Considerata l’importanza dei codici della famiglia nei Paesi arabi, essi sono naturalmente al centro dell’attenzione dei movimenti femministi. I mutamenti di questi Codici, infatti, sono da ricondurre non solo alla trasformazione dei ruoli delle donne nella società, che hanno indotto un processo di adeguamento dei Codici al nuovo ruolo pubblico femminile, ma soprattutto, all’attivismo delle associazioni femministe. La riforma della Mudawwana, di cui ci occuperemo, va vista come risultato di un percorso mirato a connettere la sfera dei diritti a quella sociale in un paese che, come il Marocco, per diverso tempo ha attraversato un profondo mutamento socioeconomico.
I diritti della donna in Marocco erano contenuti all’interno della Mudawwana (Codice dello Statuto Personale) del 1958. Promulgato due anni dopo l’indipendenza, questo codice era ispirato alla shari’a nell’interpretazione malichita e relegava la donna a un ruolo di subalternità rispetto all’uomo, soprattutto nel matrimonio. Il modello di famiglia proposto era quella estesa patrilineare, ed era considerata il centro della solidarietà sociale e i diritti erano concessi riproducendo e rafforzando le gerarchie di potere all’interno della famiglia patriarcale.171 Il codice garantiva al marito diritti come il ripudio unilaterale, la poligamia, la figura del guardiano o del tutore matrimoniale per la donna. Da un punto di vista generale, il matrimonio era definito in termini moderni come una istituzione armoniosa il cui scopo era quello di unire un uomo e una donna in una vita coniugale durevole, nell’armonia e nell’affetto reciproco da realizzare però sotto la direzione del marito, mentre alla donna, che gli doveva obbedienza, veniva affidato il ruolo di cura. Infatti, nella definizione classica contenuta all’interno della Mudawwana il padre viene rappresentato come “colui che trasmette il nome e la religione ai figli e provvede alla cura della famiglia e della moglie in cambio però di obbedienza e riproduzione”.172
170 R. Pepicelli, Femminismo Islamico, pp. 99-111.
171 A. Cilardo, “La riforma del diritto di famiglia in Marocco”, 2004, in P. Carioti – F. Mazzei (a cura di), Oriente, Occidente e dintorni…: scritti in onore di Adolfo Tamburello, Università L’Orientale di Napoli, 2010, pp. 467-488.). La volontà di riforma della Mudawwana fu espressa in un discorso tenuto dal Re Hassan II nel 1992.
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Il primo tentativo di riforma risale al 1985, anno in cui la Association Démocratique
des Femmes du Maroc promosse una prima revisione della Mudawwana al fine di
migliorare l'accesso delle donne alla sfera pubblica. Due anni più tardi, l’Union pour
l’Action Féminine ha intrapreso una nuova strategia cui si deve la riuscita della campagna
che raccolse più di un milione di firme per una riforma della Mudawwana, che sarà effettivamente effettuata nel 1993. Questa campagna si è concentrata sui seguenti punti: soppressione della figura del wali, riconoscimento dell'età legale per le donne a 21 anni, sostituzione del ripudio con un divorzio supervisionato da un tribunale, soppressione della poligamia e responsabilizzazione dell'accesso delle donne all'istruzione e al lavoro. Interessante notare come quasi tutte queste proposte non furono sostenute dalla maggior parte dei partiti; ma nonostante la resistenza politica, nel 1993 venne creato un Consiglio Nazionale per la Modifica della Mudawwana e la Difesa dei Diritti delle Donne.173 In questo contesto, Hassan II, che aveva iniziato da pochi anni una politica di distensione con i marocchini dopo anni di repressioni, decise da un lato di accogliere l’invito a riformare la Mudawwana e, dall’altro, di garantire la conformità del nuovo codice ai testi sacri; ebbe infatti il delicato compito di trovare un equilibrio tra tradizione e modernità, tra la tradizione islamica e il liberalismo occidentale, e il modo in cui è stata realizzata la riforma ha trasmesso un forte messaggio politico. Tuttavia, il risultato finale della riforma, seppure di fondamentale importanza durante questa fase, non costituì il decisivo rinnovamento tanto sperato.174 Il processo di riforma ebbe luogo mentre il Parlamento era stato sciolto, come richiesto dalla costituzione, a causa delle imminenti elezioni. In questa situazione, il Re deteneva nelle sue mani tutto il potere legislativo. Così, la prima riforma della Mudawwana ebbe luogo interamente sotto la supervisione del re, senza alcuna discussione alla Camera dei rappresentanti, proprio come accadde nel 1957-1958. La sostanza della riforma è stata limitata: introdusse la firma di entrambi i coniugi per le pratiche di divorzio e l’obbligo del marito a dichiarare l’intenzione di prendere in sposa un’altra donna, eliminando anche il diritto del padre a poter costringere la propria figlia a sposarsi.175 La riforma della Mudawwana del 1993 offrì indubbiamente alcuni
173 J. Dieste, “Demonstrating Islam”: the Conflict of Text and the Mudawwana Reform in Morocco” in The
Muslim World, Vol. 99, pp. 142-144.
