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LA SALA DEI FOSSILI

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1982 (pagine 93-102)

VISITA AL MUSEO DI STORIA NATURALE «DON BOSCO»

LA SALA DEI FOSSILI

L'ultima sezione del museo è dedicata ai fossili. L'ingresso è dominato da una superba palma del monte Bolca, risalente a 40 milioni di anni fa. Tra i campioni più notevoli, trilobiti e grap-toliti; alcune impronte di foglie di fel-ci, risalenti al Carbonifero; il prezioso fossile di uno dei primi rettili, il Meso-saurus brasiliensis, risalente al Permia-no; una rara impronta di libellula, ri-salente al Mesozoico.

Fra i «pezzi» dell'Eocene, alcuni bei pesci provenienti dalla pesciaia di Bol-ca, ed un perfetto granchio fossile, j THarpatocarcinus punctulatus; per

li-berarlo dalla roccia è stato necessario

L

Sparnodus Micracanthus. Bolca, Verona. Era cenozoica.

Harpatocarcinus Punctulatus. Monte Baldo, Verona. Eocene medio.

lavorare per un mese quattro ore al giorno con un uncino d'acciaio. Numerosi i campioni del Cenozoico piemontese, che provengono in gran parte dalla collina torinese e dall'asti-giano. «Questo bacino terziario pie-montese — dice don Brocardo — è unico, seguito solo da quello di Parigi. Purtroppo molto materiale va

irrime-diabilmente perduto: sono scheletri di Plesioceti che vengono macinati dai contadini per ottenere fosfati, un vasto materiale unico e prezioso che non vie-ne raccolto. Peccato che una grande città come Torino solo recentemente abbia preso l'iniziativa di allestire, nel Museo regionale di storia naturale, il settore di Paleontologia, che sarà

ramente mèta da parte di visitatori di tutto il m o n d o » .

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La visita è terminata. Nei corridoi del museo, ora deserti, un allievo del «Valsalice» sta ripassando un testo di mineralogia: domenica prossima, come «guida volontaria», illustrerà ai visita-tori i reperti più importanti del museo. «Hai già fatto i compiti?» si informa don Brocardo. «Si, mi resta da fare solo latino».

Don Brocardo mi mostra ancora un prezioso meccanismo, con carica a molla, che riproduce il moto del siste-ma solare, con tanto di sole, pianeti e relativi satelliti; e conclude: «Il nostro museo non può essere confrontato con altri musei italiani o esteri, che sono sicuramente più ricchi di spazio, perso-nale specializzato e materiale. Ma pur nelle sue modeste dimensioni, per niti-dezza, ordine, genialità di esposizione e valore di contenuti, può essere defi-nito un vero gioiello». Non si può che essere d'accordo.

processi dell'evoluzione più drasticamente che dall'improvvisa scomparsa dei dinosauri». E ag-giunge: «Ci sono 5 - 1 0 milioni di specie viventi sulla terra. Potremmo perderne almeno un milio-ne entro la fimilio-ne del secolo, e diversi altri milioni entro alcuni decenni. Già ora, forse, stiamo per-dendo una specie ai giorno; entro la prossima decade, ne potremmo perdere una ogni ora». Quali i rimedi? Una ricerca scientifica rigorosa in questo campo; la creazione — e la gestione effi-cace — di parchi nazionali e riserve; l'educazione della gente al rispetto per la natura; l'intervento dei governi con leggi adeguate di protezione, ap-plicate poi con fermezza (se no, tanto vale non farle); le convenzioni e gli accordi internazionali. Importante l'attività internazionale di enti come il Consiglio d'Europa, l'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), il Fondo mon-diale per la natura (WWF). Il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (PNUE) e l'Organiz-zazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) hanno approntato una strategia internazionale per la protezione dell'ambiente.

