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L’evoluzione dell’Economia Aziendale e il rapporto con le teorie manageriali

L’Economia Aziendale italiana s’impone nel panorama scientifico piuttosto recentemente. Se, infatti la Ragioneria, la quale rappresenta l’architrave su cui si è formata la nuova disciplina, affonda le proprie radici in oltre cinque secoli di storia74, l’Economia Aziendale irrompe nel dibattito scientifico ed accademico con la prolusione che Gino Zappa, professore di Ragioneria generale e applicata presso il Regio Istituto Superiore e di Scienze economiche e commerciali di Venezia, l’Università Luigi Bocconi di Milano e l’Università di Genova, tenne nel 1926. Gli anni in cui lo Zappa forma il suo pensiero sono anni piuttosto turbolenti nella storia del Paese e, in particolare, nell’evoluzione del sistema economico e sociale. Gli anni di riferimento sono, infatti, quelli in cui si diffondono gli effetti della rivoluzione industriale grazie alla quale nasce, in Italia la grande impresa. Tale crescita, arrestatasi a causa del primo conflitto mondiale, riprese con vigore alla sua conclusione. Il mutamento del panorama richiese un rinnovato impianto

74 Il periodo indicato nel testo individua come punto di riferimento la formulazione da parte di

Luca Pacioli del Trattato XI della sua Summa Contabile (1494) con la quale sistematizza le conoscenze contabili sviluppatesi con frammentarietà nelle realtà mercantili di quegli anni. La storia della ragioneria utilizza diverse periodizzazioni con estensioni temporali differenti. Il Melis, per esempio, individua nella sua opera quattro periodi principali nella storia della ragioneria: ragioneria del mondo antico, fase che ricomprende le prime embrionali rilevazioni mercantili fino alla pubblicazione del Liber Abaci del Fibonacci; il periodo de Le grandi conquiste contabili che comprende il periodo fra le opere del Fibonacci e del Pacioli; il periodo della Letteratura contabile che dalla pubblicazione della Summa abbraccia più di tre secoli fino alla pubblicazione dell’opera del Villa (1840); la Ragioneria scientifica che dal 1840 arriva ai primi anni del Novecento e alla nascita dell’Economia Aziendale. Cfr. MELIS, F., Storia della ragioneria: contributo alla conoscenza e interpretazione delle fonti più significative della storia economica, Bologna, Zuffi editore, 1950, pagg. 17 e ss. Per ulteriori approfondimenti si rimanda a CATTURI,G., L’azienda universale. L’idea forza, la morfologia e la fisiologia, op. cit., D’AMICO,L.,L’evoluzione degli studi sull’economia aziendale in D’AMICO, L., PAOLONE, G., L’economia aziendale nei suoi principi parametrici e modelli applicativi, Milano, Giappichelli, 2001 pagg. 3 e ss, CANZIANI,A.,

La ragioneria italiana 1841-1922 da scienza a tecnica, “Il pensiero economico”, 2006, 1, pagg. 137-152, CORONELLA,S., La ragioneria in Italia nella seconda metà del XIX secolo. Profili teorici

e proposte applicative, Milano, Giuffrè, 2007, pagg. 5 e ss. , ANTONELLI,V.,D’AMICO,L.,Gli studi di storia della ragioneria dall'Unità d'Italia ad oggi. Evidenze, interpretazioni e comparazioni in tema di autori, opere, oggetto e metodo, Milano, Franco Angeli, 2011.

teorico, una nuova scienza che permettesse ampliare il raggio d’azione così da soddisfare le nuove esigenze informative, affiancando alla contabilità opportuni strumenti d’analisi delle problematiche organizzative e gestionali.

