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Il sorriso, l’emozione di gioia e l’arousal

CAPITOLO 2. LE ESPRESSIONI FACCIALI

3.4 Il sorriso, l’emozione di gioia e l’arousal

Il sorriso è contemporaneamente espressione di gioia ed indice di uno stato di attivazione (arousal). La teoria delle emozioni discrete sostiene che la presenza del sorriso rappresenta un calo nella tensione, quindi un abbassamento del livello dell’arousal. Diversamente, l’approccio cognitivista sostiene che il sorriso è l’indice primario della presenza dell’attivazione e che segue una prima ricognizione e quindi valutazione dell’evento emotigeno. Nei bambini, il ritmo cardiaco, indice primario dell’attivazione dell’arousal, diviene più rapido durante la produzione di un sorriso rispetto ad una situazione di neutralità. Spesso i bambini, soprattutto se molto piccoli, tendono a mettere le mani in bocca mentre sorridono, e, successivamente, verso i tre mesi di età, tendono a distogliere lo sguardo per poi smettere di sorridere. Questo è un meccanismo attraverso il quale il bambino mantiene vivo l’interesse e l’attivazione con l’ambiente a lui circostante per un tempo prolungato.

Il ruolo generale dell’attivazione del sorriso è anche rilevante nella connessione tra il sorriso e l’espressione di emozioni negative. Spesso, infatti, è possibile vedere sul volto di un bambino un sorriso come risposta di attivazione nei confronti di una esperienza negativa o conflittuale; ciò può accadere, per esempio, quando l’adulto sovra stimola il bambino.

Nonostante queste considerazioni è indubbio che il sorriso di un bambino è parte di un processo positivo che questi mette in atto per interagire con l’ambiente. Esso compare durante un periodo di interazione ed elicita chiaramente una emozione positiva come risposta di una stimolazione ritenuta positiva prodotta dall’interlocutore.

I sorrisi di un bambino possono avere differenti forme. Alcuni sembrano un accenno, un tentativo, altri sembrano comunicare un senso di “connessione” interpersonale, ed altri ancora sembrano essere un’esplosione di ilarità. Essi possono differire di molto nella forma e nella varietà, possono essere più forti e più ampi, coinvolgendo diversi gradi di contrazione degli occhi e di apertura della bocca.

3.4.1 Il sorriso semplice

I sorrisi che non sono particolarmente pronunciati e che non vedono coinvolti la contrazione degli occhi e l’apertura della bocca (marcatori del sorriso Duchenne), sono conosciuti come sorrisi semplici. L’approccio funzionalista sullo studio delle espressioni facciali prodotte dai primati, ha offerto spunti sul significato di questo tipo di sorrisi: gli scimpanzé posseggono il muscolo zigomatico maggiore la cui contrazione fa scoprire i denti ed è analogo al sorriso semplice degli umani. L’esposizione dei denti originariamente era un simbolo di sottomissione, di accettazione della altrui dominanza, e, nel tempo, si è evoluto come segnale di affiliazione che generalmente è seguito da un comportamento positivo, come la stretta di mano. Allo stesso modo il sorriso semplice di un bambino può rappresentare un segnale positivo di affiliazione verso gli altri, un segnale che il bambino ha messo in atto come punto di partenza per un impegno interazionale maggiormente positivo. Questo tipo di sorriso avviene, per esempio, come “fase di riscaldamento” di un gioco o quando il bambino è in interazione con una persona estranea dal volto impassibile (still face). Nel bambino, questo tipo di sorriso esprime sempre un’emozione positiva, ma i sorrisi che coinvolgono la contrazione del muscolo zigomatico maggiore, la contrazione degli occhi e/o l’apertura della bocca, indicano sempre un’emozione maggiormente positiva rispetto al sorriso semplice.

I sorrisi che coinvolgono l’apertura della bocca, causata dall’abbassamento del mento hanno una valenza interazionale, sociale e di eccitazione molto elevate. Essi tendono ad essere prodotti dal bambino mentre fissano il volto della madre e sono sempre percepiti come più positivi dal punto di vista emozionale e di attivazione dell’arousal rispetto a quelli prodotti con la bocca chiusa.