Anche in campo ecologico — sostiene Norman Myers — è sempre più evidente l'interdipenden-za fra t u t t i i paesi del globo. E il problema delle specie minacciate, cosi strettamente legato a quelli del deterioramento delle risorse, dell'esplo-sione demografica, della crescente scarsità di ci-bo, energia e materie prime, va affrontato nel contesto ben più ampio del dialogo Nord-Sud. Solo con una azione congiunta dei paesi indu-strializzati e di quelli in via di sviluppo, e solo sforzandosi anzitutto di realizzare una ridistribu-zione globale delle risorse mondiali sarà possibile affrontare il problema della protezione della natu-ra. Il "rischio della distruzione dell'ambiente è più grave nei paesi più poveri del Terzo Mondo, che necessitano d'altronde di sfruttare le loro risorse naturali. Il trasferimento di aiuti e tecnologie dal Nord al Sud, la creazione di nuove opportunità commerciali e di nuovi posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo possono essere più efficaci, per proteggere la natura, della creazione di cento parchi nazionali.

1. I numerosi esemplari di animali in via di estin-zione esposti nel museo «Don Bosco» richiama-no il pericolo che incombe su molte delle specie viventi. Dal 1 6 0 0 ad oggi, almeno 1 2 0 forme di mammiferi e 1 5 0 di uccelli sono scomparse, sen-za contare gli animali inferiori e le piante, sui quali le informazioni sono frammentarie. Il feno-meno si è accelerato negli ultimi decenni, ed oggi oltre mille specie sono in pericolo di estin-zione.

Tra queste, l'orso polare, il rinoceronte bianco, il gorilla di montagna, la balena azzurra, il koala, il panda gigante, l'orang-utan, la tigre, il giaguaro, la vigogna, in Europa sono in pericolo fra l'altro ia lince spagnola, il muflone, il bisonte europeo, il tricheco atlantico, alcune sottospecie del cervo rosso e dell'orso bruno, lo stambecco spagnolo. In Italia sono almeno 55 te specie minacciate, in particolare il lupo, l'orso delle Alpi, la foca mona-ca, il mignattaio, il gobbo rugginoso, il fistione turco, il falco pescatore, l'aquila dei Bonelli, il gipeto, l'avvoltoio monaco e il pelobate fosco. Causa fondamentale, la profonda alterazione del-l'ambiente che l ' u o m o ha operato fin nei più re-moti angoli del pianeta. La distruzione di interi habitat, l'abbattimento delle foreste, l'inquina-mento, la caccia, l'esplosione demografica, l'ur-banizzazione, la costruzione di strade e di nuovi insediamenti umani, l'agricoltura razionalizzata, la pesca industriale sono soltanto le prime voci di un lungo elenco di attività umane fatali per gli altri esseri viventi.

I delicati equilibri che sostengono la vita sono stati spesso travolti a tal punto, afferma lo scien-ziato Norman Myers, che «si stanno alterando i

2. L'interesse per le rocce e i minerali, in cre-scendo negli ultimi 10-15 anni, coinvolge oggi in Italia migliaia di appassionati. Sono 7 - 8 0 0 0 i tes-serati, raccolti in più di cento circoli, che fanno capo alia «Federazione Nazionale Gruppi Minera-logici e PaleontoMinera-logici», che ha sede a Riccione. Senza contare gli appassionati senza tessera, e i circoli — come il Gruppo Mineralogico Lombardo di Milano — che non fanno parte della Federazione. I clubs più numerosi sono quelli di Torino, Mila-no, Verona, Bologna, Firenze; ma la capitale mi-neralogica d'Italia è da qualche anno Torino, gra-zie ai suo Salone Internazionale dei Minerali, uno dei più importanti d'Europa, giunto quest'anno all'undicesima edizione. Il Salone, che si tiene ogni anno ad ottobre a Torino Esposizioni col patrocinio della Regione, richiama decine di mi-gliaia di visitatori e vede la partecipazione di cen-tinaia di collezionisti di vari paesi: quest'anno sì avrà tra l'altro la prestigiosa presenza dello Smithsonian Museum di Washington. Promotore della manifestazione, il Circolo Mineralogico Tori-nese, che vanta 2 5 0 iscritti ed una proficua col-laborazione con l'università, il politecnico e gli enti locali. L'associazione, punto di ritrovo degli appassionati, organizza inoltre cicli di conferen-ze, svolge attività divulgativa nelle scuole (of-frendo anche borse di studio), appronta audiovi-sivi, riviste e monografie, è in sintesi un punto di riferimento obbligato per chiunque si occupi di mineralogia nella nostra regione. I soci del circolo si riuniscono il giovedì sera in Via Monte Rosa 56 a Torino.