Va, però, rilevato che la fase storica in cui l’Autore forma il suo pensiero vede il Paese isolarsi dalla comunità internazionale, dal punto di vista politico, economico, sociale e culturale, a causa dell’instaurarsi della dittatura fascista, totalitaria ed autarchica. La disciplina quindi, come sostiene Bertini, si sviluppa come un fatto “provinciale”, in parte avulso dalla contaminazione culturale internazionale75 (si può citare, quale esempio, l’assenza di un accenno nella prolusione zappiana della nascita del management con la diffusione delle teorie di Taylor e Fayol). L’apertura al dibattito internazionale sarà fortemente rallentata fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e alla poderosa ripresa economica conseguente.

Le Tendenze nuove negli studi di ragioneria76 rappresentano un vero e proprio punto di rottura nell’analisi degli studi d’impresa, che sposta l’attenzione dal momento della rilevazione degli eventi economici, ponendo al centro della trattazione l’Azienda. Zappa, infatti, propugna il superamento della visione predominante nell’accademia italiana, fortemente concentrata sulla ragioneria e sulle rilevazioni contabili, la quale aveva in gran parte esaurito la sua spinta evolutiva e non era riuscita a pervenire ad una dimensione scientifica77 per la sua

75 “Alle scienze economiche è mancato in particolare il collegamento internazionale della

dottrina. L’Economia Aziendale è stata infatti concepita in un’ottica tutto sommato provinciale: prova ne è che nel discorso pronunciato da Zappa […] in cui vengono gettate le basi della nuova dottrina, manca qualsiasi riferimento alle teorie manageriali enunciate da Taylor e Fayol almeno dieci anni prima. Questa origine indipendente dell’Economia aziendale e del Management ha finito per incidere profondamente sui caratteri di queste due discipline, nonostante il costante riferimento alla vita dell’azienda […].” Cfr. BERTINI, U., Economia aziendale e management,

“Rivista italiana di Ragioneria e Economia Aziendale”, 2009, 109(7-8), pagg. 379-392.

76 ZAPPA, G.,Tendenze nuove negli studi ragioneria, Milano, Istituto editoriale scientifico,

1927.

77 Pur se nelle aspirazioni di Fabio Besta la ragioneria doveva divenire la “scienza del controllo

economico”, quest’ultima non riuscì a compiere completamente tale trasformazione. Sottolinea Zappa “Perché precludere alla ragioneria ogni più fertile campo di applicazione e ricusare ogni possibilità di trasformazione scientifica? La nuova collezione di principi […] non può più accogliersi con l’antica riverenza.” Cfr ZAPPA,G., Tendenze nuove negli studi ragioneria, op. cit., pag. 45. Per una disamina completa dell’opera dell’Autore si rimanda a ZAPPA G., La determinazione del reddito nelle imprese commerciali. I valori di conto in relazione alla

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focalizzazione quasi ossessiva sullo sviluppo e il perfezionamento di tecniche e metodologie per il rilevamento contabile della gestione, rinunciando all’ampliamento del raggio d’osservazione per garantire un più ampio respiro e una più generale descrizione dei fenomeni aziendali78.

La nuova disciplina, indica l’Autore, sorge dall’unione degli studi ragionieristici, chiamati alla conversione della dinamica aziendale in cifre e la riconversione di queste in andamenti economici per usare le parole di Giannessi79, degli studi di gestione (o tecnica amministrativa) e degli studi organizzativi80. L’Economia Aziendale è, quindi, il risultato della fusione di tre aree di studio prima distinte, accomunate da un comune oggetto d’indagine81. La necessità di definire i confini e il contenuto di “Azienda” ha caratterizzato la teoresi economico-aziendale e, seppur con alcune difficoltà, non ha perso la propria importanza82.

formazione dei bilanci, Anonima Libraria Italiana, Roma, 1920-1929; ZAPPA G., Bilanci d’imprese commerciali: note e commenti, Giuffrè, Milano, 1936; ZAPPA G., Il reddito di impresa. Scritture doppie, conti e bilanci delle aziende commerciali, Giuffrè, Milano, 1950;ZAPPA G., Le produzioni

nell’economia delle imprese, Tomi I, II, III, Giuffrè, Milano, 1956.

