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Femminismi in evoluzione: le manifestazioni del 20 febbraio 2011 (M-20F)

Il Marocco è rimasto relativamente “indenne” rispetto alle grandi ondate protestatarie che hanno portato al crollo dei regimi tunisino ed egiziano. Tuttavia, il paese non è stato risparmiato dal vento della primavera araba; infatti, nel corso del 2011, il Marocco è stato teatro di vivaci manifestazioni che hanno scosso le fondamenta del paese, guidate dal movimento del 20 febbraio (M20F). Le proteste sociali e politiche che il M20F ha scatenato in Marocco non sono “nuove”, ma l'appello del movimento all'interno delle strade marocchine ha segnato un importante cambiamento negli atteggiamenti del popolo nei confronti della monarchia e dell'attuale situazione sociopolitica.194 In questo terremoto sociale, larga parte della popolazione ha manifestato per il cambiamento democratico dello Stato mobilitando migliaia di manifestanti per le strade che chiedevano la fine della corruzione nell’amministrazione pubblica, il rispetto dei diritti umani e di cittadinanza, denunciando l’umiliazione subita dai settori popolari più emarginati. Non dovrebbe sorprenderci come su questa vasta piattaforma d’azione un ruolo importante è stato svolto anche dalle donne, in cui una generazione di giovani, per lo più studentesse liceali e universitarie, tra i 16 e i 30 anni, provenienti in gran parte dalle classi medie dei centri urbani grandi e piccoli hanno colto l'opportunità e lo slancio della primavera araba per rivendicare i loro diritti.195

Per diversi mesi del 2011, le attiviste del M20F hanno animato cortei, sit-in, dibattiti, resistendo alle cariche della polizia e scandendo gli slogan simbolo delle proteste, come “dignità, libertà, giustizia sociale”, “il popolo vuole la caduta del governo” e “viva il popolo”. Una simile partecipazione femminile, trasversale alle appartenenze generazionali, ideologiche, religiose e di classe, va osservata in una prospettiva di lunga

194 D. Magharoui, “North Africa’s Arab Spring. Constitutional Reforms in Morocco: Between Consensus and Subaltern Politics.” The Journal of North African Studies, Vol. 16, N. 4, p. 687.

195 R. Pepicelli, “Genere e generazioni in transizione: il movimento delle donne in Marocco dall’indipendenza al post-rivolte arabe”, p. 23.

contro le relazioni sessuali

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durata e dunque in continuità con la storia del movimento delle donne in Marocco, che rappresenta ancora oggi una realtà eterogenea, contraddistinta da una pluralità di discorsi, strategie e pratiche politiche tuttora in continua evoluzione. In termini generali, le convenzioni internazionali per il rispetto dei diritti umani, da un lato, e l’Islam, dall’altro, rappresentano i due principali riferimenti valoriali intorno ai quali si sono sviluppati, e continuano a evolversi oggi, i movimenti delle donne in Marocco.196

Da un punto di vista generale, l’uguaglianza di genere come principio e valore si manifestò in modo abbastanza concreto, ma nei discorsi e nelle rivendicazioni di questo movimento l’uguaglianza era poco presente. Le ragioni di quest’assenza, secondo alcune attiviste, andrebbero ricercate nella presenza degli islamisti all’interno del Movimento, utilizzati per allargarne la lotta e la rappresentatività, a discapito dell’uguaglianza.197 Ma va ricordato che gli islamisti rappresentarono, senza troppi dubbi, il più grande movimento di opposizione alla monarchia in Marocco e la loro decisione di aderire al M20F è stata importante in quanto avrebbe fornito al movimento la possibilità di allargarne la lotta e la rappresentatività tra le strade. Tuttavia, le cause di questa mancanza non possono essere addossate esclusivamente alla componente islamista.198 Inoltre, è interessante notare come l'attivismo femminile presente all’interno del M20F si differenzia dalla generazione femminista precedente non solo nella sua comprensione del potere statale e nello sforzo cosciente di non essere cooptato, ma anche nella sua dinamica generazionale e nella negoziazione di identità, ideologie, uso dei social media199 e nella loro espressione artistica delle proteste. In un certo senso, le giovani attiviste all'interno del movimento riconoscono le lotte e i successi del movimento femminile precedente, ma scelgono di allontanarsene; mettono in discussione la struttura del potere e si posizionano

196 S. Borrillo, Tra uguaglianza di genere e Islam: i femminismi in Marocco, «Oasis», anno XV, n. 30, dicembre 2019, pp. 69-74

197 R. Pepicelli, “Genere e generazioni in transizione: il movimento delle donne in Marocco dall’indipendenza al post-rivolte arabe”, pp. 23-24.

