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L’interesse rappresentato Il settore privato, economico ed industriale

Nel documento Le lobbies in Europa. Regole e trasparenza (pagine 110-120)

Le tipologie di gruppi di pressione (o dei singoli lobbisti) possono variare in ragione di una serie di fattori, quali l’oggetto dell’attività del gruppo

287 Per le rappresentanze permanenti degli Stati membri presso l’Unione vedi infra. 288

La stessa United States mission to the European Union stima che siano circa 400 le aziende statunitensi e le associazioni di categoria presenti a Bruxelles. A tal proposito si veda https://useu.usmission.gov/economic_issues.html.

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d’interesse, la struttura del gruppo di pressione e la modalità con cui viene svolta l’attività. Con riguardo all’interesse rappresentato, il gruppo di pressione può distinguersi in tre macro categorie, ovvero le organizzazioni industriali, le organizzazioni non governative (o i gruppi di interesse) e le rappresentanze regionali e locali289. Al fine di fornire una panoramica sufficientemente esaustiva delle centinaia di gruppi di pressione esistenti nel panorama europeo, appare interessante rifarsi alla list of contributors all’interno dell’Annex alla comunicazione della Commissione europea del 2002, COM(2002)277290. L’annesso alla comunicazione divide i gruppi di pressione in 9 catagorie: i gruppi governativi (governments), il settore privato (private sector), le imprese e società (companies), le ONG, i gruppi di interessi regionali e locali (regional and local interests), i gruppi di interessi religiosi e le Chiese (religious interests/Churches), i Think tanks e gli istituti di ricerca (Think tank and research institutes), i rappresentanti di interessi individuali (Individual contributions), ed infine una categoria di nome “altri”.

I rappresentanti degli interessi del settore privato costituiscono la più grande delle categorie di gruppi di pressione, la quale è composta prevalentemente da associazioni industriali, commerciali, professionali e finanziarie. Secondo il Corporate Europe Observatory, i due terzi del totale dei lobbisti presenti a Bruxelles lavorano per conto di interessi commerciali e ciò, sottolinea ulteriormente il CEO, comporta come ovvia conseguenza la sottorappresentazione della società civile e dei sindacati291. Si stima che il 70% dei 15 000 lobbisti di professione rappresentino gli interessi del settore

289 Beqiri Evarist, Shatku Saimir, Sadushaj Mimoza, The Business of Lobbying in the European Union, Academic Journal of Interdisciplinary Studies, MCSER Publishing,

Rome-Italy, volume 4, no 1, march 2015, pp. 445 ss (traduzione mia) e Bernardo Paolo, Farella Alice, Oretano Manuela, Savazzi Erika, Poletti Alessandro, Di Staso Paola,

L’attività di lobbying nell’Unione europea, http://www.ilchiostro.org/wp- content/uploads/2011/02/Ricerca_UE_a.a.09.101.pdf

290

Towards a reinforced culture of consultation and dialogue – General principles and

minimum standards for consultation of interested parties by the Commission, Commission

of the European Communities, Communication from the Commission, Brussels, 11.12.2002 COM(2002) 704 final, Annex, List of contributors COM(2002)277.

291

Corporate Europe Observatory (CEO), Lobby Planet. Brussels, the EU quarter, new edition (2011), p. 7.

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privato292. E i dati trovano indubbiamente riscontro con la realtà, dal momento che quasi ogni settore industriale ha un suo gruppo di pressione a Bruxelles, dall’European Bottled Watercooler Association all’European

Chemical Industry Council (CEFIC)293, il quale ha più di 170 dipendenti e rappresenta ben 29.000 aziende294. Gli uffici di rappresentanza nel settore privato sono innumerevoli.

AquaFed295 è la Federazione Internazionale di operatori idrici privati. L’AquaFed Brussels Liaison Office si trova a Rond Point Schuman, 6, nel centro del quartiere delle istituzioni europee, mentre il suo quartier generale si trova a Parigi. Si tratta di uno dei principali gruppi di pressione pro- privatizzazione, istituito nel mese di ottobre 2005 dai giganti multinazionali dell'acqua Suez e Veolia. L’obbiettivo della lobby in questione è quello di sensibilizzare il decisore pubblico europeo nella disposizione di normative che si orientino verso la privatizzazione del settore. Per farlo sponsorizza l’affidabilità e l’efficienza degli operatori professionali suoi clienti circa il servizio di consegna e nel rispetto del contratto o della licenza. Per garantire gli standard di sicurezza del servizio, AquaFed ha istituito degli indicatori di performance (KPI) che assicurano la conformità contrattuale, in modo sostenibile, dei propri operatori. Il compito della lobby è convincere il decisore pubblico europeo che l’obbiettivo primario degli operatori idrici privati è quello della ricerca e dell’ottenimento dell’efficienza nell’erogazione dei servizi idrici, al fine di fare assumere i propri clienti da parte delle autorità pubbliche, le quali sono interessate a limitare i costi di gestione dell’acqua per gli utenti. Secondo il lobbista Jean Claude Banon di

