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I fattori chiave della redditività delle banche in Europa

V. GLI INCUMBENT E LA REAZIONE ALLA NASCITA DEL FINTECH

2. La struttura del sistema bancario nei paesi dell’Unione Europea

2.1 I fattori chiave della redditività delle banche in Europa

Dallo studio “The profitability of EU banks266” di KPMG è emerso che le banche europee sono

contraddistinte da bassa redditività, dovuta principalmente a: - un ambiente economico remissivo;

- margini di interesse netti bassi; - livelli elevati di crediti deteriorati; - elevato rapporto costi-ricavi; - impatto di riforme regolamentari;

- per alcune banche ha inciso l’idea che non vi sarebbero stati particolari sconvolgimenti nel mercato.

È opportuno valutare le dinamiche di ottenimento della redditività da parte delle banche, poiché tra debolezza dell’ambiente economico e ristretta profittabilità vi è una stretta relazione di causa effetto, e di conseguenza il basso profitto generato indebolisce l’abilità e la volontà delle banche di finanziare un’economia più vasta. Tutto ciò dà vita ad un circolo vizioso che può portare come conseguenza anche l’indebolimento dell’economia globale.

265 European Central Bank, (2017), Report on financial structures, p. 25 266 KPMG, (2016), The profitability of EU banks

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Il rendimento medio del capitale delle banche che risiedono nel territorio dell’Unione Europea è di circa il 3%, mentre per quelle di grandi dimensioni si tocca il 5%. Questo risulta inferiore rispetto al costo del capitale, che, solitamente, viene calcolato per essere incluso nel range tra i 10-12 percento. Il ROE medio è un rapporto di redditività che gli investitori utilizzano per misurare l'importo del reddito di una società che viene restituito come patrimonio netto. Questo non implica che tutte le banche abbiano le stesse prospettive e redditività, anche perché collaborano alla formazione del reddito delle banche, oltre a questi fattori esterni, anche facoltà manageriali interne. Difatti, alcuni soggetti sono attualmente molto redditizi, e a contraddistinguerli rispetto ai loro competitor sono la loro efficienza e la capacità di affidarsi alla tecnologia, anche disponendo di elevati investimenti.

Lo scenario descritto precedentemente provoca una forte incertezza economica, che porta l’economia europea in un circolo vizioso. Tale situazione produce alcuni effetti di ampia portata:

- viene limitata la misura in cui le banche possono finanziare la crescita del mercato con utili non distribuiti;

- rende la crescita di capitale e la raccolta di azioni e obbligazioni difficile e costosa;

- viene raggiunto in modo più rapido il momento in cui le banche sono costrette ad utilizzare il capitale anziché gli utili per assorbire le perdite;

- sono limitate le opzioni a disposizione delle banche per implementare i propri recovery plan; - nel medio termine genera delle questioni sulla realizzabilità e sostenibilità.

La bassa redditività, soprattutto, indebolisce la capacità e la volontà delle banche di finanziare l’economia in generale. Ciò implica un indebolimento del sistema economico e di conseguenza si esercita un’ulteriore pressione al ribasso sia sulla redditività che sul valore delle attività bancarie. A conferma di quanto affermato in precedenza, infatti, a partire dalla crisi del 2008 l’economia europea è arenata in una spirale discendente, come dimostrano la contenuta elargizione dei prestiti bancari, la crescita economica debole o negativa e l’elevato livello di crediti deteriorati.

Per avere una visione completa del settore bancario in Europa è necessario dividere i fattori rilevanti in due macro-gruppi. In primo luogo, vi sono quelli che determinano la redditività delle banche: la struttura patrimoniale, la qualità delle attività, la capitalizzazione, la struttura finanziaria, l’efficienza, la dimensione e diversificazione dei ricavi. In secondo luogo, si considerano i fattori relativi alla struttura del settore e alla redditività dell’ambiente macroeconomico entro i quali il sistema bancario opera, come la concentrazione del settore, la crescita del mercato, l’inflazione e i tassi di interesse.

