• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 4. LA RICERCA

4.2 Metodologia

Negli studi di questo tipo le osservazioni possono aver luogo in diversi ambienti, quali il contesto di laboratorio o quello naturale delle abitazioni dei soggetti. In questo lavoro si è preferito il contesto ambulatoriale/ospedaliero.

La metodologia adottata nell’ambito di questa ricerca è di tipo osservativo/quantitativo e si fonda sulla videoregistrazione e sulla successiva analisi delle sequenze di comunicazione spontanea che hanno avuto luogo tra bambino/estraneo e bambino/mamma (studio 1), e quindi in somministrazione di stimolo negativo (studio 2). Anche in questa seconda parte del lavoro si è preferito il contesto ambulatoriale/ospedaliero120 per i bambini di tre giorni, quello ambulatoriale per i bambini di tre e di cinque mesi di età121.

120 Il prelievo da tallone, di regola viene effettuato al terzo giorno di vita, l’ambiente di osservazione dei bambini è variabile in dipendenza della dimissione ospedaliera, nel caso di dimissione in terza giornata, il prelievo viene effettuato presso il Nido, in seconda giornata presso l’Ambulatorio del Bambino Sano.

121 In concomitanza con la somministrazione obbligatoria per legge della prima e seconda dose dei vaccini esavalenti.

Tutti i bambini partecipanti alla ricerca sono nati sani, tra la 36° e 42° settimana di gestazione, con peso alla nascita che variava da 2.500 a 4.500 g.. I bambini che non corrispondevano a queste caratteristiche sono stati esclusi dall’analisi. La modalità della nascita (parto spontaneo, indotto, cesareo ecc.) è una variabile che, seppure selezionata come variabile, ai fini di questo lavoro non è stata presa in considerazione.

Le mamme che con i loro bambini hanno acconsentito di partecipare alla ricerca sono state preventivamente informate circa le modalità e le finalità dello studio (allegato 1) ed hanno fornito consenso firmato (allegato 2). Copia delle video riprese effettuate sono state inviate alle famiglie partecipanti con allegata lettera di ringraziamento (allegato 3).

L’analisi dei dati è stata fatta su tre livelli di misure: • numero di soggetti

• numero di episodi • durate

Queste misure sono state calcolate sui vari livelli delle variabili in analisi al fine di dimostrare la differenza di comportamento in linea con gli obiettivi della tesi.

Per quanto riguarda la tipologia di test statistici usati per misurare la significatività delle differenze riscontrate, è necessario fare alcune osservazioni preliminari.

La prima riguarda le durate misurate; è stato infatti verificato che sia le durate dei video (considerate uguali alle durate degli stimoli) che le durate delle azioni effettivamente rilevate non presenta distribuzione normale.

Grafico 4.1: Distribuzione delle durate in numero di frame dei video analizzati. Numero soggetti Studio 1 = 205; numero soggetti Studio 2 = 245

L’analisi dei grafici a barre delle frequenze di distribuzione dei video dei due studi (grafico numero 4.1) evidenzia infatti come le distribuzioni siano unimodali e molto concentrate attorno alla moda stessa ed in alcuni casi non simmetriche rispetto alla moda della

distribuzione. Il fenomeno è più evidente nello studio numero 2, in quanto, come sarà descritto in seguito (paragrafo 4.8.1) il tipo di stimolo somministrato ai soggetti esaminati non è lo stesso per tutti: al prelievo dei 3 giorni infatti si tratta di prelievo di sostanza ematica da tallone con lancetta, nei prelievi di età successiva invece si tratta di inoculazione intramuscolare. Questo fatto fa sì che la distribuzione delle durate dei video sia fortemente asimmetrica e concentrata su valori vicini allo 0. Togliendo dallo studio 2 i casi del gruppo 1 (in accordo a quanto descritto nell’analisi dei dati, paragrafo 4.8.1) il fenomeno non scompare del tutto (grafico numero 4.2).

