CAPITOLO 2. LE ESPRESSIONI FACCIALI
3.10 Evitare il pianto da dolore: analgesia non farmacologica del neonato
Gli studi di ricerca attuati negli ultimi decenni hanno oramai abbondantemente dimostrato che non solo il neonato prova dolore, ma che il dolore provato può contribuire ad alterare lo sviluppo cognitivo, comportamentale e dei sistemi connessi con la percezione del dolore stesso. Stimoli dolorifici anche poco invasivi, come il prelievo ematico da tallone, o le procedure di inoculazione vaccinale, posso provocare distress che si accentua con la ripetizione dello stimolo. Il neonato che ha avuto modo di sperimentare anche un basso numero di prelievi, in un breve lasso di tempo, reagisce in fase prenociva opponendosi (Zelazo, 2004). Sembra quindi necessario, anche dal punto di vista etico, utilizzare tecniche
116 Anand K.J.S. and the International Evidente, Based Pain Group of Neonatal Pain, Consensus statements for
the prevention and management of pain in the newborn, Archives of Pediatric and Adolesent Medicine, 2001, 1551, 173-180.
117 Stevens B. e Johnston C., Premature Infant Pain Profile: development and initial validation, The Clinical Journal of Pain, 1996 - Volume 12 - Issue 1 - pp 13-22.
118 Krechel S.W. e Blinder J., CRIES: a new neonatal postoperative pain measurement score. Initial testig of
analgesiche anche non farmacologiche. Tra queste, quelle più comunemente utilizzate per alleviare il dolore procedurale sono: la somministrazione di soluzioni edulcorate, l’allattamento al seno materno, il wrapping o contenimento e la saturazione sensoriale, attuabile anche con la presenza della figura del clown dottore.
3.10.1 Le soluzioni edulcorate
Ormai è stata ampiamente dimostrata l’utilità della somministrazione di soluzioni edulcorate in piccoli interventi dolorosi, come la venipuntura o il prelievo da tallone, anche se l’efficacia di questa tecnica sembra dipendere dall’età e terminare intorno ai 2 mesi di età (Barr, 1995). Alcuni Autori sostengono che le soluzioni edulcorate agiscano sui recettori degli oppioidi, per altri questa è una spiegazione incompleta, in quanto l’analgesia si realizzerebbe dalla combinazione di due meccanismi: quello oppioide sommato al gusto dolce (Barr, 1999). Studi sugli animali hanno evidenziato la connessione tra le vie gustative e quelle nocicettive inibitorie (Burkley e Carstens, 1996).
Per quanto concerne la somministrazione non c’è univocità nel pensiero scientifico. Molti sono gli studi condotti su bambini nati a termine utilizzando soluzioni edulcorate, mettendo in evidenza che il modo migliore di somministrarle sia quello orale, utilizzando una siringa o un ciuccio. Sembra però che sia necessario il contatto con la lingua. L’associazione con il ciuccio pare avere un effetto sinergico nei neonati a termine (Blass e Watt, 1999) ma non nei grandi pretermine (Carbajal ed altri, 2002) e gli effetti antinocicettivi della suzione, potrebbero derivare dall’azione della serotonina a livello del prosencefalo e del midollo spinale (Fornal e Metzler, 1996) associati ad un’attività motoria ripetitiva come il succhiare.
Si può quindi affermare che si hanno sufficienti evidenze per considerare la somministrazione di sostanze edulcorate, specie il saccarosio ed il glucosio, una tecnica non farmacologica efficace, semplice ed economica nell’alleviare il dolore di tipo procedurale.
3.10.2 L’allattamento al seno
Negli ultimi anni il latte materno è stato molto studiato e rivalutato per i suoi innumerevoli ed indubbi benefici che riguardano non solo il miglioramento dello stato di salute e nutrizionale del bambino, ma anche lo sviluppo psicologico, sociale ed economico.
L’utilizzo del latte materno come analgesico è stato utilizzato da Blass (Blass, 1997) anche se non esiste ancora unanimità tra gli studiosi poiché molti sono i fattori che entrano in campo quando si parla di allattamento materno e di conseguenza numerose sono le ipotesi.
Non si può pensare al latte materno come una semplice soluzione edulcorata, sappiamo, infatti, che esso ha solo il 7% di lattosio, tuttavia si possono considerare molti aspetti correlati al latte materno che possono indurre analgesia nel lattante. Questi aspetti fanno riferimento: alla presenza di una persona confortante, come la madre; al diminuito livello di attenzione alla procedura dolorosa; al meccanismo motorio della suzione; al contatto fisico con la madre; al gusto dolce, anche se limitato alla scarsa presenza di lattosio; ad una maggiore concentrazione di triptofano, precursore della melatonina, che comporta un aumento delle βendorfine, oppioidi naturali derivanti dal latte materno. A tale proposito è stato osservato che nel colostro delle puerpere gli oppioidi naturali del latte sono presenti in concentrazione doppia rispetto a quella plasmatica e tale concentrazione decresce se si esamina il latte di transizione fino a normalizzarsi nel latte materno maturo (Zanardo e Nicolussi, 2001).
3.10.3 La saturazione sensoriale
E’ metodo di analgesia messo a punto di recente da Bellieni (Bellieni ed altri, 2002) e si basa sulla stimolazione dei cinque sensi: il tatto, massaggiando il neonato; l’udito, parladogli; la vista, cercando di agganciare il suo sguardo; l’olfatto, facendogli annusare odori profumati; il gusto, somministrandogli 1 ml di soluzione glucosata al 33%. Bellieni sostiene l’enorme potere analgesico determinato dall’applicazione della sua tecnica, anche se secondo molti Autori essa appare un intervento molto soggettivo e di difficoltosa standardizzazione e fruizione (Lesile e Marlow, 2006).
3.10.4 Il wrapping
E’ una tecnica che prevede il contenimento del neonato, che viene avvolto/contenuto in un panno dopo che glia rti sono stati flessi sul tronco (Lesile e Marlow, 2006). A supporto di tale tecnica si cita l’esito di almeno due studi di tipo sperimentale. Tali studi sono stati effettuati su bambini nati pretermine tra le 25 e le 35 settimane di gestazione il primo (Corff, 1995), ed il secondo tra le 24 e le 33 settimane di gestazione (Axelin, 2006). Entrambi gli studi hanno dimostrato una significativa riduzione nella variazione dei parametri sia fisiologici che comportamentali durante l’applicazione di questa tecnica, rispetto al non intervento.
3.10.5 La gelotologia
Gelotologia, ovvero la scienza della risata. E’ di recente intuizione che attraverso la risata si può riuscire ad ottenere un effetto analgesico. Un atteggiamento positivo ed ottimistico riduce la secrezione degli ormoni dello stress, come il cortisolo, stimola la produzione delle
βendorfine, oppioidi endogeni, determina l’aumento di ossigenazione del sangue e la riduzione dell’ansia residua nei polmoni (Farnè, 1995). Tra gli orientamenti che si basano sulla gelotologia, ritroviamo la figura del Clown dottore in corsia d’ospedale e negli ambulatori pediatrici. E’ figura che riassume in sé le caratteristiche dell’animatore, del clown, del burattino, dell’attore dell’operatore di laboratorio, avendo però strutturata la propria professionalità, specificamente per operare in ambito medico119. Il suo compito è quello di sdrammatizzare le pratiche sanitarie, cercando di far esprimere e gestendo i sentimenti di rabbia, ansia, paura ed angoscia che tali pratiche possono suscitare nei bambini.