Veolia, AquaFed serve anche per contrastare la "disinformazione" diffusa da

parte degli attivisti dell’acqua pubblica. A capo della sede di Bruxelles vi è Gérard Payen, ex amministratore delegato e presidente di Suez. Va detto che anche se AquaFed rappresenta principalmente Veolia e Suez, essa si presenta

292Bernardo Paolo, Farella Alice, Oretano Manuela, Savazzi Erika, Poletti Alessandro, Di

Staso Paola, L’attività di lobbying nell’Unione europea, http://www.ilchiostro.org/wp- content/uploads/2011/02/Ricerca_UE_a.a.09.101.pdf.

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In questo caso si tratta dei c.d. gruppi ombrello, rappresentanti interi settori. Per queste tipologie di gruppi di interesse vedi infra.

294

Corporate Europe Observatory (CEO), Lobby Planet. Brussels, the EU quarter, new edition (2011), p. 8

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come la voce globale del settore dell’acqua privata, amplificando così le chiamate delle multinazionali per la privatizzazione dell'acqua296.

Oltre che gli interessi prettamente economici ed industriali, fanno indubbiamente parte del settore privato le lobbies finanziarie. L’European

Financial Services Roundtable (EFSR)297 è una tavola rotonda costituita dai 18 membri, presidenti e amministratori delegati delle principali banche e compagnie assicurative europee298. Svolge pressioni sui governi nazionali e le istituzioni europee incoraggiandoli allo scopo di creare un mercato unico europeo per i servizi finanziari all’ingrosso ed al dettaglio, i quali sono essenziali nel fornire finanziamento a lungo termine per l’economia in Europa, e per dare luogo alla liberalizzazione su vasta scala del settore dei servizi finanziari. EFSR è attivo anche a livello di politiche internazionali, incoraggiando i leader nazionali ed europei a stabilire una regolamentazione finanziaria coerente a livello internazionale per garantire la creazione di mercati liberi e aperti in tutto il mondo. L’azienda EFSR gestisce un patrimonio di € 10.26 trilioni con un totale di attività di € 33.480 miliardi. La tavola rotonda è solita pubblicare report indirizzati al decisore pubblico al fine di influenzarne le politiche. A novembre 2012 è stato pubblicato il rapporto How regulation can preserve the contribution of financial firms to

economic growth in Europe, con il quale si vuole porre all’attenzione del

decisore pubblico europeo come la regolamentazione del settore finanziario possa garantire la crescita dell’economia nell’area euro. Il rapporto spiega il ruolo essenziale che le imprese finanziarie giocano per promuovere la crescita economica, affronta l'agenda di riforma della regolamentazione post – crisi e fornisce consigli sui metodi di regolamentazione del settore finanziario che secondo l’EFSR sono in grado di garantire la crescita sostenibile a lungo termine in Europa. Infatti, come precisa il report, è opportuno trovare un punto di incontro tra una regolamentazione

296

Corporate Europe Observatory (CEO), Lobby Planet. Brussels, the EU quarter, new edition (2011), p. 18

297

Servizi finanziari europei: gli uffici della Roundtable (EFSR) di trovano al 5° piano di Rond-Point Schuman, 11. Corporate Europe Observatory (CEO), Lobby Planet. Brussels,

the EU quarter, new edition (2011), p. 17 298 La struttura è ripresa dal modello della

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eccessivamente prudente che rischia di limitare l’offerta di credito nei riguardi dell’economia reale, ed una mancanza di regolamentazione che invece causa il crescere del rischio sistemico con la diminuzione degli investitori e la sfiducia dei consumatori. EFSR sostiene quindi il passaggio verso un’unione bancaria con forte ruolo della BCE ed è favorevole a garantire finanziamenti a lungo termine per progetti infrastrutturali e nelle tecnologie a basso tenore di carbonio. Strumenti di influenza come questo non devono essere interpretati come negativi, dal momento che sebbene vi siano interessi economici alla base delle attività intraprese da detti soggetti, tuttavia si può riscontrare un ritorno in termini di efficienza ed efficacia delle politiche europee e quindi un buon funzionamento delle istituzioni comunitarie che, forti dei consigli provenienti dagli esperti del settore, sono in grado di bilanciarli, grazie alle proprie competenze tecniche, con le esigenze sociali che un soggetto pubblico ha il dovere di tutelare in ragione della sua funzione.