Grafico 4.2: Distribuzione delle durate in numero di frame dei video analizzati per lo Studio 2 con i soli soggetti dei gruppi 2 e 3. Numero soggetti = 185

Analizzando le durate delle AU rilevate, le distribuzioni diventano addirittura asimmetriche, unimodali e decrescenti dai valori vicini allo 0, ad eccezione delle percentuali dello studio 2 in cui la distribuzione è addirittura bimodale..

Grafico 4.3: Distribuzione delle durate in numero di frame ed in percentuale rispetto al totale del video delle principali AU analizzate. Nei grafici sono visualizzati solo i risultati dei soggetti per cui è stata effettivamente registrata la AU corrispondente (per lo Studio 2 sono stati esclusi i soggetti del gruppo 1).

Le uniche distribuzioni candidate ad essere Normali sono dunque quelle delle durate dei video. Nel grafico successivo (grafico numero 4.3) riportiamo le densità di probabilità delle durate dei video (barre verticali) e le Normali teoriche sottostanti (linea rossa continua), ottenute (trattandosi di misure condotte su un sottoinsieme dell’Universo di riferimento) con media pari alla media campionaria dei valori delle distribuzioni e varianza pari alla deviazione standard, corretta per n/n-1. Al loro fianco si sono realizzati i Q-Q plot (o grafico quantile-quantile) che riportano anche la retta di colore rosso con i quantili teorici della normale corrispondente.

Grafico 4.4: Densità di probabilità delle durate dei video analizzati e corrispondenti grafici delle funzioni normali, grafici Q-Q plot e linee teoriche per i 2studi in analisi. Numero soggetti Studio 1 = 205; numero soggetti Studio 2 = 185

Le distribuzioni di densità di probabilità riportano la stessa forma di quelle delle frequenze, ma avendo l’area sotto la curva pari ad 1 sono confrontabili con la funzione teorica in rosso: il confronto grafico rileva una forte distanza nei valori modali (meno accentuata nei dati dello studio 2, “depurati” dai soggetti del gruppo 1) ed i grafici quantile-quantile dimostrano definitivamente la differenza rispetto la Normale teorica a livello di quantile di distribuzione.

Come conseguenza non è stato dunque possibile usare i noti test T di Student e l’Analisi della varianza che hanno come ipotesi non solo la normalità delle variabili in esame ma anche la loro omoschedasticità. I test usati per l’analisi delle variabili di durata sono stati dunque i test di Wilcokxon e Kruscal-Wallis, che confrontano mediane di vettori.

Per quanto riguarda infine i conteggi (di soggetti e di numero di episodi) è stato usato il test del χ² di Pearson.

Un’ultima osservazione riguarda la rilevazione dell’intensità massima.

Si tratta infatti di una variabile di carattere “soggettivo”: per codificare le intensità si è scelto di associare non una misura ma una scala non ordinale (“bassa”, “media”, “alta”) poiché non si era in possesso dello strumento adeguato ad effettuare una “misura”: ad esempio il software costruito per rilevare, le distanze tra gli angoli della bocca (Messinger D. (2008), Infant Smiling Dinamics and Perceived Positive Emotion, Nonverbal Behavior, 1; 32(3): 1331-155). La rilevazione è stata dunque trattata come un’etichetta associata ad ogni soggetto e non si è quindi potuto calcolare un’intensità “media” ma solo un valore più frequente di altri.

Figura 4.1: Criterio di selezione adoperato per analizzare il livello di intensità massima. Intensità massima assegnata al soggetto analizzato: Alta 4. 2 Intensità assegata Episodio 1: Alta Intensità assegata Episodio 2: Media

Dalla figura 4.1 si evince come, per poter analizzare il grado intensità e la durata, si è selezionato per ciascun soggetto l’episodio di quella specifica AU nel suo livello massimo rilevato; laddove un singolo soggetto ha attuato più episodi della stessa categoria di livello massimo, la durata di questi è stata sommata e quindi rapportata alla durata dello stimolo. Per quanto fa riferimento allo studio 1, ciò è stato fatto sia per quanto riguarda l’esito dell’interazione con la madre che con la persona estranea. Sono quindi stati raffrontati e testati. Per quanto riguarda lo studio 2, sono state raffrontate le intensità e la loro durata tra le variabili analizzate.