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V. GLI INCUMBENT E LA REAZIONE ALLA NASCITA DEL FINTECH

3. Il settore bancario italiano

Il sistema bancario italiano negli anni Novanta veniva descritto come una “foresta pietrificata”, dato che le sue caratteristiche essenziali erano immutate dagli anni Trenta. Era contraddistinto da un ampio numero di banche e da un piccolo numero di filiali, secondo gli standard internazionali, infatti, a governare il mercato erano degli oligopoli locali. Essere un nuovo entrante e svolgere attività concorrenziale risultava complicato, soprattutto nel caso in cui la banca concorrente fosse stata stabile nell’area di dominio. Inoltre, l’apertura di nuove filiali era regolamentata e razionata, oltretutto non vi era alcun incentivo nei confronti di opportunità di fusione di diverse banche. Tali caratteristiche del sistema distributivo erano collegate alla forte presenza nel settore di banche statali.

282 Jochnick K., (2020), EU Banking Reforms: Crossing the ‘t’s’ and dotting the ‘i’s’ – Current & Future Priorities for

Europe

283 Ibidem.

284 European Central Bank (2020), ECB keeps capital requirements and guidance for banks stable and increases

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Grazie alle liberalizzazioni statali degli anni Novanta, la struttura del sistema bancario è cambiata. Ad influire sono state principalmente due cause: la liberalizzazione dell’apertura degli sportelli, a seguito del recepimento dei principi fissati in sede comunitaria; e l’aumento delle fusioni e acquisizioni.

Questo fenomeno ha provocato un forte aumento del numero di filiali negli anni, che sono passate da più di sedici mila nel 1990 a più del doppio nel 2010. Nel frattempo, quest’onda di consolidamento ha aiutato a ridurre il numero di banche da 1200 nel 1990 a meno di 800 nel 2010. Grazie a questa liberalizzazione delle filiali è stato possibile una sovrapposizione tra le banche, a beneficio della competizione. A prescindere da quanto detto, rispetto al panorama europeo, l’Italia ha un numero elevato di banche. La struttura del settore evidenzia la presenza di una bassa concentrazione patrimoniale. Nonostante la numerosa presenza di banche sul territorio, con le dovute cauzioni, è ragionevole affermare che il sistema bancario italiano è di piccole dimensioni, soprattutto perché l’intero sistema finanziario nazionale è meno sviluppato in confronto a quello di altri paesi.

Ciò nonostante, in Italia, le banche giocano un ruolo fondamentale per le imprese. Per l’appunto, dato il sottosviluppo del mercato azionario, l’esistenza delle aziende è fortemente collegata al credito bancario. D’altronde il panorama italiano è composto principalmente da PMI per lo più a conduzione familiare che basano il loro sostentamento generalmente su crediti bancari. L’importo dei crediti conferiti dalle banche alle famiglie e alle piccole imprese ha una crescita costante dello 0,9%285 su base annua. Per l’appunto, «italian banks’ marked specialization in lending to small businesses

has also influenced the overall evolution of the system286» Cetorelli e Strahan (2006). «Very often relations between

banks and firms are on a fiduciary basis that is a serious impediment to the expansion of credit institutions287»

Alessandrini e al. (2009).

Il settore bancario italiano negli ultimi anni ha subito dei profondi cambiamenti strutturali dovuti a dinamiche macroeconomiche, evoluzioni sociali, regolamentari e tecnologiche. Le nuove politiche della Banca Centrale Europea, la digital transformation e l’ingresso di nuovi player nello scenario competitivo sono elementi che hanno condotto ad una crisi del modello di servizio delle banche.

Ad influire sulla situazione è anche il debole contesto macroeconomico, che negli ultimi anni è stato caratterizzato da criticità e discontinuità. Gli effetti principali di tale situazione sono:

285 European Banking Federation, (2019) Banking in Europe: EBF Facts & Figures 2019

286 De Bonis, R., Pozzolo, A. F., & Stacchini, M. (2011). The Italian banking system: Facts and interpretations. Available at SSRN 2126074.

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- forte deterioramento della qualità del credito con una contrazione dei volumi rispetto al periodo pre-crisi;

- lo scenario dei tassi di riferimento;

- profondo cambiamento del piano regolamentare;

- disruption tecnologica che ha portato alla crescita della competizione.

