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Il Sistema dei media: spazio all’euroscetticismo?

Capitolo 2 LA COMUNICAZIONE POLITICA: CITTADINI, MEDIA E POLITICA

2.3 Il Sistema dei media: spazio all’euroscetticismo?

Il sistema dei media influenza da sempre i comportamenti e il modo d’operare di istituzioni governative, leader politici e cittadini. Le funzioni svolte da tale sistema sono molteplici – informare i cittadini, controllare le azioni del governo, indirizzare l’agenda politica, facilitare la nascita di comunità – e i nuovi media riescono a soddisfarle in maniera ottimale, consentendo un ampio accesso alle informazioni e ampliando il controllo a cui la politica è soggetta. I media assumono ancora più importanza in un sistema sovranazionale come quello dell’Unione Europea, dove diventano un importante fonte d’informazione per i cittadini chiamati al voto. All’interno di questo contesto, la mediatizzazione dell’Unione Europea può avere effetti positivi nel coinvolgimento dei cittadini i quali, avendo di fronte una panoramica su ciò che succede negli

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stati membri, riescono con maggior facilità a sentirsi parte integrante dell’Europa stessa. A tal proposito, il ruolo dei media nel rappresentare gli attori dei diversi stati membri diventa allora cruciale per ridurre pregiudizi, critiche e scetticismo (Walter 2019).

2.3.1 Media Diets: tra media tradizionali e nuovi media. Prevale il Sostegno all’UE o

l’euroscetticismo?

La maggior parte delle conoscenze che i cittadini hanno riguardo all’Unione Europea deriva senza ombra di dubbio dai media, i quali offrono una serie di informazioni che contribuisce alla creazione di diverse rappresentazioni dell’Europa, delle sue istituzioni e delle politiche adottate in seno a esse. Le informazioni che i media, nuovi o tradizionali che siano, decidono di divulgare influenzano il sostegno dei cittadini alle istituzioni europee, la loro eventuale partecipazione o astensione alle elezioni del Parlamento Europeo e il loro indirizzo di voto verso partiti europeisti o euroscettici (Mosca e Quaranta 2017, 141-143). Mosca e Quaranta, dividendo i cittadini tra users occasionali dei nuovi media, users dei media tradizionali, users digitali e “onnivori”, hanno studiato la relazione tra l’esposizione a differenti fonti d’informazione e il comportamento verso l’Unione Europea in tre differenti Stati membri durante le elezioni per il Parlamento Europeo del 2014: Gran Bretagna, Italia e Germania.

L’analisi condotta dai due ricercatori parte dall’atteggiamento dimostrato dai cittadini dei tre Stati verso l’Unione Europea. Questo atteggiamento è direttamente correlato al deficit di democrazia che ha colpito, continuamente nel corso degli anni, le istituzioni europee e che ha portato i cittadini a sentirsi ininfluenti verso le decisioni che vengono prese a livello comunitario. In più, l’idea che si forma attorno all’Unione Europea stessa dipende spesso e sorpattutto da come questa istituzione è rappresentata all’interno del contesto nazionale dai differenti media. Mosca e Quaranta, analizzando i tre Paesi, hanno constatato come i cittadini britannici si siano dimostrati come i più euroscettici mentre gli italiani più entusiasti, con i tedeschi che si collocavano a metà posizione.

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Figura 32: Fiducia nelle istituzioni europee e nazionali Fonte: Mosca e Quaranta 2017, 147

I grafici riportati da Mosca e Quaranta, relativi al periodo antecedente le elezioni del 2014, dimostrano come il contesto nazionale e la sua rappresentazione mediale giochi un ruolo importante nel determinare le attitudini dei cittadini verso l’Unione Europea. In Italia la democrazia europea riscuote più successo rispetto a quella nazionale, dimostrando che l’Unione Europea è vista come una possibile soluzione alle difficoltà nazionali. Situazione opposta invece in Gran Bretagna e Germania, dove le democrazie nazionali godono di una maggiore fiducia rispetto a quella comunitaria. Rispetto all’assemblea legislativa, invece, in tutti e tre i Paesi la fiducia verso il Parlamento Europeo è maggiore rispetto al Parlamento nazionale, con il dato più alto che si registra proprio in Italia.

Rispetto a questi dati, le elezioni europee del 2014 hanno confermato una limitata abilità da parte dell’Unione Europea nel coinvolgere i cittadini al voto: la partecipazione si fermò infatti attorno al 42% (nel 2019, invece, è notevolmente cresciuta e ha superato il 50%). Nei tre paesi presi in considerazione da Mosca e Quaranta, si registrò – rispetto alle elezioni del 2009 - un importante aumento dei votanti in Germania (dal 43 al 48%, passato al 61% nel 2019), una leggera decrescita in Gran Bretagna (dal 34,7% del 2009 al 35,6% del 2014, arrivando al 36,90% del 2019) e un significante calo in Italia (dal 65% del 2009 al 57% del 2014, calato ulteriormente al 54% nel 2019) (www.europarl.europa.eu, 2019). I partiti euroscettici posti sotto l’attenzione dei due ricercatori (UKIP per la Gran Bretagna, M5S per l’Italia e AfD per la Germania) crebbero notevolmente, con le campagne elettorali che furono tuttavia condotte su temi diversi e sempre

