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Il movimento femminista nel regime di Mubarak: al confine tra i diritti umani e

Dopo la morte di Sadat, assassinato da un membro di un gruppo islamista militante, il suo posto venne preso dal Vice Presidente Hosni Mubarak. Il nuovo presidente si trovò intrappolato nella stessa sfida che aveva affrontato Sadat; il regime voleva apparire riformista e progressista verso i problemi delle donne, ma lo ha fatto mentre cercava di relegare le donne ai margini della politica. Sotto il regime autoritario di Mubarak il femminismo sembra essere compresso tra due forze che si contendono la legittimità politica: il Governo e le opposizioni islamiste.262 Da un lato, le istituzioni di governo si dotano di organi dedicati alle politiche femminili per manipolare la questione di genere; Dall’altro, la continua lotta politica con le forze islamiste ha generato per quasi 30 anni un forte clima di instabilità sociale, influenzando anche il mondo delle organizzazioni femminili. L'aumento del confronto con gli islamisti, soprattutto in merito all’applicazione della shari’a nei diversi settori della vita pubblica, spinse il regime di Mubarak a promuovere leggi e politiche più conservatrici nei confronti delle donne e a diminuire il suo sostegno alla rappresentanza politica di quest’ultime. La promulgazione della Law of associations263 che costrinse tutte le organizzazioni della società civile, le istituzioni e i centri – comprese le organizzazioni femministe - a registrarsi e ottenere l'approvazione governativa presso il Ministero degli affari sociali va letta in quest’ottica. Inoltre, il controllo sulla società civile veniva rinforzato anche da un’altra legge, la Illegal

assembly law, che regolava la possibilità di poter riunirsi in luoghi pubblici per dar vita a

proteste, dimostrazioni ecc. sfruttata dalla polizia per vietare le proteste pubbliche e in tal modo controllare l’attivismo politico.264

Tuttavia, alla luce degli impegni assunti a livello internazionale e dell'aspirazione politica di trovare un alleato in Occidente – l’Egitto ha compiuto gradualmente importanti sforzi per il raggiungimento dell'uguaglianza di genere: su questa scia, ha ratificato il CEDAW nel 1981, impegnandosi così nell'eliminazione della discriminazione nei

262 N. Allam, Women and the Egyptian revolution. Engagement and activism during the 2011 Arab spring

uprisings, Cambridge University press, p. 46.

263 Ad esempio, la legge 84 del 2002 sull'associazione è stata utilizzata per governare le ONG. Le autorità l'hanno utilizzata per impedire arbitrariamente che i gruppi per i diritti umani e altre organizzazioni, critiche nei confronti delle politiche governative, potessero ricevere sovvenzioni da enti e fondazioni straniere. A. Meringolo, “The struggle over the Egyptian public sphere” in Istituto Affari Internazionali, pp. 2-3. 264 Ibid.,

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confronti delle donne. Allo stesso tempo, sono avvenuti dei cambiamenti nella Law of

associations che hanno aperto la porta all'istituzione di organizzazioni femministe

incentrate sulla tutela dei diritti umani, la prima delle quali è stata l’Arab Women's

Solidarity Association (AWSA), oltre a diversi centri legali che offrivano assistenza

legale gratuita alle donne, come il Centro di Assistenza Giuridica Egiziana (CEWLA). Inoltre, con la Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo (ICPD) tenutasi al Cairo nel 1994 è stato compiuto un passo importante nel porre i diritti delle donne nell'agenda nazionale; infatti, è importante ricordare che durante l’ICPD, l’empowerment delle donne così come una risposta effettiva ai bisogni di istruzione e salute, sono stati definiti come strumenti fondamentali per il miglioramento delle condizioni di vita di un paese.265 Nonostante alcune difficoltà nell’accedere alla conferenza a causa del governo, molte attiviste egiziane hanno avuto l'opportunità di incontrarsi e discutere con personalità provenienti da tutto il mondo. La preparazione stessa della conferenza è stata in grado di creare uno spazio che ha permesso a donne con diversi background socio- culturali di discutere su importanti argomenti precedentemente considerati veri e propri tabù, come l'aborto, i diritti riproduttivi e le leggi in materia di diritti delle donne e uguaglianza. È stato durante l'ICPD che il movimento per i diritti umani e il movimento femminista nascente hanno collaborato alla creazione di reti, gruppi di pressione e campagne a livello nazionale e internazionale. L'obiettivo era quello di evidenziare la continua discriminazione di genere contro le donne nonostante l'applicazione delle convenzioni internazionali sui diritti delle donne e sui diritti umani.266

