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COME FATTORE DI SVILUPPO

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1982 (pagine 57-61)

Riccardo Ricotta

Le legislazioni doganali di quasi tutti i Paesi prevedono che certe zone del ter-ritorio nazionale possano considerarsi al di fuori della linea doganale, cioè di quel tracciato ideale il cui attraversa-mento costituisce, ai fini doganali, il perfezionamento della dinamica di en-trata o di uscita dallo Stato dei beni in importazione o in esportazione. Per l'art. 2 della vigente legge dogana-le (T.U. D . P . R . 43/1973) sono consi-derati territori extradoganali o assimi-lati i punti e i depositi franchi, le Zone franche e «i territori dei Comuni di Livigno e di Campione d'Italia ... non-ché le acque nazionali del lago di Lu-gano racchiuse tra la sponda ed il con-fine politico nel tratto tra Ponte Stresa e Porto Ceresio, non compresi nel ter-ritorio doganale...».

I PUNTI FRANCHI

I punti franchi coincidono in genere con limitate zone portuali e le acque limitrofe in cui si svolge il traffico in-ternazionale senza controllo doganale

entro certi limiti. Nel nostro Paese essi sono previsti nei principali porti ma, devono essere disciplinati da apposite leggi, sono istituiti soltanto a Venezia e Trieste ed il regime che li disciplina è in via generale il seguente:

a) l'autorità doganale effettua la sor-veglianza ma non procede a verifica delle merci;

b) le merci possono essere sottoposte a manipolazioni e lavorazioni anche di carattere industriale;

c) non è consentito il consumo in fran-chigia dei commestibili e delle bevande nonché la vendita al dettaglio delle merci.

L'introduzione di merci in un punto franco può comportare per le stesse il beneficio delle agevolazioni previste per l'esportazione (Restituzioni, ab-buoni) ma resta in vigore la normativa concernente i divieti economici e la di-sciplina valutaria.

Le attività commerciali ed industriali esercitabili e la relativa regolamenta-zione doganale sono stabilite con de-creto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro per l'industria di concerto con i Ministri delle

Finan-ze, Commercio con l'Estero, Trasporti e Marina Mercantile.

Analogo trattamento è consentito per i prodotti impiegati o consumati in mare nell'esercizio di particolari attività (art. 132).

Condizioni particolari, talvolta di mag-gior favore, sono previste per taluni punti franchi come quello di Napoli e nell'ambito del porto franco di Trieste, ai sensi del D.L. del Capo Provvisorio dello Stato n. 1430 del 28-11-1947, che ha reso esecutivo il trattato di pace fra il nostro Paese e gli alleati ed associati e del decreto commissariale n. 54 del 23-12-1959 che ha istituito il punto franco industriale. Il punto franco di Venezia è disciplinato dal D.L. C.P.S. 5-1-1948 n. 268 e successive modifica-zioni.

I punti franchi di Genova, Messina e Brindisi, benché istituiti con apposito provvedimento legislativo non sono in attività in quanto mancano le disposi-zioni di attuazione.

I DEPOSITI FRANCHI

Anche i depositi franchi (istituiti con D.P.R.) possono essere costituiti, con criteri e modalità per certi versi analo-ghi ai precedenti, presso i porti princi-pali o in località interne di particolare rilievo (R.D. 17-3-1938 n. 726). Si trat-ta di magazzini o gruppi di magazzini — la cui gestione è consentita ai priva-ti — interamente recintapriva-ti e vigilapriva-ti an-che ai varchi verso il mare (mentre nei punti franchi l'accesso al e dal mare può normalmente effettuarsi senza in-tervento doganale).

Nei depositi franchi possono essere in-trodotte merci «di qualsiasi specie, ori-gine, provenienza e destinazione salvo i divieti stabiliti dal Ministro delle Fi-nanze»... (art. 165 D . P . R . 43/73). In questi depositi possono essere effettua-te talune manipolazioni consentieffettua-te per i punti franchi, nonché altre, su autoriz-zazione del capo del compartimento doganale. Le merci estere e quelle na-zionali nei punti e nei depositi franchi sono sottoposte a procedure doganali agevolate in base alle disposizioni di

cui alle circolari del Ministero delle Fi-nanze n. 79 del 21-3-1955, prot. n. 2965 del 7-12-1959, n. 1934 del

9-5-1960.