129 Bassa marginalità.

Le principali fonti di reddito legate all’attività di money lending sono: il margine da interesse e le commissioni attive applicate ai servizi. In sostanza, la bassa marginalità va ad influire direttamente sulla redditività delle banche.

I margini sui tassi di interesse sono generalmente più bassi in UE (media 1,2%) rispetto ad altri Paesi. Ad influire su questo dato sono: i tassi di interessi bassi, le azioni della Banca Centrale e la concorrenza esterna al settore bancario tradizionale. Gli istituti di credito risentono di tale perdita di marginalità, poiché influisce sulla loro maggiore fonte di reddito.

A seguito della crisi, il regolatore europeo ha intrapreso delle politiche che hanno l’obiettivo di abbattere i tassi di riferimento, in particolare il tasso di rifinanziamento marginale267 e principale. Questi tassi sono stati gradualmente abbassati, fino ad essere portati a zero, con conseguente crollo del costo del denaro nei prestiti interbancari. Al contempo, sono state avviate da parte della Banca Centrale misure di quantitative easing, cioè programmi di acquisto di titoli governativi, che hanno contribuito ulteriormente ad abbattere la curva dei tassi di interesse, così da promuovere la circolazione di liquidità e i prestiti. In questo modo le banche hanno maggiore capitale e liquidità a disposizione per mutui e prestiti, il che si traduce in aumento dell’attività economica e, al contempo, una diminuzione del costo del prestito dovuta alla riduzione del tasso di interesse.

Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, a dicembre 2019 risulta pari a 190 punti base (192 punti base nel mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (335 punti base a fine 2007)268.

Per quanto riguarda le commissioni bancarie si è notata una forte contrazione, dovuta principalmente all’entrata di nuovi player nel mercato, soprattutto non bancari, che hanno preferito specializzarsi nel servizio di money lending. Sebbene negli ultimi anni siano diminuiti, l’Ufficio studi della CGIA segnala che i costi strutturali del sistema bancario italiano rimangono i più elevati d’Europa.

Infine, a gravare ulteriormente sulla marginalità è la forte pressione competitiva, che ha subito un forte incremento negli ultimi anni a causa del numero crescente di innovazioni finanziarie. In particolare, operano nel settore nuove banche e nuovi entranti non banche che forniscono prodotti che appartengono al core business dell’attività bancaria, come il servizio di pagamenti o i crediti.

267 Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale è uno dei tre tassi d’interesse fissati

periodicamente dalla BCE per indirizzare la propria politica monetaria. È l’interesse versato dalle banche privata alla Banca Centrale in cambio di prestiti di brevissimo periodo.

130 Crediti deteriorati.

A seguito della crisi finanziaria del 2008, in Europa, è aumentato in modo consistente il numero di Npl (Non-performing loans): nel 2006 erano circa l’1,5% sul totale dei crediti emessi, laddove, nel 2013, si era superato il 5%. Nello specifico, Secondo l’ultima rilevazione fornita dall’Autorità Bancaria Europea (EBA), a dicembre scorso l’incidenza delle esposizioni deteriorate sul complesso dei prestiti era mediamente pari al 5,1 per cento per un ampio campione di grandi banche europee; per le banche italiane incluse nel campione il rapporto si attestava al 15,3 per cento. Gli Npl delle banche italiane ammontavano a 349 miliardi di euro al lordo delle svalutazioni già contabilizzate. Le sofferenze fanno capo per circa tre quarti alle imprese, per la parte restante alle famiglie. Nonostante il fenomeno sia grave in Europa, negli ultimi anni lo stock dei crediti deteriorati ha rallentato la sua crescita a seguito della ripresa economica. Nel 2016 l’incidenza dei crediti deteriorati sui prestiti si era ridotta di quasi un punto percentuale.