Durante questa fase della storia del movimento femminista egiziano possiamo identificare l'attivismo femminista all'interno di tre quadri generali. In primo luogo, la formazione di comitati femminili nei partiti politici. Anche se queste commissioni si preoccupavano delle questioni femminili, i loro programmi erano generalmente concepiti per rientrare nelle agende di partito piuttosto che promuovere obiettivi puramente femministi. In secondo luogo, nell’arco di questi tre decenni si è assistito all'emergere di preoccupazioni femministe che si sono manifestate come iniziative indipendenti fortemente ispirate dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani, che hanno istituito programmi per le donne e di genere all'interno delle loro istituzioni. Una delle

265 N. Al-Alì, “The Women’s Movement in Egypt, with Selected References to Turkey”, pp. 9-10. 266 Ivi., pp. 11-12.

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iniziative più visibili e attiva è stata quella del Female Mutilation Dashboard (MGF). La task force del MGF, formata da ricercatrici e attiviste indipendenti, si è concentrata sull'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili in Egitto, utilizzando strumenti ottenuti dagli sforzi delle Nazioni Unite per migliorare la vita delle donne nel quadro della salute delle donne e dei diritti riproduttivi. In terzo luogo, analogamente a queste iniziative, gruppi indipendenti di donne si sono riuniti intorno a varie questioni relative alla vita e ai diritti delle donne, non solo in sintonia con queste nuove agende internazionali incentrate sui diritti umani, ma anche attraverso la religione, fondando le loro argomentazioni nell’Islam e nei suoi insegnamenti, con lo scopo di esporre e affrontare gli stereotipi di genere in modo autoctono.267

È in questo quadro che diverse organizzazioni e centri femminili sono stati istituiti a partire dalla fine degli anni '80. Senza dubbio, il cambiamento di rotta del governo – sulla spinta di attori internazionali – nell’interessarsi maggiormente alle questioni femminili, e il crescente peso degli islamisti nella società egiziana, hanno tutti contribuito a formare una nuova coscienza femminista. Così, nel contesto socio-politico dell’era Mubarak, il numero di organizzazioni della società civile, comprese le organizzazioni femminili - che considerarono la politica come impegno quotidiano per la promozione dei diritti sociali, la difesa dei diritti umani e la promozione della cultura - è notevolmente aumentato.268 Seppur limitate dalle continue interferenze da parte dello Stato, diverse organizzazioni femminili continuarono a promuovere un forte dinamismo intellettuale che si tradusse in una costante crescita di presenze femminili nel mercato editoriale, in qualità di studiose, scrittrici e critiche letterarie, che ricorda molto da vicino il passaggio dal XIX al XX secolo, contraddistinto proprio da un simile fermento culturale, premessa di importanti movimenti politici. In questa fase dell’Egitto, la sfera culturale diventa uno spazio in cui sviluppare una forma di dissidenza creativa in cui le scrittrici svolgono un ruolo fondamentale.

Appartiene a questo periodo un’importante figura del femminismo egiziano, Nawal al-Saadawi, diventata famosa per le sue lotte contro l'oppressione sessuale delle donne; nel 1969 pubblicò un saggio dal titolo al-mar'a wal-jins (La Donna e il Sesso) che diviene il testo di riferimento della seconda ondata del femminismo in Egitto e nel mondo arabo.

267 A. Khater, “A Egypt’s feminism”, The Middle East, 1987, pp. 17-18.

268 G. Torunoglu, “Feminism in Egypt: new alliances, old debates”, in Origins: current events in historical perspective, Vol. 9, 2016, p. 2.