I prodotti nazionali di regola possono esservi introdotti solo se scortati da be-nestare bancario, eventuale autorizza-zione di esportaautorizza-zione e da bollette di esportazione indicanti il Paese estero nel quale saranno successivamente in-dirizzati (destinazione geografica defi-nitiva dichiarata). Tuttavia, al momen-to della spedizione all'estero non è in-dispensabile che le destinazioni coinci-dano. Essi risultano disponibili per l'o-peratore se non rientrano tra le merci di interesse strategico (di cui esistono elenchi presso le dogane). Altrimenti detti prodotti sono sottoposti a conti-nua vigilanza doganale e, se la rispedi-zione avviene via mare occorre una bolletta di lasciapassare, se via terra una normale bolletta di cauzione. En-trambi questi documenti saranno rila-sciati solo a seguito di presentazione di uno speciale certificato (Transit Autho-rized Certificate - T.A.C.) stabilito nel-l'ambito NATO da accordi internazio-nali ed emesso in Italia dal Ministero delle Finanze insieme all'autorizzazione di esportazione. Le merci estere sono invece introdotte liberamente in appo-siti magazzini ad eccezione di quei pro-dotti sottratti, per la particolare delitezza di natura e composizione, al ca-rattere extradoganale (generi di mono-polio, saccarina, sostanze stupefacenti ecc.). La procedura per la rispedizione delle merci estere prevede l'esenzione dalle formalità valutarie ma non dalle ispezioni doganali intese ad accertare, come per le merci nazionali, l'eventua-le carattere strategico dei prodotti in transito e, di conseguenza, la corri-spondente necessità della scorta del T.A.C, probatorio.

LE ZONE FRANCHE

La «fictio juris» che opera nel senso sopra richiamato, acquista poi maggior rilievo nel caso delle zone franche. Non si tratta più di aree ridotte, ma di estensioni di territorio in cui possono

essere ricomprese località abitate nelle quali diritti doganali ed altri gravami fiscali non sono applicati anche alle merci in importazione consumate dai residenti. In Italia esistono la Zona franca della Provincia di Gorizia tra i fiumi Vipacco ed Isonzo ed il confine (Legge 1438/48) e quella della Valle d'Aosta (legge costituzionale 4/1948). Le franchigie si riferiscono normal-mente a determinati contingenti di beni per il consumo ed a partite di materie prime per le industrie. Non essendovi, al contrario dei depositi e dei punti franchi, linee di demarcazione dogana-le e non essendo quindi verificata l'u-scita dal territorio doganale, la spedi-zione di beni nazionali nelle zone fran-che non può dar luogo alle agevolazio-ni previste per le esportazioagevolazio-ni (abbuo-ni, restituzione).

Con Direttiva 69/75 CEE il Consiglio della Comunità ha stabilito le linee di armonizzazione delle varie normative in tema di franchigia.

LA ZONA LIBERA DI COLÓN

Fra le numerose Zone franche esistenti nel mondo, di una in particolare sono note le caratteristiche attuali e poten-ziali, poiché una rappresentanza eco-nomico-politica ne ha adeguatamente illustrato, in tutta Europa, i tratti di maggior significato. Si tratta della Zo-na libera di Colon — Sud America Ca-nale di Panama, Zona Atlantica —. Questa Zona, istituita nel 1948 come ente autonomo, è uno dei principali empori mercantili del mondo, dove operano le rappresentanze delle più im-portanti industrie manufatturiere inter-nazionali. Essa ha assunto rilievo sem-pre crescente quale centro di deposito e smistamento in direzione di Panama e dei Paesi dell'America Centrale e Meri-dionale di una vastissima varietà di be-ni, soprattutto di consumo, in prove-nienza da tutto il mondo.

Finalità prioritaria di questa Zona libe-ra, accanto a quella di promuovere il commercio di transito dei prodotti, è anche quella di sviluppare e incremen-tare attività di trasformazione, prepa-razione e assemblaggio.

Paesi esportatori verso la zona libera di Colón

Paesi 1 9 7 8 1 9 7 9 1 9 8 0 (1° sem.)