198Z. Salime., Between Feminism and Islam: Human Rights and Shari 'a Law in Morocco. Minneapolis and London: University of Minnesota Press, 2011.

199 Per diffondere il suo messaggio, il movimento del 20 febbraio ha utilizzato diverse piattaforme di social media, la musica, video promozionali, film, riappropriandosi di simboli nazionali; per esempio, utilizzando spesso il simbolo della mano di Fatima nei suoi video della campagna e durante le sue marce di protesta. I loro video sostenevano valori universali di diversità basati sull'etnia, la lingua, il sesso e la classe, rivendicando allo stesso tempo l'identità marocchina e i "valori marocchini", come la libertà, l'istruzione, la giustizia sociale economica e l'uguaglianza di genere. L’utilizzo dei video della campagna e delle proteste ha giocato un ruolo importante nell'interpolazione dei loro soggetti e nel plasmare l'identità politica. H. abadi, “Gendering the February 20th Movement: Moroccan Women Redefining: Boundaries, Identities and Resistances”, Cyber Orient, Vol. 8, n. 1, 2014, p. 13.

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all'interno delle lotte più ampie per la democrazia.200 Infatti, è stato osservato che nonostante le donne siano state estremamente attive nel M20F, le questioni femminili non furono presenti in modo esplicito negli slogan e nelle richieste del movimento, generando discorsi che invece riflettono un'ideologia dai tratti gender neutral, orientata verso i più generici diritti umani piuttosto che verso i diritti specifici per le donne.201 Le giovani del M20F possono essere collocate per questa ragione in uno spazio politico, ideologico e femminista diverso dal passato, perché se da un lato sono riusciti a comprendere la lezione del femminismo storico202, dall’altro l’hanno sorpassata in modalità e posizionamenti. Non dobbiamo dimenticare che il M20F è stato in primo luogo un movimento di contestazione, e i giovani che ne facevano parte sostenevano fortemente che la questione delle libertà individuali e dell’uguaglianza di genere erano molto importanti per la società nel suo insieme, ma nondimeno, erano convinti che tali tematiche si sarebbero dovute affrontare in un secondo momento, una volta realizzato un sistema interamente democratico. Insomma, la questione dell’uguaglianza di genere è stata considerata quasi riduttiva rispetto alla battaglia per la giustizia sociale ed economica che vedeva impegnati insieme, uomini e donne, privi di ogni forma di separatismo, allontanandosi in questo modo da molte associazioni femministe.203

La concreta separazione tra le attiviste del M20F e le associazioni di donne - come

l’Association Démocratique des Femmes du Maroc (ADFM), la Ligue Démocratique des Droits des Femmes (LDDF), l’Union de l’Action Féminine (UAF) – è avvenuta quando

quest’ultime hanno scelto di non aderire al movimento, preferendo sostenere attivamente la riforma della Costituzione promossa dal re con il suo discorso del 9 marzo 2011. Mentre il M20F invitava al boicottaggio del referendum, considerandolo utile solo a indebolire le rivendicazioni di democrazia e diritti provenienti dalle strade e dalle piazze, le associazioni di donne davano presentavano la coalizione Printemps féministe pour la

démocratie et l’égalité per fare pressioni affinché l’uguaglianza di genere fosse integrata

200 H. L. Skalli, “Constructing Arab Female Leadership Lessons from the Moroccan Media”, Gender &

Society. Vol. 25, n. 4, pp. 473-475.

201 K. M. McKanders, Anatomy of an Uprising: Women, Democracy, and the Moroccan Feminist Spring,

p. 167.

202 Con “Femminismo Storico” ci si riferisce in questo caso alle realtà femministe che hanno dominato la scena politica marocchina fino al 2011 invocando l’applicazione dei diritti umani universali conformi alle direttive della comunità internazionale.

