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CAPITOLO 1. LO STUDIO DELLE EMOZIONI

1.8 L’intersoggettività

1.8.4 La preferenza per il volto umano

Diversi sono stati gli studi che hanno dimostrato che i neonati prediligono il volto umano rispetto a degli oggetti pur essendo essi in movimento. Il volto possiede una serie di caratteristiche che lo rendono particolarmente attraente per il neonato: la tridimensionalità, l’asimmetria, la presenza di curve, la presenza di aree sia a basso che ad alto contrasto, la mobilità. È uno stimolo che contiene degli aspetti invariati quali la presenza di occhi, bocca, capelli e le loro relazioni spaziali, e aspetti variabili: le espressioni facciali. La competenza di riconoscere i volti in generale è molto precoce e si suppone abbia una base innata, mentre quella di riconoscere e discriminare volti specifici appare in seguito. Kleiner57 (1987) ha ipotizzato che la preferenza del volto umano da parte del neonato sia data dal fatto che le proprietà psicofisiche del volto coincidono con quelle a cui i canali sensoriali del neonato sono particolarmente sensibili. L’Autore ha verificato che i neonati mostrano una preferenza superiore per uno stimolo simile al volto piuttosto che un altro stimolo presentato contemporaneamente.

I neonati sono attratti da modelli di media complessità, molto contrastanti con contorni ben delineati tra aree chiare ed aree scure, caratteristiche che il volto umano possiede. Gli esperimenti di Banks58 hanno rilevato che, quando le forme a scacchiera, riportate nell’immagine (Figura 3.1)vengono esaminate da un neonato, solo nella scacchiera di sinistra,

55 Legerstee, M. Anderson, D. & Schaffer, M. (1998). Five and eight month-old infants recognize their faces and

voices as familiar and social stimuli, Child Development, 69, 37-50.

56 Lavelli M., (1987), Intersoggettività. Origini e primi sviluppi , Raffaello Cortina Editore, Milano.

57 Kleiner, K.A., (1987), Amplitude and phase spectra as indices of infants' patterns preferences. Infant Behaviour and Development 10, pp. 49–59.

58 Banks M. S., & Salapatek P. (1983). Infant visual perception. In M. M. Haith & J. J. Campos, Handbook of child Psychology (pp. 435-571). New York: Wiley.

di media complessità, può essere rilevata dall’osservatore una qualche struttura. Ciò accade perché, essendo ancora l’occhio del bambino immaturo, questi predilige figure mediamente complesse a quelle molto complesse.

Figura 3. 1 – Se forme a scacchiera usate nell’esperimento di Banks59.

Alcuni studi indicano che il neonato, sin dalla nascita preferisce osservare il volto umano, altri invece sostengono che questa preferenza insorga tra i 2 e 4 mesi.

A sostegno della prima ipotesi ci sono gli studi di Goren, Sarty e Wu60, nel 1975 furono i primi a rilevare che i neonati a 9 minuti dalla nascita (in media), seguono maggiorente con lo sguardo una sagoma del volto con naso, occhi e bocca schematizzati, piuttosto che un volto vuoto o con le stesse caratteristiche però disposte in modo innaturale. Questo studio è stato in seguito ripreso ed ampliato da Johnson, Dziurawiec, Ellis e Morton (1991). Questi Autori hanno realizzato tre esperimenti al fine di descrivere lo sviluppo della preferenza del volo umano nei primi cinque mesi di vita. Il primo esperimento riprende quello realizzato da Goren, Sarty e Wu, vengono mostrati a dei neonati, nell’arco della prima ora di vita, tre differenti sagome della grandezza di un volto umano su cui sono rappresentate: un volto schematizzato, un volto posto in disordine ed una sagoma vuota. Appena il neonato, che è posto in grembo allo sperimentatore in posizione supina, fissa lo stimolo, questo viene mosso in modo circolare. I movimenti degli occhi e della testa sono stati registrati ed analizzati in seguito da due osservatori inconsapevoli dello scopo dell’esperimento. È risultato che, i

59 Ibidem, pag. 207.

60 Goren C.G., Sarty M., Wu P.Y.K., (1975), Visual following and pattern discrimination of face-like stimuli by

neonati seguono di più la sagoma del volto umano, piuttosto che quella con le caratteristiche in disordine, ed entrambe vengono osservate maggiormente rispetto alla sagoma vuota.

Nel secondo esperimento sono stati modificati gli stimoli, al fine di indagare su quali sono gli aspetti del volto che maggiormente attraggono i neonati. Per verificare se i neonati, piuttosto che rispondere ai dettagli del volto, rispondono alle tre aree di contrasto corrispondenti agli occhi ed alla bocca, hanno mostrato loro una sagoma del volto umano, una sagoma i cui sono presenti tre quadrati al posto degli occhi e della bocca, una sagoma con tre quadrati in disordine ed una quarta sagoma con le caratteristiche del volto disposte in modo lineare. Dall’esperimento è risultato che i neonati nella prima ora di vita sono sempre attratti maggiormente dal volto umano realistico.

