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La rilevazione delle permanenze culturali

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1982 (pagine 74-77)

E SPAZI A VERDE (2° parte)

1. TERRITORIO AGRICOLO E PAESAGGIO

1.4. La rilevazione delle permanenze culturali

«Il paesaggio si evolve con la società, rispecchiandone... le vicende, i proble-mi, i contrasti»1 7.

Afferrare il senso dell'evoluzione del paesaggio e capirlo nella interiorità della sua natura, coglierne le motiva-zioni, captarne i messaggi: ciò vale per qualunque paesaggio, ma soprattutto per i paesaggi agrari, che costituiscono il grande palcoscenico della storia della società umana.

Un'azione siffatta non s'improvvisa: vuole impegno ed un minimo di prepa-razione ad osservare il paesaggio con occhio e mente attenti, più che agli og-getti in sé che lo compongono, alle ra-gioni del loro formarsi nel tempo. Di qui il concetto di rivisitazione del pae-saggio, ossia del percorrere il territorio

Figg. 22/27. Vecchi centri di poggio e di versante nel paesaggio collinare del Basso Monferrato. Castelli e chiese sono le ricorrenze emergenti. Talvolta è dominante la villa barocca,

segno dei cambiamento dei tempi, della prosperità delle classi dominanti.

Il villaggio si distende sotto, staccato dal simbolo del potere: coacervo di case semplici e povere calcate sul tufo, intonaci chiari di calce, tetti rossi di tegole, come appiccicate alla terra, tra prati, campi, vigneti, e i batuffoli verdi degli alberi. La morbidezza del rilievo, ondulante di superfici colorate della terra coltivata, risalta il profilo nel chiaro del cielo. Un paesaggio nel quale vibra tuttora la storia dell'antico marchesato. Un tratto del Basso Monferrato all'inizio di maggio Ifig. 221; Murisengo, il poggio su cui sorge H parco del castello Ifig. 231, il vecchio borgo e, in alto, il castello e la torre col parco, la chiesa Ifig. 241; paesaggio collinare di campi e prati Ifig. 251; Ottiglio: un borgo stampato sul fianco del colle, dominato dal castello e dalla chiesa Ifig. 261; ViUadeati, la villa ed il borgo giustapposti Ifig. 27).

soffermandovisi con lo spirito di chi intraprende un esercizio di elaborazio-ne culturale, che va oltre — quindi — il contingente intrattenimento.

In paesi come l'Italia, fecondi di mille-narie vicende, materializzate in persi-stenti rimodellazioni del territorio, la rivisitazione dei suoi paesaggi acquista il significato di «un'operazione di re-cupero culturale» cui l'intera collettivi-tà è chiamata a partecipare'8.

D'altra parte, perché tale rivisitazione sia piena e cosciente, dev'esserci — da parte di chi si accinge a compierla — la capacità e la disponibilità a com-prendere nella loro essenzialità i valori palesi e sottesi nel paesaggio, che sono atti a loro volta conseguibili attraverso il supporto di conoscenza.

L'analisi delle permanenze culturali" presenti nel territorio ha appunto lo scopo di rilevare e far conoscere code-sti valori. Non è la pretesa maniacale di alcuni specialisti di paesaggistica o di beni culturali ambientali, come cer-tuni vorrebbero che fosse, ma una ne-cessità intimamente legata alla costru-zione progettata del territorio, al suo farsi nel tempo, al modo di atteggiarsi nei confronti del paesaggio, ovunque si trovi.

Poiché, peraltro, «il paesaggio attua-le... trasporta in sé frammenti più o meno evidenti di passate organizzazio-ni del territorio», un'analisi che si pro-ponga di contribuire al raggiungimento di detti fini non può prescindere dal-l'individuazione e dal rilevarhento di tali frammenti. È infatti principalmen-te attraverso di essi che si riesce a defi-nire «le specificità storico-culturali dei luoghi» oggetto dell'analisi20. Questi frammenti, in quanto testimonianze tangibili della storia del territorio e delle civiltà che vi si sono susseguite, hanno una preziosità che trascende il

valore intrinseco della materia che li forma: annotarli, leggerli, memorizzar-li, interpretarmemorizzar-li, è come riverberare nel presente brani o brandelli, non fa dif-ferenza, del nostro essere ieri. Per dirla con Gramsci, è «essere più aderenti al presente, che noi stessi abbiamo contri-buito a creare, avendo coscienza del passato e del suo continuarsi»2 1. Soffermiamoci sulle permanenze cultu-rali che insistono con più frequenza nel territorio agricolo. Esse sono raggrup-pabili in due grandi categorie di beni: i beni ambientali connessi alla storia e all'opera dell'uomo, ed i beni ambien-tali nei quali i caratteri di naturalità sono preminenti su quelli antropici. Chiameremo i primi permanenze stori-che, i secondi permanenze naturalistiche. L'operazione che precede l'analisi è quella della individuazione sul territo-rio delle permanenze in esso esistenti. In buona sostanza si tratta di rilevare, localizzare e rappresentare cartografi-camente, in scala adeguata ai fini del-l'analisi, gli oggetti e le aree che costi-tuiscono permanenza culturale.

