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Nazionalità, immigrazione e competenze linguistiche nel corpus separatum

Capitolo II. La Fiume autonomista

2.2 Nazionalità, immigrazione e competenze linguistiche nel corpus separatum

La suddivisione per nazionalità della popolazione presente a Fiume è un tema quantomeno controverso. Ciò è dovuto all'importanza che il peso numerico di una nazionalità rivestiva e riveste nell'immaginario politico per rivendicare l'appartenenza di un territorio alla comunità immaginata60. Strumento prediletto dello scontro e del dibattito sono stati i censimenti come se essi fossero in grado di rappresentare acriticamente le lealtà della popolazione. Antropologi e sociologi ci ricordano come nei censimenti non ci troviamo di fronte a dati oggettivi, ma a delle categorie create

58 Confusionismo, in "La Bilancia", 28 febbraio 1914, p. 2.

59 Breve compendio dell'attività in "Pubblico Servizio" di Riccardo Zanella, in "Fiume", Anno XV, N. 30, II semestre 1995, pp. 87-88.

60 Benedict Anderson, Comunità immaginate, Manifestolibri, Roma, 2009, In particolare per i censimenti e le mappe pp. 173-186.

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dallo stato, negoziando anche con attori locali, che forgiano una visione del mondo sociale. Tramite il censimento gli individui si trovano a condividere idealmente con altre persone l'appartenenza a una categoria fornendo l'immagine di una comune identità collettiva. Le categorie del censimento incoraggiano poi gli individui, ma anche gli studiosi, a pensare la realtà come fosse formata da gruppi delineati61 ossia la tendenza al gruppismo62. Un ottimo esempio rappresentano le considerazioni sull'attendibilità dei censimenti fiumani e l'uso tendenzioso dei dati operato dagli studiosi.

Il primo censimento a fornire informazioni sulla presunta appartenenza nazionale degli abitanti fu effettuato nel 1851 dalle autorità della Croazia-Slavonia. Secondo questo censimento la popolazione della città, che ammontava a 12.598 abitanti, era composta da 11.581 croati e 691 italiani. Le cifre esposte dal censimento sono però in netto contrasto con i dati rilevati quasi trent'anni dopo. Stando al censimento ungherese del 1880, su una popolazione complessiva di 20.981 abitanti, gli italiani ora ammontavano a 9.237, mentre i croati si attestavano a 8.029. Indubbiamente, la diminuzione dei croati e l'aumento degli italiani non era stata causata da un improvviso calo della natalità da parte dei primi o dalla migrazione massiccia del secondo gruppo, qualcosa evidentemente non quadrava.

La storiografia croata, a cui i dati del primo censimento andavano a favore, aveva sostenuto la tesi dell'infondatezza dei censimenti successivi, considerandoli falsificazioni, appoggiandosi ai numeri del censimento del 185163. Da parte italiana, invece, era il primo censimento ad essere contestato, attribuendo maggiore rilevanza ai censimenti seguiti dal 188064. Un recente studio ha evidenziato come i dati sulla composizione nazionale del censimento del 1851 siano in realtà inutilizzabili. Il termine nazionalità (narodnost) non era chiaramente definitivo e l'appartenenza regionale spesso sostituiva l'affiliazione a un gruppo nazionale65. Il primo censimento, citato anche

61 David I. Kertzer and Dominique Arel, Censuses, Identity formation, and struggle for political power, ID (edited by) in Census and Identity. The Politics of Race, Ethnicity and Language in National Censuses, Cambridge University Press, Cambridge, 2001, pp. 1-42.

62 Rogers Brubaker, Ethnicity without Groups, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, and London, England, 2004, pp. 7-27.

63 Fran Barbalić, Pitanje narodnosti u Rijeci, in, Jakša Ravlić (glavi urednik). Rijeka zbornik, cit., pp. 15-34. L'analisi di Barbalić è assolutamente di parte è si concerta sulla confutazione non del censimento ungarico bensì dei dati pubblicati nella Guida di Fiume del 1915. Barbalić preferisce questi dati, che differiscono sostanzilamente dal censimento ufficiale del 1910 e non risulta tuttora chiaro quando e come sono stati raccolti, perché forniscono un maggiore peso numero alla componente croata. Anche Stražičić preferisce i dati della Guida al censimento ungherese del 1910. I dati del censimento del 1851 sono invece ripresi in un lavoro recente da Maja Polić, Hrvatski nacionalizam

u XIX. i početku XX. stoljeća na primjeru Rijeke i riječkog područja, in "Problemi sjevernog Jadrana", 2014, pp. 16-24 e

anche nella monografia divulgativa di Igor Žic, Kratka povijest grada Rijeke, drugo izdanje, Adamić, Rijeka, 2006. 64 A. Luksich-Jamini, Il movimento delle nazionalità e l'italianità di Fiume, in "Fiume", Anno XIV, n. 1-4, gennaio-dicembre 1968 pp. 163-189.