Vi sono casi in cui l’attività di lobbying viene svolta però in maniera molto più spregiudicata, senza che dall’attività si possano trarre degli aspetti positivi. A tal proposito per esempio è interessante rilevare il lobbying esercitato dalla lobby della City of London in occasione dell’approvazione del regolamento UE di regolamentazione dei fonti speculativi299. La City ha infatti svolto un ruolo di primo piano nella campagna contro il regolamento UE sulla regolamentazione dei fondi di investimento alternativi, vale a dire quelli speculativi hedge e quelli di investimento in capitali privati, private

equity. In questa “battaglia” si è assistito ad escamotage mediatici, come la

visita di alto profilo da parte del sindaco di Londra Boris Johnson alla Commissione nel 2009, così come l’esercizio di pressioni verso l’ex commissario per il Mercato interno, Charlie McCreevy, e verso alcuni eurodeputati. L’obbiettivo della City era esclusivamente quello di impedire la regolamentazione di detti strumenti. Evidentemente qui si riscontra una

299

Direttiva 2011/61/UE sui gestori di fondi di investimento alternativi: Fondi speculativi (hedge fund) e fondi di investimento in capitali privati (private equity fund), la cui sintesi è consultabile all’indirizzo

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=URISERV:mi0083,

mentre il testo completo è accessibile al sito http://eur-lex.europa.eu/legal- content/IT/TXT/?uri=celex:32011L0061.

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mancanza di spinte propositive per il miglioramento delle normative europee e delle sue politiche. Ciò è dovuto sicuramente alla tipologia di clienti ed alla natura degli interessi rappresentati dall’ufficio della City of London. Si tratta infatti della lobby finanziaria tra le più potenti esistenti a Bruxelles proprio per il fatto che la City of London è una delle più ricche piazze finanziarie al mondo, operando come collegamento tra i vari mercati, occidentali ed orientali, e quindi avendo un ruolo incisivo nel settore finanziario globale. I soggetti rappresentati sono banche e fondi di investimento che operano nel Regno Unito. L’ufficio è strategicamente situato di fronte alla sede centrale della Commissione europea e va rilevato che fino all’agosto del 2011 la City non aveva ancora dichiarato la sua attività nel registro della trasparenza dell’Unione300

. Altri soggetti che hanno partecipato alla lotta contro l’approvazione di detto regolamento sono stati la società di consulenza in affari pubblici Hume Brophy, rappresentante gli interessi dell’Alternative

Investment Management Association (AIMA), lobby che lavora a stretto

contatto con la più grande lobby dei fondi speculativi americani, il Managed

Funds Association, il cui scopo principale è infatti quello di mantenere la

regolamentazione degli hedge fund al minimo. Anche l’European Venture

Capital Association (EVCA)301 ha sostenuto battaglie contro la regolamentazione degli hedge fund, sostenendo dal canto suo che una regolamentazione più severa avrebbe come conseguenza quella di danneggiare la competitività dell'UE.

Un'altra tavola rotonda nel settore privato è l’European Round Table of

Industrialists (ERT)302. La tavola rotonda europea degli industriali è un forum, che costituisce un gruppo di pressione, composto da circa 50 amministratori delegati e presidenti di grandi aziende multinazionali di discendenza europea che coprono una vasta gamma di settori industriali e tecnologici. Le aziende dei membri ERT sono situate in tutta Europa, con un fatturato complessivo superiore ai € 2,135 miliardi e comprendono in tutto

300

Corporate Europe Observatory (CEO), Lobby Planet. Brussels, the EU quarter, new edition (2011), p. 37

301 Ha circa 30 dipendenti che rappresentano gli interessi delle grandi imprese di

investimento.