(Valori FOB in milioni $ USA)

Giappone 3 0 9 . 1 3 5 7 . 8 2 0 1 . 9

Stati Uniti 151.7 1 7 8 . 3 114.7

Taiwan 156.3 166.2 8 1 . 6

Hong Kong 8 1 . 7 121.0 8 2 . 3

Corea del Sud 6 4 . 5 8 9 . 2 4 4 . 4

Regno Unito 4 0 . 6 54.3 2 8 . 7

ITALIA 3 5 . 0 5 3 . 0 2 3 . 8

Svizzera 3 2 . 7 4 4 . 1 26.1

Francia 2 6 . 0 34.1 2 0 . 8

Rep. Federale di Germania 2 6 . 7 2 8 . 3 17.8

Colombia 2 0 . 2 2 8 . 0 14.9

Porto Rico 10.7 13.2 8.3

Spagna 9.7 11.9 4.8

Altri Paesi 117.6 149.1 103.8

TOTALI 1 . 0 8 2 . 7 1 . 3 2 8 . 5 7 7 3 . 9

Fonte: ICE 3 0 - 1 - 8 2 n. 2 Esportare.

1 9 7 8 1979 1 9 8 0

(Valori FOB in milioni $ USA)

Esportazioni italiane verso il Panama 16,9 Esportazioni italiane verso la Zona

Li-bera di Colón 3 5 , 0 Totale esportazioni italiane 5 1 , 9

13,4 5 3 , 3 6 6 , 7 12,8 6 4 , 0 7 6 , 8

Principali esportazioni italiane

Prodotti 1 9 7 8 1979 1 9 8 0 (Valori FOB in miliardi di lire)

Calzature 1,431 2 , 1 3 0 2 , 1 2 0

Oreficeria 1 6 , 4 9 2 3 5 , 3 6 7 4 0 , 3 9 2

Macch. ed app. non elettrici 1 , 9 1 6 1,598 1,153

Parti di macchine 1,262 1 , 4 2 0 1,382

Generatori e motori elettrici 2 , 3 9 0 1 , 9 5 0

Altri app. elettrici 1 , 4 9 5 2 , 1 8 0 4 6 4

Natanti e loro parti (*) 3 5 , 4 6 4 4 3 , 8 0 3 4 9 , 1 6 3 Altri prodotti ind. metalmeccanica 3 , 5 8 8 3 , 7 0 0 2 , 1 2 5 Prod. e prep. chimico-farmaceutiche 2 , 9 9 5 3 , 4 0 0 3 , 5 5 6 Macchine da scrivere e da calcolo 1 , 5 8 9 0 , 7 0 5 1,410 Autoveicoli e parti staccate 0 , 8 9 7 1 , 3 4 5 1,163

Cuscinetti a sfere 0 , 7 8 9 1,580 1,740

Macchine utensili 0 , 4 3 3 0 , 6 3 0 0 , 1 4 9

Materiali in fibre vegetali 0 , 9 1 3 1 , 3 4 9 1,050

Altre merci 8 , 0 0 6 2 , 1 3 0 1 2 , 2 4 5

TOTALI 7 9 , 6 6 0 1 0 3 , 2 8 7 1 1 8 , 1 1 7

(*} Trattasi di «registrazioni».

Principali importazioni italiane

Prodotti 1 9 7 8 1979 1 9 8 0

(Valori FOB in miliardi di lire)

Frutta tropicali 1 3 , 8 6 6 9 , 1 6 3 8 , 5 2 6

Pesce fresco e congelato 8 , 0 6 8 2 3 , 9 4 6 2 0 , 0 4 0

Minerali non metallici 0 , 8 2 8 0 , 9 6 2

Pelli conciate 0 , 5 8 8 0 , 6 3 7 1,277

Altre merci 5 , 3 3 8 3 , 8 8 5 1 7 , 9 9 9

2 8 , 5 3 5 3 8 , 5 9 3 4 7 , 5 7 2

Tutto il complesso delle operazioni di importazione e riesportazione si svol-gono liberamente non essendo le merci assoggettate a dazi doganali. In gene-rale sono privilegiati quei beni che per le loro caratteristiche essenziali (elevato valore intrinseco in peso e volume ri-dotti) rendono conveniente il deposito per la riesportazione con i mezzi più celeri verso altri mercati.

Dalle relazioni del nostro ufficio ICE di Panama si evidenziano l'operatività di questa Zona franca commerciale e dati confortanti sui movimenti che ri-guardano l'Italia.

In particolare viene sottolineato il no-tevole incremento delle esportazioni nazionali di articoli di oreficeria (cate-name in oro e argento) seguiti, su to-nalità più modeste, da calzature, pro-dotti chimico-farmaceutici, cuscinetti a rotolamento e macchine per ufficio, con segnalazione di trend negativo per apparecchi elettrici, prodotti metalmec-canici, macchine utensili.