65 Božena Vranješ-Šoljan, Prvi opći popis stanovništva u Habsburškoj Monarhiji iz 1857.: Koncepcija, metodologija i

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da Taylor nel suo studio sull'Impero asburgico66, non può dunque supportare la tesi di una incontestabile supremazia nazionale croata67.

Dall'altro lato, neppure i numeri del censimento ungarico possono essere intesi come espressione delle nazionalità presenti nel territorio. In Ungheria non veniva propriamente eseguito un censimento delle nazionalità, ma piuttosto veniva chiesto alle persone censite di indicare la lingua materna, a differenza della lingua d'uso (Umgangsprache) censita nella Cisleitania68. Il termine era tuttavia da intendersi in modo molto più ampio di quanto l'espressione possa indurre a concludere. Le istruzioni per i commissari del censimento nel 1900 indicavano:

"Quale lingua materna è da iscriversi, sempre secondo la verità, quella lingua, che il rispettivo individuo riconosce come sua e che esso parla il meglio ed il più volentieri. Laonde è da osservarsi che, quantunque la lingua materna sia per lo più identica con quella che si è appresi dalla madre, tuttavia essa non combina sempre colla medesima, non essendo esclusa la possibilità che la lingua

materna del figlio sia differente da quella della madre, specialmente se il figlio ebbe ad apprendere

nell'asilo per l'infanzia, nella scuola od in seguito ad altro contatto sociale una lingua differente."69. La lingua materna non era dunque semplicemente la lingua imparata dalla madre, ma era la lingua meglio e più volentieri parlata, appresa durante il percorso educativo o tramite la socializzazione. Naturalmente, come continuavano le indicazioni, poteva essere esclusivamente una lingua moderna, escludendo lo yiddish o i dialetti delle lingue presenti nel territorio. Nel Regno d'Ungheria questi criteri dovevano favorire il predominio della lingua necessaria all'ascesa sociale70, l'ungherese, dimostrando inoltre come la Transleitania si stesse trasformando in uno stato per la nazione magiara71. Nella stessa Fiume, l'andamento dei censimenti dimostrava un continuo aumento della componente magiarofona; i madrelingua ungheresi passarono dal 1,82% della popolazione nel 1880 al 13% nel 1910. Ci soffermeremo in seguito nel dettaglio su questo fenomeno.

Ritornando al contesto del corpus separatum, la lingua privilegiata dai compilatori del

66 Alan John Percivale Taylor, The Habsburg Monarchy 1809-1918. A History of the Austrian Empire and

Austria-Hungary, Penguin Books, Harmondsworth, 1993, p.269.

67 Emblematico il trattamento riservato ai "dalmati", censiti separatamente come nazionalità. Nikola Stražičić, Prilog

poznavanju demografskog razvoja grada Rijeke tijekom posljednja tri stoljeća, in "Rijeka", svezak 1, 1994, nota 59, p.

134.

68 Sul censimento in Ungheria, Ágoston Berecz, The politics of early language teaching, Past Inc, Central European University, Budapest, 2013, pp. 23-30.

69 Istruzione generale del R. Ung. Ministro del Commercio inerente all'ordinanza n. 4015 pre. 1900, relativamente al

censimento della popolazione. Istruzione sul modo di riempire i bollettini individuali ad uso dei commissarii al censimento e delle persone che riempiscono tali bollettini, Fiume, Stabilimento Tipo-litografico di Emidio Mohovich,

1900, pp. 32-33.

70 Dominique Arel, Language categories in censues: backward- or foward-looking?, in D. I. Kertzer and D. Arel, The

Politics of Race, cit., pp. 98-100. Ad esempio Macartney sostiene l'avanzamento reale della magiarizzazione e non la

falsificazione come sostenuto da altri autori. C. A. Macartney, L'Impero degli Asburgo, cit., pp. 833-834.