302

Place des Carabiniers, 18a. http://www.ert.eu/ e Corporate Europe Observatory (CEO),

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6,8 milioni di posti di lavoro nella regione. I gruppi di lavoro che la compongono sono guidati dai dirigenti della Siemens303, della Nestlé304 e di

Lafarge305. Gli ambiti di interesse della tavola rotonda sono nel campo dell’economia digitale, dell’energia e dei cambiamenti climatici, delle competenze e dell’impiego, della competitività, delle politiche della concorrenza, della finanza e tassazione, dei commerci e degli investimenti. L'ERT ha esercitato notevoli influenze, in particolare per garantire il mercato unico, sua priorità principale. Ha svolto un ruolo chiave nel processo di adozione dell’Atto unico europeo del 1986, che ha riformato il Trattato di Roma, atto fondante l'Unione europea. Secondo il membro della tavola rotonda Daniel Janssen, la ERT ha condotto l’Unione verso una “doppia rivoluzione”, ovvero da un lato verso "la riduzione del potere dello Stato e del settore pubblico in generale attraverso la privatizzazione e la deregolamentazione" e dall’altro ha spinto verso il "trasferimento di molti dei poteri degli Stati nazionali a una struttura più moderna a mentalità internazionale a livello europeo, quale appunto l’Europa". La principale attività dell’ERT non si concentra sui singoli atti legislativi, bensì su trattati e strategie di politica generale dell’Unione, tra cui l'attuale strategia Europa 2020306 che stabilisce le priorità di riforma economica neoliberista della UE al fine di garantire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. La tavola rotonda degli industriali europei è inoltre firmataria del partenariato per il libero commercio tra Unione e Stati Uniti (TTIP). Quanto all’importanza del ruolo svolto dall’ERT nella definizione delle politiche può risultare di notevole interesse fare riferimento alla Dichiarazione di Benoît Potier307,

303

La Siemens AG, con quartieri generali tra Berlino, Monaco di Baviera, Erlangen e Milano, è la maggiore conglomerata d'Europa per fatturato e dipendenti. È suddivisa in 4 settori: infrastrutture, città, industria, energia, salute.

304 La Nestlé S.A., con sede a Vevey, in Svizzera, è una multinazionale operante nel settore

alimentare.

305

Lafarge è un gruppo francese produttore di materiali da costruzione, leader mondiale nel suo settore. Opera in 79 paesi relativamente a tre attività principali: calcestruzzo e inerti, cemento, intonaci.

306 Bruxelles, 3.3.2010, COM(2010) 2020, Per il documento nella versione italiana si veda

http://ponculturaesviluppo.beniculturali.it/wp-content/uploads/2016/02/STRATEGIA- EUROPA-2020.pdf.

307

Per il discorso, in lingua francese, tenuto a seguito dell’incontro con i vertici politici europei si veda http://www.ert.eu/document/digital-single-market-and-future-europe- meeting-chancellor-merkel-president-hollande-and. Si veda inoltre il contenuto della

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Presidente ed Amministratore Delegato della European Round Table degli Industriali (ERT) in occasione della riunione con la cancelliera Merkel, il presidente Hollande e il presidente Juncker, svoltasi a settembre 2016 a Berlino sul tema del mercato digitale unico all’interno dell’Unione europea. Secondo quanto affermato dal Presidente, la tavola rotonda ha tra i suoi obbiettivi quello di sostenere il rafforzamento dell’Unione europea garantendo la sicurezza del mercato unico. La digitalizzazione europea può permettere di raggiungere dei benefici considerevoli all’interno dell’Unione, soprattutto per quanto riguarda l’innovazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie, così come la creazione di nuovi impieghi. Potier ha anche ricordato il ruolo importante che nell’economica del mercato unico viene svolto dalle piccole e medie imprese e dalle start-up, le quali, accanto alle grandi imprese, sono parte vitale del tessuto industriale europeo. Altro aspetto di particolare interesse può evidenziarsi con riguardo al tema Brexit. Mentre si conviene sull’importanza degli accordi industriali, le parti politiche non sembrano d’accordo con il parere del settore privato industriale, il quale sottolinea l’importanza di garantire un regime di commercio e produzione vicino a quello del mercato unico anche a seguito della Brexit, mentre Juncker, Merkel e Hollande, dato l’esito referendario, sono per una cesura netta con l’Inghilterra dal punto di vista dei commerci, senza garantire la possibilità di effettuare nessun tipo di negoziato se l’Inghilterra non sarà disposta a conservare la libertà di circolazione anche delle persone, non solo dei capitali e delle merci. Sulla base di quanto affermato a proposito della Brexit, Potier continua il suo intervento richiamando l’attenzione sia sulla crescita delle altre economie internazionali che sulla sempre più interconnessa economia di mercato ed affermando che questa è una sfida che l’Europa non può permettersi di perdere e che rispetto alla quale deve rispondere con strumenti tecnologici ed educativi all’altezza delle aspettative. Pertanto egli coglie l’occasione dell’incontro per chiedere alle istituzioni europee di continuare sulla strada degli investimenti nelle

