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Capitolo II. La Fiume autonomista

2.4 Fiumanizzare la popolazione

L'inizio dell'azione propagandistica degli autonomisti è rappresentato dalla pubblicazione del settimanale "La Difesa". La rivista iniziò ad uscire nel settembre 1898 e serviva, come ha bene illustrato Ljubinka Karpowicz, a occuparsi delle questioni politiche e dell'autonomia di Fiume. Nelle pagine del periodico era così illustrata la concezione di Fiume quale terzo fattore nella corona di Santo Stefano, un soggetto politico con dei propri diritti quali l'italianità culturale e linguistica184. Ciò però non bastava a diffondere l'autonomismo e a renderlo un vasto sentimento della popolazione. A questo scopo servì molto di più il quotidiano "La Voce del Popolo", in mano agli autonomisti185, seguito poi da altri giornali locali, nella continua enfasi della necessità di difendere l'italianità fiumana per tutto il periodo fino allo scoppio della Guerra.

Uno dei primi episodi di coinvolgimento della popolazione nella questione della difesa dell'italianità fiumana avvenne con l'inaugurazione del tram cittadino. Verso la fine del 1899 entrò in funzione a Fiume il trasporto tramviario della Società anonima per il tram elettrico fiumano di

181 Ibidem, p. 91.

182 La motivazione ufficiosa della rimozione dell'aquila dalla Torre civica era che si trattava di un simbolo borghese. Riguardo allo stemma cittadino, questo fu modificato per dare rilevanza anche a Sušak con cui Fiume fu unita dopo la Seconda guerra mondiale. Nenad Labus, O zamjeni dvoglavog orla jednoglavim, in Gigante-Dešković (uredio), Rijeka

za radoznale. Fijumanologija, Rijeka, 2008.pp. 21-29.

183 Michael Billig, Banal Nationalism, SAGE publications, London, 1995. Come affermava l'autore il termine nazionalismo banale serve a indicare le abitudini ideologiche che permettono agli stati-nazione Occidentali contemporanei di essere riprodotti. L'immagine metonimica del nazionalismo banale secondo lui è l'inosservata bandiera appesa presente su un ufficio pubblico pp. 6-8. Nel caso specifico fiumano non parliamo di bandiere ma dell'onnipresente stemma civico che stavano assumendo un significato nazionale grazie all'azione autonomista.

184 LJ. Karpowicz, Riječki corpus separatum, cit., pp. 153-171.

185 Il giornale, fondato nel 1889 a Sušak, era inizialmente di carattere culturale e successivamente politico. I proprietari erano Chiuzzelin e Aranyos, ma a inizio Novecento Riccardo Zanella assunse un ruolo prominente rilevandone dopo la proprietà. Sfortunatamente, non esiste un lavoro di analisi di questo quotidiano così importante per la storia cittadina. I. Lukežić, Liburnijski torzo, cit, pp. 142-143; Sergio Cella, Giornalismo e stampa periodica a Fiume (1813-1947), in "Fiume", Anno V, N.1-2, gennaio-giugno 1957, p. 34 e Gianfranco Miksa, Le pubblicazioni giornalistiche italiane a

