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Perché i nuovi media amplificano l’euroscetticismo e la contestazione? Varietà d

Capitolo 1 – L’EUROSCETTICISMO: PANORAMICA DI UN FENOMENO DIFFUSO

1.2 L’Euroscetticismo e i nuovi media

1.2.2 Perché i nuovi media amplificano l’euroscetticismo e la contestazione? Varietà d

Il ruolo dei social media nel delegittimare le istituzioni europee sta conquistando sempre più una funzione di primo piano. Il referendum sulla Brexit, tenutosi nel giugno 2016, ne è l’esempio migliore: la campagna per il “Leave” fu sostenuta dai diversi tabloid e newspapers britannici, fu massiccia su gran parte dei media e per questo appoggiata da una larga fetta di sfera pubblica che gravitava attorno a questi mezzi d’informazione (Galpin e Trenz, 2017). Il successo elettorale dei partiti euroscettici, in Gran Bretagna come nel resto d’Europa, è quindi strettamente legato al successo delle loro campagne e strategie mediatiche.

L’opposizione all’Unione Europea si è tuttavia sviluppata in maniera eterogenea, assumendo diverse forme e distinguendosi all’interno dei vari stati membri (Guerra 2017). A sua volta, anche gli studi relativi al rapporto tra euroscetticismo e nuovi media offrono differenti prospettive che, come detto, vanno da una posizione che vede i media ben lontani da favorire il processo d’integrazione europea alla posizione secondo la quale i media hanno un effetto positivo sull’opinione pubblica. Tra queste due posizioni estreme, vi sono una serie di opinioni che stanno, per così dire, nel mezzo. Startin (2015, cit. in Bijsmans 2017), ad esempio, propone di distinguere i giornali, e i media in generale, tra euro-positivi, euroscettici ed euro-ambivalenti. Coloro che appartengono alla categoria degli euro-ambivalenti, vera novità di questa categorizzazione, sono generalmente favorevoli all’Unione Europea senza tuttavia essere particolarmente chiari circa le vie da seguire per attuare ed accelerare il processo di cooperazione europeo e senza condividere a priori le varie problematiche europee e le soluzioni proposte a esse. Classificazione ben più dettagliata è quella adottata da De Wilde, il quale individua sei diverse possibili atteggiamenti che vanno da “affermativamente europeo” ad “anti europeo” in base al comportamento dei media e degli elettori di fronte a tre domande:

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 Il quadro istituzionale è conforme ai principi generali?

 Vi è supporto attorno al progetto europeo? gli obiettivi sono condivisi?

Se tutte e tre le domande hanno risposta positiva, la categoria di appartenenza è quella dell’Affermativamente Europeo, mentre se hanno esito negativo si entra nella categoria dell’Anti Europeo. In mezzo vi sono l’atteggiamento dello Status Quo, per il quale il principio d’integrazione è visto positivamente, il quadro istituzionale è conforme ai principi generali ma il progetto d’integrazione non è adatto ad affrontare le tematiche comunitarie, e quello dell’Eurocritico, secondo il quale il principio d’integrazione è giusto e coerente con i principi generali ma il progetto tramite quale questo viene perseguito e il quadro istituzionale sono entrambi sbagliati. Vi sono l’Alter-Europeo, il quale combina valutazioni negative sulle politiche europee con atteggiamenti positivi verso l’integrazione e il Pragmatico, che vede negativamente il progetto d’integrazione ma accetta il quadro istituzionale europeo per come è strutturato (de Wilde, Michailidou e Trenz 2014).

Figura 6: Tipologie di atteggiamento verso l'Unione Europea Fonte: de Wilde, Michailidou e Trenz 2014, 769

La correlazione tra nuovi media e crescita dell’euroscetticismo è favorita anche dalle caratteristiche dei nuovi media stessi e dal comportamento che gli attori politici tengono all’interno delle varie piattaforme mediatiche sociali. I partiti, di vario genere e stampo, utilizzano infatti strumenti quali i social network per comunicare direttamente con il loro elettorato, per accrescere la loro visibilità, per diffondere informazioni e per mobilitare le persone verso azioni collettive da loro organizzate. Se da un lato i nuovi media favoriscono quindi l’emergere di una pluralità di attori e di problematiche, dall’altro inducono spesso alla polarizzazione e alla frammentazione delle varie componenti della sfera pubblica, le quali si cristallizzano ancor più attorno alle proprie posizioni (Heft, Wittwer e Pfetsch 2017). Fin dalla loro inziale diffusione, i nuovi media sono riusciti a incrementare la partecipazione e la