174 L. Buskens, “Recent Debates on Family Law Reform in Morocco: Islamic Law as Politics in an Emerging Public Sphere” in Islamic Law and Society, 2003, Vol. 10, No. 1, p. 83.
175 O. Wuerth, “The Reform of the Mudawwana: the role of Women’s civil society organizations in changing the Personal Status Code of Morocco”, Hawwa, Vol. 3, pp. 309-311.
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miglioramenti nella condizione di donne, ma non fu pensata però per provocare una sostanziale rottura con la tradizione classica Malikita. Le grandi questioni nella riforma del diritto di famiglia, come l'abolizione della poligamia e il ripudio, non vennero realmente affrontate. Queste istituzioni continuarono ad esistere, con solo piccole modifiche. La maggior parte delle prerogative maschili vennero conservate per rispetto della tradizione Malikita e per i valori e costumi tradizionali, al fine di evitare sconvolgimenti sociali.176
Con la morte del re Hassan II, avvenuta il 23 luglio 1999, il dibattito sulla riforma del diritto di famiglia prese un ulteriore slancio. La successione al trono del giovane re Muhammad VI venne accolta da gran della popolazione come l’inizio di importanti cambiamenti sociali, politici ed economici nel paese. In uno dei suoi primi discorsi pubblici dopo la sua ascesa al trono, il 20 agosto 1999, ha annunciato di sostenere la nozione di parità di diritti per uomini e donne, nonché la piena integrazione delle donne nella società marocchina. Nonostante la grande importanza dedicata alla creazione di un'immagine di apertura e rinnovamento della vita politica, il re non mancò di presentarsi anche come garante della tradizione.177 Ricordiamo che tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000 venne presentato il “Piano per l'Integrazione delle Donne", inteso come strategia globale per migliorare la situazione delle donne marocchine che, dopo aver diviso in due la società marocchina, non verrà mai realizzato. Il progetto adottò 215 misure in materia di salute, lavoro e istruzione, e 14 di queste erano legate allo status personale delle donne. Le misure più controverse, per i suoi detrattori, riguardavano l'innalzamento dell'età legale per il matrimonio a diciotto anni, la soppressione del ripudio, l'instaurazione del divorzio eseguito in tribunale, la soppressione della poligamia, la possibilità di matrimonio senza il permesso di un wali e la parità di diritti di custodia.178 Queste proposte scatenarono una tempesta politica che illustra come la distanza politica tra i partiti è piuttosto ristretta quando la disuguaglianza di genere o le concezioni conservatrici della "natura" delle donne sono messe in discussione da riforme di questo tipo. La lotta ideologica ha raggiunto il suo culmine nelle manifestazioni pubbliche del
176 L. Hanafi, Moudawana and women's rights in Morocco: balancing national and international law, pp. 518-519.
177 L. Buskens, “Recent Debates on Family Law Reform in Morocco: Islamic Law as Politics in an Emerging Public Sphere”, p. 94.
178 J. Dieste, “Demonstrating Islam”: the Conflict of Text and the Mudawwana Reform in Morocco” in The
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12 marzo 2000, diventate una sorta di barometro del clima politico marocchino per quanto riguarda le questioni di genere e familiari, confermando anche il consolidamento di un nuovo sforzo da parte dei movimenti di opposizione per occupare la sfera pubblica.
