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Fatto Quotidiano: la narrazione scettica prevale su quella favorevole all’Unione

Capitolo 3 LE ELEZIONI EUROPEE 2019 IN ITALIA: LEADER, EUROSCETTICISMO,

3.3 L’Europa e l’euroscetticismo in cinque quotidiani italiani: le issues trattate e lo spazio

3.3.6 Fatto Quotidiano: la narrazione scettica prevale su quella favorevole all’Unione

L’ultimo quotidiano preso in esame, presente su Twitter da giugno 2009 e diretto da Peter Gomez, nel periodo interessato contava 1.932.265 followers e ha pubblicato 1535 tweet, di cui 122 inerenti alle elezioni europee e alle tematiche comunitarie. Di questi, 11 tweet sono

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catalogati come contenenti posizioni favorevoli all’Unione Europea, 22 mettono in evidenza posizioni contrarie mentre 89 si limitano a riportare eventi in modo neutrale. Anche in questo caso dunque, così come per Il Giornale e Libero, le posizioni contrarie e critiche ricevono maggior spazio rispetto a quelle favorevoli e positive. Per quanto riguarda l’approccio alle tematiche, non vi è una forte differenza tra i tweet che trattano l’Europa basandosi su eventi e notizie nazionali e i tweet che si riferiscono direttamente a argomenti europee. Prevale, seppur di poco, un approccio di tipo nazionale, dovuto soprattutto ai tweet riguardanti il racconto della campagna elettorale italiana.

ISSUE APPROCCIO POSIZIONE

Europeo Nazionale Pro Neutrale Contro Totale

Campagna Elettorale 22 (30,1%) 51 (69,9%) 4 (5,5%) 64 (87,7%) 5 (6,8%) 73 (59,8%) Economia e Lavoro 4 (66,7%) 2 (33,3%) 3 (50%) 2 (33.3%) 1 (16,7) 6 (4,9%) Salute e Benessere Sociale 1 (50%) 1 (50%) - 1 (50%) 1 (50%) 2 (1,6%) Immigrazione 8 (80%) 2 (20%) 1 (10%) 6 (60%) 3 (30%) 10 (8,2%) Istituzioni e Burocrazia 8 (72,7%) 2 (18,2%) - 5 (45,4%) 6 (54,6%) 11 (9%) Norme e Valori 4 (57,1%) 3 (42,9%) - 4 (57,1%) 3 (42,9%) 7 (5,7%) Altri Partiti/Leader 10 (83,3%) 2 (16.7%) 3 (25%) 6 (50%) 3 (25%) 12 (9,8%) Personale e Tempo Libero - 1 (100%) - 1 (100%) - 1 (0,8%)

Presenza sui Media - - - -

Totale 58 (47,5%) 64 (52,5%) 11 (9%) 89 (72,9%) 22 (18,1%) 122

Come per gli altri attori fin qui analizzati, il tema prevalente è ancora una volta quello della campagna elettorale. In questo caso l’approccio nazionale è nettamente superiore a quello

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europeo e i tweet offrono una narrazione principalmente neutrale della campagna condotta dai diversi leader. I tweet con contenuti favorevoli all’Unione Europea sono 4 e riguardano lo spazio messo a disposizione del quotidiano ai principali esponenti europeisti nazionali e europei (Gentiloni, Verhofstadt), oltre che la difesa di questi dall’attacco dei sovranisti italiani alle principali cariche istituzionali comunitarie. Sui tweet critici, invece, spazio dato alla descrizione – negativa – dei candidati alle elezioni per il Parlamento Europeo, alle critiche di Luigi DI Maio verso l’alleato leghista e le alte cariche dell’Unione Europea e ai risultati ottenuti dai partiti euroscettici negli altri paesi.