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proprietà della Banca commerciale di Budapest. Un’espressione di modernità, seguendo il modello delle altre città europee, ma al tempo stesso ragione di frizione nazionale per le iscrizioni su di esso riportate. In conformità alle decisioni dal Ministero del Commercio, la Società anonima aveva posto le scritte bilingui, ungheresi e italiane, sui carrozzoni dei tram operanti in città provocando l'ira di personaggi del movimento autonomo. In precedenza all'inaugurazione non mancarono critiche de "La Difesa" nei confronti del tram elettrico per il bilinguismo e l'impiego di personale "forestiero"186. Il giorno prima dell'inaugurazione una deputazione di cittadini, guidata da Ferdinando Kuscher e Francesco Vio, protestò dal dirigente municipale per le scritte bilingui187. Il giorno dopo, apparentemente senza nessun collegamento con la protesta precedente, fu inscenata una dimostrazione. Nella principale piazza cittadina, un centinaio di dimostranti bloccò il passaggio del carrozzone del tram; ci furono grida, fischi e furono distribuite cartoline rosse188 invitando a boicottare il tram. I dimostranti intonarono la canzone Lasa pur che i canti e subi...189 e ci furono alcune colluttazioni tra la polizia e i cittadini. Il risultato fu l'arresto di diverse persone di cui la maggior parte fu subito rilasciata190. In giornata seguirono isolati episodi di ignoti che lanciarono oggetti contro il tram e pietre lasciate sui binari, invece la sera nella stessa piazza si radunarono molti curiosi aspettando il rinnovo delle dimostrazioni. Non ci furono ulteriori proteste, tuttavia la polizia stabilì la chiusura dei locali pubblici dopo le 22191. Il giorno seguente continuarono lanci di oggetti contro il tram, a una comitiva di persone che passano per strada fu proibito di cantare la canzone Nella patria del Peretti e ci fu "un tumulto" presso la Torre civica per l'arresto di un individuo che faceva baccano e incitava la gente a liberarlo192. Una parte della popolazione era stata coinvolta nella lotta politica, non certamente tutti.

Dal resoconto degli incassi pubblicato dalla direzione del tram, 10.800 persone furono trasportate nei primi tre giorni di operosità193. Evidentemente non tutti percepivano le scritte bilingui come valido motivo per boicottare il tram elettrico. Sintomatica di questo sentimento l'animosità verso gli autonomisti presente nelle memorie del vecchio liberale Pausi. Giuseppe Luigi Pausi ricordava ironicamente l'accaduto e i protagonisti "prodi e valorosi patrioti fiumani che furono arrestati quali difensori della patria e della avita autonomia" concludendo, attraverso

186 Politica Tramviaria, in "La Difesa", 5 novembre 1899, p. 3. 187 Il tramvia elettrico, “La Bilancia”, Fiume, 6 novembre 1899, p. 2.

188 Una copia del volatino contro il bilinguismo e inneggiante a “Fiume autonoma”, in A. Ballarini, L'olocausta

sconosciuta, cit., p. 47.

189 Originariamente in dialetto triestino Lassè pur che i canti e i subii, la canzone fu premiata nel 1893 dal Circolo Artistico di Trieste. E. Maserati, Simbolismo e rituale, cit., p. 104. A Fiume fu cantata sostituendo il nome del Rossetti con quello di Luigi Peretti per cui è nota come Nella patria del Peretti.

190 Una dimostrazione, in “La Bilancia”, 7 novembre 1899, p. 2. 191 Le dimostrazioni di ieri, in “La Bilancia”, 8 novembre 1899, p. 2.

192 Le dimostrazioni antitramviarie, in “La Bilancia”, 9 novembre 1899, p. 2. 193 La frequentazione del tram, in “La Bilancia”, 10 novembre 1899, p. 2.

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l'analisi delle loro origini geografiche, che tutti, meno uno, non erano fiumani194. La stessa canzone, cantata durante i disordini, era per Pausi il prodotto dello scimmiottamento di Trieste da parte dei "patriottardi fiumani" e un anacronismo senza pari visto che il menzionato Peretti era un convinto magiariofilo195. Ciononostante, gli autonomisti stavano inventando una tradizione196 e vista l'estrazione sociale delle persone coinvolte nelle dimostrazioni (barbieri, sarte, giornalieri e braccianti)197 la loro operazione stava riscontrando successo in ampi strati della popolazione. Nella narrazione autonomista le persone coinvolte nei disordini tramviari "rei soltanto di amore al proprio paese", tra cui giovani che si sdraiarono sulle rotaie irradianti "uno spirito di sacrificio", erano vittime della violenza poliziesca. Le scritte bilingui erano presentate come una scritta imposta con la violenza in odio all'intera popolazione198. La campagna denigratoria e il boicottaggio del tram continuarono a essere tematiche riproposte nel periodico autonomista e infine produssero il ritiro dei biglietti e delle pubblicità in ungherese199.