Il terzo esperimento è volto a indagare come si evolve la preferenza per i volti nei primi cinque mesi di vita. In questo caso a dei bambini di 1, 3 e 5 mesi vengono sottoposti a quatto stimoli: una sagoma del volto umano, una sagoma i cui sono presenti tre quadrati al posto degli occhi e della bocca, una sagoma con le caratteristiche del volto disposte in modo lineare e una quarta con caratteristiche non facciali poste nella disposizione facciale. In questo caso sono i neonati ad essere mossi rispetto alla sagoma.

I neonati di un mese di vita seguono il volto realistico più a lungo, mentre i neonati di 3 e 5 mesi non dimostrano di seguire in maniera preferenziale nessuno degli stimoli proposti.

I risultati dei primi due esperimenti dimostrano che i neonati entro la prima ora di vita posseggono alcune informazioni riguardanti le caratteristiche che compongono il volto, ed il terzo esperimento suggerisce che la preferenza a seguire il volto umano declina dopo circa un mese. Gli Autori desumono che, come alcuni stimoli senso motori neonatali si riducono verso il secondo e terzo mese di vita, anche la capacità di preferire il volto umano abbia la stessa genesi. Ad esempio la risposta di orientamento, che declina dopo i due mesi e riemerge verso i 4 mesi, e l’imitazione neonatale che si presenta alla nascita ma declina alle 6-8 settimane, sono risposte sottocorticali che vengono inibite per l’emergere dell’attività corticale. Se ne desume che anche la preferenza per il volto umano sia una attività sottocorticale con la funzione di veicolare l’input ai sistemi che si sviluppano più tardi. Gli Autori sostengono l’esistenza di due sistemi separati che sottostanno all’elaborazione dei volti nei neonati: il primo è il CONSPEC, un sistema presente alla nascita nella parte subcorticale che permette al neonato di identificare schemi con le fattezze del volto umano. Questo meccanismo, che contiene le informazioni relative alla disposizione strutturale degli elementi che caratterizzano il volto umano, ha la funzione di far si che lo sguardo dei neonati si diriga verso schemi con queste caratteristiche, che appaiono nel campo visivo. Lo scopo del CONSPEC è quindi di

polarizzare l’input (il volto) nell’ancora duttile circuito corticale, in cui è coinvolto il secondo sistema, il CONLERN che matura dopo due mesi, di origine corticale e da cui dipendono le abilità di elaborare il volto umano. Questo beneficia degli input, ripetute esposizioni al volto, ricevuti grazie al CONSPEC e si sviluppa velocemente in un sistema esperto, simile a quello adulto. 61

Questa teoria prevede che il sistema corticale non sia funzionante alla nascita e si differenzia da quella di A Farah, Rabinowitz, Quinn, e Liu62 (2000) La tesi di questi ultimi postula che i volti umani sono degli stimoli speciali e le informazioni sono elaborate dal cervello del bambino da uno specifico meccanismo di dominio che non richiede esperienza legata allo sviluppo. Ciò perché i meccanismi corticali dedicati all’elaborazione del volto sarebbero presenti già alla nascita. Questa teoria presuppone che la regione della corteccia, che negli adulti risponde in modo selettivo al volto umano, sia attiva sin dalla nascita. In questa prospettiva la risposta selettiva del neonato allo stimolo del viso è vista come il diretto precursore del sistema adulto di elaborazione corticale dell’immagine del volto.

Altri studi attuati mettendo a confronto la teoria di Johnson e Morton con gli studi di Kleiner, hanno messo in evidenza che esiste un meccanismo innato che porta i neonati a guardare i volti63..

Simon, Valenza e Umiltà64 (2003) hanno posto a confronto due ipotesi per spiegare la preferenza del volto umano. La prima ipotesi, detta sensoriale postula che “ la preferenze dei neonati per i modelli visivi sono determinate solo dalla loro visibilità. I modelli con le caratteristiche del volto umano non sarebbero differenti, quindi, da stimoli visivi e sarebbero preferiti solo perché hanno proprietà sensoriali più appropriate”.65 La seconda ipotesi detta

strutturale riprende il concetto di CONSPEC sopra citato per spiegare la preferenza del volto

umano. Quest’ipotesi, di Johnson e Morton, è stata verificata da un esperimento che prevede, a differenza di quelli precedenti, la presentazione al neonato di due sagome contemporaneamente, per verificare verso quale delle due il soggetto si orienta o guarda di più. Nel primo esperimento sono state presentate due sagome bianche con la forma e grandezza del volto, e con dei quadrati neri per rappresentare la bocca e gli occhi. Il neonato

61 Mondloch, C.J., Lewis, T.L., Budreau, D.R., Maurer, D., Dannemiller, J.L., Stephens, B.R., & Kleiner K.A. (1999), Face perception during early infancy, Psychological Science, 1999, 10, 419-422.