Figura 75: Esempi di campagna elettorale raccontata da Il Fatto Quotidiano

Fonte: Twitter, Link al primo tweet 7 maggio 2019, Link al secondo tweet 15 maggio 2019, Link al terzo tweet 26 maggio 2019

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L’unico tema trattato dove i tweet a favore dell’Unione Europea superano quelli critici è quello relativo all’economia e a lavoro. Al tema sono dedicati, per la verità, solamente 6 tweet ma in questo caso il quotidiano mette in risalto la crescita economica dell’eurozona, i benefici apportati dall’Erasmus in tema di ricerca del lavoro e i passi avanti ottenuti dall’Italia in tema di corruzione, con i conseguenti riconoscimenti e certificati rilasciati dall’Unione Europea al paese. L’unico tweet critico, in questo caso, lascia spazio al Movimento Cinque Stelle che, tramite un suo candidato, muove forti accuse verso i soggetti che fino a quel momento occupavano gli scranni comunitari.

Figura 76: Esempi di economia e lavoro, tematiche in cui prevalgono posizioni favorevoli all'Unione Europea Fonte: Twitter, Link al primo tweet 30 aprile 2019, Link al secondo tweet 20 maggio 2019

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Posizioni diametralmente opposte, invece, nel parlare di istituzioni e burocrazia. In questo caso, Il Fatto Quotidiano mette in risalto solo i punti di vista critici, senza alcun tweet che può catalogarsi come favorevole alle istituzioni comunitarie. Spazio, dunque, a Luigi Di Maio e a esponenti della Lega che si dichiarano contrari all’attuale assetto politico comunitario. È presente anche una critica a Mario Monti che, attaccando i sovranisti, a detta del quotidiano si dimentica che l’Europa ha già creato innumerevoli danni a paesi quali la Grecia.

Figura 77: Il Fatto Quotidiano da ampio spazio, come si vede negli esempi, alla critica delle istituzioni Fonte: Twitter, Link al primo tweet 2 maggio 2019, Link al tweet 14 maggio 2019

Sono 1535 i tweet pubblicati da Il Fatto Quotidiano durante l’ultimo mese di campagna elettorale. Di questi, 122 affrontano le tematiche europee, le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo e le posizioni assunte dai vari leader in vista del voto.

EUROPA Sì/EUROPA NO

NUMERO TWEET MEDIA MEDIANA DEVIAZIONE STANDARD EUROPA Sì 122 27,94 12 17,43

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POSIZIONE

NUMERO TWEET MEDIA MEDIANA DEVIAZIONE STANDARD PRO UE 11 22,45 10 28,03

NEUTRALE 89 22,45 10 32,95 CONTRO UE 22 52,91 32 85,08

Il test di Kruskal-Wallis, effettuato sulle mediane dei due campioni, dà come risultato un valore di p pari a 0,005 e inferiore al livello di significatività fissato in 0,01. Le due mediane sono quine statisticamente differenti. Mentre la deviazione standard tende a equivalersi per entrambi i campioni, media e mediana dei retweet rilevano valori maggiori nel campione “Europa No” (media = 32,18, mediana = 17), suggerendo così come l’engagement sia maggiore nei tweet con contenuti nazionali piuttosto che in quelli a sfondo europeo.

Rispetto alle posizioni tenute all’interno dei tweet, quelle contrarie (presenti in 22 tweet) prevalgono sulle posizioni nazionali (presenti in 11 tweet), mentre i tweet a contenuto neutrale sono 89. Anche rispetto a questi campioni, il valore di p ricavato dal test di Kruskal – Wallis è inferiore al livello di significatività α (p = 0,007), stabilendo dunque una differenza statisticamente rilevante tra le tre mediane. In questo caso, i dati relativi a media, mediana e deviazione standard dei diversi campioni sembrano a favore del campione “contro”, il quale presenta la media di retweet più alta (52,91 contro il 22,45 del campione “pro”), la mediana più alta (32, tre volte superiore alla mediana del campione “pro”) e la deviazione standard più alta (85,08, tre volte superiore alla deviazione standard del campione “pro”). Vi sarebbe quindi un riscontro positivo circa l’engagement relativo alle tematiche euroscettiche le quali, all’interno de Il Fatto Quotidiano, ottengono interazioni maggiori rispetto alle altre posizioni proposte.

