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La relazione tra le variabili sociodemografiche (età, istruzione etc.), nuovi media ed

Capitolo 1 – L’EUROSCETTICISMO: PANORAMICA DI UN FENOMENO DIFFUSO

1.2 L’Euroscetticismo e i nuovi media

1.2.3 La relazione tra le variabili sociodemografiche (età, istruzione etc.), nuovi media ed

Diversi studi hanno cercato di rispondere alla domanda circa l’esistenza di una possibile relazione tra le variabili sociodemografiche, i nuovi media (con particolare riferimento ai social networks) e il fenomeno dell’euroscetticismo. Il punto di partenza di tali studi è che questa possibile relazione è influenzata, in particolar modo, da fattori di mobilitazione cognitiva (livello d’istruzione, paese di appartenenza), fattori economici (occupazione lavorativa, benefici derivanti dall’integrazione) e variabili sociodemografiche quali la comunità di appartenenza e la zona di residenza (rurale, piccola città o grande città). Questi fattori, incrociati tra loro, riuscirebbero in parte a spiegare per quale motivi alcuni cittadini siano più euroscettici di altri (Conti e Memoli 2016, 48-51). Variabili come il titolo di studio, ad esempio, giocano un ruolo fondamentale nella percezione dei cittadini: un più alto livello d’istruzione corrisponde generalmente a un più ampio apprezzamento per l’Unione Europea, mentre chi è in possesso di un basso titolo di studio (fino, massimo, alle scuole superiori) si dimostra più scettico. Stesso discorso per l’occupazione e la comunità di appartenenza: chi ha un lavoro e risiede nelle grandi città apprezza maggiormente le istituzioni europee rispetto a chi è in stato di disoccupazione e vive nelle zone rurali. Le variabili demografiche, i fattori economici e l’istruzione sono analizzati anche in relazione ai nuovi media, i quali s’indirizzerebbero verso una forte presenza euroscettica proprio grazie a una forte presenza di utenti che combinano una serie di fattori – bassa istruzione, sfiducia nei benefici derivanti dall’Unione Europea e residenza in zone rurali – che facilitano il dilagare di sentimenti negativi verso le istituzioni comunitarie.

Altri studi confermano che le discussioni che si aprono all’interno dei nuovi media coinvolgono uno stretto numero di persone con caratteristiche demografiche particolari: specialmente le donne tendono a sentirsi escluse dalla partecipazione attiva a tali dibattiti. La composizione degli utenti attivi sarebbe quindi composta per la maggior parte da maschi con un minor livello d’istruzione, con la conseguenza che le notizie online altro non sono che la riproduzione delle opinioni di una cerchia ristretta di persone (Galpin e Trenz 2016). Questo confermerebbe anche, in base a quanto detto precedentemente, la forte spinta euroscettica esercitata dai social media e da Internet.

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Gli studi citati sembrerebbero confermati anche dal report Eurobarometro dell’Aprile 2019, intitolato “Emotions and Political Engagement Towards the EU”, che analizza più in generale le caratteristiche dei cittadini che s’informano di politica sulle diverse piattaforme mediali. Con particolare riferimento ai nuovi media (website e social network), e considerando le variazioni di livello e di accesso tra paese e paese, i risultati rafforzano l’idea che l’utilizzo dei nuovi media sia in forte crescita. Per quanto riguarda i siti web, questi vengono principalmente frequentati dagli uomini (71%) piuttosto che dalle donne (58%), con la componente giovanile che la fa da padrone. L’accesso a tali siti, infatti, è molto alto nella fascia d’età che va tra i 15 ed i 24 anni (79%). Per quanto riguarda l’ambito educativo, l’82% delle persone che stanno ancora studiando dichiara di connettersi frequentemente su questi siti, mentre chi ha abbandonato gli studi afferma in gran parte di non farne uso (70%). Questo dato è confermato anche riguardo alle professioni: chi si connette maggiormente alla ricerca d’informazioni sono manager e studenti. Chi abita nelle grandi città (70%) è più propenso ad utilizzare i siti internet rispetto a chi vive nelle realtà rurali (60%). Per quanto riguarda i social networks, la maggioranza dei cittadini afferma di aver letto qualcosa riguardante la politica sulla piattaforma. Solo in quattro stati il risultato è diverso e opposto: in Romania, Slovenia, Francia e Cipro infatti la percentuale di chi si informa di politica tramite i social networks si aggira tra il 46 ed il 49%.

Figura 10: Hai letto qualcosa di politica sui social networks? (%) Fonte: Flash Eurobarometer Aprile 2019

Secondo lo Standard Eurobarometro 90 dell’autunno 2018, che scende più nei particolari, l’80% dei giovani tra i 15 ed i 24 anni crede che i social networks riescano a rendere le persone interessate circa gli affari politici, ma il 65% di essi è tuttavia convinto che le informazioni ricavate da queste piattaforme non siano affidabili. Il dato è completamente diverso per gli over

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55: il 42% ritiene che i social networks aumentino l’interesse per la politica, ma sempre il 42% non si fida delle informazioni che trova. Incrociando queste percentuali con quelle relative all’istruzione è possibile capire ancor di più l’importanza di queste variabili sociodemografiche. Chi ha interrotto i suoi studi prima dei 15 anni non tende a credere che i social networks aumentino l’interesse per la politica (solo il 39% risponde affermativamente), mentre tra chi sta ancora studiando questa convinzione è notevolmente più alta (82%). La situazione si rovescia riguardo all’affidabilità delle news trovate su queste piattaforme: solo il 38% tra chi ha interrotto gli studi prima dei 15 anni ritiene che le informazioni ottenute siano inaffidabili, contro il 65% di chi sta ancora studiando. Dai dati emerge infine che gli uomini tendono generalmente a avere maggior fiducia nell’Unione Europea rispetto alle donne e che i giovani, le persone maggiormente educate e chi vive nelle grandi città hanno un’attitudine maggiormente positiva verso le istituzioni comunitarie rispetto a chi ha un’educazione più bassa e vive in zone rurali.

Interessante è l’analisi del comportamento dei giovani e della relazione tra questi e l’istruzione. Più del 40% dei cittadini europei fa parte della fascia d’età collocata al di sotto dei 35 anni. All’interno di questa fascia d’età si ha una forte diffusione dei sentimenti critici e euroscettici verso l’Unione Europea e un altrettanto forte richiesta di un nuovo modello governativo comunitario. In questo contesto, l’istruzione gioca un ruolo cruciale nel rispondere alle nuove sfide e nel preparare le persone, dotate di un diverso background, al dialogo. All’interno della fascia d’età degli under 35, infatti, chi ha una maggiore istruzione si dimostra più fiducioso verso l’Unione Europea rispetto a chi ha interrotto gli studi prima del ciclo universitario. (Van den Brande 2017).

1.2.4 Dalla spirale del cinismo alla spirale dell’euroscetticismo: Media negativity, framing