203 Z. Salime , “A New Feminism? Gender Dynamics in Morocco’s February 20th Movement”, in Journal

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nel nuovo testo costituzionale. Per le attiviste del M20F si è trattato di un’ulteriore conferma della dimensione elitaria del movimento femminista, ormai lontana dalle masse popolari; Ma dal punto di vista delle associazioni del femminismo storico - radicalmente contrarie ad azioni politiche congiunte insieme alle forze islamiste - l’appoggio alla costituzione è stata una esigenza strategica.204

Il dibattito attorno alla riforma della costituzione ha fatto emergere un importante contrasto di visioni tra diversi gruppi di donne su come ottenere l’uguaglianza di genere e sul concetto di democrazia. Da un lato, troviamo i gruppi femministi storici che hanno scelto di seguire una strategia precisa per ottenere l’allargamento dei diritti delle donne basata non sul conflitto ma sulla collaborazione con il potere per ottenere dei risultati legislativi immediati e concreti; dall’altro, invece, le donne del M20F che rifiutandosi di sostenere la riforma costituzionale proposta dal re hanno sostenuto che i diritti delle donne derivano da un generale allargamento degli spazi democratici e di partecipazione dei cittadini.205 Infatti, il supporto delle femministe alla proposta costituzionale del re venne

interpretato come un evidente segno di elitarismo e di cooptazione da parte dello Stato nella posizione femminista. Per gran parte delle attiviste del M20F non era realmente possibile parlare dei diritti delle donne nel contesto di una costituzione che pone la religione e l'autorità del re al di sopra del diritto internazionale. Alcune attiviste hanno denunciato l'incapacità delle femministe di vedere il M20F come un'estensione della lotta per l'uguaglianza di genere alle questioni della giustizia sociale; più precisamente, hanno evidenziato le “vecchie paure” delle femministe nel vedere la questione femminile riassunta in molteplici richieste di cambiamento politico che possono o non possono verificarsi. Il costante richiamo alle specificità della "questione femminile" ha, secondo loro, isolato il movimento delle donne.206

Dunque, possiamo affermare che in più occasioni il conflitto ideologico sulla questione dell’uguaglianza di genere ha tracciato una distanza profonda tra le molteplici anime del M20F che, insieme con l’adozione della Costituzione del 2011, ha segnato il punto di rottura nel movimento delle donne, generando significative trasformazioni nelle

204 R. Pepicelli, “Genere e generazioni in transizione: il movimento delle donne in Marocco dall’indipendenza al post-rivolte arabe”, p. 25.

205 Ibid.,

206 Z. Salime , “A New Feminism? Gender Dynamics in Morocco’s February 20th Movement”, in Journal

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identificazioni e nei posizionamenti di quest’ultime, concependo un nuovo spazio dell’agire politico dai tratti post-ideologici e femministi.

3.5 Il caso del CERFI: un centro di studi e ricerche sulla donna nell’Islam nel cuore di Rabat

All’indomani della riforma del codice di famiglia, in Marocco comincia a svilupparsi un nuovo discorso ufficiale relativo alla compatibilità dell'Islam con i diritti universali delle donne che contribuirà alla creazione di uno spazio in cui le donne marocchine sono in grado di discutere con una maggiore autonomia e legittimità a favore dell'uguaglianza di genere nella società islamica. Va ricordata, in primo luogo, la riforma dello spazio religioso del 2006, che ha permesso loro dopo un periodo di formazione specifica nelle università pubbliche, di occupare posizioni di autorità nelle istituzioni religiose da cui possono contribuire a sostenere e promuovere la loro causa.207 Le riforme in campo religioso hanno ovviamente incrementato l'autorità religiosa per le donne, portando contemporaneamente a una maggiore attenzione alle questioni femminili. Sempre nel 2006, la monarchia marocchina ha creato la Rabita Mohamadia des Oulemas, un centro di studi religiosi che associa gli ideali dell'Islam e lo spirito egualitario dei diritti umani universali nel tentativo di conciliare fede e modernità.208 Su questa scia, nel 2010 si assiste alla nascita di un centro di ricerca che prende il nome di Centre d’etudes et de recherches

féminines en Islam (CERFI), risultato di una partnership tra la Rabita Mohamadia des Oulemas e il GIERFI209, presieduto nella sua prima fase di vita dalla già citata intellettuale marocchina Asma Lamrabet.210