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RIFLESSIONI CONCLUSIVE

L’avvento dei social network ha rivoluzionato la comunicazione politica, obbligando gli attori coinvolti – sistema politico, sistema mediale e cittadinanza – a rimodulare rapporti, strategie e stili comunicativi che, all’interno dei media tradizionali e delle interazioni da essi scaturivano, si erano rivelati vincenti. Da una comunicazione mediata, si è passati in poco tempo a una comunicazione diretta tra politici e cittadini; gli spazi a disposizione si sono ampliati, consentendo a chiunque di far valere la propria voce. In seguito allo sviluppo tecnologico e ai cambiamenti di contesto politico - istituzionale, quindi, l’organizzazione interna e la comunicazione dei partiti hanno subito un processo di trasformazione netto. L’avvento di nuove tecnologie, infatti, ha moltiplicato in maniera esponenziale la produzione e diffusione di immagini e notizie politiche, togliendo la gestione esclusiva di queste dalle mani degli attori politici e mediali e estendendola a tutti i cittadini fruitori della rete. Questo ha consentito, da una parte, ai cittadini di divenire parte attiva del dibattito politico, dall’altra ai partiti e ai movimenti minori di far emergere la propria voce e di passare, talvolta, dai confini dell’arena politica al mainstream. E, di questi partiti e movimenti minori, fanno spesso parte coloro che da sempre tengono posizioni avverse alle istituzioni comunitarie e che, proprio grazie ai social network e alle loro caratteristiche, sono riusciti a diffondere le proprie idee e le proprie istanze a un pubblico che, tramite media tradizionali, difficilmente avrebbero raggiunto. È proprio il successo ottenuto da diversi partiti euroscettici a porre la questione circa l’esistenza di una relazione tra l’espandersi di tali sentimenti e le caratteristiche dei nuovi media. Caratteristiche che, se da una parte possono dare il via a fenomeni di tipo virtuoso – e quindi a sostegno delle istituzioni – dall’altra scatenano fenomeni viziosi che incentivano l’apatia e il disinteresse dei cittadini verso l’Unione Europea. In riferimento agli aspetti critici, dunque, ecco che le caratteristiche dei social network sembrerebbero favorire l’emergere delle voci critiche, della negatività e dell’opposizione al sistema e alle modalità con cui esso è gestito. Sui social network, infatti, l’approccio negativo sembra prevalere su quello positivo, la polemica sembra avere più spazio rispetto all’elogio con la conseguenza che il cinismo pubblico ha l’opportunità di diffondersi tra gli utenti. Questo cinismo, contestualmente al panorama politico europeo, sembra favorire il diffondersi di sentimenti euroscettici all’interno dei nuovi media dove, come già anticipato, la relazione tra i tre soggetti principali – sistema politico, sistema mediale e cittadini – è totalmente diversa rispetto alla relazione che questi avevano sui media tradizionali. In relazione all’Unione Europea, inoltre, la maggior parte delle conoscenze in dote ai cittadini

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deriva proprio dai media i quali, a seconda della strategia adottata e delle informazioni diffuse, possono creare diverse rappresentazioni dell’Europa e delle sue istituzioni.