71 P. M. Judson, L'Autriche-Hongrie était-elle un empire?, in "Annales. Histoire, Sciences Sociale", 63e Année, No. 3, Empires (May-Jun. 2008), pp. 579-582.

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censimento era però l'italiano in quanto la sociabilità istituzionale a livello locale e l'istruzione si svolgevano prevalentemente in tale lingua. Apprendere e utilizzare il croato era possibile soltanto limitatamente nelle prime classi delle scuole dei sottocomuni e nel ginnasio di lingua croata che nel 1896 fu trasferito a Sušak. Ciò non significa che allievi non possano aver frequentato scuole di primo livello in lingua croata nel territorio austriaco limitrofo (Istria) o ungherese (Croazia-Slavonia), come del resto avveniva con il ginnasio croato. Tuttavia, a Fiume le istituzioni comunali utilizzavano esclusivamente l'italiano, mentre le istituzioni statali l'ungherese. Indipendentemente dalla composizione nazionale del 1851, nel corpus separatum era in atto un processo, che Stražičić chiama di fiumanizzazione, il cui risultato tangibile era l'elevato numero di persone di madrelingua italiana72. Emblematico il commento del concepista municipale fiumano al riguardo: "In generale, tutti i qui immigrati, nei loro contatti colla popolazione aborigena devono ragionevolmente e necessariamente appropriarsi, con gli usi ed i costumi, anche il linguaggio di quella se vogliono fruire dei benefici economici ed intellettuali offerti dall'organizzazione sociale di un popolo più evoluto nel grado di coltura."73. Perciò, l'appropriazione da parte della maggioranza della popolazione dell'italiano come madrelingua non deve essere confuso come indicatore della lealtà nazionale. Il fenomeno indica prima di tutto l'assimilazione da parte degli immigrati della lingua ufficiale del corpus separatum, quella che in questo contesto offriva maggiori vantaggi economici e sociali. Solo contestualizzati in questo modo possono essere presentati i numeri dei madrelingua degli ultimi due censimenti:

Anno Italiani Croati* Ungheresi Tedeschi Sloveni Altri Totale

1900 17352 (44,5%) 12633 (32,4%) 2842 (7,3%) 1945 (5%) 2251 (5,8%) 1932 (5%) 38955 1910 24212 (48,6%) 12926 (26%) 6493 (13%) 2315 (4,6%) 2336 (4,7%) 1524 (3%) 49806

Dai censimenti realizzati negli anni, emerge in primo luogo un altro fattore imprescindibile per comprendere la crescita della popolazione, accennato dal Pausi, l'elevato tasso di immigrazione. Ilona Fried aveva notato come nel censimento del 1890 Fiume fosse la città ungherese con il maggiore incremento demografico, superando in quell'anno la capitale74. L'incremento era dovuto alla massiccia immigrazione; in base ai dati per lo stesso anno, metà della popolazione era nata al di fuori del territorio cittadino75. Soffermiamoci perciò brevemente sulle cifre degli ultimi tre

72 N. Stražičić, Prilog poznavanju demografskog razvoja, cit., pp. 121-122.

73 Giuseppe Luigi Pausi, Cenni sommari sul censimento della popolazione di Fiume e suo distretto col 31 dicembre

1900, Fiume, 1907, p. 16.

74 I. Fried, Fiume città della memoria, cit., p. 74. 75 D. Klen (uredio), Povijest Rijeke, cit., p. 233.

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censimenti realizzati durante la sovranità ungarica. Nel 1890 la popolazione pertinente76 a Fiume ammontava al 47.32%, i pertinenti alla Croazia-Slavonia erano il 10.69%, i sudditi austriaci il 32.79%, mentre i regnicoli si fermavano al 5.31%. I magiari, pertinenti alla capitale e ai comitati dell'interno, erano il 3.88%77. I dati esposti forniscono pure la divisione dei sudditi austriaci secondo il territorio di provenienza; i più numerosi erano gli istriani (39,43%), seguiti dai carniolini (quasi il 26%) e dai "triestini" (quasi il 10%), mentre gli altri si attestavano singolarmente sotto il 10%78. Dagli ulteriori due censimenti possiamo notare in primo luogo il continuo incremento della popolazione; dai quasi 39.000 abitanti nel 1900 Fiume crebbe ai quasi 50.000 nel 1910. Gli stranieri, i sudditi non ungheresi, nel 1900 ammontavano a 16.689 (42.3%) e crebbero a 19.836, diminuendo però in numeri assoluti (39.8%), nel 191079. La tipologia dell'immigrazione stava cambiando, anche se alcuni andamenti complessivi rimanevano costanti.

