di policies, pubblicazioni,

paper e articoli, su di argomenti quali la macroeconomia, le relazioni

bilaterali (es. la confederazione ha effettuato una grande pressione ai fini della stipula dell’accordo CETA), il mercato del lavoro e le pari opportunità, gli investimenti, la proprietà intellettuale, i cambiamenti climatici344. La confederazione organizza anche eventi ed incontri con i decisori pubblici al fine di instaurare un dialogo ed un confronto tra i soggetti policy maker e gli esperti del settore di competenza della confederazione, come per esempio, il

summit di novembre 2016 sul commercio e gli investimenti tra India e UE, India and the EU: Leveraging Economic Opportunities in Trade and Investment, svoltosi presso il BNP Paribas Fortis Auditorium a Bruxelles, al

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Costituita nel 1958 per rappresentare gli industriali. L'attuale presidente della confederazione è Emma Marcegaglia, mentre il direttore generale è Markus J. Beyrer. Per accesso al sito completo si veda l’indirizzo https://www.businesseurope.eu/.

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Nella categoria Reports and studies tra le tante indagini effettuate dalla confederazione, risulta interessante quella circa gli effetti del prezzo del carbonio sugli investimenti da parte delle imprese con sede EEA (European Economic Area). Lo studio rileva che sebbene gli impianti di produzione non vengano trasferiti facilmente (non avviene quella che viene definita la “fuga di carbonio”), tuttavia la tendenza delle imprese nell’area economica europea è quella di spostare gradualmente i propri investimenti al di fuori dell’Unione europea, realizzando quindi le c.d. “perdite di investimento”. Lo studio, condotto attraverso sondaggi tra le industrie appartenenti alla lista carbon leakage, all’interno della progetto della Commissione europea climate action, tra cui le prime cinque sono quelle dei prodotti chimici (18), dell’acciaio (14), del cemento (12), della carta (9) e del vetro cavo (6), dimostra come anche solo la percezione nelle imprese che il prezzo possa aumentare comporta la modifica dei loro investimenti e quindi un impatto negativo sull’economia europea. attraverso diagrammi e grafici viene dimostrata la crescita degli investimenti all’esterno dell’Unione nei 5 anni precedenti allo studio. Per il report BusinessEurope survey

results: What is the effect of the current and future EU-ETS carbon price on investment decisions by companies?, 11/10/2016, BusinessEurope, si veda https://www.businesseurope.eu/publications/businesseurope-survey-results-what-effect- current-and-future-eu-ets-carbon-price.

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quale hanno partecipato l’ambasciatore dell’India in Belgio, il direttore generale di BusinessEurope, il segretario generale di EuroChambres, il membro del Parlamento delegato per le relazioni con l’India, il membro della commissione commercio, l’amministratore delegato della società indiana

IL&FS (Infrastructure Leasing & Financial Service) ed il capo esecutivo

della società inglese Foresight Financial Planning345. Altri gruppi ombrello sono, dal 1958, il fronte unito degli agricoltori e delle loro cooperative (COPA), e l’associazione delle camere di commercio e delle industrie europee, Eurochambres. Negli anni ’60 vengono istituite la Fédération

Bancaire de l’Union Européenne (FBE), l’ Associazione europea delle

imprese a partecipazione statale, Centre Européenne de l’entreprise publique (CEEP). Negli anni ’70 viene istituito invece il gruppo ombrello nel settore chimico European Chemical Industry Council (CEFIC), che è uno dei più grandi gruppi industriali della lobby a Bruxelles, avendo circa 170 dipendenti e un budget complessivo di quasi 45 milioni di euro. Nel 2009 è stato temporaneamente sospeso dal registro della trasparenza da parte della Commissione europea per dichiarare un ammontare di spesa nell’attività di

lobbying inferiore a quella effettiva (aveva dichiarato di spendere solo €

50.000). È stato poi riammesso dopo aver aumentato l’ammontare della spesa per l’attività di lobbying dichiarata a € 4.000.000,00 (tuttavia il