Proprio da queste considerazioni nasce la domanda e la proposta di questo elaborato: esiste una relazione tra l’emergere dell’euroscetticismo, di sentimenti e attori critici verso l’Unione Europea, e l’avvento dei social media? Sicuramente, eventi di rilievo continentale come la crisi economica del 2009 e il referendum sulla Brexit hanno contribuito alla diffusione di un sentimento critico verso le istituzioni europee. Senza i social network, però, questo sentimento si sarebbe propagato ovunque e in maniera tanto rapida? L’analisi della campagna elettorale italiana e del comportamento degli attori presi in considerazione, permette di mettere in risalto alcune osservazioni in merito. Prima di tutto, caratteristica presente sia per i leader che per i quotidiani selezionati, sembra emergere un dato relativo al poco spazio dedicato alle tematiche europee e al racconto politico verso le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. I leader politici, infatti, danno priorità alle tematiche di carattere nazionale le quali, all’interno delle rispettive timeline di Twitter, sono nettamente più discusse rispetto alle tematiche europee. Se Berlusconi, Meloni e Zingaretti dedicano all’Europa uno spazio limitato, i casi limite sono senz’altro quelli di Luigi Di Maio, che non dedica alcun tweet a contenuti comunitari, e di Matteo Salvini, per il quale i tweet a sfondo nazionale superano di circa sei volte i tweet con argomenti europei. Il dato è ancor più significativo se consideriamo il totale dei tweet pubblicati da tutti i leader: su 2.353 tweet totali, solo 490 si riferivano alle elezioni europee. In termini percentuali, questo significa che solo il 21% circa dei tweet pubblicati dai cinque leader politici presi in esame parlava di Europa. Il dato è ancora più evidente per quanto riguarda i quotidiani, dove su 25.597 tweet totali nemmeno il 5% dei tweet (1.201) avevano come argomento l’Unione Europea, l’Europa e le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Segno che l’agenda politica che ha segnato l’avvicinamento al voto per le elezioni europee del 2019 è stata in gran parte occupata da un tipo di narrazione interna, nazionale. Questo trend è tipico delle campagne elettorali italiane per le elezioni del Parlamento Europeo, che da sempre ruotano attorno a rilevanti tematiche nazionali piuttosto che a quelle comunitarie. il livello di europeizzazione dei partiti e leader italiani è da sempre costantemente basso e le elezioni del 2019 confermano questa tendenza (Calossi, Gianfreda e Pizzimenti 2019, 69). Tendenza avvalorata, durante le ultime elezioni, dal principale tema della campagna elettorale, ovvero lo scontro tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio e tra i relativi partiti, nel tentativo da parte di entrambi di dominare lo spazio mediatico e di imporre all’interno della campagna stessa l’agenda governativa e le tematiche nazionali (Cepernich 2019, 82). Oltretutto, rispetto al passato, le elezioni del 2019 hanno

