• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 2. LE ESPRESSIONI FACCIALI

3.5 Lo sviluppo del sorriso

Lo sviluppo del modo di sorridere del neonato riflette l’emergere della capacità cognitiva, sociale ed emozionale. I primi sorrisi emergono più frequentemente mentre il neonato dorme (sorriso endogeno) e molto rapidamente diventano, nei primi sei mesi di vita del bambino, la colonna portante dell’interazione faccia a faccia. Tra i sei ed i dodici mesi di età il bambino mette in atto l’intenzionalità comunicativa e sperimenta oggetti ed eventi che comunica ai suoi interlocutori. Tra i dodici ed i quarantotto mesi di età il sorriso e la risata all’interno della diade madre-bambino, diventano maggiormente sofisticate e articolate, contemporaneamente il sorriso del bambino diviene la caratteristica peculiare delle interazioni sociali con i suoi coetanei.

3.5.1 Il sorriso del neonato: da 0 ad 1 mese.

Analizzare il sorriso del neonato è cosa abbastanza complessa. Spesso a questa età i sorrisi vengono considerati come endogeni o spontanei poiché sono attivati da stimoli interni e generalmente non sono considerati prodotti da un contesto o da uno stimolo emozionale; avvengono con maggior frequenza mentre il neonato dorme o è in stato di sonnolenza, ed in presenza di movimenti oculari rapidi, sintomo della presenza del sonno REM (circa un sorriso ogni 5 minuti). Questi sorrisi, comunque, compaio anche in altre situazioni, durante lo stato di veglia attiva, per esempio, e si può ipotizzare che questi esprimano un’emozione positiva e che quindi siano l’esito di un possibile stimolo esterno, e la forma che assume il volto fa pensare a questa possibilità.

I sorrisi neonatali possono avere una forma relativamente matura che coinvolge tutti i marcatori del sorriso Duchenne, ed avvengono in uno sfondo in cui c’è la presenza di una nutrita attività delle labbra e della bocca: osservatori non esperti hanno codificato come sorrisi un terzo dei movimenti della bocca dei neonati, assegnando un valore a questi segnali.

Il sorriso neonatale sembra avere un’origine subcorticale. Ciò è stato evidenziato dalle osservazioni dei sorrisi di neonati affetti da microencefalite. Anche i bambini nati pretermine mostrano una produzione di sorrisi maggiore rispetto a quelli nati a termine, e la quantità di sorrisi decrementa con il progredire dell’età. Questi fattori suggeriscono che i sorrisi abbiano un’origine subcorticale limitandone quindi il significato emozionale. Anche le prospettive teoriche danno diversi significati ai sorrisi neonatali. Mentre la teoria delle emozioni discrete suggerisce che i sorrisi neonatali, quelli prodotti in stato di veglia attiva, sono espressioni di gioia, la prospettiva di differenziazione cognitiva li considera come un responso fisiologico ad uno stato interno piuttosto che dipendenti da uno stimolo ambientale. I sorrisi del neonato illustrano l’importanza dei sistemi dinamici ed enfatizzano la progressiva copresenza di due elementi fondamentali: il sorriso del neonato sembra svilupparsi prima dal punto di vista fisico e quindi, è integrato dalla capacità cognitiva e dall’interazione sociale che contribuiscono a fornire significato di emozione positiva all’espressività.

3.5.2 Il sorriso del lattante: da 1 a 2 mesi

Dopo i due mesi di vita, la produzione di un sorriso tende sempre di più ad essere connessa alle stimolazioni ambientali, le quali preparano la scena per l’emergere del sorriso sociale. Inizialmente il bambino risponde ad uno stimolo uditivo, successivamente la produzione del sorriso è legata ad uno stimolo auditivo e visivo e solo in seguito il sorriso avviene solo a seguito di uno stimolo visivo. Specialmente durante il primo mese di vita, se un bambino,

mentre dorme o è in uno stato di sonnolenza,viene sollecitato a livello uditivo da un suono ad alto volume, anche della voce umana, si possono osservare dei sorrisi. Dopo il primo mese di vita, il sorriso è facilmente elicitato da uno stimolo visivo che può essere il contatto visivo con la madre. A questa età il bambino, in stato di veglia attiva, incrementa di molto la produzione dei sorrisi e questi avvengono principalmente come risposta uditiva alla voce umana, o agli stimoli visivi, in particolar modo al volto umano soprattutto se statico e ciò avviene fino a circa tre mesi di età.