Pure il processo, svoltosi alla fine dell'anno successivo, fu seguito attentamente dal quotidiano autonomista200. Tutti gli imputati si difesero affermando la spontaneità dei fatti avvenuti, come notava uno degli accusati: "Se la fosse stada preparada, no 1000 de lori fussi vegnudi in piazza, ma 10,000!" (approvazione fra il pubblico)"201. Era necessario affermare la spontaneità dei fatti perché, in caso di dimostrazioni premeditate da un gruppo a scopo di pubblica violenza, la legge prevedeva un'elevata pena carceraria. La pubblica accusa desistette infine da questo punto, qualificando l'episodio come fanatismo politico impadronitosi di alcuni cittadini fiumani soffocando in essi il sentimento nazionale ungherese. La difesa degli imputati, tenuta dai due leader indiscussi del movimento autonomo Michele Maylender e Francesco Vio, rifiutò la qualifica di fanatismo politico. Maylender descrisse l'atteggiamento come "sentimento di difesa della propria lingua" e adducendo come ulteriore motivazione dei protestanti "sappiamo con quali misure il tram elettrico seppe aprirsi le strade di Fiume", alludendo alla modifica della ditta appaltatrice. Francesco Vio fu molto più esplicito, le insegne pubbliche servivano a dimostrare la nazionalità di un territorio e "Ogni cittadino deve difendere la propria nazionalità, altrimenti non è cittadino, e non ha patria alcuna; le nostre idee non sono contro la lingua dello Stato, che è rispettata ovunque ha diritto di

194 Silvino Givante, Memorie frammentarie di un vecchio fiumano, in Aa. Vv., Studi, saggi, appunti, Deputazione di Storia Patria per le Venezie Sezione Fiume, Fiume, 1944, pp. 130-131.

195 Ibidem, p. 115.

196 Eric J. Hobsbawm, Introduzione: Come si inventa una tradizione, E. J. Hobsbawm e Trence Ragner (a cura di),

L'invenzione della tradizione, Einaudi, 1987, pp. 3-17.

197 L'affare delle dimostrazioni contro le inscrizioni bilingui del tram, “La Bilancia”, 20 novembre 1899, p. 2. 198 Cittadini e poliziotti, in "La Difesa", 12 novembre 1899, p. 2 e Il terrore, Ibidem, p. 3.

199 Così stando a A. Luksich-Jamini, Appunti per una storia, cit., p. 14.

200 Corriere giudiziario. In Tribunale. Il processo per le dimostrazioni contro il tram elettrico, in "La Voce del Popolo", 18, 19, 20 e 21 dicembre 1900, pp. 2-3.

201 Corriere giudiziario. In Tribunale. Il processo per le dimostrazioni contro il tram elettrico, in "La Voce del Popolo", 18 dicembre 1900, p. 2.

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stare; ma non le si può far buon viso ove costituisca una preterizione della lingua del paese. La causa quindi della idea, è giusta, è santa; la difesa della nazionalità, l'unico scopo. (Bravo! bravo! mormorio di approvazioni nel pubblico)."202. Il processo si concluse con alcuni imputati condannati a qualche giorno di carcere, da molti già espiato, o a multe per mancato scioglimento ordinato dalla polizia. L'attenzione dell'opinione pubblica e della cittadinanza iniziava però ora a essere canalizzata verso un problema nazionale.