Ciò ha avuto un forte impatto negativo sulla redditività delle banche, secondo molteplici aspetti: interessi non pagati sui prestiti, necessità di aumentare gli accantonamenti a fronte del rischio di perdite, monetizzazione di perdite su asset ceduti o ristrutturati.

Rapporto cost/income.

Il rapporto tra i costi operativi (ad esempio i costi amministrativi, quelli per il personale e per le proprietà) e il margine di intermediazione, che fornisce un’indicazione sull’efficienza gestionale della banca, a seguito della crisi finanziaria, è rimasto ostinatamente elevato per le banche che operano nell’Eurozona. Questo indicatore risulta estremamente rilevante, poiché minore è il valore del rapporto, maggiore è l’efficienza operativa. Quindi, al diminuire del valore del rapporto, aumenta la redditività del settore.

Difatti, come si evince dalla Figura 33, l’Europa ha un indice cost/income mediano pari a circa 58% (in Italia supera il 70%), e risulta stabile rispetto all’anno precedente. L’indicatore risulta particolarmente alto in Germania, Francia e Italia. La causa che incide principalmente su questo alto rapporto cost/income è la forte attività di trading da parte delle banche operanti in questi paesi, e l'elevato livello di frammentazione del settore bancario di tali Paesi.

Ad incidere pesantemente su questo rapporto, oltre alla bassa marginalità degli interessi, è anche l’utile che non deriva dagli interessi (fee e commissioni), che è difficile aumentare a causa delle remissive condizioni economiche dei paesi che si trovano nell’Eurozona, difatti queste sono rimaste pressoché invariate negli anni. In Italia e in Francia tali commissioni generano un grosso contributo nella formazione del reddito operativo. Inoltre, a causa della forte pressione da parte dei nuovi concorrenti, le banche sono state costrette a sostenere elevati investimenti per migliorare e innovare i sistemi tecnologici.

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Figura 33: Cost/income ratio of euro area banking sectors269

Business model.

Un driver che risulta rilevante ai fini della raccolta di profitto è la scelta di un business model vincente, come definito in precedenza, soprattutto in un periodo storico come quello che ha seguito la crisi economica. In questo contesto che richiedeva cambiamenti, alcune banche si sono ritrovate impreparate, poiché peccavano della convinzione che il settore non avrebbe subito particolari stravolgimenti nel tempo. Oltretutto, un’altra cosa che le banche hanno dato per scontato, ma che è fondamentale ai fini del perseguimento dell’attività bancaria, è il timing poiché una scelta strategica in questo mercato può provocare rendimenti elevati, in caso di condizioni economiche favorevoli, ma anche perdite cospicue nel caso in cui sopravvenga un periodo di recessione.

Inoltre, ai fini della comprensione del settore, è necessario tener conto che all’interno dell’Eurozona vi sono Paesi tra loro molto differenti, e tale differenza si riflette sulla varietà dei business model. Riforme normative.

Il sistema normativo dell’intermediazione finanziaria in vigore prima della crisi finanziaria è stato fortemente criticato, poiché è stato inadeguato a limitare gli effetti dell’instabilità e per l’incapacità dimostrata di prevenire il propagarsi della situazione di crisi. Nel 2007 era in vigore la normativa Basilea II, la quale imponeva dei requisiti patrimoniali minimi da rispettare per le banche; queste dovevano accantonare delle quote di capitale proporzionate ai rischi assunti, mentre le Banche Centrali avevano il potere di innalzare, a propria discrezione, i suddetti requisiti minimi.