78 “Zappa approda all’Economia Aziendale muovendo dalla Ragioneria. Egli si rende conto che

lo studio dei metodi di rilevazione contabile dei fatti aziendali – tipico oggetto della Ragioneria – risulta del tutto sterile se non è accompagnato o ancor meglio se non è preceduto, dalla conoscenza e dallo studio della realtà economica che sta dietro a quei fatti e dalle strette connessioni che legano tra loro quei fatti. Solo conoscendo l’economia dei fenomeni aziendali se ne può cogliere appieno la loro dimensione quantitativa; […] Senza questo ampliamento di orizzonti e compiti – dice Zappa – rischia di isterilirsi in una [disciplina] precettistica fine a se stessa, a tratti addirittura banale nella sua ovvietà”. Cfr. CAPALDO,P., L’economia aziendale oggi, Milano, Giuffrè, 2010, pagg. 3 e 4.

79 Cfr. GIANNESSI E., Appunti di economia aziendale, Pacini, Pisa, 1979.

80 “Ed ecco la nuova tendenza: in un unico insieme accostare o riaccostare la dottrina contabile

alla dottrina della gestione ed a quella dell’organizzazione economico-aziendale. Di origine scientifica più recente queste, ma più di breve progredite. L’accostamento, anzi l’associazione di un coordinato procedere, ad un unico intento, dei tre complementari ordini indagine segna le nuove vie, per le quali oggi soprattutto si palesano possibilità immediate di nuovi svolgimenti. Il connubio, indissolubilmente sancito dai fatti deve essere riconosciuto dalla dottrina. L’impulso che spinge le aziende ad un più vivo operare nella vita economica […] non può più essere ignorato dalla nostra scienza” Cfr ZAPPA,G., Tendenze nuove negli studi ragioneria, op. cit., pag. 44

81 “Con l’economia aziendale si afferma l’esistenza di una scienza autonoma, dotata di un suo

contenuto specifico e di un proprio metodo (o gruppo di metodi) di indagine. Ad essa interessano tutti i fenomeni che accadono nell’azienda, anche nei riflessi con l’ambiente, ma rigorosamente e solamente se hanno rilievo economico. […] evidentemente non significa esclusivamente misurazione (monetaria o non monetaria) degli stessi fenomeni.” Cfr. VIGANO,E.,L’economia aziendale e la ragioneria. Evoluzione, op. cit., pag. 27.

82 Rileva Viganò: “Il concetto di azienda è sempre stato centrale nella letteratura italiana di

A livello internazionale il management, invece, propone un approccio più pragmatico all’osservazione delle dinamiche aziendali 83 . A differenza dell’Economia Aziendale, la quale nasce in ambito accademico, il management si sviluppa all’interno delle aziende ad opera di manager che ricercavano la soluzione a problemi specifici84. Lo studio è focalizzato sul ruolo del manager di professione (figura tipica dell’economia anglosassone85) e sulle funzioni da questo svolte: il management quindi assume un’impostazione soggettiva ponendo il manager, le sue decisioni e le sue azioni al centro. L’Economia Aziendale osserva l’azienda nella sua universalità86, la quale è connotata da tratti più oggettivi e non esaurisce la sua esistenza nella dimensione umana, essendo il risultato della

aziendale studia tutti (e soltanto quelli, ma pure in vasto campo interdisciplinare) gli aspetti economici dell’azienda. Solo di recente la dottrina avverte l’incalzante presenza di ostacoli al mantenimento di quella centralità che sembrano far scemare di importanza il concetto di azienda come paradigma fondamentale dell’intera disciplina” (p. 1370) “…è necessaria una approfondita riflessione teorica capace di condurre e affermare l’opportunità di abbandonare il concetto di azienda o quanto meno di relegarlo a sussidio interpretativo […] ovvero a ribadire la fondamentale importanza del concetto di azienda come centrale nell’economia aziendale. Si vuol subito dire che la inclinazione istintiva di chi scrive è verso questa seconda alternativa” (p. 1371). VIGANO,E., Appunti per una ricerca sul concetto di azienda in AA.VV., Scritti di economia aziendale in

memoria di Raffaele D’Oriano – Tomo II, CEDAM, Padova, 1997, pagg. 1370 e ss.