Il tram divenne subito un simbolo per l'autonomismo, come testimonia la seconda classificata al concorso delle canzonette fiumane del 1900. Una strofa de Son tabachina descriveva una figura femminile fiumana che si rifiutava di utilizzare il tram: "Son prudente e giudiziosa / E

non voio in tram andar, / Mi go cara la mia vita / Che non posso assicurar. / Son fiumana e birichina / E me godo nel scoltar / Che l'abuso e la violenza / Andrà presto a terminar."203. Quando iniziarono le pratiche per la municipalizzazione del tram, un’altra canzonetta Tram Fiuman segnerà il cambiamento: "El tram elettrico / No l'xe più un mostro / Ogi, el xe nostro, / Tuto fiuman"204. Queste canzonette, sui cui testi avremo ancora modo di soffermarci, servivano a rappresentare il comportamento esemplare e promuovere un sistema di valori205. La loro funzione era perciò diffondere tra la popolazione la concezione autonomista, fatto evidente anche ai contemporeanei. Subito dopo la pubblicazione delle canzonette ne "La Voce del Popolo" nel 1900, il consigliere ministeriale Vallentsits, liberale di vecchio stampo facente funzione di podestà, scrisse al governatore di Fiume allegando una copia del giornale autonomista. Nella lettera Vallentsits precisava "(...) rilevando che giusta il tenore delle canzonette, l'associazione [il Circolo letterario ndA] colla loro scelta premiazione e diffusione tende evidentemente non a promuovere la letteratura, conforme agli statuti, ma a promuovere invece l'agitazione e l'intransigenza nazionale italiana autonoma fra la popolazione"206. Notiamo che il Vallentsits non considerava le canzoni del Circolo manifestazioni di irredentismo, ma le bollava con l'appellativo di "intransigenza nazionale italiana autonoma". Esattamente questa frase sintetizza quello che divenne l'operato degli autonomisti, la creazione di una specifica nazionalità italiana per il corpus separatum, senza porre in discussione il legame con l'Ungheria. Questo è evidente anche dalle altre canzoni premiate al

202 Corriere giudiziario. In Tribunale. Il processo per le dimostrazioni contro il tram elettrico, in "La Voce del Popolo", 20 dicembre 1900, p. 3.

203 Raccolta di canti popolari fiumani, a cura della Lega Nazionale - Trieste, sezione Fiume, Cartoteca isontina, Gorizia, 2003, p. 38. La data del 1906 si riferisce a quando fu musicata la canzonetta.

204 Ibidem, p. 41.

205 Diana Grgurić, Canzonetta fiumana. Prilog valorizaciji riječke popularne pjesme, in "Sušačka revija", broj 89/90, Rijeka, pp. 53-56.

206 DARi-65, Regio. Consolato d'Italia a Fiume, Busta 55, N 11020, Il Consigliere min. Podestà dr. Valentsis a Sua Eccelenza il Signor Conte Ladislao Szapary I.R. Consigliere Int. Regio Governatore, Fiume, 15 ottobre 1900. Documento passato agli atti il 10 marzo 1903. Voglio precisare al lettore che non ho utilizzato questo fondo. Ho scoperto il documento per casualità mentre cercavo di trovare delle informazioni riguardo la percezione delle elezioni locali del 1901 da parte del Consolato italiano.

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concorso. Il primo premio fu conferito a El mio fior, il secondo premio fu assegnato a pari merito tra Son una colombeta e la menzionata Son tabachina, mentre il terzo posto veniva conferito pari merito a Dime Rita e l'Amor. Nell'articolo de "La Voce del Popolo", allegato alla lettera mandata al governatore, erano evidenziate con matita blu e rossa alcuni passi delle cinque canzonette e in modo particolare veniva segnalato con un appunto che il fiore della prima canzonetta era la margherita. Effettivamente, dai passi segnalati, il tono della canzone descriveva esplicitamente la margherita come emblema e simbolo della lingua italiana parlata anche in fondo al Quarnero. Il messaggio però non andava oltre al marcare l'adesione a una comunità linguistica anche se evidenziava una sorta di speranza per il futuro: “Col to nome ti conforti / D'aver fede nel destin.”. Il tema della Son una

colombeta invece non ha un messaggio nazionale quanto si presta a metafora della difesa della città

contro la magiarizzazione. L'immaginaria autrice si rappresenta come una colomba, i cui genitori hanno deciso di annidarsi a Fiume, minacciata da un forestiero, la volpe, che vuole aggiustare il nido e farle cambiare piume, trasformarla in un falso pappagallo “che stona e parla mal”. Son

tabachina, oltre al tema del tram, descrive una modesta e povera operaia della Manifattura tabacchi

che si sente in dovere di difendere la propria lingua contro minacce esterne.

