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Il movimento femminista egiziano: dall’indipendenza al regime di Nasser

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale e di fronte a una dura realtà socioeconomica, i movimenti femministi continuarono a interagire politicamente con un potere che le allontanava sistematicamente dall’uguaglianza ma che, in modo contraddittorio, consentiva loro lo spazio di azione utile a realizzare organizzazioni indipendenti, e quindi a maturare un pensiero e una azione autonomi. Secondo alcuni studiosi, è in questo contesto che il movimento delle donne ha sperimentato una diversificazione nell’ideologia, tattiche e obbiettivi, in cui le origini elitarie del movimento hanno iniziato

243 I Fratelli Musulmani costituiscono una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali con un approccio di tipo politico all'Islam. Furono fondati nel 1928 da Hasan-al-Banna in Egitto, poco più d'un decennio dopo il collasso dell’impero ottomano.

244 Dupont, A.-L., Mayeur-Jaouen, C. (2002) “Monde nouveau, voix nouvelles: États, sociétés, islam dans l'entre-deux-guerres”, Revue des mondes musulmans et de la Méditerranée, pp. 95-98.

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a venir meno. Negli anni Cinquanta il paradigma delle organizzazioni non era più polarizzato tra liberali ed islamisti, esisteva infatti anche una tradizione socialista e internazionalista che promosse la parità e contestava l'imperialismo, il fondamentalismo, la discriminazione di stato.246 Oltre alla significativa esperienza dell’ UFE e delle SM, nel corso degli anni Quaranta si inseriscono sulla scena nuove organizzazioni come Il Partito Nazionale Femminista (1941), il primo partito di donne; l’Unione delle Figlie del Nilo (fondata nel 1948 e che sarà poi riconosciuta come partito politico nel 1952); La Lega delle studentesse universitarie e degli istituti superiori (1945) e il Movimento per la pace (1950) la cui piattaforma d’azione era pacifista e antimperialista. Questi gruppi cercavano, seppur con diverse sfumature, di promuovere programmi volti a migliorare la condizioni femminile, rivendicando al contempo anche una maggior partecipazione politica delle donne e nei processi decisionali. Tuttavia, questa pluralità di esperienze viene meno alla fine degli anni Cinquanta.247

L’Egitto sarà infatti scosso da una lunga serie di scioperi e di manifestazioni, che porteranno al rovesciamento della monarchia, e il potere sarà assunto dal movimento degli Ufficiali liberi (1952)248. Gamal Abd al-Nasser assume così la presidenza della Repubblica Araba d’Egitto nel 1956, e tra i primi provvedimenti vara una nuova costituzione, seguita da una serie di azioni che puntavano a decretare la fine dell’era coloniale. La legge sulle capitolazioni, che limitava la sovranità dello Stato egiziano, e per la cui l’abolizione l’Ufe aveva combattuto sin dagli anni Venti, è abrogata; le truppe dell’esercito britannico devono abbandonare il suolo egiziano, e il Canale di Suez è nazionalizzato. Tutte queste azioni erano state parte del programma di politica estera della Ufe sin dagli anni Trenta; lo stesso tema del suffragio femminile era già stato in realtà sostenuto dalle attiviste.249 Nel frattempo, le campagne nella stampa femminile egiziana,

246 L. Sorbera, “Leadership femminili dal dar al islam alla global umma”, Contemporanea, Vol. 14, No. 2, 2011, p. 306.

247 Ivi., pp. 307-308.

248 La Rivoluzione dei Liberi ufficiali, così chiamata, indica il colpo di Stato che il 23 luglio 1952, in Egitto, rovesciò il re Faruq I e, nel 1953, istituì la Repubblica. L’azione fu condotta dal movimento clandestino dei Liberi ufficiali, nato all’interno dell’esercito egiziano dopo la fine della Seconda guerra mondiale e radicalizzatosi dopo la sconfitta subita nella prima guerra arabo-israeliana (1948). L’insurrezione fu innescata da gravi incidenti fra forze inglesi e polizia egiziana all’inizio del 1952, che provocarono numerose vittime egiziane. A questi seguirono mesi di tumulti e azioni di guerriglia anti-inglese, mentre il re cercava di stabilizzare la situazione politica, nominando ministri graditi all’opposizione. Nel luglio 1952 il nucleo golpista, guidato da G. A. Nasser entrò in azione, occupando i centri nevralgici del Paese e costringendo il re a un rapido esilio. www.treccani.it