3.4.2 Il sorriso sentito o sorriso Duchenne

Nel sorriso sentito, spontaneo, definito anche sorriso Duchenne, dal nome dello studioso che per primo a metà Ottocento individuò questa configurazione, gli angoli delle labbra si spostano verso l’alto mentre la contrazione dei muscoli orbicolari degli occhi solleva le guance e, particolarmente negli adulti, increspa di rughe gli angoli degli occhi . Alcune ricerche indicano che il sorriso Duchenne si distingue da altri tipi di sorriso, privi di contrazione dei muscoli orbicolari degli occhi, poiché compare durante eventi interattivi a tonalità emotiva positiva ed è associato ad un’esperienza di piacere pronunciata. E’ la copresenza del sollevamento degli angoli delle labbra e del sollevamento delle guance che genera il sorriso di Duchenne, inoltre, la contrazione intensa dello zigomatico comporta necessariamente la contrazione dei muscoli orbicolari degli occhi.

Benché le azioni dei due muscoli siano potenzialmente indipendenti, la contrazione intensa dello zigomatico non accompagnata da una contrazione degli orbicolari degli occhi appare forzata e artificiosa. Quando lo zigomatico solleva gli angoli delle labbra, solleva anche le guance, funzionando sinergicamente con la porzione orbitale del muscolo orbicolare dell’occhio. In generale, quanto più è intensa la contrazione dello zigomatico, tanto più è probabile la contrazione dell’orbicolare dell’occhio. Inoltre, la contrazione dello zigomatico normalmente precede, o accompagna, la contrazione dell’orbicolare dell’occhio, ma non avviene dopo di essa.

L’influenza della contrazione dello zigomatico sulla probabilità di contrazione dell’orbicolare dovrebbe presentarsi nella sua forma più caratteristica quando la contrazione dello zigomatico cresce lentamente di intensità ed è accompagnata dalla contrazione coordinata dell’orbicolare dell’occhio. Tuttavia, normalmente, questa successione di eventi può avvenire velocemente tanto che, per stabilire quale muscolo si sia contratto per primo, c’è bisogno di tecniche di osservazione elettromiografiche o video, relativamente precise. La copresenza e la sovrapposizione di connessioni muscolari e di pattern di innervazione suggerisce che la contrazione dello zigomatico e dell’orbicolare dell’occhio funziona come una struttura coordinativa. Sarebbe un errore, tuttavia, cercare di ridurre la coordinazione del sorriso di Duchenne a un pattern neuromuscolare. La presenza di predisposizioni neurali e muscolari per un’azione congiunta non esaurisce le possibili spiegazioni della cooccorrenza della contrazione dello zigomatico e dell’orbicolare dell’occhio, anche se la contrazione di questi muscoli può avvenire anche indipendentemente.

Il sorriso che coinvolge i marcatori del sorriso Duchenne tende ad essere prodotto con la bocca aperta (Fogel ed al. 2006; Messinger et al. 1999). Questo tipo di sorriso viene anche definito sorriso duplice o doppio (duplay smile) ed è facile vederlo espresso sul volto di un bambino in interazione con la madre (Fox, Devidson, 1982; Schnaider, Uzner, 1992), mentre ne fissa il volto ed è sempre percepito come un sorriso più ampio rispetto ad un sorriso prodotto con le labbra chiuse. Esso è sempre indice di esternazione di una sentire più forte (Ekman & Friesen, 1982; Souissignan, 2002), ed è spesso visibile sia sul volto del bambino che dell’adulto in situazioni giocose (Jakobs, Manstead, Fisher, 1999; Schneider & Josephs, 1991).

Si può ipotizzare che, mentre i sorrisi Duchenne siano il prodotto della reciprocità dell’emozione positiva con un’altra persona, i sorrisi prodotti con la bocca aperta coinvolgano una maggiore attivazione come prodotto di un’emozione positiva maggiormente vivace. Se i due tipi di sorriso avessero significato diverso, la teoria delle emozioni discrete verrebbe messa in dubbio, perché teorizza che per ogni emozione positiva corrisponde un singolo programma affettivo. Una possibilità alternativa, ovvero che differenti tipi di sorrisi esprimano differenti gradi di una singola dimensione di un’emozione positiva o di gioia, è in sintonia con un’ampia gamma di prospettive teoriche. Le teorie delle emozioni discrete e quelle cognitiviste sono entrambe in accordo con questa dimensione, anche se l’approccio ai sistemi dinamici ha dato maggiore enfasi alle modificazioni che avvengono nell’intensità della produzione di uno stesso sorriso.