Seppur terza classificata, Cantime Rita è probabilmente la più famosa delle menzionate canzoni. Il messaggio di questa canzonetta è delineare la lingua italiana come “orgoglio d'ogni fiuman” aggiungendo un elemento molto interessante all'identificazione collettiva, il tricolore: “Quando spiega la nostra bandiera / Dala tore el suo bel tricolor, / che xe prova de fede sincera /

che ne stringe in un pato d'amor.”. Il tricolore a cui allude l'autore non è però quello italiano o

ungherese, ma “la nostra bandiera” sulla Torre civica, il tricolore fiumano. La bandiera, tipico simbolo del nazionalismo, sorge a simbolo di fede per tutti i fiumani, ovviamente di lingua italiana. Autore del testo era il maestro comunale Arrigo Riccotti, personaggio che incroceremo nel movimento socialista. In ogni caso, l'azione autonomista non si esaurì con la vittoria nelle elezioni amministrative del gennaio 1901, anzi queste segnarono l'inizio di una nuovo periodo di vivace propaganda.

Una delle prime azioni dei dirigenti dell'Associazione autonoma saliti al potere fu l'ideazione dei fiammiferi autonomia, da essere venduti con lo stemma civico, il cui ricavato andava a favore degli scolari poveri delle scuole comunali. Per utilizzare lo stemma con l'aquila bicipite, l'Associazione autonoma doveva fare richiesta alla Rappresentanza municipale, dove erano ovviamente gli autonomisti a controllare la maggioranza. La richiesta, presentata dal presidente e dal segretario dell'Associazione, veniva illustrata nei seguenti termini: “Onde a tutti ben designato sia lo scopo e possibilmente maggiore riesca l'utile materiale di tale commercio, si rende necessario l'uso dell'arma della nostra città.", e concludeva “In attesa d'una favorevole e patriottica

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evasione.”207. Il testo descriveva nei dettagli la scatola di fiammiferi; portante lo stemma civico, uno scudo con le iniziali dell'Associazione autonoma, decorata con i colori della bandiera fiumana e accompagnata dai versi danteschi “Non sbigottir, ch'io vincerò la prova”. Ai potenziali acquirenti, dal testo sulla scatola, veniva dato intendere che il guadagno sarebbe andato a tutti gli scolari poveri (“L'utile va devoluto a favore degli scolari poveri della liberà città di Fiume e suo distretto”), mentre dalla richiesta risulta che i beneficiari sarebbero stati soltanto gli scolari delle scuole controllate dal Comune e non quelle statali. Il testo impresso sulla scatola terminava: “Pensate ai giovani che devono succederci. Ogni uomo ha il dovere d'aiutare i poveri, affinché il divenir onesti, forti e colti cittadini riesca loro men duro e meno difficile.”. Gli autori del testo per i fiammiferi si rivolgevano intenzionalmente alla collettività fiumana, a “tutti” doveva essere chiaro l'intento e “ognuno” doveva contribuire alle nuove generazioni. Il fine ultimo di questa iniziativa lo definiscono gli stessi richiedenti nell'ultima frase, era patriottico, e i beneficiari i futuri cittadini. Nel testo non sono esplicitati quali cittadini ma è lecito concludere dalla citata richiesta che sono quelli istruiti nelle scuole comunali di lingua italiana dunque i cittadini fiumani e non tutti i cittadini ungarici. Questa era dunque la comunità immaginata di riferimento degli autonomisti. La scelta del passo dantesco del Canto VIII, utilizzato da altre associazioni nazionali italiane, richiama la tenacia di Virgilio di fronte al negato accesso alla città di Dite da parte di alcuni diavoli e si sarebbe portati a pensare che gli autonomisti rappresentassero gli avversari politici, in questo caso chi nega l'italianità fiumana, come dei diavoli. Il richiamo alla sacralità della causa sembra evidente. In seno alla Rappresentanza civica il referente municipale presentava la richiesta come nobile idea che offre a tutti l'occasione di aiutare gli scolari poveri e “(...) non ha bisogno di alcun suffragio, di alcuna motivazione, perché troppo altamente parla al cuore di tutti.”, e continuava: ”Ed il Magistrato civico, ben sicuro che ognuno vorrà dare il suo appoggio ad un'opera tanto benefica, perché tende a conservare intatto il patrimonio della lingua nostra (…).” trovava di approvare la richiesta. La mozione non fu nemmeno posta ai voti perché accettata per acclamazione208. Anche il referente segnalava che l'iniziativa era emotivamente forte per la collettività, “parlava al cuore di tutti”, e siccome il suo fine era conservare il patrimonio linguistico italiano, doveva essere approvata. L'azione autonomista non si esauriva qui, bisognava anche pubblicizzare il prodotto.