Con l’introduzione di Basilea III l’intento del regolatore è quello di rafforzare lo schema di regolamentazione globale in materia di adeguatezza patrimoniale, attraverso l’imposizione di maggiori requisiti di capitale e di liquidità per gli istituti di credito. Al contempo il desiderio è quello

269 European Central Bank, (2017), Report on financial structures, p. 43

84,4 73,4 71,3 68,2 67,8 67,7 64,8 64,2 64 63,1 Germania Cipro Francia Malta Lussemburgo Irlanda Italia Danimarca Europa Austria

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di contenere la leva finanziaria, così da poter valutare sia il patrimonio bancario che la copertura del rischio. Inoltre, con l’entrata in vigore della nuova legge, vi sono state pesanti imposizioni dal punto di vista degli asset da detenere; gli istituti, infatti, devono possedere un determinato quantitativo di attività sicure e liquide, ma estremamente poco profittevoli, e hanno l’obbligo di limitare la detenzione di attività con rendimenti maggiori e più rischiose. Al momento, è stata strutturata anche la regolamentazione Basilea IV, per continuare lungo la strada intrapresa, ma inizierà ad entrare in vigore nei vari stati europei a partire dal 2021. Le modifiche proposte dal

framework Basilea IV mirano ad incrementare la sensibilità al rischio, nonché a garantire maggiore

uniformità e comparabilità tra le differenti banche per quanto riguarda gli approcci avanzati. Un altro fattore da non sottovalutare, che influisce ulteriormente alla formazione di tale circolo vizioso negativo, è la totale perdita di fiducia nei confronti del sistema bancario da parte della clientela. Infatti, tale presupposto risulta indispensabile ai fini del buon funzionamento del rapporto tra cliente e banca.

«Due to the financial crisis, trust in the banking system, trust in banks, and trust in financial institutions such as

insurance companies and pension funds, has declined in many countries270» (Hurley, Gong, e Wagar 2014;

Järvinen 2014). «The crisis has also brought to light the essential role of trust in banks271» (Shim, Serido, e Tang 2013).

Secondo uno studio condotto da Järvinen (2014)272 è emerso che il valore medio della fiducia che i Paesi membri dell’Unione Europea nutrono nei confronti dei servizi valutati (conto bancario, investimenti e pensioni, crediti) si trova al di sotto del livello di servizio (6,7). Perciò, risulta che la fiducia dei consumatori nei confronti del sistema bancario sia inferiore rispetto a quella che gli stessi nutrono nei confronti di altri servizi.

In Figura 34 vi è un’indicazione precisa della fiducia che ogni Paese membro nutre nei confronti del sistema bancario. Tra gli Stati che nutrono maggiore fiducia nei confronti del proprio sistema bancario vi sono: Malta, Germania, Francia, e la maggior parte dei cosiddetti “Paesi Frugali273”. L’Italia, invece, ha un tasso di fiducia molto basso (5,49), come la Spagna e la Grecia.

270 van Esterik-Plasmeijer, P. W., & van Raaij, W. F. (2017). Banking system trust, bank trust, and bank

loyalty. International Journal of Bank Marketing.

271 Ibidem.

272 Järvinen, R. A. (2014). Consumer trust in banking relationships in Europe. The International Journal of Bank

Marketing, 32(6), pp. 551-566.

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Figura 34: Consumer trust levels in European countries274

La combinazione di tutti questi fattori ha contribuito alla difficoltà da parte del sistema bancario di ottenere maggiore redditività. Infatti, come si evince dalla Figura 35 il ROE delle banche europee, a seguito della crisi finanziaria del 2008, ha avuto un andamento altalenante, con una crescita sostanziale a partire dal 2012. Nonostante questa leggera crescita, il sistema bancario non è più tornato allo status che aveva ottenuto prima del 2008.

Infine, si presume che, a seguito della pandemia Covid-19, la situazione subirà un cambiamento, e il trend di crescita finora registrato subirà una battuta d’arresto, sebbene la nuova regolamentazione abbia attenuato i rischi di perdita del sistema bancario.

274 Järvinen, R. A. (2014). Consumer trust in banking relationships in Europe. The International Journal of Bank

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Figura 35: Return on Equity of European Banks275