83 In tal senso Giovanelli: “Dal punto di vista metodologico gli studi di management si

caratterizzano per un approccio pragmatico. Essi, infatti, non mirano a formulare una teoria generale e sistematica dell’azienda, ma ad offrire soluzioni a problemi concreti incontrati nello svolgimento delle funzioni manageriali.” Cfr. GIOVANELLI,L. Elementi di economia aziendale, op. cit., pag. 14.

84 “Diversamente dall’Economia Aziendale che è espressione dell’Accademia e ha quindi una

chiara matrice culturale e scientifica, il Management nasce nelle fabbriche ed è rivolto ai manager, ai quali intende offrire un supporto scientifico per la direzione degli stabilimenti.” Cfr. BERTINI, U., Economia aziendale e management, op. cit.

85 Nella letteratura anglosassone la figura del manager di professione si può affermare grazie

alla separazione fra proprietà e controllo. L’idealtipo dell’azienda italiana, invece, è stato (e per molti versi lo è ancor oggi) il modello dell’azienda familiare, connotata dal mantenimento del capitale aziendale in mano a un numero ristretto di soggetti spesso legati da vincoli di tipo parentale. Una siffatta struttura ha caratterizzato le piccole e medie imprese, tipiche del sistema economico nazionale, ma è ben presente anche in strutture aziendali più grandi e a carattere nazionale o multinazionale. In tali aziende vi è spesso una coincidenza fra la figura ideale dell’imprenditore (da intendersi in questa accezione come soggetto titolare del capitale di rischio) con quella del manager. Per approfondimenti si rimanda a BERTINI, U., Scritti di politica aziendale, Torino, Giappichelli,1995.

86 “Ad un’analisi comparata con l’economia aziendale italiana risulta evidente la restrizione del

campo di studio e la diversità di prospettiva che l’impostazione pragmatica comporta: dall’oggetto azienda in relazione al quale ci si propone di formulare una teoria economica generale, ad un oggetto rappresentato da realtà empiriche individuali e multiformi colte nella loro particolarità, quali sono quelle in cui operativamente si svolgono le funzioni dei dirigenti ed amministratori”. Cfr. FERRARIS FRANCESCHI R., Il percorso scientifico dell’economia aziendale. Saggi di analisi storica e dottrinale, Giappichelli, Torino, 1994, pag. 92.

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combinazione economica di fattori produttivi umani, materiali, immateriali ed economico-finanziari.

Un’interpretazione più estensiva potrebbe portare a riconciliare i due filoni di studi, individuando elementi di comunanza87. Gli studi di management, infatti, analizzano la dinamica aziendale88, con una particolare enfasi sul processo decisionale e sull’insieme coordinato di decisioni, aspetto cui l’Economia aziendale non ha riconosciuto adeguata trattazione almeno nelle sue fasi evolutive89, piuttosto che focalizzarsi sulla combinazione dei processi.

La “contaminazione” culturale che si ebbe nel Secondo dopoguerra introdusse nella letteratura un’innovativa attenzione alla suddivisione funzionale degli studi ed iniziarono a diffondersi studi e ricerche che si focalizzarono sulle singole aree (programmazione e controllo, marketing, finanza, produzione) segnando un progressivo allontanamento dalle posizioni originali. L’unitarietà della disciplina propugnata dallo Zappa nelle Tendenze nuove viene meno e prende vita una separazione sempre più netta fra gli esponenti delle aree di Rilevazione, Organizzazione e Tecnica.

87 “Constatare una sia pur parziale comunanza di oggetto non significa, ovviamente, ignorare la

profonda differenza di ispirazione originaria tra queste discipline: il management nasce e si sviluppa in relazione a risolvere specifiche problematiche gestionali, mentre l’economia aziendale inquadra fin dall’inizio la gestione in un connubio indissolubile con l’organizzazione e la rilevazione.” Cfr. FORTE, W., Brevi note comparative tra le organizations nella dottrina del management e il concetto di azienda, in VIGANO,E.,(a cura di), Azienda. Primi contributi di una

ricerca sistematica per un rinnovato concetto generale, CEDAM, Padova, 1997, pagg. 55 e ss.