Dopo la decisione della Rappresentanza municipale, il giornale autonomista da “fonte attendibilissima” informava che il primo ministro aveva approvato la decisione della Rappresentanza ed espresso parole di caldo elogio verso l'Associazione autonoma209. La notizia

207 DARi-22, Magistrato civico, Anno 1899, F18, Società autonoma, La Direzione dell'Associazione Autonoma al Magistrato civico, Fiume, 20 dicembre 1901.

208 Rappresentanza civica, in “La Bilancia”, 4 gennaio 1902, p. 2.

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veniva smentita da “La Bilancia” ricordando che non spettava al Ministero la decisione ma che in base a una circolare ministeriale il Governo locale raccomandava di acquistare i fiammiferi da una fabbrica nazionale ungherese210 come del resto conferma uno scambio epistolare tra il vice podestà e il governatorato211. I dirigenti dell'Associazione autonoma attraverso il loro organo di stampa non si curavano di far circolare notizie false o tendenziose con l'evidente scopo di fare pubblicità per il proprio prodotto che in ultima istanza significava propaganda per la circolazione del proprio credo politico. Una delle poche critiche rivolte a questo procedere dei fatti fu formulata da Samuele Mayländer. Il futuro socialista, nel gennaio 1902, su "La Voce del Popolo", criticava la decisione dell'Associazione autonoma di vendere i fiammiferi autonomia con lo stemma cittadino, entrando in polemica con Zanella212. Le ragioni del Mayländer sono interessanti perché dimostrano come il concetto di patria fiumana fosse condiviso da parti dell'élite dirigente che non appoggiavano politicamente gli autonomisti. Il suo commento, da questo punto di vista, è emblematico: "Contro lo stemma di Fiume, contro i colori di Fiume non scrissi una sola sillaba mio sign. Z. Sono essi cari simboli che sin dalla fanciullezza tengo rinchiusi in ogni fibra del mio cuore, e anziché farmi ombra essi illuminano il cammino della mia vita, e guidano le mie azioni. Come ogni cittadino libero e liberale sono autonomo al pari di lei anche senza aver l'onore di far parte della sua frazione politica e senza aver per caso innocentemente sofferto dieci giorni di carcere...tenero."213. Le considerazioni del futuro socialista riecheggiano le parole del Pausi: ""Davvero non so spiegarmi perché, se senza spiegare una nazionalità i fiumani non possono dirsi esclusivamente fiumani, come gli abitanti della Dalmazia nomarsi dalmati e quelli dell'Istria istriani. Naturalmente ciò non accomoderà a certe teste quadre, le quali non vogliono concedere nessun posto ad una specialità, quand'anche tanto innocua e sancita dal crisma dei secoli."214. I tempi stavano però cambiando, l'élite autonomista che controllava l'istituzione civica aveva messo in motto un meccanismo di identificazione della