La teoria cognitiva sostiene che mentre il sorriso neonatale produce una riduzione dell’arousal a livello psicologico, il sorriso del lattante coinvolge una riduzione della tensione modulata a livello cognitivo o psicologico. E’ l’emergere della “significanza” di uno stimolo visivo e non la percezione fisica dello stimolo che causa il sorriso. A supporto di questa tesi il fatto che, così come un lattante incomincia ad essere maggiormente capace di effettuare una rapida ricognizione di uno stimolo più complesso -e ciò avviene entro il primo mese di vita- la latenza del sorriso decrementa. Questa sorta di differenziazione cognitiva è anche rilevante nell’emergere del sorriso sociale, che appare in un periodo della fase dello sviluppo in cui il bambino dedica meno tempo al sonno e più alla veglia attiva. Lo stato di veglia attiva facilita l’interazione ed è momento in cui il bambino occupa la maggior parte tempo guardando il volto della persona di riferimento, che in genere è la madre. Il periodo in cui emerge il sorriso sociale, ovvero tra 1 e 2 mesi di età, è anche caratterizzato dallo sviluppo di nuovi schemi di attenzione visiva. Ad un mese di vita lo sguardo è concentrato principalmente sui margini del volto, e sugli occhi; a due mesi, l’attenzione visiva è concentrata sul contorno del volto, sugli occhi e sulla bocca, e questo suggerisce che la maggior attenzione riservata alle diverse parti del volto possa stimolare e facilitare la comparsa del sorriso sociale.

Il sorriso sociale, quindi, emerge tra le 4 e le 6 settimane dalla nascita ed inizialmente è prodotto mentre il bambino guarda un genitore: l’età sembra essere concomitante allo sviluppo di un determinato livello neurologico. Nei bambini nati prematuramente l’età della comparsa del sorriso sociale è adeguata alla corrispondente età gestazionale. Le madri di questi bambini, offrono resoconti in cui la comparsa del sorriso sociale risulta anticipata di alcune settimane, rispetto ai resoconti del personale esperto in codifiche facciali. I genitori in genere ricevono un senso di appagamento dai primi sorrisi sociali dei loro bambini, si sentono ricompensati da notti insonni e momenti di difficoltà nel prendersi cura del neonato.

Nel primo mese di vita postnatale il bambino concentra lo sguardo sul volto della madre o altrove senza sorridere. Nel secondo mese emerge il sorriso sociale, preannunciato da un periodo di concentrazione: parecchi secondi di corrugamento della fronte e di sguardo fisso

sul volto della madre sono seguiti dal rilassamento della fronte, fattori che portano a pensare ad una ricognizione cognitiva, e quindi compare il sorriso. L’approccio cognitivista considera la concomitanza di questi elementi come l’emergere del sorriso sociale, l’approccio dei sistemi dinamici indicano, in modo complementare, che l’attivazione dell’evento attenzione/connessione concomitanti col sorriso possano aprire uno spiraglio per la comprensione dello sviluppo e della nascita dei primi sorrisi.

3.5.3 Lo sviluppo del sorriso sociale nell’interazione faccia a faccia: 2, 6 mesi Il sorriso sociale si sviluppa prioritariamente durante l’interazione. Il periodo tra i 2 ed i 6 mesi è tra i più intensi per quanto riguarda lo sviluppo delle emozioni. A questa età i bambini non solo incrementano la loro risposta al sorriso degli altri ma incrementano anche la produzione di sorrisi negli altri. In questa fascia di età, durante l’interazione faccia-a-faccia con un adulto, il bambino impiega circa un quinto del tempo dell’interazione sorridendo in modo molto pronunciato alternando con momenti in cui non sorride. Il sorriso prodotto nell’interazione è strettamente interconnesso e dipendente dal contatto visivo con i genitori e tende ad essere prodotto in associazione con vocalizzazioni che sono, parimenti al sorriso, adoperate per comunicare emozioni positive. Nell’interazione, il sorriso gioca un ruolo fondamentale nel rapporto con il padre e con la madre: i padri tendono ad assumere un atteggiamento tipicamente rivolto al gioco, mentre le madri adoperano maggiormente l’espressività vocale e visuale per stimolare i sorrisi nei loro bambini. Generalmente si indica la madre come soggetto femminile interagente perché la maggior parte delle ricerche sul sorriso dei lattanti è stato basato sulla diade madre/bambino, ma non per questo i padri non sono capaci di stimolare il sorriso nei loro figli.

Durante l’interazione entrambi i genitori stimolano e intrattengono i loro bambini ponendo attenzione nell’esprimere emozioni positive e, allo stesso tempo, pongono attenzione nel prevenire e modulare il comportamento sull’eventuale disagio o pianto da parte del bambino. Oltre a sorridere, i genitori tengono in braccio, toccano e solleticano i loro bambini, si avvicinano e si allontanano dedicandosi ad un’interazione che possiamo definire “dialogo”. Tale modulazione ritmica sta ad indicare incrementi e decrementi dell’intensità emozionale che si prolunga per parecchi secondi oltre l’episodio interattivo, in concerto con le reazioni del bambino, i suoi sorrisi e le altre attività espressive.