Le colonne che seguono costituiscono uno stralcio dell'ultima indagine congiunturale curata dall'istituto camerale torinese sull'andamento dell'economia pro-vinciale nel corso del secondo trimestre 1982. L'in-dagine campionaria, condotta a fine giugno, mette in luce un andamento produttivo in linea con quello del trimestre precedente, mentre dal lato della domanda viene denunciata qualche battuta a vuoto, specie nei confronti della componente estera. Si stima in merito all'occupazione industriale manifatturiera una flessio-ne dell' 1,4% rispetto al gennaio-marzo, superiore a quella evidenziata nel trimestre trascorso (0,31%). È quindi confermata la tendenza di fondo allo sfolti-mento degli organici delle industrie torinesi. Le previsioni sono purtroppo negative lungo tutta la linea e rappresentano H vero e proprio punto dolente dell'attuale vicenda congiunturale. Si osserva tutta-via che il dima d'opinioni resta meno pesante di quello del corripondente periodo di un anno fa, H che significa che anche a livello previsionale non si è per-so interamente H terreno conquistato nel corper-so del-l'ultimo anno.

In ogni caso non si è verificata nel trimestre esami-nato la ripresa pronosticata negli ultimi sondaggi e quindi bisognerà ancora attendere, forse per tutto il prossimo semestre. Il quadro appare cioè meno ro-seo di quanto si potesse sperare ancora in marzo, né sembra imminente una schiarita definitiva.

I SETTORI PRODUTTIVI IN GENERALE

Industria

• Il 2 3 % degli intervistati ha dichiarato di aver pro-dotto di più rispetto al trimestre precedente, il 5 4 % di essere rimasto stazionario e il 2 3 % di aver lavorato con toni operativi più contenuti (sal-do zero, esattamente come nel trimestre scorso e a fronte del — 1 3 % dell'aprile-giugno 1981). Ri-spetto allo stesso periodo dell'anno passato, il 2 1 % ha denunciato un rinvigorimento dell'attività produttiva, il 3 6 % stazionarietà e il 4 3 % una fles-sione (saldo — 2 2 % , contro — 1 6 % la volta scorsa e — 2 7 % un anno fa).

• La capacità produttiva è stata stimata più alta del gennaio-marzo a detta del 4 % delle imprese con-tattate, uguale per il 9 3 % e più bassa per il 3 % (saldo + 1 % , a fronte di zero sia nel passato tri-mestre sia un anno fa).

• I costi di produzione sono lievitati per l ' 8 8 % delle imprese e rimasti invariati per il 1 2 % (saldo + 8 8 % , a fronte di + 8 9 % e + 9 5 % nelle due pre-cedenti occasioni prese a raffronto).

• Quanto ai prezzi di vendita, ecco la ripartizione delle risposte: 3 5 % crescita, 6 0 % stazionarietà e 5 % flessione (saldo + 3 0 % , contro + 3 9 % a mar-zo e + 3 1 % nel giugno 1981).

• In merito al fatturato, rispetto al trimestre prece-dente il 31 % delle imprese ha notato un incre-mento, il 4 4 % stazionarietà e il 2 5 % un'involuzio-ne (saldo + 6 % , a fronte di + 7 % e di + 4 % un'involuzio- nel-l'ordine).