Corporate Europe Observatory fa notare come tale cifra costituisca ancora

solo una piccola frazione del budget totale dell'organizzazione). Il consiglio per l’industria chimica europea ha svolto un ruolo chiave nella battaglia dell'industria chimica contro il regolamento UE sulle sostanze chimiche (si veda quanto detto a proposito del regolamento REACH) ed in generale ha fatto pressioni affinché gli impegni per la riduzione delle emissioni all’interno dell’Unione rimanessero della più lieve entità. Infatti, con riguardo al sistema di scambio delle emissioni ETS posto in essere per fronteggiare il cambiamento climatico, l’attività di CEFIC ha permesso all'industria chimica, attraverso permessi gratuiti nelle fasi successive al sistema ETS, di non dover sostenere i costi per affrontare le misure poste in

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Specializzata nel fornire consulenza di alta qualità in mutui, pensioni, investimenti e pianificazione fiscale.

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essere dal detto sistema346. Con riguardo all’industria nucleare europea, argomento controverso presso l’opinione pubblica e che costituisce uno dei fattori che comportano che l’integrazione europea, vale a dire la costruzione di un sistema Europa il più possibile omogeneo nelle varie realtà che lo compongono, sia ancora lontana da una sua realizzazione, il più grande gruppo ombrello per l'industria nucleare europea è Foratom, che ha dichiarato di spendere € 1,7 milioni l'anno per attività di lobbying. Tuttavia, il peso politico del settore nucleare, è frutto della pressione ancora maggiore che viene esercitata dalle lobbies di EDF347, Areva348, Siemens, E.ON349, RWE350, Vattenfall351, BNFL352 e CEZ353 (insieme nel 2011 hanno avuto un totale di 21 lobbisti accreditati presso il Parlamento europeo). Oltre alla enorme pressione esercitata dalle multinazionali dell’energia e dal gruppo “ombrello” Foratom, l'industria nucleare gode di un facile accesso ai deputati parlamentari anche grazie al Forum europeo sull’energia (MEP- industria)354. A livello di Unione europea vi sono poi associazioni con obbiettivi più specifici, che rappresentano gli interessi economici settoriali, come quelle che raggruppano solo i proprietari terrieri, o solo i produttori di pasta, di riso, di frutta e di verdura, di sementi o foraggi. Gli eurogruppi con obbiettivi specifici sono numerosi e tra essi occorre menzionare

l’Association International de la Savonnerie et de la Détergence (AISE)355

,

346

Corporate Europe Observatory (CEO), Lobby Planet. Brussels, the EU quarter, new edition (2011), p. 35

347

Électricité de France è la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia.

348 Areva è una multinazionale francese che opera nel campo dell'energia, specialmente

quella nucleare. Lo stato francese possiede più del 90% del capitale azionario.

349 Società di vendita di energia elettrica, gas naturale e fornitore di soluzioni di efficienza

energetica per la casa e l’azienda, con sede principale in Germania, a capitale interamente privato, e un fatturato nel 2015 pari a quasi 116 miliardi di euro.

350

La RWE AG è una compagnia elettrica tedesca fondata nel 1898, che distribuisce elettricità ad oltre 120 milioni di clienti, principalmente in Europa e Nord America.

351 Azienda svedese produttrice di energia elettrica, quarta maggiore fornitrice di energia

elettrica in tutta Europa.

352

Società per l’energia e il petrolio posseduta dal governo inglese.

353 Gruppo, composto da 96 compagnie, nel campo della produzione, distribuzione e il

commercio di energia elettrica

354 Corporate Europe Observatory (CEO), Lobby Planet. Brussels, the EU quarter, new

edition (2011), p. 25.

355 Istituita nel 1952, l’Associazione Internazionale per saponi, detersivi e prodotti per la

manutenzione, conta tra i suoi membri 37 associazioni nazionali provenienti da 42 paesi in rappresentanza di 900 aziende che vanno dalle grandi multinazionali alle piccole e medie

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l’European Federation of Chemical Trade (FEEC)356 e, dal 1962, l’Associazione di organizzazioni nazionali delle imprese di pesca nell’Unione, Européche.

