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Evoluzione storica del crimen maiestatis

CAPITOLO I : Diritto criminale romano e sua

2.2 Evoluzione storica del crimen maiestatis

Le origini storiche del crimen maiestatis si possono ravvisare nell’antico istituto della perduellio, descritto da Livio nelle “Storie”; si trattava di una forma di alto tradimento, giudicata non direttamente dal Re, ma da due magistrati straordinari chiamati duumviri perduellionis, che avevano anche il compito di provvedere, nel caso in cui l’imputato fosse stato dichiarato colpevole, alla sua immediata esecuzione. L’accusato, grazie ad una legge risalente a Tullio Ostilio, poteva appellarsi al giudizio del popolo; la pena prevedeva che il reo fosse bendato, appeso con una fune ad un albero infecondo e frustato, dentro e fuori le mura della città, fino alla morte98.Il nome di questo delitto deriva dalla parola duellum, originaria forma di bellum; perduellis è quindi colui che intraprende una cattiva guerra, ossia colui che muove guerra al popolo romano. Questa etimologia illustra perfettamente i primi e più significativi casi di questo reato: unirsi ai nemici, collaborare con i nemici, combattere contro il proprio paese, disertare l’esercito. Le XII tavole indicavano sicuramente i casi principali di perduellio : “qui hostem

concitaverit, quive civem hosti tradiderit”. Del resto il

principio che il perduellis doveva essere punito non aveva bisogno di essere espresso, data l’importanza di un tale comportamento; se la legge ne parlava era solo per disciplinare la procedura e il trattamento penale riservato al colpevole. Non era, ad esempio, necessario specificare che il perduellis decadeva dalla cittadinanza e dalla tutela del diritto patrio, principio antichissimo che, al limite, doveva essere specificato solo per i casi ordinari in cui vi era la necessità di un giudizio declaratorio . Nella prima

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78 età repubblicana la disciplina dell’illecito subì solo piccole variazioni. Il console nominava i duumviri caso per caso e, in ipotesi di flagranza del reato, essi procedevano alla persecuzione senza convocare l’assemblea popolare.E’dubbio se la decisione dei commissari fosse soggetta a provocatio ad populum. Se invece il delitto non era flagrante, era necessario instaurare un regolare processo, pertanto il reo veniva giudicato dai tribunali ordinari. Successivamente la perduellione venne perseguita nell’ambito dei processi tribunizi, condotti alla presenza delle centurie.Il nuovo ruolo assunto dai tribuni nell’ambito della giustizia criminale determinò anche, in modo indiretto, un notevole ampliamento della fattispecie di alto tradimento, dato che questi si adoperarono per ricondurre alla perduellio un vastissimo novero di “delitti politici”: aspirazione alla tirannide, abuso d’ufficio da parte dei magistrati, esecuzione della pena capitale nei confronti dei cittadini non sottoposti a regolare processo, offese arrecate ai tribuni della plebe, commissione di atti violenti rivolti contro la Res Publica. La pena prevista per il reato di perduellio nella Roma antica era la precipitazione dalla rupe Tarpa, che prevedeva appunto che il condannato fosse spinto nel vuoto da questo dirupo meridionale del colle Capitolino, sfracellandosi sulle rocce sottostanti. Questo metodo non era originario di Roma, ma venne importato dalla Grecia, dove già da tempo gli Ateniesi giustiziavano i condannati gettandoli in un

βαραθρον dietro l'Acropoli, e gli Spartani nel

καιαδας.Secondo la testimonianza di Gellio, la legge delle

XII Tavole prevedeva la pena di morte mediante precipitazione dalla rupe Tarpea per gli schiavi accusati di furto e per i colpevoli di falsa testimonianza99.Risalendo ai

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79 primi anni della Repubblica, apprendiamo che questo tipo di esecuzione venne riservato principalmente a coloro che attentavano alla persona fisica del tribuno della plebe, o contro i diritti della plebe stessa: a quelli che commettevano, insomma, il reato di perduellio. Alcune condotte illecite, sempre di natura politica, tra le quali la sottrazione di bottini e frodi di varia natura nei confronti della Res Publica e infrazioni di carattere religioso, furono sanzionate dai tribuni con una pena pecuniaria. Secondo il Mommsen, il termine maiestas designava in origine la posizione dei tribuni della plebe i quali, non essendo da principio magistrati dello Stato romano, non potevano attribuirsi una potestas.L’attentato alla loro libertà di azione ed alle loro prerogative si sarebbe chiamato appunto delitto di minuta maiestas100 e veniva represso direttamente da loro o multato con provocazione al

concilium plebis. In seguito, quando i tribuni divennero a

tutti gli effetti magistrati dello Stato, anche il concetto di

maiestas si venne ampliando e sempre meglio

affermando; infatti l’offesa ad essi arrecata si poteva ormai intendere come arrecata allo Stato medesimo.A titolo di crimen minutae maiestatis vennero quindi ad essere puniti tutti i delitti rivolti contro la sicurezza, l’indipendenza e l’onore dello Stato, comprendendo così anche le fattispecie che integravano il crimine di perduellione101. Incessantemente, nel corso dell’età imperiale, ma soprattutto a partire dal III secolo d.C., i contorni del crimen maiestatis subirono una radicale trasformazione; la fattispecie assunse infatti il carattere

giustiziati sulla collina dove ha sede il tempio di Giove Capitolino, garante della

fides che essi hanno violato.

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Maiestas significa letteralmente posizione superiore, quindi si riteneva che la

posizione dei tribuni fosse a metà strada tra quella dei funzionari del popolo romano e i comuni cittadini.

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80 del reato contro l’Imperatore, che ormai si presentava come la personificazione dello Stato.La figura criminosa vide così progressivamente ampliati i suoi contorni: vi rientrarono ogni forma di offesa e di attentato nei confronti dell’Imperatore, incluso il rifiuto di venerare la sua immagine, e dei suoi più stretti collaboratori, congiure, sedizioni, pratiche magiche e persino il falso nummario102.

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