207Nel 2006, il Ministero degli Affari Islamici ha nominato una prima coorte di 50 donne predicatrici nelle moschee, le cosiddette murshidat, e 36 teologhe donne (alimat) in vari consigli di ulema. In tal modo, sempre più donne sono state in grado di esercitare le loro attività religiose e politiche con una maggiore autonomia e legittimità, utile a promuovere l'uso di argomenti religiosi negli sforzi per promuovere la parità di genere. E. Souad, et R. Pepicelli. "Morocco: Towards an Islamic State Feminism", Critique

internationale, vol. no 46, no. 1, 2010, p. 8-9.

208 Fondata nel 2006 per decreto reale, la Lega degli studiosi Mohammedia fa parte degli sforzi antiterrorismo del Marocco. Operando sul fronte ideologico, il corpo è incaricato della formazione di una nuova generazione di studiosi islamici e Imam, per diffondere la tolleranza religiosa e prevenire la diffusione dell'islamismo radicale. Attraverso la ricerca, l’organizzazione di seminari ecc., la Lega ha cercato di diffondere la visione di un Islam moderato. S. Zeiger, R. Alonso, J. Herrera, Enhancing Women's

Roles in Preventing and Countering Violent Extremism, p. 101.

209 Il GIERFI, ovvero il Gruppo di studio e di riflessione sulla donna nell’Islam, è stato fondato a Barcellona nel 2008. Tra i principali obbiettivi quello di promuovere una nuova coscienza femminista musulmana. 210 A. M. Wainscott, Bureaucratizing Islam: Morocco and the War on Terror, p. 155.

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Il CERFI si presenta sulla scena marocchina come uno dei più importanti centri specializzati negli studi sul Corano e nei Women’s studies, prima istituzione religiosa che ha deciso di adottare ufficialmente il femminismo islamico per contribuire alle sue ricerche sul mondo arabo. Il Centro mira a colmare una lacuna accademica nel campo degli studi delle donne da una prospettiva islamica, attraverso un approccio riformista alle attuali questioni femminili in linea con la teologia islamica e le realtà sociali, esplorando il potenziale egualitario all'interno del messaggio spirituale dell'Islam. Inoltre, in quanto parte di un’istituzione religiosa ufficiale, il Centro è oggetto di visite da parte di studenti e studiosi provenienti da tutto il mondo che cercano di approfondire il ruolo delle donne musulmane in Marocco e, più in generale, nel mondo arabo. Dando priorità alle questioni femminili contemporanee e applicando il messaggio del Corano e degli hadith a una realtà sociale mutevole, il centro è in grado di valutare e rivedere idee e concetti sulle questioni femminili nell'Islam alla luce delle concezioni contemporanee della giustizia e dei diritti umani. Attraverso seminari, pubblicazioni e riviste create per incoraggiare la discussione e i dibattiti da parte del pubblico su questi importanti argomenti, il centro cerca di diffondere i valori di una versione tollerante dell'Islam.211

Gli articoli e gli studi pubblicati dal CIERFI sono prevalentemente scritti in arabo, per soprattutto un pubblico locale, anche se va osservato come negli ultimi anni sono state utilizzate lingue veicolari come il francese e l’inglese per raggiungere un’audience più vasta e dal carattere squisitamente internazionale. Il tentativo di diffondere il femminismo islamico non può prescindere infatti da un ricorso costante alle traduzioni; numerosi sono gli articoli e le ricerche destinate a un certo tipo di audience che vengono tradotte con lo scopo di mitigare idee stereotipate e trasmettere il messaggio universale dell'Islam sulle donne. Dal momento che la funzione primaria di traduzione del centro è la sensibilizzazione, il primo documento tradotto in francese e inglese è stato un opuscolo che spiegava la visione, gli scopi e i metodi di lavoro del centro.212 Questo è stato seguito dalla traduzione in francese di alcuni testi e articoli arabi che trattano la questione di governance politica delle donne dal punto di vista delle femministe: ad esempio, la traduzione de La reine de Saba si è rivelata utile per fornire al pubblico un esempio di leader politico femminile, equo e intelligente, presente nel testo coranico. Questo studio