Il ROE ha segnato un picco minimo nel 2011 (ROE -17,3%) registrando un andamento altalenante negli anni seguenti. Nel 2017 il Return On Equity si attesta attorno all’8%, con un ampio miglioramento rispetto al 2016 (-10,3%).

Nonostante ciò il settore bancario è tra i principali punti di forza dell'economia italiana. Dieci anni dopo la crisi finanziaria, molto è cambiato: il rischio di credito sta diminuendo, la capitalizzazione è in aumento, la ristrutturazione e il consolidamento sono in corso e la redditività è in ripresa. La raccolta bancaria resta un punto di forza per le banche italiane. In particolare, i depositi continuano ad aumentare ad un tasso di crescita annuo di circa il 3,9%, mentre prosegue la riduzione delle obbligazioni retail. Inoltre, si può osservare anche un miglioramento degli attivi, sia in termini di flusso che di stock di NPL. Il flusso di nuovi crediti deteriorati, in calo dal 2014, si attesta a circa l'1,4% del totale degli impieghi, al di sotto della media pre-crisi.

Figura 39: Principali voci di conto economico delle banche e dei gruppi bancari italiani dal 2008 al 2019288

In Figura 39 è possibile osservare la suddivisione delle principali voci di conto economico delle banche e dei gruppi bancari italiani. Si osserva quali sono le fonti che hanno influenzato la redditività ottenuta dalle banche dal 2008 al 2019. Nello specifico, il margine di interesse ha avuto

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un calo a seguito della crisi finanziaria, con un seguente andamento altalenante negli anni seguenti, probabilmente a seguito delle politiche bancarie messe in atto dalla BCE. Le commissioni, invece, sono rimaste pressoché invariate negli anni. A variare molto e ad avere una forte incidenza sono i costi operativi, i quali mostrano un picco nel 2013, ma che in seguito diminuiscono.

Tutto ciò ha influito a portare, nel 2019, il ROE al 4,9%, con un calo di oltre un punto percentuale per le banche di maggiori dimensioni, mentre per quelle di dimensioni meno significative è del 6,5% segnando un +3% rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto alle commissioni e ai ricavi connessi con la cessione di attività finanziarie. In Italia, si nota una forte eterogeneità legata ai differenti modelli di operatività degli intermediari meno significativi.

Ad influire negativamente sui risultati ottenuti dai gruppi bancari italiani sono: le svalutazioni sugli avviamenti, la tensione sui tassi, la qualità dei crediti, la ricerca di una maggiore efficienza da parte dei gruppi bancari, che ha portato ad una “pulizia” a livello strutturale da parte di alcune banche. Infine, di particolare rilevanza nella formazione di questo contesto, sono state le autorità di vigilanza che, a causa della politica monetaria istituita dalla BCE, hanno incentivato le banche a patrimonializzare. Infatti, come precedentemente affermato, le politiche monetarie della Banca Centrale Europea hanno portato i tassi d’interesse ai minimi storici; tale manovra ha avuto un forte impatto sulla marginalità del tasso, portando il settore ad una condizione di bassa redditività. Negli ultimi dieci anni, si è assistito ad una diffusione elevata della crisi di fiducia nei confronti del settore bancario e l’aumento del rischio Paese. Questo contesto socioeconomico ha provocato un incremento del costo del rischio, il quale ha provocato la riduzione dei titoli in circolazione. Di particolare rilevanza ai fini della comprensione del settore bancario italiano è anche il valore inerente ai Npl, i quali nel 2018 erano circa 154,2289 miliardi di euro nel bel paese. L’Italia, infatti, detiene il primato di essere lo stato europeo con il volume più elevato di crediti deteriorati. Le cause principali di questo spiacevole primato sono state la riduzione del PIL, la crisi dei debiti sovrani e la scarsa efficienza della giustizia.

Dalla crisi finanziaria in poi vi è stato un aumento esponenziale del valore dei crediti deteriorati, con un picco registrato tra il 2013 e il 2016, in seguito la situazione si è stabilizzata e ora i valori osservabili sono riconducibili al periodo precedente alla crisi finanziaria, come si nota in Figura 40. D’altronde, negli ultimi anni le banche hanno operato una cessione dei Non Performing Loan elevata per rispettare le sollecitazioni dell’autorità di vigilanza e del mercato.