Per precisione, notiamo che nei seguenti due censimenti al posto della pertinenza fu rilevato il luogo di nascita. Evidentemente ciò pone dei problemi metodologici, ma come cercheremo di dimostrare, per le nostre considerazioni cambia poco. Stando ai dati del 1900, i nati a Fiume si attestavano al 48.2%, i sudditi austriaci ammontavano al 35.7% e i regnicoli comprendevano il 5.7% della popolazione80. Per la stragrande maggioranza degli austriaci il censimento non rivelava il Land d'origine. Ciononostante, i territori indicati da alcuni erano prevalentemente, come nel decennio precedente, l'Istria e la Carniola, seguite, in numero molto minore, da Trieste e dalla Dalmazia81. I nati in Croazia-Slavonia aumentarono al 12.7%, erano per il 56% originari dalla contea di Modruš-Rijeka, ma soprattutto gli immigrati dall'interno dell'Ungheria formavano ora il 6.7% della popolazione82. Nell'ultimo censimento i nati a Fiume scesero di poco nella percentuale, fermandosi al 45,2% della popolazione. I sudditi austriaci continuarono ad essere il numero più elevato di stranieri con il 33,53% della popolazione, seguiti sempre dai sudditi italiani con il 5,94%.

76 La pertinenza era il corrispettivo italiano del tedesco Heimatrecht, dell'ungherese községi illetőség e del croato

zavičajnost. Il termine indicava l'appartenenza legale a una municipalità nella quale l'individuo poteva soggiornare

liberamente e ottenere l'assistenza in caso di povertà.

77 Dati statistici relativi alla città di Fiume ed al suo movimento commerciale e marittimo, Stamperia della Società anonima letteraria e tipografica "Athenaum", Budapest, 1901, p. 3. Il rimanente 0.01% era di pertinenza ignota. La componente regnicola italiana ammontava a 1293 individui sui 1567 sudditi esteri censiti, dunque oltre l'80%.

78 Ibidem. Il numero totale dei sudditi austraici era di 9.674. Gli Istriani erano 3.815, Carniolini 2.513, Trieste e suo distretto 956, Dalmati 683, Goriziani e Gradiscani 475, Stiriani 407, Boemi 256, Austria Inferiore 199, Carinziani 101 e altre provincie 269. La percentuale è stata calcolata dall'autore.

79 A Magyar Szent Korona Országainak 1910. évi, Népszámlálása, 42 Kötet, Budapest, 1913, p. 27. [Censimento generale della popolazione dello Stato della Sacra corona ungherese, anno 1910, volume 42 di seguito MSZKO, Vol. 42.].

80 Gustav Thirring, A magyar városok statisztikai évkönyve [Annuario di statistica delle città ungheresi], 1 évfolyam, Budapest, 1912, p. 120 e A Magyar Szent Korona Országainak 1900. évi, Népszámlálása, (di seguito MSZKO), 5 Kötet, Pesti Könyvnyomda részvénytárság, Budapest, 1907, pp. 56-57. [Censimento generale della popolazione dello Stato della Sacra corona ungherese, anno 1900, volume 5, di seguito MSZKO, Vol. 5].

81 MSZKO, vol. 5, pp. 42-45. I sudditi austriaci erano complessivamente 13.909, per 5.057 non fu specificato il Länd. 82 MSZKO, vol. 5, pp. 52-53; 56-57 e 115.

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L'Istria (43%) e la Carniola (22,4%) continuarono a fornire i maggiori contingenti di austriaci, mentre aumentarono di molto i dalmati, seguiti da un discreto numero di triestini83. Tra i sudditi ungheresi, i nati in Croazia-Slavonia raggiungevano il 13%, di cui un abbondante 48% era originario dalla contea limitrofa di Modruš-Rijeka, ma notevole era soprattutto l'incremento dell'immigrazione dall'Ungheria interna, che vide i magiari raggiungere le cifre dei croati arrivando al 13,2 %84.