• Domanda interna: l ' 1 1 % l'ha giudicata in crescita sul trimestre precedente, il 5 3 % costante e il 3 6 % in regresso (saldo - 2 5 % , contro - 1 0 % la volta scorsa e — 3 4 % un anno fa).

• Circa gli ordinativi dall'esterno, l ' 1 1 % li ha visti evolvere, il 5 3 % restare immutati e il 3 6 % cedere

terreno (saldo — 2 5 % contro — 4 % tre mesi fa e - 1 2 % nel giugno 1981).

• Le previsioni per il luglio-dicembre 1982 hanno dato origine ai seguenti saldi: produzione — 1 6 % ( + 5 % tre mesi prima); domanda interna — 3 0 % ( + 1%); domanda estera — 1 0 % ( + 4 % ) ; occupa-zione - 2 9 % ( - 1 7 % ) ; prezzi di vendita + 5 9 % ( + 5 6 % ) .

C o m m e r c i o

• Le vendite a prezzi costanti dei grossisti sono au-mentate, tra il primo e il secondo trimeste 1982, a detta del 2 2 % delle imprese intervistate, sono rimaste stazionarie per il 3 2 % e calate per il 4 6 % (saldo — 2 4 % a fronte del — 2 8 % la volta scorsa e del — 3 1 % nel giugno di un anno fa). Quanto ai dettaglianti, il 2 4 % ha segnalato una crescita del proprio giro d'affari, il 3 7 % stazionarietà e il 3 9 % un cedimento (saldo — 1 5 % , contro — 4 3 % nel precedente sondaggio e — 2 6 % in quello dello scorso anno). Il confronto con il secondo trimestre del 1981 mette in evidenza un lievissimo recupero per l'ingrosso e un rilancio leggermente più so-stanzioso per il dettaglio. Si tratta però sempre di dati di segno negativo e quindi per nulla confor-tanti.

• In merito alle giacenze, ecco la situazione tra i grossisti: 2 1 % esuberanza, 6 8 % normalità e 1 1 % scarsità (saldo + 1 0 % , a fronte di + 5 % nel pas-sato trimestre e di + 9 % nel giugno 1981). Tra i dettaglianti, le risposte si sono cosi ripartite: 2 6 % , 6 8 % e 6 % nell'ordine, il che significa un saldo pari al + 2 0 % ( + 1 3 % a marzo e + 1 9 % un anno fa). Non si intravvede di conseguenza nes-sun segno di miglioramento sotto questo profilo. • I prezzi di vendita sono saliti a giudizio del 4 4 %

dei grossisti contattati, sono rimasti stazionari per il 4 8 % e calati per l ' 8 % (saldo + 3 6 % , contro

+ 6 0 % nello scorso trimestre e + 5 9 % nell'anno passato). Tra i dettaglianti, il 6 2 % ha segnalato dei rincari, il 3 5 % nessuna variazione e il 3 % ad-dirittura una diminuzione (saldo + 5 9 % , a fronte di + 6 4 % e + 7 5 % rispettivamente nelle due rile-vazioni prese a confronto). È di conseguenza se-gnalato qualche segno di raffreddamento sul fron-te dei prezzi.

• Le previsioni per il terzo trimestre del 1982 indica-no un 5 % di grossisti ottimisti, un 5 4 % di indiffe-renti e un 4 1 % di pessimisti (saldo — 3 6 % , contro — 1 4 % tre mesi prima e — 4 2 % un anno fa). An-cor più deprimente appare il clima d'opinioni tra i dettaglianti, ove solamente il 6 % s'attende un mi-glioramento, mentre il 4 0 % è per la stazionarietà e ben il 5 4 % vede nero (saldo — 4 8 % , a fronte del — 3 % della volta passata e del — 3 6 % nel giugno 1982). Il futuro non sembra particolarmen-te roseo, soprattutto tra i commercianti a! minuto, ove l'atmosfera si mantiene piuttosto pesante.