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Figura 40: Evoluzione dello stock di Non Performing Loan in Italia (miliardi di Euro)290

Al fine di migliorare il rapporto cost/income, che ha mostrato una notevole variabilità nel periodo analizzato, a causa degli andamenti dei costi operativi e del margine di intermediazione, si è assistito ad una consistente diminuzione del numero degli sportelli (-33,1% tra il 2009 e il 2017) e del numero dei dipendenti (-21,8% nello stesso periodo in analisi), a causa di un processo di razionalizzazione delle strutture. Tale intervento è stato necessario, dato che le dimensioni della rete distributiva dei servizi bancari in Italia, nonostante la razionalizzazione svolta, sono ancora superiori alla media europea. Ciò principalmente a causa della fase espansiva che vi era stata pre- crisi. Nel suddetto periodo vi erano ampi margini di redditività e il sistema bancario italiano si focalizzava sul concetto di presidio del territorio, prediligendo la prossimità delle filiali. Difatti, Il modello di riferimento su cui si basava la rete distributiva delle banche si definiva “alta frequenza di utilizzo – bassa varianza di necessità”. Ciò nonostante, la proliferazione degli sportelli rappresenta una quota importante dei costi operativi, e ciò implica un’inefficienza di fondo. Per questo il numero di sportelli negli ultimi anni ha cominciato a ridursi a seguito della crisi del 2008. Per poter ottenere maggiori profitti nei prossimi anni e non sopperire, le banche dovranno essere in grado di rendere le proprie attività efficienti. Questo obiettivo verrà raggiunto sia attraverso la crescita dimensionale e il consolidamento del sistema economico, sia implementando la modifica del delivery model, che diventa progressivamente più digitale, diretto e meno fisico, prediligendo il self-service.

290KPMG, (2018), Non performing loan in Italia – trend in atto e prospettive future

65 87 133 158 195 237 282 327 341 324 264 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

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Il Governo italiano, al fine di diminuire il numero delle banche e ottimizzare le economie di scala nel settore ha perfezionato, nella prima parte del 2019, la riforma del settore delle banche di credito cooperativo (BCC). Grazie a questa norma di legge la maggior parte delle banche di piccole dimensioni è confluita nei gruppi bancari cooperativi ICCREA e Cassa Centrale Banca. Questa scelta legislativa ha portato ad un’ulteriore diminuzione del numero di sportelli bancari (-4,3%) a 24.300 unità; quello degli addetti è salito dell’1,5 per cento a circa 286.000, per l’incorporazione da parte di un grande intermediario di una società di servizi appartenente al gruppo. Negli ultimi dieci anni gli interventi di razionalizzazione della rete distributiva hanno comportato un aumento di quasi il 40 per cento del numero medio di abitanti per sportello a circa 2.300 unità, un valore più elevato rispetto a Spagna e Francia (1.800) e inferiore a quello della Germania (3.000).

Gli sforzi volti all'ottimizzazione delle strutture hanno portato risultati contrastanti nel periodo analizzato e la riduzione del numero di sportelli e di risorse non è stata accompagnata dalla flessione delle principali voci di costo delle banche. Le spese amministrative hanno registrato un andamento altalenante, attestandosi a 36,3 miliardi di euro nel 2017, in calo del 5,1% rispetto al dato di dicembre 2009. Nel periodo in esame le spese per il personale hanno registrato un calo dell'8,2%, attestandosi a 21,7 miliardi di euro nel 2017, mentre le altre spese amministrative hanno segnato una sostanziale stabilità. I gruppi bancari hanno scontato gli effetti del turnaround sui modelli di business, con i relativi oneri straordinari nel breve periodo, e delle forti pressioni regolamentari, che hanno avuto ingenti impatti in termini di adeguamento di strutture operative, competenze e organici.

Come si evince da quanto detto, il modello operativo e distributivo italiano è ancora focalizzato sulle reti fisiche. Infatti, la digitalizzazione dei processi e prodotti ha iniziato a prendere piede solo negli ultimi anni. Nel 2016 l’Italia presentava il più basso livello di penetrazione dell’online banking nei paesi europei. Nonostante ciò, i piani di investimento nelle banche italiane, con alcune eccezioni, sono ancora limitati. Ad influire su tale lentezza di adeguamento al mercato, sono le piccole dimensioni e l’attenzione che stanno riponendo le banche in questo momento sulla ristrutturazione dei bilanci, al fine di ridurre il patrimonio a rischio e aumentare la propria reddittività.