Nelle importazioni, pur su toni non ac-centuati, aumenti per le pelli conciate e riduzioni per la frutta e per il pesce. Per il 1981 le esportazioni italiane ver-so Panama, secondo elaborazioni ICE su dati ISTAT, hanno evidenziato un balzo notevole raggiungendo i 253 mi-liardi con un incremento superiore al 110%. Il Piemonte che nel 1978 aveva esportato in Panama per circa 20 mi-liardi, ha dimezzato nel 1980 le sue vendite mentre ha importato per 11,6 miliardi. Nel 1981 i dati del primo se-mestre, fatte salve le spedizioni di ore-ficeria e, in parte, di mezzi di traspor-to, non sembrano ricalcare sul piano regionale il favorevole andamento dei

Paesi destinatari delle riesportazioni della Zona di Colón • affitto di stabilimenti industriali at-trezzati;

Paesi 1978 1979 1 9 8 0 ( 1 ° s e m . ) IValori FOB in milioni di $ USA)

Aruba (Antille Olandesi) 197.9 2 1 9 . 1 141.3

Colombia 9 7 . 0 161.6 97.1 Venezuela 118.7 123.9 6 8 . 5 Ecuador 9 8 . 5 118.9 6 8 . 7 PANAMA 8 7 . 9 9 7 . 3 53.7 Cile 6 2 . 7 9 0 . 2 63.1 Paraguay 5 1 . 0 8 6 . 7 32.8 Stati Uniti 6 9 . 2 8 6 . 3 54.6 Argentina 18.7 61.1 39.5 Brasile 6 0 . 6 53.1 17.5 Bolivia 32.1 5 0 . 9 29.3 Messico 2 9 . 4 4 4 . 9 2 8 . 0 Costa Rica 2 8 . 9 3 7 . 9 19.5 Guatemala 2 7 . 3 3 1 . 3 1 5.5 El Salvador 2 3 . 5 2 4 . 4 10.1 Honduras 2 0 . 5 2 3 . 9 13.9

San Andres (Isola Colombia) 2 1 . 5 26.2 22.8

Altri Paesi 151.6 192.2 143.9

TOTALI 1 . 1 9 7 . 0 1.529.9 9 1 9 . 8

Anno Importazioni Riesportazioni

(Valori FOB in milioni di $ USA)

1 9 7 5 1 9 7 6 1977 1978 1 9 7 9 1 9 8 0 11 < semestre) 4 1 5 558 787 1.083 1.328 7 7 4 5 3 0 6 5 1 9 0 5 1.197 1.530 9 2 0

• esenzione dall'imposta sul reddito; • possibilità di sottoscrivere contratti

di lavoro stagionali in conformità al-le esigenze della produzione.

ZONA FRANCA INDUSTRIALE

Le caratteristiche basilari di questi ter-ritori esprimono complessivamente i seguenti vantaggi più o meno accentua-ti di localizzazione:

— posizione geografica privilegiata — efficienza nei sistemi di trasporti e comunicazioni

— disponibilità di ampia riserva di manodopera

— contenuto costo diretto o indiretto del lavoro

— assenza di restrizioni al rimpatrio di capitali e profitti

— incentivazioni finanziarie e fiscali.

flussi esportativi nazionali. In generale, tuttavia, la costante lievitazione delle esportazioni del nostro Paese, ormai su livelli di soddisfacente consistenza, ten-de a rispettare aten-deguatamente la voca-zione di Panama e della sua Zona franca. In quest'ambito specifico è in-fatti prevista l'estensione della Zona li-bera di Colón sia per offrire spazi ade-guati alle imprese straniere, sia per co-stituire, accanto a quella commerciale, una zona industriale che consenta il montaggio, l'assemblaggio e la lavora-zione di beni da riesportare. La Zona franca industriale, il cui progetto, fi-nanziato dalla Banca Mondiale, è stato elaborato da una società italiana, alla fine del 1981 era in corso di completa-mento. Le agevolazioni offerte da que-sta zona si possono cosi compendiare: • libera importazione di materie prime

e componenti nonché esenzioni fisca-li su macchinari e attrezzature; • libera esportazione di prodotti

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1982 (pagine 57-61)