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segnato un passo avanti verso l’accettazione dell’Unione Europea come istituzione e sistema politico. I partiti euroscettici, Lega e Movimento Cinque Stelle su tutti, hanno infatti abbandonato l’idea di uscire dall’Unione Europea che avevano propinato in passato, concentrandosi piuttosto sul voler cambiare il sistema politico comunitario dal suo interno (Tallberg 2019, 13). Osservando le timeline dei leader presi esame poi, è possibile analizzare le strategie e le posizioni tenute da questi durante la campagna elettorale. Detto che all’Europa viene dato poco spazio, quando si parla di elezioni, di Unione Europea o di tematiche comunitarie tutti i leader privilegiano una narrazione neutrale, incentrata soprattutto sulla promozione della propria campagna elettorale piuttosto che sulla presa di posizione rispetto alle tematiche al centro del dibattito politico europeo. Questo vale anche per i leader euroscettici Matteo Salvini e Giorgia Meloni per i quali, seppur i contenuti critici verso l’UE siano maggiori rispetto agli altri leader, l’adozione di un punto di vista neutrale continua a prevalere. Per quanto riguarda l’engagement relativo ai tweet con contenuto europeo, grazie ai dati e ai test di Kruskal- Wallis attuati per ogni leader si può confermare che non vi è una netta prevalenza in termine d’interazioni di questi tweet rispetto ai tweet riguardanti tematiche nazionali. Un riscontro significativo in tal senso è riscontrabile infatti solo nel caso di Silvio Berlusconi, per il quale effettivamente le tematiche europee hanno un tasso d’engagement maggiore rispetto alle tematiche nazionali, mentre negli altri leader i risultati dei test non risultano significativi e l’analisi dei dati suggerisce tassi di engagement simili, o con minime differenze, tra i due campioni. Risultato simile è stato ottenuto analizzando e confrontando le posizioni tenute dai leader, con particolare riferimento all’engagement dei tweet a contenuto euroscettico. Anche in questo caso, il test che conferma l’esistenza di una significativa differenza tra le mediane dei campioni è quello relativo a Silvio Berlusconi, per il quale le tematiche euroscettiche hanno ricevuto più interazioni rispetto alle tematiche neutrali o favorevoli all’Unione Europea. Per i due leader euroscettici Salvini e Meloni, non considerando Luigi Di Maio in quanto la sua timeline è priva di tweet riguardanti l’Europa, non vi sono risultati che confermano l’emergere, in termini di engagement, della narrazione euroscettica. Per Salvini, addirittura, i livelli d’interazione tra il campione neutrale e quello contrario all’UE sono simili, con un leggero vantaggio per i tweet neutrali che sembrano lievemente più retwittati rispetto a quelli euroscettici. Rispetto ai quotidiani, la situazione è la medesima per quanto riguarda le posizioni assunte: tutte le testate prese in esame privilegiano una narrazione neutrale degli eventi, eccezion fatta per Libero per il quale i tweet euroscettici superano quelli neutrali (mentre quelli favorevoli sono assenti). Per quanto riguarda i tweet a contenuto europeo, nella maggior parte

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dei quotidiani i dati e i test di Kruskal – Wallis sembrano confermare un engagement favorevole di questi rispetto ai tweet nazionali. Laddove vi è una statistica significativa, infatti, i contenuti europei ricevono interazioni maggiori o uguali, mai minori, rispetto ai tweet a contenuto nazionale. L’eccezione riguarda il Giornale, dove il risultato del test però non è negativo, e Il Fatto Quotidiano: per queste testate, le tematiche nazionali registrano un engagement maggiore rispetto a quelle europee. In merito ai tweet che danno spazio alle posizioni euroscettiche, questi riscontrano un engagement maggiore solo nel caso di Libero (dove tuttavia secondo il test non vi è significatività tra il confronto delle mediane) e Il Fatto Quotidiano. Negli altri quotidiani, invece, i tweet che si esprimono a favore dell’Unione Europea ottengono sempre interazioni più alte da parte dei cittadini. Nel caso dei quotidiani, l’engagement relativo ai contenuti euroscettici sembra quindi dipendere più dalla polarizzazione delle testate (per La Repubblica, ad esempio, i contenuti favorevoli hanno interazioni maggiori, mentre per Libero e Il Fatto Quotidiano vale esattamente l’opposto), senza che vi sia una dimostrazione netta che tale tipo di narrazione riesce a trovare maggior spazio all’interno della piattaforma mediale. In definitiva, dunque, non vi sono evidenze nette che dimostrano, nel caso italiano, una relazione diretta tra la crescita dell’euroscetticismo e l’utilizzo, da parte di attori politici e mediali, dei social network. Questa relazione si verifica in alcuni casi, mentre è smentita in altri. L’analisi delle altre campagne elettorali condotte in diversi paesi europei potrebbe senza ombra di dubbio fare maggior luce circa l’esistenza o meno di questa relazione. Senza dubbio la posizione dei soggetti in questione e la polarizzazione giocano un ruolo fondamentale nel determinare la diffusione delle notizie euroscettiche. La campagna elettorale italiana dimostra piuttosto quanto siano le tematiche e gli eventi nazionali a influenzare le scelte di voto dei cittadini, i quali orientano le proprie preferenze in ambito europeo in base a quanto accade a livello interno.

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