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comunicazione sia dal punto di vista degli attori politici che da quello dei cittadini. Se da un lato l’aumento della partecipazione ha favorito una diversificazione del discorso politico, dall’altro lato i nuovi media hanno permesso allo scetticismo, o per meglio dire a chi lo sosteneva, di uscire dall’anonimato e di raggiungere un’ampia porzione della sfera pubblica. Il grande vantaggio apportato dai nuovi media, sfruttato dai partiti, è la possibilità di creare ampi networks attorno a particolari problematiche o tematiche che riescono a raggruppare comunità aventi le stesse posizioni ideologiche e che, spesso, valicano i confini nazionali annoverando anche utenti di altri paesi. Questo avviene ed è favorito dal concetto dell’omofilia, secondo il quale stabilire contatti e relazioni con i propri simili fa parte della natura umana. Le persone simili tendono infatti a riunirsi all’interno del medesimo gruppo e a interagire con persone che la pensano alla stessa maniera. Sui nuovi media, ed in particolare sui social network, si creano quindi comunità composte da utenti che condividono valori, attitudini e credenze e che interagiscono tra loro proprio perché sono in accordo sulle tematiche trattate (McPherson 2001, 416). Secondo diversi studi, queste comunità tendono a rimanere isolate tra loro, con gli utenti che sviluppano connessioni solo all’interno della comunità d’appartenenza stessa. In particolare, questo favorisce i partiti marginali o estremisti che sono in grado di connettersi tra loro e di incrementare la loro presenza sulla piattaforma, “sconfiggendo” in questo modo la bassa copertura mediatica che hanno sui media tradizionali (Heft, Wittwer e Pfetsch 2017, 201). Di conseguenza i partiti euroscettici, sebbene non abbiano posizioni univoche e comuni, riescono a emergere proprio perché impostano la loro strategia sulla contestazione all’Unione Europea, riuscendo a trovare sui nuovi media quello spazio spesso precluso in televisione, radio etc. grazie a tematiche comuni e condivise e grazie alla possibilità di riunire in un unico cluster le persone che condividono gli stessi valori euroscettici.

L’importanza che i nuovi media, compresi i social networks, hanno assunto all’interno del panorama europeo è confermata dal report Eurobarometro dell’autunno 2017, intitolato “Media Use in the European Union”, all’interno del quale si conferma che Internet e i social networks sono le piattaforme cresciute più rapidamente e quelle maggiormente utilizzate dai cittadini europei. Come è possibile vedere dalla figura 7, infatti, Internet e i social networks sono le uniche realtà a essere cresciute in modo costante nel corso degli anni. Rispetto alla televisione infatti, che partiva dal 97% degli utenti collegati nel 2010 per poi rimanere costante fino al 2017, i social networks partivano più bassi e sono passati dal 33% degli utenti connessi nel 2010 al 58% del 2017. Stessa cosa per Internet: il 63% del 2010 si è trasformato nel 77% di utenti connessi nel 2017. In generale, l’utilizzo dei nuovi media, rispetto ad esempio a televisione e radio, ha

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registrato un trend in netta crescita nel corso degli anni. Di questo trend positivo ha risentito, in parte, anche la televisione stessa: molte emittenti televisive, infatti, sono sbarcate su Internet riuscendo a allargare il proprio share anche sulla nuova piattaforma mediatica. Questo è dimostrato dalla crescita di utenti che, dal 2011, dichiarano di guardare i programmi televisivi proprio via Internet: nel 2011, infatti, solo il 16% degli utenti dichiarava di guardare la televisione via internet, mentre nel 2017 il dato è salito fino a raggiungere il 27%.