88 Rileva Ferraris Franceschi “è doveroso notare che non si tratta di un indirizzo di indagine [il

management] individuabile in base ai contenuti che affronta né d’altra parte il management può essere identificato nell’analisi di un aspetto definito o di una sezione strumentalmente distinta della realtà aziendale (ciò che potrebbe indurci ad accostarlo all’organizzazione, dottrina minore dell’economia aziendale secondo la concezione zappiana). Si tratta, invece, a nostro avviso di una specifica prospettiva di analisi che investe l’intera realtà dell’azienda.” Cfr. FERRARIS

FRANCESCHI,R., Problemi attuali dell’economia aziendale in prospettiva metodologica, Milano, Giuffré, 1998, pagg.115 e ss.

89 “It must be said immediately that gestione presents two aspects. The first is a 'subjective'

one, which refers to the activity and decisions of the azienda staff, mostly at a high level. The perspective is the one of the decision-makers, that is, of managers. An exact translation of gestione in this sense would be 'management'. The second is an 'objective' aspect, which refers to events occurring within the concern. This deals with facts: that is, what really occurs daily in the concern. It examines the dynamics of real trends: that is, of processes and combinations of processes. An English equivalent could be 'operations'. This latter aspect is the only one dealt with in detail by the early Italian doctrine of economia aziendale.” Cfr. VIGANO, E., Accounting and business economics tradition in Italy, “The european accounting review”, 1998, 7(3), pagg. 381-403.

Nell’enfasi posta sulla specializzazione degli studi risiede, però, un elemento di criticità per lo sviluppo della letteratura italiana: tale focalizzazione, infatti, non deve condurre all’isolamento delle diverse aree d’interesse e alla nascita di discipline autonome quale frammentazione complessiva dell’Economia aziendale. Come sottolinea Ferraris Franceschi il rischio è di ottenere una unitarietà solo formale e di separare le conoscenze in via definitiva attraverso la separazione, metodologica, dottrinale e terminologica, la quale potrebbe render ancor più complesso il tentativo di integrazione dell’originale visione dottrinale italiana con la letteratura internazionale90.

La ricerca di un’integrazione e di un’armonizzazione delle due anime, a tutta evidenza, è operazione complessa. La dottrina italiana, infatti, è davanti ad una sfida imponente: da un lato l’impostazione zappiana ha perso il proprio ruolo di centro d’attrazione per le discipline non ragionieristiche (queste ultime, infatti, paiono aver trovato la più ferrea adesione all’economia aziendale “tradizionale”) mentre la Gestione ha subito una forte suddivisione ad opera della specializzazione funzionale negli studi del secondo dopoguerra e l’Organizzazione ha creato un corpus teorico fortemente autonomo dove rilevanti sono gli influssi di discipline esterne all’economia aziendale91.

La complessità della sfida che la dottrina economico-aziendale sta affrontando nella ricerca di una prospettiva d’integrazione fra le due visioni risiede principalmente nelle basi stesse della tradizione italiana. La letteratura economico-aziendale si è fondata sul criterio economico che informa ogni momento dell’esistenza delle aziende. Tale preminenza viene meno o perde d’intensità nella letteratura manageriale a favore, come già si è detto, di un approccio più legato all’attività decisionale dei soggetti coinvolti in azienda92.

90 “un altro [rischio] se ne presenta ... si tratta della creazione di barriere tecniche e di

espressione tra studiosi di campi diversi come conseguenza dell’impiego di metodi sofisticati e linguaggi specialistici nei quali possono muoversi a loro agio solo gli “addetti ai lavori”. FERRARIS

FRANCESCHI R., Il percorso scientifico dell’economia aziendale. Saggi di analisi storica e dottrinale, Giappichelli, Torino, 1994, pag. 105.