62 Farah, Rabinowitz, Quinn e Liu (2000), Early Commitment of Neural Substrates for Face Recognition, Cogntive Neuropsychology, 17, 117-123.

63 Mondloch, C.J., Lewis, T.L., Budreau, D.R., Maurer, D., Dannemiller, J.L., Stephens, B.R., Kleiner K.A. (1999), Face perception during early infancy, Psychological Science, 1999, 10, 419-422.

64 Pascalis O., Slater A., (2003), The Development of Face Processing in Infancy and Early Childhood: Current

perspectives, Nova Science Publishers, New York.

preferisce la sagoma con occhi e bocca in posizione, piuttosto che quella con la configurazione inversa. Viene quindi confermato che il neonato possiede la capacità di individuare schemi con le caratteristiche del volto umano, ovvero quanto postulato dall’ipotesi strutturale.

Anche Robert Fantz66 studiò la percezione del volto umano nei bambini tra i 4 giorni ed i 6 mesi. Utilizzando la “camera di osservazione “presentò ai bambini tre stimoli: una rappresentazione schematica del volto con i lineamenti disegnati in nero su sfondo rosa, una forma simile alla precedente con i lineamenti disposti in disordine ed una terza figura con la forma del volto umano ma con una macchia nera, di superficie uguale a quella coperta dai lineamenti umani. I bambini mostravano maggior interesse per la figura del volto umano e ciò portò Fantz a sostenere l’esistenza di una preferenza per il volto umano primitiva, non appresa. A sostegno dell’ipotesi che la preferenza per il volto umano non compare prima dei due mesi ci sono gli esperimenti di Jame Dannemiller e Ben Stephens67, i quali hanno dimostrato che i bambini di tre mesi, ma non di 6 settimane, preferiscono i visi normali ad altri con caratteristiche modificate: nei volti modificati alcune aree, che nel volto normale sono scure, sono state illuminate, e di contro aree chiare come guance e fronte sono state rese scure. 68 Inoltre, gli studi che analizzano in che modo il neonato osserva le figure geometriche ed il volto umano, hanno rilevato che solo a tre mesi il bambino osserva con attenzione, soffermandosi sui dettagli interni delle immagini. Di conseguenza sembrerebbe che solo a questa età i bambini abbiano l’attenzione necessaria a percepire il volto umano come una configurazione dotata di significato.

Attraverso l’analisi di fotogrammi degli occhi di un neonato mentre osserva delle sagome geometriche, Philip Salapatek69 ne ha osservato i movimenti oculari. Come si può vedere nella figura 1.8 i neonati di un mese non guardano l’intera immagine ma solo una piccola pare di essa, focalizzandosi su un angolo od un contorno; i bambini di due mesi esplorano la figura più ampiamente, guardandone anche la parte interna. Diversi studi hanno rilevato un incremento delle capacità visuo-motorie intorno ai 2 mesi, tanto che il periodo di fissazione

66 Fonte:http://worth.sohonet.com: Stimoli e risultati dell’esperimento di Robert Fantz pubblicato, The origin of form perception, Scientific American, 204, 66-72.

67

Catherine J. Mondloch, Terri L. Lewis, D. Robert Budreau, Daphne Maurer, James L. Dannemiller, Benjamin R. Stephens and Kathleen A. Kleiner-Gathercoal (),Face Perception during Early Infancy, Psychological Science, Vol. 10, No. 5 (Sep., 1999), pp. 419-422.

68 Dannemiller, J. L., & Stephens, B. R. (1988). A critical test of infant pattern preference models, Child Development, 59, 209–216

69 Salapatek P. (1975) Pattern perception in early infancy, In: LB Cohen and P. Salapatek Infant perception: from sensation to cognition, Vol 1 Orlando. FL: Academic Press

aumenta, ed inoltre il bambino riesce a seguire in modo fluido i movimenti con movimenti oculari armonici.

Philip Salapatek studiò assieme a Daphne Maurer70 il percorso dello sguardo dei bambini di uno e due mesi mentre osserva il volto umano. Negli esempi riportati nella figura 1.9 notiamo che i bambini in entrambi i casi non esplorano sistematicamente l’intera forma del volto. I bambini di un mese si concentrano sui contorni e sugli spigoli del volto, esplorando relativamente la parte interna. I bambini di due mesi invece si soffermano maggiormente ad esplorare la parte interna, tralasciandone i contorni, ed a 9-12 settimane i bambini dimostrano ancora maggiore interesse, rispetto alle 8 settimane, per gli aspetti interno del viso.

I bambini di 12-13 settimane sono capaci di percepire la configurazione del viso e come rilevato dagli studi di Philip Salapatek e Daphne Maurer71, iniziano a riconoscere le fotografie della madre e sono in grado di discriminare i visi di due estranei, se osservati a lungo, anche quando questi sono somiglianti.