Gli eurogruppi partecipano al pari dei gruppi di pressione al processo decisionale pubblico europeo. Si può ragionevolmente affermare che essi abbiano una forza ed una capacità di esercitare pressione anche superiore rispetto agli altri gruppi di pressione, così come rispetto alle singole multinazionali, o studi lobbistici o di consulenza in affari pubblici, che da soli decidono di intraprendere l’attività di lobbying nei confronti del policy

maker. Le modalità di partecipazione alle politiche europee sono in ogni

caso la conduzione di studi e di indagini nel settore rappresentato, la presentazione di policies e papers, così come di pubblicazioni e articoli, ma anche e soprattutto l’organizzazione di incontri, sia formali, come convegni, conferenze e summit, che informali, vale a dire colazioni, pranzi e/o cene di lavoro tra i vertici delle organizzazioni lobbistiche e il decisore pubblico, ecc. La partecipazione degli eurogruppi al processo decisionale può essere legittimata dalla prassi e quindi sostanziarsi in una partecipazione de facto, oppure può anche essere autorizzata da disposizioni normative e quindi risultare istituzionalizzata357. Alcune delle associazioni europee di cui si sono stabiliti gli ambiti operativi e i settori di attività, sono diventate de facto parte integrante del processo decisionale. Per esempio, la prassi prevede che il COPA e il CEFIC siano sempre consultati in anticipo sugli obbiettivi della legislazione comunitaria nei relativi settori di competenza. Altre associazioni invece partecipano al processo decisionale in virtù di disposizioni normative che le autorizzano espressamente a farlo, stabilendo del pari l’obbligo per il decisore pubblico di procedere alla loro consultazione, pena l’invalidità stessa dell’atto legislativo uscente dal processo decisionale in tal modo viziato. La partecipazione in certi casi è stata quindi istituzionalizzata. Il

imprese nel settore industriale e/o nel settore pubblico. Con sede a Bruxelles, l'associazione ha anche 10 membri diretti che pongono i prodotti sul mercato europeo.

356 Istituita nel 1954, è la voce del settore della distribuzione chimica in Europa. Ha subito

un’adesione sempre crescente di aziende e associazioni nazionali ed oggi rappresenta circa 1.600 aziende di cui molte sono PMI.

357 Meoli Chiara, La rappresentanza degli interessi e della società civile presso gli organi europei, collaboratrice presso la cattedra di diritto costituzionale della Facoltà di

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Protocollo sulla politica sociale allegato al Trattato di Maastricht ha ufficialmente riconosciuto a UNICE e CEEP lo status di partner nei negoziati in materia di politica sociale. Pertanto, prima di intraprendere un’iniziativa legislativa, la Commissione è tenuta a consultare queste associazioni perché esprimano un parere sul contenuto della proposta legislativa prima che la stessa proceda ad inoltrarlo nelle fasi successive del procedimento legislativo. Sia che si tratti di partecipazione legittima de

facto, sia che essa costituisca frutto di una legittimazione normativa, è

indubbio che nella vita odierna delle istituzioni europee gli intergruppi che riuniscono l’industria, così come quelli relativi agli altri settori, sono diventati un modo efficace per i lobbisti d’affari per avvicinare i deputati, da un lato, e un modo di apprendere ciò che i decisori pubblici necessitano di sapere dall’altro. Molti gruppi hanno un proprio forum MEP (per esempio il forum MEP industry per il settore industriale oppure il forum MEP sull’energia) dove si incontrano con gli eurodeputati interessati e i lobbisti. Se da un lato normativa e prassi dimostrano che l’attività di lobbying risulta essenziale al processo di elaborazione delle politiche europee, dall’altro permangono perplessità circa le modalità con cui i lobbisti svolgono detta attività. Emergono infatti numerose vicende che si caratterizzano per collocarsi al limite della legalità quanto ai metodi di persuasione che i gruppi lobbistici utilizzano sui decisori pubblici358.

3.8. Le modalità in cui si esercita l’attività di lobbying. Le lobbies

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