Figura 7: Utilizzo dei Media da parte dei cittadini europei Fonte: Standard Eurobarometro 88 – Autunno 2017

La proporzione di europei che, giornalmente, utilizza Internet è passata dal 63% del 2010 al 77% del 2017 (anno del report), mentre la presenza sui social networks è passata dal 33% al 58%: tra tutti i media, risulta evidente che Internet e Social Media hanno il trend di crescita maggiore, anche se questo non condiziona il risultato dei media tradizionali i quali mantengono i loro dati stabili. Gli unici a risentire del forte impatto dei nuovi media sembrano essere i giornali i quali, dal 2010 al 2017, hanno visto un notevole decremento (dal 73% al 60%) di cittadini che dichiarano di utilizzare questa categoria di media. Anche se la distribuzione all’interno dei paesi membri è condizionata dal digital divide e da altri fattori (sociodemografici, economici etc.), si può notare che in diversi paesi in cui l’euroscetticismo è forte (Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi), la percentuale di accesso giornaliero a Internet è alta. Questo potrebbe confermare una stretta correlazione tra i nuovi media e l’euroscetticismo, con quest’ultimo che, grazie alle caratteristiche di Internet e dei vari Social Media, trova terreno fertile all’interno di queste

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piattaforme riuscendo a raggiungere un risultato che nei media tradizionali pare impossibile ottenere.

Figura 8: Utilizzo di Internet all'interno dei paesi membri Fonte: Standard Eurobarometro 88 – Autunno 2017

Pure l’utilizzo dei social networks è notevolmente cresciuto nel corso degli anni, passando dal 18% della popolazione nel 2010 al 42% del 2017. Tuttavia, la fiducia da parte dei cittadini europei, intesa come livello di credibilità delle notizie presenti e rintracciabili online, in queste piattaforme è ancora bassa, soprattutto rispetto alla fiducia riposta verso i media tradizionali. In altre parole, le notizie riportate da televisione, radio e giornali cartacei appaiono ancora più credibili e veritiere rispetto alle notizie riportate su Internet e sui social networks, dove invece proliferano fake news le quali, scoperte, aumentano lo scetticismo dei cittadini verso i nuovi media. Come si può notare dalla tabella seguente, infatti, la radio è la piattaforma che riscuote maggior fiducia, seguita dalla televisione e dai giornali. Per quanto riguarda la televisione, la fiducia in questo mezzo è ovunque maggiore alla fiducia verso Internet e i Social networks, eccezion fatta per la Grecia e la Polonia dove Internet riscuote maggiore credibilità rispetto alla televisione stessa. In particolare, in Grecia il risultato è interessante in quanto il 42% dei cittadini ha fiducia in Internet mentre solo il 22% crede a ciò che vede in televisione. Questo, almeno in parte, potrebbe essere dovuto alla forte crisi economica che ha colpito il paese e alla censura

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che è stata applicata sui media tradizionali, dove risultava difficile reperire notizie diverse da quelle veicolate dal governo e dalle istituzioni comunitarie. Internet e i social networks invece, a causa forse anche del loro recente sviluppo, si trovano nelle ultime posizioni. Mentre per Internet si vedono i primi risultati di crescita, con picchi di fiducia in paesi quali Ungheria, Polonia, Portogallo, Grecia e Bulgaria, per i social media la fiducia riposta non supera il 37% e in alcuni paesi, come Francia e Svezia, si attesta a livelli molto bassi (8%).

Figura 9: Fiducia nei media da parte dei cittadini europei Fonte: Standard Eurobarometro 88 – Autunno 2017

Un dato degno di nota è quello relativo al grado d’informazione, relativo alle questioni europee, percepito dai cittadini appartenenti agli stati membri. In paesi come Francia, Grecia, Italia e Regno Unito, dove l’euroscetticismo è in forte crescita, la maggior parte dei cittadini dichiara di non essere ben informato circa le questioni e le problematiche comunitarie. Si parla, in questo

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caso, del 73% dei francesi, del 67% dei greci, del 52% degli inglesi e del 61% degli italiani. Inoltre, tra tutti i media, i social networks sono visti dai cittadini come le piattaforme che, rispetto alle altre, offrono una rappresentazione maggiormente negativa dell’Unione Europea.

1.2.3 La relazione tra le variabili sociodemografiche (età, istruzione etc.), nuovi media ed