Il primo effetto delle manifestazioni è stata la sospensione del progetto e il rinvio delle riforme, anche se il re nell’aprile 2001 ha creato una commissione di esperti, composta da associazioni femministe, ulema, sindacati e professori in risposta alle forte pressioni provenienti da un gruppo di organizzazioni femministe chiamato Printemps de
l'égalité.179 Così, lo Stato reagì con cautela, dato che l'opposizione al progetto era attivamente mantenuta dalla maggioranza dei partiti politici e di altri settori sociali, con il Re che cercava di evitare un confronto diretto con le autorità religiose del paese. Le vicende che hanno caratterizzato la Mudawwana hanno mostrato la difficoltà di poter parlare di riforme sociali - come la promozione dell'uguaglianza di genere - senza il sostegno di un discorso religioso, in un momento in cui l'Islam stava diventando un asse centrale dei programmi politici, e la vita quotidiana era sempre più permeata da un processo di re-islamizzazione della società.180 La riforma fu congelata dalla commissione fino a quando la monarchia non fu in grado di confermare il suo potere; questo momento è arrivato proprio dopo gli attacchi terroristici di Casablanca del maggio 2003, quando il re ha avviato una politica di repressione verso l'islamismo radicale. Il re, in quanto principe dei credenti, aveva bisogno di mostrare la sua autorità religiosa e politica, e lo fece promuovendo infine la riforma della Mudawwana. Il re presentò al Parlamento un piano per sostituire completamente la vecchia Mudawwana, descrivendo il nuovo Codice come "moderno" e destinato a liberare le donne dalle ingiustizie che subiscono, oltre a proteggere i diritti dei bambini e salvaguardare la dignità degli uomini. In tal modo, ha sottolineato come le riforme non erano destinate ad affrontare esclusivamente i diritti delle donne, ma ad affrontare anche le questioni inerenti alla famiglia nel suo complesso. La riforma è stata annunciata nel suo discorso di apertura il 10 ottobre 2003, in cui sosteneva la necessità di modernizzazione in Marocco nello stesso momento in cui recitava alcuni versi del Corano, affermando così che la riforma avrebbe scrupolosamente seguito la legge islamica, dopo un’interpretazione corretta dei Testi Sacri. Nel suo 179 Questo movimento comprendeva le più influenti associazioni femministe come l'Associazione
Démocratique des Femmes Marocaines, l’Union pour l'Action Féminine e la Ligue Démocratique pour la Défense des Droits des Femmes. “Moudawana: la révision se fait attendre”, La Vie Économique 4139,
October 26 2001.
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annuncio inaspettato, il re è riuscito a imporsi come continuità con la tradizione riformista dell’Islam che supporta la compatibilità tra Islam e modernità, presentando il piano di riforma come un progetto fortemente ancorato ai principi di tolleranza dell’Islam, che evoca i principi della dignità umana, uguaglianza e relazioni armoniose.181
Cambiamenti furono introdotti tanto nel metodo interpretativo quanto nel procedimento d’adozione del testo. Dal punto di vista del diritto, le direttive reali invitavano ad attenersi sia alle prescrizioni delle shari’a che alle esigenze della società. Questa mediazione veniva legittimata dal ricorso al metodo dell’igtihad con riferimento alle finalità nobili e tolleranti dell’Islam e un’apertura all’esigenze dello spirito dell’epoca nel rispetto degli accordi sui diritti umani presi sul piano internazionale.182 Il ruolo di Muhammad VI nel processo di riforma fu di fondamentale importanza. Il successore di Hassan II, nel tentativo di distaccarsi dal modo di regnare del padre, ha promosso nei primi anni del suo regno una fervente attività modernizzatrice, e la decisione di implementare una sostanziale riforma adottando un moderno Codice della Famiglia in Marocco è stata vista da alcuni osservatori come un “Big Bang nel panorama politico culturale del paese”183.
La tanto attesa riforma, adottata per decreto reale nel 2004, andrà finalmente incontro alle aspettative delle donne e sarà definita quasi rivoluzionaria. Di fatto, con questa riforma, le donne otterranno, almeno in teoria, la parità dei diritti tanto voluta. Nella nuova Mudawwana, sebbene non fossero state accolte tutte le richieste delle femministe, il nuovo codice rappresentò un importante passo avanti sulla strada dell’uguaglianza. Dopo tre anni di lavori, nel febbraio 2004, il Parlamento marocchino ha finalmente approvato il nuovo Codice che comprendeva oltre 100 emendamenti e riguardava questioni quali l'abolizione del tutoraggio coniugale, l'eliminazione del principio di obbedienza al marito (sancendo per la prima volta la corresponsabilità tra i coniugi), l'istituzione di nuove procedure di divorzio, l'espansione dei diritti di tutela legali per le donne; l'età del matrimonio per le ragazze è stata aumentata dai quindici ai diciotto anni, e la figura del tutore maschile – il wali - che approvava il loro matrimonio venne abolita. L’usanza della poligamia, anche se ancora presente, venne formalmente circoscritta,
181 J. Dieste, “Demonstrating Islam”: the Conflict of Text and the Mudawwana Reform in Morocco” in The
Muslim World, Vol. 99, pp. 148.