dichiarazione di Potier nel documento

http://www.ert.eu/sites/ert/files/generated/files/document/2016_09_28_-

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innovazioni tecnologiche, nelle telecomunicazioni e nell’energia, nell’ottica di conservare buoni rapporti con i partner commerciali europei ed avere un’economia europea moderna capace di competere a livello internazionale. Da quanto appena esposto appare evidente quanto l’attività di lobbying sia consustanziale al processo decisionale pubblico, soprattutto quando questa attività viene posta in essere con la dovuta serietà degli obbiettivi che coloro che la esercitano si prefiggono di raggiungere. Strumenti di lobbying come quelli enunciati a proposito della EFR e del DGR, vale a dire le due tavole rotonde, sono indubbiamente utili e fondamentali per costruire politiche europee efficaci, mentre di più discutibile natura appare l’attività di lobbying posta in essere per esempio dall’ufficio di rappresentanza della City of

London, più orientato a salvaguardare ad ogni costo gli interessi dei propri

clienti, senza collaborare invece per la creazione di un’Europa improntata a principi quali l’equità sociale e la giustizia. Considerato il fatto che tali atteggiamenti rientrano nella natura delle cose e che soprattutto non hanno in sé niente di illecito dal punto di vista giuridico, risulta allora fondamentale ribadire l’esigenza di una regolamentazione del fenomeno lobbistico improntata al maggior grado di trasparenza per permettere a queste pratiche, nella varietà di forme nelle quali esse si esplicano, di essere ben visibili dall’opinione pubblica.

L’annesso alla comunicazione della Commissione europea del 2002, COM(2002)277 divide i gruppi di pressione del settore privato tra europei, transnazionali, e nazionali. Tra i molti gruppi di pressione transnazionali, vale a dire quelle lobbies che operano per interessi che assumono rilievo europeo, vi sono per esempio le lobbies dei datori di lavoro, quali

l’European Association of Craft, Small and Medium-sized Enterprises

UEAPME, ovvero l'organizzazione dei datori di lavoro che rappresenta gli interessi dell'artigianato, dei mestieri e delle PMI a livello di UE. Sempre a livello europeo, di estrema importanza risulta l’operato dell’EuroCommerce, la quale rappresenta imprese del settore del commercio al dettaglio, all'ingrosso e internazionale provenienti da 31 paesi europei. Il settore comprende circa 5,5 milioni di imprese, il 99% delle quali sono piccole o medie imprese. Il settore svolge un ruolo unico per l'economia europea come

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collegamento tra produttori e 500 milioni di consumatori in tutta Europa. Inoltre, uno degli obbiettivi principali di EuroCommerce è stato quello di premere per la ratifica dell’accordo commerciale CETA tra l’Unione e il Canada firmato il 30 ottobre 2016, il quale tuttavia deve ancora ottenere le ratifiche dei parlamenti nazionali308. Come specificato dall’annesso alla comunicazione del 2002, vi sono anche gruppi di lobbies nazionali che operano a livello dell’Unione europea. La Confederation of British Industry (CBI) per esempio, organizzazione aziendale più importante del Regno Unito, dà voce alle imprese a livello regionale, nazionale e internazionale, quindi anche a livello di Unione europea. Inoltre vi sono i gruppi nazionali relativi a servizi e prodotti quali per esempio la BBA309, ovvero l’associazione leader per il settore bancario del Regno Unito con 200 banche associate con sede in oltre 50 paesi, così come anche la National

Associations of Manufacturers US (NAM US), ovvero la più grande

associazione di produzione negli Stati Uniti, rappresentante i piccoli e i grandi produttori in tutti i settori industriali e in tutti i 50 stati. Il NAM è la voce più potente della comunità di produzione e il principale sostenitore dei produttori cercando di rappresentare i loro interessi al fine di creare anche nuovi posti di lavoro presso le istituzioni degli Stati Uniti, ma anche dell’Unione. In Svezia vi è il Board of Swedish Industry and Commerce for

Better Regulation (l’NNR)310, costituito nel 1982, un'organizzazione politicamente indipendente senza scopo di lucro interamente finanziata dai suoi membri e rappresenta tutte le imprese attive in Svezia. Il suo compito è quello di lavorare per giungere a norme più efficaci e meno costose, così come ridurre il numero di comunicazioni obbligatorie che le imprese che esso rappresenta devono fornire alla Svezia ed all’Unione.

Nel documento Le lobbies in Europa. Regole e trasparenza (pagine 110-120)