Una chiave caratteristica dell’interazione è il grado con il quale ciascun partner influenza ed è rispondente all’altro. Il sorriso materno e le vocalizzazioni sono particolarmente utili per sollecitare il sorriso del bambino ma possono non essere sufficienti; l’interazione è ottimale

quando la madre attua, nell’interazione con il bambino, differenti modalità comunicative e specialmente quando al sorriso si sovrappongono le vocalizzazione e l’avvicinamento del volto a quello del bambino. Ma sono le madri che rispondono in modo più marcato al sorriso dei propri bambini piuttosto che il contrario. Basta un breve ed accennato sorriso del bambino per produrre nella madre una risposta marcata che generalmente si attiva con un breve ritardo di circa due secondi. Infatti, lo sguardo neutrale del bambino al volto della madre, basta a quest’ultima per iniziare a sorridere e spesso le madri sorridono in assenza di qualsiasi tipo di comportamento da parte dei bambini. Questi, quindi, hanno la possibilità di sperimentare un’espressione imprevista, il sorriso appunto, all’interno di un’ampia gamma di comportamenti espressivi da parte dei genitori.

Come suggerito dalla teoria dei sistemi dinamici, le diverse e soggettive tipologie di sorrisi ed i loro contesti, permettono ai genitori ed al loro bambino di sviluppare e consolidare dei

pattern di interazione, il bambino sorride quando guarda la madre e questa risponde

sorridendo. Una volta che il bambino incomincia a sorridere, difficilmente la madre smetterà di farlo, se così fosse interromperebbe il mutuo scambio di sorrisi: l’esperienza del neonato del sorriso, quindi, è il modello di risposta al sorriso genitoriale.

Il neonato e la madre incidono anche su un altro elemento: un sorriso marcato da parte del bambino è l’origine di un più marcato sorriso da parte della madre. Tale tipo di sorriso potrebbe avere come risposta un sorriso analogo da parte del bambino, ma potrebbe anche accadere che il bambino distolga lo sguardo dal volto materno come attività di regolazione dell’arousal. Tale tipo di interazione si differenzia tra le coppie di diadi. Normalmente, comunque, l’espressione di gioia del bambino è rispecchiata ed intensificata dai genitori. Il bambino risponde alla intensificazione del sorriso materno in due modi: intensificando a sua volta il sorriso e quindi la comunicazione dell’emozione positiva, oppure disimpegnandosi guardando altrove e quindi smettendo di sorridere.

Lo scambio di sorrisi è un dialogo non verbale il cui apice è la condivisione dell’esperienza di gioia e la regolazione dell’emozione. Lo sperimentare l’esperienza di gioia del bambino, attraverso il sorridere, viene attuato attraverso il rispecchiamento nel volto della madre che risponde con l’intensificazione dal sorridere; il bambino percepisce tale incremento e contemporaneamente percepisce la propria sensazione di aumento dell’emozione positiva. La fonte della responsività positiva del bambino al sorriso dell’adulto, potrebbe dipendere dai neuroni a specchio o dai processi neurofisiologici responsabili delle emozioni e dell’empatia positiva. Qualsiasi sia la sorgente, la consapevolezza che il bambino ha delle sue modificazioni emotive avviene in concerto con l’esperienza e con l’impatto che queste

esperienze producono nei genitori. Quello che questo tipo di interazione dinamica suggerisce è che il percorso allo sviluppo della gioia coinvolge l’esperienza di gioia anche nelle altre persone. La simultanea consapevolezza del bambino del suo proprio stato e quello dei genitori è conosciuto come intersoggettività primaria.

3.5.4 Lo sviluppo del sorriso interattivo tra 2 e 6 mesi di età

Si è già detto che attorno ai due mesi dalla nascita il bambino incrementa la produzione di sorrisi e, in accordo col lo sviluppo del bambino, la madre aumenta ed intensifica la produzione di espressioni facciali positive. A questa età i bambini incominciano ad abituarsi allo specifico livello di responsività positiva, tanto che sono in grado di adeguarsi alla espressività di una persona estranea, anche se questa ha livelli di intensità superiori o inferiori di quelli della madre. Nella fase iniziale, quindi, sembra che i bambini elicitino un livello diade-specifico di contingenza interattiva, piuttosto che un livello di rispecchiamento visivo al sorriso e questo potrebbe essere un meccanismo attraverso il quale il bambino tra i 2 ed i 6 mesi di età opera dei distinguo tra gli adulti riservando la produzione dei sorrisi alle figure di riferimento.

Lo sviluppo del sorriso nell’interazione faccia-a-faccia avviene in contemporanea ai cambiamenti dei patterns di attenzione del bambino al volto della persona che si prende cura di lui. In questa fascia di età il tempo dedicato a fissare il volto della madre decrementa, così come il sorriso diviene maggiormente coordinato, in linea con il contatto visivo sul volto materno e i pattern legati allo sguardo ed al sorriso cambiano. A tre mesi di età i bambini tendono ad iniziare e finire i loro sorrisi guardando il volto dei genitori, quindi si può sostenere che le prime espressioni che rivelano emozioni positive sono legate al contatto visivo. A sei mesi il bambino tende a guardare il volto della madre, sorridere, guardare altrove e solo dopo smette di sorridere.