Credito

• Nell'aprile-giugno 1 9 8 2 l'affluenza del risparmio negli istituti bancari torinesi è salita a detta del 3 0 % degli intervistati, è rimasta invariata per il 3 0 % e scesa per il restante 4 0 % (saldo — 1 0 % , a fronte del — 4 4 % nel trimestre precedente e del — 2 6 % alla stessa data dell'anno scorso). Parreb-be quindi essersi verificato un leggerissimo miglio-ramento, per lo meno in termini relativi. • Quanto alle richieste di credito, il 2 2 % delle

ban-che contattate ha verificato un'ascesa, mentre il rimanente 7 8 % ha giudicato la situazione stazio-naria (saldo + 2 2 % , contro + 1 1 % la volta scorsa e + 1 2 % un anno fa). In merito alle concessioni di

credito, l ' 1 1 % le ha giudicate in evoluzione, il 5 6 % stazionarie e il 3 3 % in diminuzione (saldo — 2 2 % , a fronte di — 11 % nel passato trimestre e — 2 5 % nel giugno 1981). Anche in questo trime-stre vi è un andamento contrastante tra richieste e concessioni di credito, frutto della politica re-strittiva attuata dalle autorità monetarie. • Il costo dei denaro è salito per l'11 % degli

intervi-stati, è rimasto stazionario per il 5 6 % ed è dimi-nuito per il 3 3 % (saldo - 2 2 % , a fronte del — 1 1 % del marzo e del + 8 8 % l'anno passato). • Per quel che concerne le previsioni sull'andamento

dell'economia provinciale nel prossimo trimestre, l ' 8 9 % non s'attende novità degne di nota, mentre l ' 1 1 % è pessimista (saldo — 1 1 % , contro zero di tre mesi fa e — 2 5 % nel giugno 1981). Il mondo bancario non è quindi molto ottimista e non s'a-spetta una ripresa delle attività economiche a bre-ve termine.

Dati riepilogativi e di sintesi

Si riportano qui di seguito i dati caratteristici dell'at-tuale situazione congiunturale torinese. Le statistiche sono confrontate con le corrispondenti del 1 9 8 1 : — discretamente peggiorate le previsioni a sei mesi formulate dagli imprenditori torinesi;

— ore integrate ordinarie: + 1 7 , 5 % (maggio '81-maggio '82);

— ore integrate straordinarie: + 2 0 , 1 % ;

— produzione automobilistica nazionale: — 7 , 7 % (primi quattro mesi);

— produzione acciaio grezzo: + 2 8 , 3 % (primi quat-tro mesi);

— immatricolazioni nazionali al P.R.A.: + 1 1 , 5 (primi quattro mesi);

— esportazioni nazionali di autovetture: + 0 , 9 % (primi quattro mesi);

— esportazioni nazionali di veicoli industriali: —8% (primi quattro mesi);

— costo della vita nella città di Torino: + 1 5 , 2 % (giugno '81-giugno 1982);

— consumi energia elettrica per usi industriali: — 2 , 7 % (primi tre mesi);

— consumi energia elettrica per usi civili: + 0 , 4 % (primi tre mesi).

MOVIMENTO ANAGRAFICO E DELLE FORZE DI LAVORO

Popolazione

Purtroppo, a causa delle operazioni censuarie non sono per il momento disponibili i dati anagrafici rela-tivi all'intera provincia, ma solamente quelli concer-nenti il comune capoluogo.