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amplificate dalle riviste suffragiste internazionali, grazie alla rete della International

Women Suffrage Alliance (IWSA), trovavano concretezza anche in azioni dirette:

ricordiamo che nel febbraio del 1951, 1500 attiviste guidate da Doria Shafiq250 occuparono la sede del Parlamento per protestare contro l’esclusione dal suffragio; tre anni dopo, la stessa ricorse allo sciopero della fame, al quale si unirono molte donne. È rilevante notare come il riconoscimento del suffragio, promesso nel 1952, ma promulgato solo nel 1956, non era una generosa concessione del nuovo regime. Si presentava in realtà come il traguardo di una lunga lotta per i diritti politici iniziata nel lontano 1923 avviata attraverso l’attivismo letterario femminile fin dai primi anni del Novecento.251 Tra il 1957 e il 1970, nonostante una maggiore partecipazione delle donne in molti settori dell’educazione e del mercato del lavoro, il movimento delle donne cominciò un graduale declino. Si trovò improvvisamente dentro un regime – quello di Nasser – che sì, riconosceva la maggior parte delle sue richieste, ma cercava anche di controllarlo. Infatti, nell'atmosfera rivoluzionaria degli anni '50, le organizzazioni femminili e le attiviste sono state incorporate nello stato e il movimento delle donne ha perso la sua vitalità.

La fase di attivismo femminile militante ed eterogeneo degli anni '40 e della prima metà degli anni '50 fu infatti seguita da un periodo di quiescenza, a causa del rigoroso controllo sulla società civile, che imponeva il divieto di formare qualsiasi tipo di organizzazione autonoma e stabiliva un iter procedurale che monitorava l’attività svolta da quelle poche organizzazioni ancora attive. Lo Stato monopolizzò le questioni femminili e le riformulò come questioni di assistenza sociale, in particolare attraverso le attività del Ministero degli Affari Sociali. Ciò nonostante, la posizione delle donne ha subito grandi cambiamenti durante il periodo Nasser a causa del più ampio impegno per l'uguaglianza sociale, dove le donne ottennero maggiori opportunità e diritti entro i limiti stabiliti dal governo.252 La mancanza di organizzazioni femministe indipendenti è stata accompagnata dall'appropriazione, da parte dello Stato, della questione femminile. La

250 Doria Shafik è stata un’attivista, poetessa e scrittrice egiziana; fu anche una delle leader più importanti del movimento di liberazione delle donne in Egitto negli anni '40. In conseguenza delle sue azioni, le donne egiziane hanno ottenuto il diritto di voto secondo la Costituzione. Organizzò manifestazioni molto audaci, come l’occupazione del parlamento nel febbraio 1951, o lo sciopero della fame nel 1956 e 1957, oltre che di intrattenere una fitta rete di relazioni internazionali. www.enciclopediadelledonne.it

251 H. Kamal., "A Century of Egyptian Women’s Demands: The Four Waves of the Egyptian Feminist Movement" In Gender and Race Matter: Global Perspectives on Being a Woman, p. 9-10.

252 N. Al-Alì, “The Women’s Movement in Egypt, with Selected References to Turkey” in Civil Society

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Costituzione del 1956 e la sua versione riveduta del 1963 dichiararono che tutti gli egiziani sono uguali indipendentemente dal sesso, riconoscendo così il diritto di voto femminile; molte leggi sul lavoro furono modificate per garantire posti di lavoro nel settore statale a tutti i titolari di diplomi di scuole superiori e diplomi universitari, indipendentemente dal genere. Anche Il sistema educativo è stato riformato per aumentare la presenza di studenti, sia per l'istruzione primaria che secondaria, con delle riforme mirate ad assicurare la generalizzazione dell’istruzione di base e superiore, influendo in particolare sulla partecipazione femminile all'istruzione.253