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legati alle politiche nazionali. In Germania, nel 2014 l’AfD raggiunse il 7%, con l’Euroscetticismo che rimase confinato soprattutto a causa dello scontro tra i due principali candidati alla presidenza del Parlamento Europeo (Juncker e Schulz) i quali trovarono un punto in comune nel far fronte contro la deriva euroscettica del Paese. Nonostante ciò, l’AfD riuscì a crescere e a sollevare all’interno della Germania il problema relativo al processo d’integrazione europea e alla difesa della sovranità nazionale. Nel 2019, l’AfD è cresciuto ulteriormente raggiungendo l’11%. In Italia, le elezioni europee furono presentate dai media alla stregua di un referendum sul neo-governo guidato da Matteo Renzi. I tre maggiori partiti italiani presentarono programmi totalmente diversi riguardo all’Unione Europea: il Partito Democratico si dichiarò convintamente a favore dell’Europa, Forza Italia espresse dubbi sull’Euro e chiese una rinegoziazione del fiscal compact, mentre il M5S prese una posizione fortemente critica contro l’Unione Europea e le sue politiche, proponendo un referendum sulla moneta unica. I temi principali della campagna elettorale italiana furono quello del bonus fiscale previsto dal governo per fronteggiare la crisi economica e quello dello scandalo che investì l’Expo di Milano. Sui media, lo spazio dato ai candidati europei era notevolmente inferiore rispetto a quello riservato ai leader e alle coalizioni nazionali. In Gran Bretagna le elezioni europee riscuotono da sempre poca attenzione, ma la tornata del 2014 si rivelò importante soprattutto per l’emergere di una forza in grado di contrastare i Laburisti e i Conservatori: l’UKIP. Il premier Cameron, che si trovò a fronteggiare una coalizione di governo nettamente divisa sul tema europeo, decise di abbandonare il PPE e di fondare l’ECR, nuovo gruppo che raccolse le adesioni di molti partiti euroscettici di tutta Europa. Il premier inglese si spinse poi oltre, proponendo un referendum sull’Unione Europea al fine di ridefinire le relazioni con Bruxelles. Lo scontro di maggior interesse si ebbe però tra Nick Clegg, alla guida dei LiberalDemocratici a favore dell’Europa, e Nigel Farage, a capo dell’UKIP. I due leader discussero in Tv e in radio circa le problematiche europee e riuscirono a ottenere ottimi ascolti nonostante venissero ripetutamente ignorati dai due partiti principali del Paese. Il loro dibattito si concentrò soprattutto sull’abilità dell’UKIP di divenire il primo partito e sulla prospettiva per i Laburisti di vincere le elezioni dell’anno successivo. La copertura dei media garantì inoltre di dare ampio spazio il tema dell’immigrazione e dell’uscita dall’Europa. (Mosca e Quaranta 2017, 148-152).

L’Unione Europea, quindi, in quanto sistema sovranazionale è percepita come un’entità lontana e astratta che entra nella vita quotidiana dei cittadini solo grazie ai media. Tuttavia, i media nazionali offrono una copertura limitata circa le news europee, con la conseguenza che la visibilità per le istituzioni e le cariche comunitarie è bassa e limitata a eventi sporadici e di grande

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importanza quali elezioni, summit e referendum. Negli anni l’attenzione dei media nazionali verso le notizie europee è aumentata, ma nonostante ciò la copertura mediale di tali notizie è rimasta in mano agli attori politici nazionali i quali hanno limitato in maniera consistente lo spazio a disposizione dei soggetti politici europei. Come detto antecedentemente, una trasmissione positiva delle notizie riguardo l’Unione Europea favorisce il supporto all’istituzione stessa e al processo d’integrazione, mentre un approccio negativo contribuisce a farne decrescere il supporto da parte dei cittadini. Rilevanti sono anche le differenze di valutazione delle istituzioni europee che si manifestano tra i vari paesi: Mosca e Quaranta (2017, 153) hanno evidenziato come in Italia e in Gran Bretagna vi sia un’alta condivisione delle critiche euroscettiche, mentre in Germania il dato è totalmente a favore delle affermazioni europeiste. Le notizie divulgate dai media hanno inoltre un carattere molto più negativo che positivo, favorendo la crescita dei movimenti euroscettici. Per quanto riguarda la trasmissione di tali news sui nuovi media, numerose ricerche smentiscono le aspettative di grande visibilità che in molti avevano, confermando invece la persistenza delle classiche barriere già presenti nei media tradizionali quali la scarsa copertura e la predominanza degli attori politici nazionali rispetto a quelli europei (Michailidou 2015).

2.4 I Cittadini: media, scelte elettorali e Euroscetticismo: influenza reciproca?