182 S. Borrillo, Femminismi e Islam in Marocco, p. 38. 183 R. Salih, Musulmane rivelate, cit. p. 84.
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limitando tale pratica e consentendola solo in situazioni estreme, giudicate tali da un giudice. Le donne possono adesso stipulare clausole nei loro contratti, come una "clausola di monogamia", che può legalmente proibire ai loro mariti di prendere un'altra moglie. Gli uomini devono inoltre ottenere l'autorizzazione giudiziaria per poter prendere una seconda moglie, e devono dimostrare al giudice che possono finanziariamente mantenere tutte le loro mogli;184 viene inoltre stabilito che tutte le forme di scioglimento del matrimonio devono esser fatte in tribunale e, in caso di divorzio, la donna può ottenere gli alimenti e la custodia dei figli. Nondimeno, tra le conseguenze dello scioglimento matrimoniale, resta invariata la disciplina della ‘idda, e cioè quel periodo di astinenza sessuale forzato per tutte le donne neodivorziate o vedove prima di risposarsi, è la ragione di questa pratica risiede in due aspetti collegati tra di loro: il primo, tiene conto che durante la ‘idda la coppia potrebbe riunirsi e, in caso contrario, nel bisogno di accertare l’assenza di una gravidanza per evitare disordini di lignaggio.185 Nonostante alcune pratiche di dubbia efficacia ancora presenti all’interno del Codice, è indubbio che questa riforma, seppur in parte contenuta, è stata una vittoria senza precedenti.
Dopo il successo ottenuto con la riforma della Mudawwana, le associazioni femministe focalizzarono la loro attenzione sulle riforme legali. Già nel 2002 avevano ottenuto l‘introduzione di un sistema di quote nel Parlamento che assegnava il 10% dei seggi alle donne, e nel 2007 riuscirono a vedere realizzarsi la riforma del codice della nazionalità (entrata in vigore nel 2008), che permetteva di trasmettere la nazionalità marocchina ai figli anche alle donne sposate (secondo quanto previsto dalla Mudawwana) con stranieri di fede musulmana. Inoltre, questa riforma ha segnato anche un cambio di passo nell’adozione delle politiche di genere in Marocco. Oltre alla riforma del Ministero degli Affari Islamici che incorpora donne nelle strutture dell’Islam di Stato, sono state adottate nuove e significative misure all’indomani del 2004. Nel 2005, è stata anche approvata la legge finanziaria Badget sensible ou genre (BSG), provvista dal 2006 di un rapporto governativo redatto seguendo delle indicazioni di genere. Le modifiche significative della
184 D. Engelcke, “The Process of Family Law Reform in Morocco” In Reforming Family Law: Social and
Political Change in Jordan and Morocco, pp. 143-145.
185 L’uomo è soggetto alla ‘idda soltanto in due casi eccezionali: quando voglia sposare una donna imparentata in grado proibito alla moglie da cui si è separato con un divorzio revocabile, e quando, già sposato con quattro mogli, voglia risposarsi dopo essersi separato da una di esse. Mekkawi, La
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Mudawwana sono state inserite, per una migliore schematizzazione, nelle successive
78 Aspetti principali 1957 Codice di statuto personale 1993 2004 Codice di famiglia
Matrimonio Contratto legale in
cui una donna e un uomo si uniscono in una vita coniugale comune durevole (…) sotto la
direzione del marito (art. 1).
Invariato La famiglia è affidata alla corresponsabilità dei coniugi (art. 4), nell’educazione della prole e nella gestione dei beni acquisiti durante il matrimonio che i coniugi possono disciplinare con la stipula di un contratto separato (art. 49). Obbedienza della sposa al marito Obbligatoria (art. 36.2).