Era necessario riprodurre questi dati perché pure questi sono stati utilizzati come pretesto per definire il carattere etnico, se non nazionale, della popolazione. Nell'ultima monografia cittadina pubblicata in Jugoslavia, fu affermato come la maggioranza degli immigrati provenisse da territori di maggioranza croata, il Gorski Kotar, l'Istria e il Litorale croato, e dall'entroterra sloveno85. Volpi, invece, sostiene che il governo ungherese avesse favorito l'immigrazione degli italiani delle regioni limitrofe: il Litorale austriaco, il Trentino e dagli ex territori austriaci ora italiani come il Veneto, per mantenere il carattere italiano del corpus separatum86. Certamente, la componente istriana, croata (della Croazia-Slavonia e non nazionalmente croata), carniolina e regnicola raggiungevano cifre importanti. Nel 1890 queste quattro categorie formavano il 36% della popolazione totale (10.773 su 29.494), mentre nel 1900, per motivi metodologici, solamente il 34,6% (13.477 su 38.955), e il 40% nel 1910 (19.998 su 49.806). Le località d'emigrazione corrispondevano perciò a quelle degli immigrati triestini, studiati da Cattaruzza87, ad eccezione della Croazia-Slavonia. Per questi ultimi, Trieste era molto più distante mentre Fiume era una zona attrattiva per l'impiego di questa massa di popolazione agricola88. La pertinenza e/o il luogo di nascita non possono però essere indicatori del carattere etnico e certamente non sono rappresentativi dell'affiliazione nazionale degli individui. I quattro principali territori d'emigrazione sono a loro volta complessi da delineare etnicamente e nazionalmente. Semplificando, i maggiormente problematici erano gli istriani, provenienti da un territorio più multiletnico e multilinguistico dell'Italia, della Croazia-Slavonia o della Carniola. Nemmeno però gli altri tre territori possono essere considerarsi etnicamente nazionalmente omogenei, sebbene lo fossero di più rispetto all'Istria89. Infine, la

83 A Magyar Szent Korona Országainak 1910. évi, Népszámlálása, 61 Kötet, Pesti Könyvnyomda részvnytárság, Budapest, 1916, pp. 18-20. [Censimento generale della popolazione dello Stato della Sacra corona ungherese, anno 1910, volume 61 di seguito MSZKO, vol. 61]. I sudditi austriaci erano complessivamente 16.073. Di questi 6.913 istriani, 3.609 carniolini, 1.756 dalmati e 989 triestini.

84 MSZKO, vol. 61, pp. 18-21; 33 e 71-73.

85 D. Klen (uredio), Povijest Rijeke, cit., p. 233. In realtà era Karaman ad esprimere questa concezzione in I. Karaman,

Razvoj stanovništva i privrede u urbanom sustavu grada Rijeke od revolucije 1848/49. do raspada Habsburške monarhije, in "Historijski zbornik", god. XXXIX, 1986, p. 128.

86 G. Volpi, Fiumani, ungheresi, italiani, p. 52.

87 M. Cattaruzza, La formazione del proletariato urbano, Musolini editore, Torino, 1979, pp. 5-55.

88 Per le condizioni di vita della popolazione contadina vedi Jaroslav Šidak, Mirjana Gross, Igor Karaman i Dragovan Šepić, Povijest hrvatskog naroda 1860-1914, Školska knjiga, pp. 128-129.

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pertinenza o la sudditanza indicano lo status legale di una persona, dipendente a sua volta dalle leggi del rispettivo stato o dalle ordinanze del comune. Non è detto che un individuo nato a Fiume avesse la pertinenza fiumana e, analogamente, che un suddito austriaco dell'Istria fosse nato in quella provincia. A comprendere la confusione è utile citare questo esempio. Nel 1906, un ragazzo quattordicenne, "Giovanni Logar", nato a Fiume ma pertinente a Smerje presso Feistritz (Smrje presso l'odierna Ilirska Bistrica in Slovenia), fu arrestato per offese ai frati cappuccini. L'autorità di polizia notava "(...) mentre inveiva con le parole contro i Cappuccini, teneva spiegata una bandiera dei colori fiumani (...)"90. Il ragazzo in questione, con il nome scritto in forma italiana dalle autorità, era un suddito austriaco, pertinente al Land della Carniola, forse etnicamente sloveno, ma nato a Fiume e in quel momento simpatizzante per l'autonomismo. Ciò illustra come non sia possibile stabilire un rapporto diretto tra luogo di nascita, pertinenza, etnia e nazionalità. Certamente, la città di Fiume emerge come una località di immigrazione di popolazione per eccellenza austro-ungarica, più che semplicemente ungarica, e di attrattiva per i sudditi italiani. L'integrazione degli immigrati, come pure degli "autoctoni", all'interno di un gruppo nazionale dipendeva però da molteplici fattori come la scolarizzazione, la leva militare, le conoscenze linguistiche e l’estrazione sociale.