Nel primo quadrimestre dell'anno sono nate nella cit-tà di Torino 2 . 9 5 5 persone ( — 7 , 3 % sul corrispon-dente periodo dell'anno prececorrispon-dente) e ne sono morte 4 . 0 2 5 ( + 3 , 3 % ) . Il saldo naturale è di conseguenza negativo ( — 1 . 0 7 0 unità) e lo è ancora di più rispetto a un anno fa ( — 709). Dello stesso tenore è l'anda-mento del movil'anda-mento migratorio, ove a 6 . 0 1 6 immi-grati ( — 2 6 , 1 % sul 1981) si sono contrapposti 1 1 . 6 7 2 emigrati ( — 2 , 6 % ) , comportando un saldo di — 5 . 6 5 6 unità, quasi il doppio di quello dell'anno

scorso ( — 3 . 8 5 2 ) . Nel complesso i torinesi sono cala-ti, tra l'aprile 1981 e l'aprile 1982, di 6 . 7 2 6 perso-ne, contro una flessione di 4 . 5 6 1 unità nei dodici mesi precedenti. Alla stessa data la città contava 1 . 0 9 4 . 5 9 0 abitanti, con una riduzione del 3 , 9 % sul-l'aprile 1981.

È cosi continuata l'involuzione della popolazione tori-nese che dopo aver toccato nella prima parte degli anni ' 7 0 quota « 1 . 2 0 0 . 0 0 0 » sta ora arretrando a un ritmo di circa 1 5 . 0 0 0 unità all'anno. Una grossa fet-ta di questi ex torinesi si trasferisce nei comuni della cintura, consentendo un certo riequilibrio dell'area metropolitana.

M o v i m e n t o ditte

Nella prima metà del 1 9 8 2 si sono iscritte alia Came-ra di commercio di Torino 1 0 . 1 2 9 nuove ditte ( — 7 , 3 % sul corrispondente periodo dell'anno prece-dente) e se ne sono cancellate 3 . 9 3 8 ( + 3 , 2 % ) . Ne è risultato un saldo di + 6 . 1 9 1 unità. Fatto pari a 1 0 0 quest'ultimo valore, il 3 6 , 5 % è rappresentato da im-prese industriali, i) 4 0 , 7 % da quelle commerciali e il 2 2 , 8 % dalle altre attività. Rispetto al gennaio-giugno 1981, il commercio è stato caratterizzato dalla più accentuata involuzione per le iscrizioni ( — 9 , 6 % ) , se-guito dall'industria ( — 8 , 5 % ) , mentre ie restanti atti-vità sono lievemente cresciute ( + 0 , 6 % ) . Quanto alle cessazioni, sono lievitate sia per l'industria ( + 3 , 7 % ) che per le altre attività ( + 2 , 5 % ) ; viceversa il com-mercio è calato ( — 2 , 9 % ) .

Forze di lavoro

La rilevazione ISTAT suile forze di lavoro relativa al-l'aprile 1 9 8 2 stima un totale di occupati nella provin-cia di Torino pari a 9 3 6 mila unità, mentre i

disoccu-pati sono 92 mila. Rispetto alla stessa data dello scorso anno, i primi sono calati di 2 0 mila unità, mentre i secondi sono lievitati di 11 mila. Sono di conseguenza scese le forze di lavoro complessive ma, tenuto conto che nel frattempo la popolazione è diminuita di circa 2 0 mila persone, il tasso di attività è risultato invariato ( 4 4 , 1 % ) . Al suo interno è conti-nuato il processo di contrazione per la componente maschile (dal 5 7 , 3 % al 5 6 , 9 % ) compensata da un fenomeno opposto per quella femminile (dal 3 1 , 4 % al 3 1 , 9 % ) .