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Il saggio in questione ha causato grandi controversie e per questo sarà “condannato” dalle autorità politiche e religiose. L’autrice paga a caro prezzo l’attacco lanciato contro le pratiche tradizionali che gravano sulle donne con il licenziamento dal Ministero della Sanità, dove svolgeva un ruolo dirigenziale, ma i temi da lei messi in risalto sono in armonia con quelli propugnati negli stessi anni dalle organizzazioni internazionali, che cercano di condurli all’attenzione del Governo; Imprigionata nel 1981 insieme a molti altri attivisti, sarà poi rilasciata sotto la presidenza di Moubàrak. Nel 1982 ha fondato una nuova organizzazione femminista Arab Women's Solidarity Association (AWSA), un'associazione non governativa e indipendente che ha avuto il sostegno di diversi intellettuali e scrittori, nonché il riconoscimento delle Nazioni Unite.269 Fu la prima organizzazione femminista ad emergere dopo il clima repressivo del periodo nasseriano. Seguiranno la nascita di diverse associazioni femminili, come l’Association Fille de Terre (1984); l’Association pour le Devoleppement et la Promotion des Femmes

(1987); l’Alliance des Femmes Arabes (1987) e La Nouvelle Femme (1991), i cui incontri erano incentrati sullo studio della storia del movimento femminile egiziano e delle donne arabe, alfabetizzazione, assistenza caritatevole ecc.270 La nascita di queste associazioni decretò, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta, una nuova ondata di femminismo animato da intellettuali di classe media, pronte ad affrontare alcuni grandi tabù della loro società. Gradualmente, le donne sono state in grado di ridistribuire le loro attività nel campo associativo per raggiungere i loro obiettivi e agire così sul cambiamento.

La visibilità internazionale e la vitalità che il movimento femminista egiziano ebbe in quel momento spinsero lo Stato a rilanciare una politica gender oriented. L’istituzione all'inizio del nuovo millennio del National Council for Women (NCW) presieduto da Suzanne Mubarak, ha riaffermato, almeno in apparenza, il sostegno del regime allo sviluppo delle donne nella sfera pubblica egiziana.271 Inoltre, nello stesso anno è stata

269 R. Roded, Women in Islam and the Middle East, New York, I.B. Turis Publichers, p. 228.

270S. Monqid, “Mouvements féminins et féministes en Égypte: rétrospective et histoire d’une évolution

(fin XIXème siècle à nos jours)”, Insaniyat, 2016, Vol. 74, p. 64.

271 Il ruolo del (NCW) e il suo rapporto con le associazioni femminili è stato fortemente contraddittorio; ha assunto un comportamento conflittuale e antagonista in diverse occasioni durante tutto il regime di Mubarak, tanto che alcune delle associazioni femminili hanno ripetutamente accusato il Consiglio nazionale di prendere il merito di alcuni dei successi conseguiti dalle organizzazioni femminili. In più di un'occasione, la NCW è stata anche accusata di avere utilizzato i fondi dei donatori per attività ambigue, sfruttando molte delle associazioni femminili come mezzi di facciata per attuare i suoi progetti politiche e le sue attività. I progressi in materia di diritti delle donne potrebbero essere visti in quest’ottica:

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promulgata una nuova legge sullo status personale che mirava a facilitare e accelerare i contenziosi in materia di divorzio. La decisione è stata presa sulla base di diverse esigenze, tra cui quella di rafforzare le istituzioni statali, creando uguaglianza e giustizia per tutti i cittadini, rivendicandone la legittimità religiosa e culturale, e migliorando lo status dell'Egitto all'interno della comunità internazionale.272 La nuova legge ha introdotto due articoli significativi per le donne: l’Articolo 17, che ha concesso alle donne che si trovavano in un matrimonio non registrato (urfi) il diritto di chiedere il divorzio, mentre L'articolo 20 ha dato alle donne il diritto di poter divorziare dal marito senza una motivazione specifica, il cosiddetto khul'. Il khul' è stato visto come un risultato rivoluzionario, che concesse alle donne la possibilità di una separazione giudiziaria irrevocabile senza la necessità di giustificare le loro ragioni, a prescindere dal consenso del marito, e senza far venir meno gli obblighi finanziari di quest’ultimo nei confronti dei figli.273