Appurata l'impossibilità di stabilire le nazionalità in base alla lingua e il notevole numero di immigrati, soffermiamoci proprio sulle competenze linguistiche della popolazione91. La statistica ufficiale ungherese era rivolta principalmente a rilevare la conoscenza della lingua dello stato da parte dei madrelingua non ungheresi92. Dall'altro lato, per il 1910 abbiamo dati molto elaborati sulle

censitario che potesse avere la maggioranza assoluta (41.6% lingua d'uso croata contro 36.5% Italiana). Nello stesso anno, soltanto il 62.5% della popolazione della Croazia-Slavonia era di madrelingua croata e accanto alla numerosa componente serba esistevano dei nuclei importanti di germanofoni e magiariofoni. In Carniola quasi il 95% della popolazione dichiarava lo sloveno come lingua d'uso, ma i germanofoni, in particolare la comunità di Gottschee (oggi Kočevje), non sono elementi da trascurare. Infine, quanto gli Italiani provenienti dal vicino Regno fossero coscienti della loro italianità o si dividessero per provenienze regionali e/o locali, non è dato saperlo. Per considerazioni sull’Istria, in primo luogo la vita associativa, rimando a Vanni D’Alessio, Il cuore conteso. Il nazionalismo in una

comunità multietnica: l'Istria asburgica, Filema, Napoli, 2003 invece sull’aspetto dell’indifferenza in Istria, anche se

più da un’ottica contemporanea: Pamela Ballinger, History’s illegibles: National indeterminacy in Istria, in “Austrian History Yearbook”, N. 43, 2012, pp. 116-137 e ID, Multiculturalism against the State: Lessons from Istria, in Johannes Feichtinger and Gary B. Cohen (edited by), Understanding Multiculturalism. The Habsburg Central European

Experience, Vol. 17, Berghahn, New York and Oxford, 2014, pp. 101-121. Per le cifre sulla popolazione di lingua

slovena in Carniola, Vasilij Melik, O razvoju slovenske nacionalnopolitične zavesti 1861-1918, in ID, Slovenci

1848-1918. Razprave in članki, Študentska založba Litera, Maribor, 2002, pp. 210-212. Si veda soprattutto la recente

problematizzazione dell'affiliazione nazionale dei veterani militari di Lubiana in Rok Stergar, National Indifference in

the Heyday of Nationalist Mobilization? Ljubljana Military Veterans and the Language of Command, in “Austrian

History Yearbook”, N. 43, 2012, pp. 45-58. Un tentativo di studiare l’affiliazione della popolazione di Trieste andando oltre i nazionalismi rappresenta il lavoro di Borut Klabjan, Od Trsta do Sarajeva in nazaj: dinastična lojalnost in

nacionalna pripadnost v habsburškem Trstu na predvečer Prve Svetovne vojne, in "Acta Histriae", Letnik 21, št. 4,

Koper, 2013, pp. 749-772.

90 DARi-52, Magistrato civico, Sezione di Pubblica Sicurezza, Busta 9, Anni 1905-1906, Rapporto delle guardie di P.S., Appostamento Centrale, Fiume 12 maggio 1906.

91 Le mie considerazioni sono state ispirate dall'interessantissimo studio sulle competenze plurilinguistiche in altri territori dell'Ungheria storica. Bálint Varga, Multilingualism in urban Hungary, 1880-1910, in "Nationalities Papers", Vol. 42, No. 6, 2014, pp. 965-980.

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competenze linguistiche dell'intera popolazione. In quell'anno, tra i madrelingua croati, solamente un po’ più di un terzo si dichiarava monolingue, quasi il 54% dichiarava di conoscere l'italiano, il 13,4% conosceva il tedesco e il 7,6% l'ungherese93. Poco meno di un quarto dei germanofoni era monolingue, il 48% conosceva l'italiano, il 32,8% croato e il 30,5% l'ungherese94. Gli ungheresi erano per il 39% monolingui, il 41,5% conosceva il tedesco, il 33% l'italiano e il 23% il croato e serbo95. Gli italiani sono presentati separatamente nella categoria per la conoscenza dell'ungherese, sappiamo perciò che solamente l'8,9% dei madrelingua italiani conosceva quella lingua96. Nel resto della pubblicazione, gli italiani rientrarono nel gruppo dei rimanenti (Egyéb anyanyelvűek), per cui