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Dalla spirale del cinismo alla spirale dell’euroscetticismo: Media negativity, framing

Capitolo 1 – L’EUROSCETTICISMO: PANORAMICA DI UN FENOMENO DIFFUSO

1.2 L’Euroscetticismo e i nuovi media

1.2.4 Dalla spirale del cinismo alla spirale dell’euroscetticismo: Media negativity, framing

Per studiare approfonditamente il fenomeno dell’euroscetticismo non basta analizzare le attività dei partiti e le reazioni, mobilitazioni e valutazioni dei cittadini rispetto all’Unione Europea e al processo d’integrazione. Per cercare di conoscere a fondo il tema, occorre fare riferimento anche al processo d’intermediazione, di comunicazione e d’interpretazione che condiziona, sui diversi media disponibili, l’opinione dei cittadini europei. Ecco allora che risulta necessario approfondire il ruolo dei media e delle nuove tipologie di giornalismo e come questi interagiscono con i lettori. È inoltre importante capire il feedback dei lettori alle news, al fine di comprendere al meglio la continua crescita dell’euroscetticismo e capirne le sue dinamiche.

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Gli studiosi del settore, analizzando l’evolversi del ruolo dei media all’interno del contesto democratico, hanno notato un approccio negativo rispetto alla produzione di news politiche. I giornalisti, in altre parole, anziché rimanere oggettivi e esimersi da giudizi, adottano uno stile polemico, eccessivo e negativo che ha dato vita a quella che Cappella e Jamieson hanno definito con il termine “Spirale del cinismo” (Galpin e Trenz 2017, 49-51). Questa spirale nasce dal fatto che, nell’ambiente mediale pre-digitale e quindi “abitato” dai media tradizionali, il rapporto tra partiti e televisione, radio e giornali si è sempre più caratterizzato per l’eccessivo potere esercitato dai secondi sui primi, potere che ha con il tempo eroso gli spazi a disposizione dei partiti e dei politici, rendendo ancor più difficile un contatto diretto tra la politica e la cittadinanza. Secondo Cappella e Jamieson (1997), quindi, i media sono per gran parte responsabili della cattiva reputazione dei politici e del processo politico in generale. Il cinismo pubblico, di conseguenza, nasce sia da ciò che i media dicono sulla politica e sui politici che, soprattutto, da come lo dicono. In particolare, i due ricercatori affermano che i media ricorrono a metafore riguardanti temi divisivi, quali sport e guerra, per spiegare la politica. Questa strategia, a loro detta, porta l’opinione pubblica a pensare che l’obiettivo di ogni partito e di ogni politico sia unicamente quello di raggiungere la vittoria, riconoscendo a questi soggetti una motivazione essenzialmente unidimensionale e egoistica. I cittadini diventano quindi cinici riguardo al processo politico proprio e soprattutto grazie alle informazioni recepite e questo genera la spirale del cinismo di cui sopra. I media e i politici, a loro volta, portano avanti un discorso cinico in quanto ognuno pensa che l’altro attore in questione richieda tale atteggiamento: i politici ritengono che i media assicurino loro un’ampia copertura solo se adottano un comportamento negativo e cinico; i giornalisti adottano un atteggiamento cinico in quanto è il modo più semplice per presentare gli eventi e perché pensano che i cittadini premino una copertura cinica e, appunto, negativa delle notizie.

Claes de Vreese (2005, 283-301) cerca di applicare la spirale del cinismo a tempi più recenti, inserendo tre diverse variabili in grado, secondo la sua ricerca, di influenzare il livello di cinismo all’interno del panorama politico. La prima variabile presa in considerazione è quella dell’efficacia: la convinzione da parte dei cittadini relativo al fatto che il loro coinvolgimento e le loro opinioni abbiano un peso nelle decisioni politiche è direttamente e negativamente proporzionale al grado di cinismo. Più il grado di cinismo è elevato, dunque, più i cittadini ritengono che il loro coinvolgimento e le loro opinioni abbiano scarso peso all’interno delle decisioni politiche. La seconda variabile riguarda la fiducia nei confronti del governo: poca fiducia significa, ovviamente, un maggior livello di cinismo. Terza ed ultima variabile è quella

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della sofisticazione politica, che indica la differenza nel livello di consapevolezza politica dell’elettore, positivamente correlata con il cinismo: più le notizie e le informazioni sono costruite in maniera sofisticata – e quindi sono adatte a un pubblico per lo più esperto, istruito, interessato e preparato - più scatenano fenomeni di cinismo nei cittadini.