Invariata Abolita. Viene introdotto il metodo coranico della ricerca del consenso nel prendere decisioni relative ai figli e alla gestione degli affari familiari (art. 51.3.4)
Poligamia - Legale (art. 29.2)
- Diritto delle spose all’equo trattamento (art. 35.2)
- Obbligo di informare solo la nuova moglie del precedente matrimonio Invariata - Obbligo di autorizzazione giudiziale per il matrimonio poligamo (art. - Fortemente scoraggiata e ridotta a due mogli. - L’autorizzazione del Tribunale si basa sulla valutazione delle prove d’agiatezza del marito con intenzioni
poligame (art. 42), a riprova delle capacità d’equo mantenimento per le mogli, e sulla valutazione delle esigenze eccezionali
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186 Cilardo, “La riforma del diritto di famiglia”, pp. 476-477.
187 Nonostante rientri tra le pratiche previste nel Corano, il ripudio è considerato un’azione riprovevole nell’Islam.
41.5). Obbligo di informare la prima sposa. (art.30)
del suo proposito (art. 41). Va accertato il consenso della prima moglie (art. 43-46)186 - Matrimonio poligamo possibile solo in casi previsti dalla legge. Le mogli devono essere informate
reciprocamente. Si prevede il diritto della moglie ad inserire nel contratto matrimoniale una clausola contraria alla poligamia che preveda lo
scioglimento coniugale in caso non sia
rispettata (art. 40) Scioglimento matrimoniale 1) Ripudio 1) Legale (artt. 44- 52). 1) Legale (artt. 44-52).187 Annullato il ripudio triplice e quello verbale. Va registrato legalmente in presenza di entrambe le parti e in presenza di un giudice (art. 48). Diritto della sposa al dono di consolazione previsto nel 1) Previsto tra le possibilità di scioglimento matrimoniale (art. 71), diviene dal punto di vista giudiziale più simile a un divorzio. Considerato un danno per l’intera famiglia e non soltanto per la donna (art. 70), resta un diritto maritale (talaq) seppur vagliato da un giudice.
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188 “Non ci sarà colpa se divorzierete dalle spose che non avete ancora toccato alle quali non avete stabilito la dote. Fate loro, comunque, il ricco secondo le sue possibilità e il povero secondo le sue possibilità, un dono di cui possano essere liete, secondo la buona consuetudine. Questo è un dovere per chi vuol fare il bene”. Cilardo, “La riforma del diritto di famiglia”, p. 479.
189 Tutto ciò che può essere oggetto di obbligazione può far parte del compenso (salvo ciò che ha a che vedere con i diritti della prole in caso di moglie non agiata) ma bisogna evitare richieste eccessive ed abusi da parte del marito.
Corano (2, 236)188 (art. 52 bis. C. 1); nel caso il giudice non riscontri cause valide al ripudio deve valutare un indennizzo per i danni subiti dalla sposa (art. 52 bis). 2) Divorzio dietro compenso 2) Divorzio dietro compenso (art. 61- 65).
Invariato 2) È ancora previsto il ripudio dietro
compenso, ma con maggiori tutele per la moglie (artt. 115-118): a differenza della maggiorenne, la
minorenne non è tenuta a versare al marito alcunché, a meno del consenso del suo rappresentante legale (art. 116); inoltre, ha diritto al compenso versato qualora si dimostri che è stata oggetto di costrizione o danno maritale.189 3) Divorzio giudiziale 3) Divorzio giudiziale a petizione femminile nei casi di abbandono, violenza 3) Il nuovo consiglio di famiglia ha poteri consultivi 3) Viene garantito il diritto al ripudio giudiziale (tatliq) da parte della moglie nei
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190 Si tratta qui dei casi di mancato rispetto del marito delle clausole del contratto matrimoniale (mancato mantenimento, vizi redibitori, assenza, danno, astinenza o abbandono). La moglie può chiedere il ripudio giudiziale dopo un anno di assenza (art. 104-105). In caso di assenza del marito, la moglie può anche chiedere il ripudio giudiziale dopo un anno di assenza o detenzione. Ibid., p. 480.
191 Una volta che il giudice accerta le condizioni del passaggio del diritto al ripudio da parte del marito alla moglie, e superata senza successo la fase di conciliazione intentata, il Tribunale incarica due testimoni a presenziare alla registrazione del ripudio da parte della moglie. Ibid. p. 478.
o mancato mantenimento da parte del marito (art. 56), dopo aver delegato ad arbitri il tentativo di riconciliazione familiare (art. 56.2), in accordo con il diritto islamico classico. in tema di
ripudio, che resta legittimo diritto del marito, passibile di essere trasferito da questi alla moglie.