A titolo indicativo le permanenze del primo tipo sono suddivisibili nelle se-guenti classi principali:

a) urbanistiche (comprendono i centri storici di piccole dimensioni, quali bor-ghi e villaggi rurali, e parti più o meno consistenti di centri antichi di partico-lare pregio ambientale e architettonico). b) architettoniche isolate (comprendo-no edifici religiosi come monasteri, ab-bazie, santuari, sacri monti, calvari, chiese, cappelle, oratori, piloni votivi; castellicoli ed opere fortificate in gene-re; civili come palazzi e ville, e le rela-tive pertinenze, costruite o no); c) documentarie (comprendono le ca-scine nelle loro varietà tipologiche; nu-clei e casali rurali; fabbricati e manu-fatti destinati alla produzione indu-striale);

d) infrastrutturali (comprendono stra-de, canali, ponti, opere di captazione idrica, di difesa idraulica, mulattiere e sentieri, storicamente documentati); e) archeologiche (comprendono opere ed aree di riconosciuta rilevanza ar-cheologica per presenza, accertata o documentata, nel caso di aree, di re-perti e / o ritrovamenti);

J) i contorni delle opere ed aree di cui alle lettere precedenti, che siano di supporto ambientale o paesaggistico al-le medesime;

g) paesaggistiche (comprendono aree, brani di aree, elementi di paesaggi tipici storicamente consolidati ed individui nel-la significatività segnica dei loro compo-nenti, quali: risaie, vigneti, oliveti, agru-meti; ambiti terrazzi a colture legnose specializzate o che compongano com-plessi paesaggisticamente unitari rispetto al contorno; ambiti a recinti murari a sec-co presso villaggi montani; viali di acces-so a cascine e ville; in genere gli elementi vegetali anche isolati emergenti sul conte-sto e caratterizzanti il paesaggio agrario). Le permanenze del secondo tipo ri-guardano aree, cose ed insiemi di cose, presenti in natura, definibili per singo-larità geologica (ad esempio, vette di montagne, rocce, ghiacciai e nevai, co-ste, rive, spiagge, isole, vulcani), idro-logica (ad esempio, laghi e corsi d'ac-qua naturali, torbiere, stagni, cascate, aree palustri), petrografia, paleontolo-gica (ad esempio, aree di depositi fossi-li), eolica, botanica, forestale, unita-mente agli altri esseri viventi che costi-tuiscono con esse ecosistema.

Non è questa la sede per un approfon-dimento dei caratteri distintivi delle classi di beni sopra enumerati e nem-meno, ci pare, per una trattazione dei relativi metodi rilevativi22. Interessa in-vece sottolineare il fatto che dalla rile-vazione delle permanenze culturali si deve poter trarre un quadro complessi-vo sufficientemente completo delle ri-sorse culturali fisicamente presenti nel territorio, da cui si faranno discendere gli orientamenti per la sua trasforma-zione sul piano funzionale (utilizzazio-ne delle risorse), protezionistico (con-servazione delle risorse non riproduci-bili), ecologico (mantenimento degli equilibri esistenti ed indirizzi per il conseguimento di eventuali differenti equilibri in seguito alla utilizzazione delle risorse diversa dall'attuale). Perché il quadro delle risorse, desumi-bile dalla rilevazione delle permanenze culturali, sia completo, non può man-care una rilevazione altrettanto accura-ta di quelle componenti territoriali che sono fonte di disturbo, disagio,

nocivi-tà, pericolosità sotto il profilo estetico, igienico, della sicurezza del territorio e dei suoi abitanti. Segnalarle, localizzar-le, determinarne l'incidenza negativa, misurandone la rigidità in termini di impatto ambientale, vuol dire disporre di un mezzo in più per avanzare ipotesi di scelte progettuali effettivamente ope-rabili: scelte che potranno concretizzarsi anche nell'esclusione — se caso — di da-ti oggetda-ti od aree pur rilevanda-ti tra le per-manenze culturali, o nella graduazione dei livelli protezionistici, od ancora nel-l'assunzione di provvedimenti normativi e di intervento calibrati alle oggettive condizioni emerse dalla rilevazione. Per ultimo, una breve considerazione in merito alla segnalazione delle per-manenze culturali figuralmente emer-genti, ossia di più agevole e diretta percezione da luoghi pubblici, siano es-si esprimibili in percores-si, punti od aree, o che risultino, dall'analisi, di particolare pregio e / o rarità. I due mo-menti (percezione e pregio-rarità del bene) possono coesistere, ma non ne-cessariamente la segnalazione di un og-getto o di un'area è subordinata alla rispettiva percezione visiva. Nel secon-do caso, tutt'altro che infrequente (si pensi alle permanenze archeologiche e, più in generale, a molte permanenze naturalistiche impastate col sottosuolo o situate in aree montane impervie e inaccessibili, o quasi, per il visitatore comune), la segnalazione serve da av-vertimento al programmatore ed è al-tresì un ulteriore ausilio alla lettura ra-gionata del territorio da parte di colo-ro che ne usano.

Il sugo del discorso fin qui fatto si può riassumere in poche battute. La pretesa di un comportamento civile nei con-fronti del territorio è sacrosanta, ma non è attuabile senza una conoscenza ed una coscienza dei valori culturali che vi sono contenuti. Inoltre, l'indivi-duazione delle aree protette è condizio-nata dall'analisi delle preesistenze. Gli enti preposti alla tutela ed all'uso del territorio, per rendere credibile il loro operato debbono muoversi prioritaria-mente nella direzione indicata, e più presto si muovono e meglio è. In diffe-rente caso il massacro del territorio pro-seguirà, a dispetto delle stesse leggi di tutela, per quanto sofisticate esse siano.

Figg. 28/30. Cascinali isolati in area collinare Ifig. 28} e nella pianura risicola vercellese Ifigg. 29-30).

-u ,

1.5. Sistema territoriale del verde ed

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1982 (pagine 74-77)