Diversi ricercatori hanno spiegato come, all’interno del contesto europeo e riguardo alle notizie riguardanti l’Unione Europea, questa spirale del cinismo si trasformi in una “spirale dell’Euroscetticismo” (De Vreese 2007). Secondo De Vreese, vi sono limitate conoscenze circa il ruolo che i media hanno nel supporto dell’integrazione europea e nessuna conoscenza circa il loro ruolo in relazione all’emergere e al consolidarsi dell’Euroscetticismo. Nonostante vi siano diverse posizioni riguardo a quest’ultima considerazione, tutti i ricercatori concordano sul fatto che i media influenzino, quantomeno, sia il pensiero dei cittadini in generale (agenda-setting) sia la loro opinione circa i diversi argomenti in esame (framing). Questo condizionamento è dovuto principalmente al fatto che i frame scelti dai media hanno, da una parte, un forte impatto sulle reazioni cognitive dei cittadini e, dall’altra parte, dal fatto che gli stessi frame influenzano l’agenda setting dei politici e dei partiti a essi collegati. Naturale conseguenza di questa influenza è la concreta possibilità che si instauri una relazione tra i media, il framing adottato da questi e il cinismo dell’opinione pubblica circa l’integrazione europea. In particolare, la strategia adottata dai media riguardo alla divulgazione delle notizie favorirebbe la sfiducia e il cinismo verso la politica e i politici, erodendo sia il coinvolgimento pubblico che la partecipazione elettorale (Cappella e Jameson, 1997). De Vreese, allora, cerca innanzitutto di dimostrare se la copertura strategica delle notizie riguardanti le politiche europee dia forza all’euroscetticismo e precisa che il cinismo da lui inteso è un indicatore rilevante che va ben oltre il mero segnale di una mancanza di fiducia nelle istituzioni comunitarie. Il cinismo, secondo il ricercatore olandese, può essere inteso come un riflesso del negativismo e della scarsa qualità del dibattito pubblico e dei leader politici, oppure come l’assenza di confidenza nelle istituzioni; De Vreese si concentra sul primo significato, soffermandosi quindi sul dibattito pubblico, sulle élite politiche e sul rigetto da parte dei cittadini della gran parte delle proposte avanzate dai politici stessi. L’idea proposta dal ricercatore è la seguente: l’esposizione alle informazioni circa le politiche europee, qualora queste siano prodotte strategicamente dai media, produce un più alto livello di cinismo rispetto all’esposizione alle informazioni prodotte in assenza di strategia (figura 11). Le informazioni prodotte in assenza di strategia, secondo de Vreese, sono tutte quelle notizie riportate fedelmente e senza giudizi di parte che vengono divulgate in un contesto dove non vi è una particolare selezione, per l’appunto strategica, delle informazioni da trasmettere ai cittadini.

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Figura 11: Spirale del Cinismo e Strategia dei Media

Fonte: Claes H. de Vreese, Eruoscepticism: The Media’s Fault? 2007, 279

La ricerca conferma inoltre che l’interazione tra una bassa sofisticazione politica e l’esposizione ai media genera un incremento del cinismo. De Vreese conclude la sua analisi confermando che l’euroscetticismo deriva, quantomeno parzialmente, dalla dieta d’informazione che i media offrono ai cittadini circa le politiche europee. La copertura mediatica delle notizie sarebbe dunque in grado di alterare il grado di cinismo nei confronti del processo d’integrazione europea, anche se tale effetto dipende da due variabili: la pervasività delle notizie divulgate secondo strategia e il livello delle caratteristiche individuali (come, ad esempio, la sofisticazione politica). Basandosi su queste variabili, De Vreese ritiene che i media possano giocare un doppio ruolo: incrementare o ridurre l’euroscetticismo. Riguardo alla pervasività delle notizie, poi, i nuovi media giocano un ruolo fondamentale in quanto riescono a veicolare le informazioni con un grado esponenzialmente maggiore rispetto ai media tradizionali. Non solo: attraverso i nuovi media ogni attore – mediale, politico o cittadino che sia – è in grado di attuare la strategia che ritiene più consona al fine di raggiungere il proprio obiettivo e il proprio target di riferimento. Le notizie elaborate e divulgate con strategia hanno dunque una pervasività maggiore se veicolate su Internet e sui social network, piattaforme all’interno delle quali l’alterazione del grado di cinismo risulta dunque più facile rispetto che all’interno dei media tradizionali quali televisione, radio e giornali.

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