211 L. Von Flotow, F. Farahzad, Translating Women: Different Voices and New Horizons, Routledge 2016, pp. 212-213.

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è stato tradotto per attirare l'attenzione sul posto reale occupato dalle donne nei testi sacri e per cercare di allontanare le diffuse interpretazioni misogine. Seguendo questa linea di pensiero, un’altra traduzione importante da ricordare è The Olistic vision of the Qur’an

towards women; l’articolo in questione mette a confronto la realtà delle donne che

soffrono di ingiustizia in diverse comunità in tutto il globo fino alla situazione delle donne musulmane attuale, i cui problemi sono stati presi in considerazione e affrontati gradualmente nell'Islam.213 Questo lavoro di traduzione svolto al CERFI per diffondere le interpretazioni femministe musulmane del messaggio coranico fa parte di un discorso più ampio che tenta di spiegare in altre lingue che l'Islam non è responsabile della condizione negativa in cui si trovano molte donne, ma che è piuttosto l'errata interpretazione umana dei testi religiosi che ha “corrotto” la religione.

Oltre agli articoli, vi sono anche molte recensioni e analisi critiche di opere che affrontano importanti questioni nell'Islam e che sono state tradotte dal CERFI. Per esempio, una rassegna del libro La femme entre confrontation et soumission, pubblicato

in arabo da Fadila Laaziz, un'attivista del CERFI, e tradotto in francese, che sostiene l’importanza della maternità come nobile missione della donna nell’Islam sottolineando anche l'esistenza di altre responsabilità conferite alle donne per costruire e sostenere la civiltà umana. In questo modo, il centro cerca di far luce sui diversi ruoli e compiti svolti dalle donne all'interno della comunità distaccandosi dai classici stereotipi che le vogliono soltanto come mogli e madri relegate tra le mura domestiche.214 Un altro esempio interessante di traduzione è rappresentato dai reports provenienti da alcune conferenze internazionali che trattano delle problematiche femminili. È il caso di A look at women’s

struggles: paths toward a feminism without borders, report scritto in inglese e francese

per una conferenza sul femminismo islamico tenutasi a Parigi. Questo report è stato tradotto in arabo dal CERFI per informare i suoi lettori locali sul lavoro delle femministe islamiche che si trovano all’estero. O ancora, in modo molto simile, nell’affrontare la delicata questione del matrimonio dei minori, viene utilizzato un articolo scritto in francese e pubblicato dal GIERFI intitolato Was Aysha a six-year old bride? The ancient

myth exposed in cui veniva affermato che l’età di Aysha è stata erroneamente interpretata

e poi trasmessa in determinati hadith.215 La traduzione proposta in arabo dal CERFI cerca

213 Ivi., p. 215. 214 Ivi., pp. 216-217. 215 Ibid.

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ancora una volta di fornire una prospettiva alternativa sul come la storia di Aysha sia stata utilizzata per giustificare il matrimonio di minori nei paesi musulmani. La traduzione di questi e di altri articoli, conferenze ecc. fornisce al centro di ricerca l’opportunità di poter inserirsi all’interno di quel dibattito femminista internazionale, discutendo delle problematiche relative alle donne, scambiando esperienze e incrementando il dialogo con altri studiosi e non solo; appare evidente come il Centro cerca di proporre diverse modalità ed esempi in cui l'Islam e i testi coranici riescono a promuovere l'uguaglianza di genere, e a loro volta favorire un cambiamento sociale positivo all'interno del mondo musulmano. La ricerca, le traduzioni, i seminari e le attività di comunicazione del CERFI rappresentano un contributo estremamente positivo utile a incoraggiare la discussione e i dibattiti da parte del pubblico su questi importanti argomenti. Le continue traduzioni di articoli, ricerche e conferenze dall’inglese e/o francese all’arabo, e viceversa, sono funzionali per aiutare a correggere gli stereotipi e le idee sbagliate molto diffuse che continuano a influenzare la vita delle donne musulmane. Attraverso la ricerca e la diffusione delle loro scoperte, le attiviste del Centro cercano di dimostrare l’uguaglianza e l’etica presente all'interno dei testi Sacri dell’Islam cercando di promuovere un cambiamento sociale positivo in Marocco.