Nell’Egitto di Nasser, tra gli anni '50 e '60, si assiste dunque a un interessante connessione tra il progetto di sviluppo nazionale, il socialismo arabo e il femminismo di Stato.254 A questo proposito, il regime di Nasser è stato caratterizzato da una forte contraddittorietà: alternava fasi in cui ignorava e sopprimeva le iniziative politiche indipendenti delle donne, fino ad arrivare a cooptarle nel proprio programma statale.255 Questo processo è stato definito da molti studiosi come una concreta manifestazione del femminismo di Stato. Mentre il sistema giuridico egiziano era nel complesso laico, il diritto di famiglia continuava a rispettare i codici religiosi nelle aree che regolavano il matrimonio, il divorzio, la custodia, il sostegno ai figli e l'eredità. La dimensione paradossale del femminismo di Stato egiziano ha evidenziato le contraddizioni tra il "quadro progressista" dei diritti delle donne nella sfera pubblica prevista dalla costituzione e nelle leggi sul lavoro e la legge sullo status personale "conservatrice" che disciplina le donne nella sfera privata.256 Inoltre, sotto Nasser, il sistema multipartitico venne demolito una volta per tutte per favorire la creazione di un partito unico; l’associazione dei Fratelli Musulmani, che costituiva la principale forza di opposizione a Nasser, venne dichiarata un’organizzazione terroristica e messa fuori legge; mentre tutte

253 M. Hatem, “Economic and political liberation in Egypt and the demise of state feminism”, in

International Journal of Middle East, Vol. 24, No. 2, 1992, pp. 232.

254 Il femminismo di Stato sotto il regime di Nasser generò donne sì economicamente indipendenti dalle loro famiglie, ma dipendenti dallo Stato per quanto riguarda l'occupazione e importanti servizi sociali come l'istruzione, la salute, la rappresentanza politica. Il femminismo di Stato ha creato e organizzato un “sistema di patriarcato pubblico”, senza mettere realmente in discussione le visioni personali e familiari sulla dipendenza delle donne dagli uomini, istituzionalizzata dalle leggi sullo status personale e dal nuovo sistema politico. M. Hatem, “Economic and political liberation in Egypt and the demise of state feminism”, p. 233.

255 L. Bier, Revolutionary womanhood: Feminism, modernity and the state in Nasser’s Egypt. Stanford, CA: Stanford University Press, 2011, p. 55.

256 H. Kamal., "A Century of Egyptian Women’s Demands: The Four Waves of the Egyptian Feminist Movement" In Gender and Race Matter: Global Perspectives on Being a Woman, p. 10-11.

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le organizzazioni, i gruppi politici e le singole personalità che potevano rappresentare una minaccia per il nuovo regime furono eliminate, oppure cooptate alla causa del regime. In questo clima repressivo, il movimento femminista non venne risparmiato. La Ufe viene chiusa (1956) e alcune giornaliste e attiviste ridotte al silenzio: l’associazione delle sorelle del Nilo viene soppressa e la sua fondatrice, Doria Shafik, che ha condannato pubblicamente le politiche brutali di Nasser, è stata messa tacere dall'establishment militare, scomparendo dalla vita pubblica e vivendo il resto della sua vita in arresto, fino al giorno del suicidio.257

Così, quel fermento associativo che contraddistinse gli ultimi decenni dell’era monarchica, venne meno. Ma il femminismo indipendente, tra molte restrizioni e difficoltà, ha comunque continuato a esistere e resistere in Egitto negli anni dei regimi. Un destino simile è toccato anche a Zaynab al-Ghazali, che rimase in prigione per sei anni, soffrendo di torture e molestie. Per queste ragioni, il ventennio compreso tra la fine degli anni Cinquanta e degli anni Settanta è considerato una fase carsica del femminismo, in cui la mancanza di organizzazioni indipendenti delle donne e un approccio elitario da parte delle avanguardie culturali hanno compromesso lo sviluppo di un vero e proprio movimento femminista.