Quanto ai disoccupati, di veri e propri ve ne erano ad aprile 16 mila (9 mila un anno prima), mentre 5 0 mila erano coloro in cerca di prima occupazione (43 mila) e 2 6 mila gli altri in cerca di lavoro (29 mila). Tra gli occupati, l'agricoltura ha continuato a perdere colpi (da 4 7 mila nel 1981 a 3 9 mila nell'anno suc-cessivo). Si è invece verificato un moto di assesta-mento tra il secondario e il terziario, visto che il primo ha momentaneamente arrestato l'emorragia, passando da 4 9 6 mila occupati a 5 0 0 mila grazie ai comparti manifatturieri e al lavoro autonomo, mentre i dipendenti sono ancora scesi di 5 mila unità. Il terziario ha viceversa subito una contrazione di 16 mila occupati, quasi interamente a causa del com-mercio ( — 1 3 mila unità). Anche i trasporti ( — 8 mila) e il credito e assicurazioni ( — 3 mila) hanno accusato battute a vuoto, recuperate però dalle pubbliche am-ministrazioni e dai servizi vari ( + 12 mila addetti). Passando all'analisi degli iscritti nelle liste di disoccu-pazione della provincia di Torino, a fine maggio risul-tava un totale di 8 5 . 3 1 9 persone ( + 1 3 , 7 % rispetto alla stessa data del 1981). Tra essi, i disoccupati veri e propri ammontavano a 3 7 . 2 3 4 unità ( + 1 6 , 2 % ) e coloro in cerca di prima occupazione a 4 1 . 5 5 9 ( + 1 4 , 4 % ) . Alla stessa data i disponibili era-no 7 8 . 5 0 0 , cioè il 1 3 , 9 % in più nei confronti di dodici mesi prima. Gli assunti nel corso dei primi cinque mesi dell'anno erano 3 4 . 3 9 6 , con un calo dei 1 5 , 8 % sul 1981, mentre i licenziati erano pari a 3 5 . 9 8 4 ( - 4 , 6 % ) .

Quanto ai ricorsi alla Cassa integrazione guadagni, si osserva che nei primi cinque mesi di quest'anno Ic-ore straordinarie integrate sono pari a 4 8 . 7 6 6 . 9 3 8 , con un incremento del 2 0 , 1 % sul corrispondente pe-riodo dell'anno precedente ( 4 0 . 6 0 5 . 2 0 8 ore). Le ore ordinarie di Cassa integrazione sono nel frattempo ammontate a 1 2 . 8 7 2 . 0 8 3 , contro 1 0 . 9 5 1 . 7 6 1 nel 1 9 8 1 , con una crescita del 1 7 , 5 % . È da notare che i dati del 1982, ancora provvisori, sono destinati a subire variazioni, anche sensibili, in aumento.

AGRICOLTURA

! primi dati provvisori relativi alla produzione di fru-mento nell'annata agraria 1 9 8 1 - 1 9 8 2 in provincia di Torino stimano un raccolto di q.li 1 . 3 6 8 . 0 0 0 su una superficie di circa 3 6 . 0 0 0 ettari. Rispetto allo scorso anno vi sarebbe stato un calo di poco meno dell'8%, interamente dovuto alla minor resa unitaria (38 q.li/ ha, contro quasi 4 2 nella passata annata), visto che l'area investita dovrebbe essere rimasta pressoché invariata.

Tra i cereali minori, si valuta una produzione di circa 4 6 . 5 0 0 q.li per l'orzo ( 1 , 5 0 0 ha di superficie), con una crescita intorno al 6 % sul 1 9 8 1 . Come per il grano, anche qui vi sarebbe stata una flessione nella produttività per ettaro, scesa dai 32 q.li nello scorso anno ai 31 attuali. Il raccolto di segala dovrebbe ag-girarsi sui 5 . 5 2 0 q.li, contro i quasi 6 , 0 0 0 della pre-cedente stagione, mentre quello dell'avena è stimato in 3 . 5 2 0 q.li ( 4 . 4 0 0 nel 1981).

Quanto al mais, nonostante i pericoli legati alla sicci-tà, si prevede un raccolto lievemente superiore a quello dello scorso anno.

INDUSTRIA

Il secondo trimestre del 1 9 8 2 dovrebbe aver pareg-giato o forse anche lievemente superato, quanto a livelli produttivi del secondario, il gennaio-marzo del-lo stesso anno, mentre si stima una flessione intorno al 3 % , in termini reali, rispetto al corrispondente pe-riodo dello scorso anno. Iniziando dal comparto me-talmeccanico, si è notato un recupero nei confronti

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1982 (pagine 93-102)