91 BERTINI,U., Economia aziendale e management, op. cit.

92 Cfr. ROTONDO,F., La ricerca del valore nel settore del trasporto aereo. La prospettiva dei sistemi allargati. Milano, Giuffré, 2008, pagg. 10 e ss.

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Non è, pertanto, agevole accogliere un approccio strettamente soggettivo che limitando l’osservazione ai comportamenti dei singoli, negherebbe la natura di fenomeno economico che è il connotato naturale delle aziende ed impedirebbe di identificare percorsi logici e conoscitivi in grado di fornire le basi concettuali per la definizione di principi di portata generale93. La perplessità principale, pertanto, risiedeva nel timore che il pragmatismo anglosassone conducesse a una teoresi aziendale ancorata alle contingenze operative.

Rimandando al vasto insieme di Autori che, grazie ai loro contributi dottrinali hanno costruito una fiorente letteratura economico aziendale nel corso dei decenni94, a chiusura di questo paragrafo si vuole proporre una succinta descrizione del contributo nel campo fornito da Giovanni Ferrero. L’Autore, infatti, è il primo autorevole rappresentante dell’Economia Aziendale che ha cercato di individuare una sistematizzazione organica fra la tradizione italiana e la letteratura internazionale di management95. Si fa primario riferimento a Impresa e management, pubblicato nel 1980 (poi ripubblicato in una seconda edizione nel 1987) poiché per la prima volta introduce sistematicamente il tema del management in un saggio di economia aziendale. A riprova di quanto detto, già

93 Il rischio insito nell’adozione della prospettiva anglosassone, concentrata sull’analisi dei

comportamenti, è ridurre la centralità – fino ad annullarla – dell’analisi degli andamenti economici cuore dell’analisi economico-aziendale. Rileva Ferraris Franceschi: “Si può affermare che l’azienda è un fenomeno economico e intenderla come la risultante di una serie di comportamenti […] Si può arrivare in tal senso ad indagare in senso scientifico l’azione svolta dai soggetti operatori partendo dall’analisi degli andamenti dell’unità produttiva, ma se si inverte la prospettiva […] ci sembra che il campo di osservazione non sia più un fenomeno economico bensì una struttura conoscitiva molto più ampia, cioè un sistema sociale.” FERRARIS FRANCESCHI, R., Problemi attuali dell’economia aziendale, op. cit., pagg.124 e ss.

94 Si vedano tra gli altriONIDA,P., Economia d’azienda, UTET, Torino, 1965, AMADUZZI,A., L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, UTET, Torino, 1967, GIANNESSI E., Appunti di economia aziendale, Pacini, Pisa, 1979, MASINI,C., Lavoro e risparmio. Economia d’azienda, Utet, Torino, 1979,VIGANO,E., L’economia aziendale e la ragioneria. Evoluzione – Prospettive internazionali, CEDAM, Padova, 1996, CAVALIERI,E.,FERRARIS-FRANSCESCHI,R.,

Economia Aziendale vol. 1, Torino, Giappichelli, 2000, CATTURI,G., L’azienda universale. L’idea forza, la morfologia e la fisiologia, CEDAM, Padova, 2003.

95 “Quello di Ferrero [con Impresa e management, nda] è stato il primo tentativo di coniugare i

canoni dell’Economia Aziendale con quelli del Management. Un tentativo che nelle intenzioni dell’autore doveva costituire la premessa alla successiva integrazione tra i due campi disciplinari: integrazione che purtroppo non c’è stata.” Cfr. BERTINI,U., Economia aziendale e management,

nella prefazione del lavoro l’Autore chiarisce che la scelta di utilizzare il termine inglese, non usuale all’epoca, non è una semplice scelta di stile, ma mirava a evitare l’utilizzo della tradizionale dizione di “amministrazione d’impresa” considerata di portata troppo limitata e spesso orientata alla visione contabile e richiamare la più ampia visione tipica della letteratura anglosassone96.