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La classe lavoratrice del corpus separatum

Capitolo III. Il mondo dei lavoratori fiumani

3.1 La classe lavoratrice del corpus separatum

All'inizio del Novecento, la città di Fiume e con essa il borgo limitrofo di Sušak era già un polo commerciale e industriale di qualche importanza. L'inizio di questo sviluppo, i cui prodromi risalgono alla proclamazione del punto franco, era ravvisabile a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Infatti, tra il 1857 e 1869 la popolazione dedita all'agricoltura crebbe in tutte le città della Croazia-Slavonia, ma non a Fiume. Nel 1857 quasi il 40% degli operai ausiliari dell'industria e dell'artigianato e quasi la metà degli ausiliari nel commercio dell'intera Croazia-Slavonia era impiegato in questa città1. Come notava Bićanić, in questo periodo Fiume era il più importante centro industriale e manifatturiero della Croazia-Slavonia2. Il progresso economico fiumano non poteva certo reggere il paragone con le altre città della Monarchia, in particolare con le più sviluppate Boemia e Austria Inferiore3, ma lungo la costa orientale dell'Adriatico era seconda soltanto alla metropoli Trieste4. Ridiventata poi territorio ungherese, in città si riversarono sostanziali investimenti statali che cambiarono e potenziarono l'economia cittadina. L'unico porto propriamente ungherese diventò il centro per l'esportazione dei prodotti dell'entroterra ungarico, principalmente farina e zucchero, verso l'Europa Occidentale e l'America. Per agevolare l'esportazione fu necessario investire nelle infrastrutture. Così nel 1873 la città fu collegata con la rete ferroviaria a Budapest e, tramite Sankt Peter (San Pietro del Carso/Pivka), con Vienna. Si procedette a vari ampliamenti del porto e, all'interno del progettato sviluppo dell'economia ungherese, il governo concesse sovvenzioni alla compagnia marittima Adria per il commercio di farina con il Regno Unito. Rispetto al periodo precedente al Compromesso, molte industrie, tra cui quella molitoria e della lavorazione dello zucchero, scomparvero. Analoga sorte era toccata ai piccoli cantieri per le navi a vela, scomparsi con la diffusione delle navi a vapore. Nel corpus

separatum furono però create nuove importanti industrie, destinate a rendere riconoscibile la città

anche al di fuori dei confini ungheresi. Se la Raffineria d'olii minerali, primo stabilimento di questo tipo nei Balcani, oppure il cantiere Danubius, unico cantiere navale marittimo ungherese, non esercitavano tanto fascino al di fuori dei confini austro-ungarici, sicuramente il Silurificio poneva

1 Mirjana Gross i Agneza Szabo, Prema hrvatskom građanskom društvu, Globus, Zagreb, 1992, pp. 58-59. 2 Rudolf Bićanić, Važnost Rijeke u ekonomskom životu Hrvatske, in J. Ravlić, Rijeka zbornik, cit.,p. 168. 3 C. A. Macartney, L'Impero degli Asburgo, cit., pp. 704-707.

4 Indiscutibile anche la crescita demografica di Pola, passata da circa 8.500 abitanti nel 1857 a circa 60.000 nel 1910. Le dinamiche dello sviluppo di questa città, come pure l'elevato numero di abitanti, deriva dalla trasformazione di Pola in base militare navale della Monarchia asburgica. Per i dati sulla popolazione T. Crnobori, Borbena Pula. Prilog građi

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Fiume sulla mappa d'Europa. Accanto all'esportazione e all'attività dei maggiori stabilimenti industriali si inserirono altri esercizi complementari che fecero prosperare diverse famiglie fiumane5. Rivolgiamoci invece a quel vasto e complesso mondo che con le proprie braccia e la propria fatica rese possibile la prosperità della piccola città adriatica.

Nell'ultima monografia cittadina Fiume era stata descritta come la città con il maggiore numero di operai industriali della Croazia. Secondo la statistica riportata dagli autori per il 1910, sul totale della popolazione, gli operai industriali erano 6.484, di cui l'83,4% era impiegato nei sei grandi stabilimenti6. Oltre all'anacronistica inclusione di Fiume nel contesto della Croazia-Slavonia, anche la statistica riportata non era molto accurata. Le cifre presentante furono riprese dallo studio di Karaman che si servì dei questionari delle ditte mandati alla Camera d'industria e di commercio di Fiume. Come specificava l'autore, dalla statistica erano stati omessi gli stabilimenti con meno di venti impiegati7. Una quantità non indifferente di lavoratori fiumani era rimasta perciò esclusa dai calcoli statistici. Se confrontiamo poi i dati di Karaman con la popolazione impiegata nelle quarantanove ditte più importanti nel 1911, incluse alcune tipografie e diverse fonderie e fabbriche metalli, notiamo che dalla statistica mancano stabilimenti minori con comunque venti impiegati8. La ragione di questa divergenza può essere spiegata non solo dalla diversa metodologia, ma anche dal fatto che i dati riportati da Thirring si riferiscono all'anno seguente. La forza lavoro di queste ditte, incluse anche le nove con meno di venti impiegati, ammontava a 10.499 individui, nonostante l'esclusione sostanziale degli impiegati della Cartiera. In ogni caso, rispetto alla popolazione del censimento del 1910, gli impiegati in queste ditte rappresentavano un quinto della popolazione. Inoltre, questo numero di operai è molto simile alle stime della Camera di commercio che nel 1909 richiedeva al Ministero di commercio di aumentare il numero degli operai premiati a un concorso perché la popolazione operaia ammontava a "10-12000 individui"9.

Tuttavia, intere categorie di operai non qualificati, ad esempio i lavoratori del porto, non sono inseriti nelle statistiche riprese da Karaman o dal Thirring. Non sappiamo nemmeno chi figurava nelle generica stima della Camera d'industria. Inoltre, come si vedrà dallo sviluppo del movimento socialista a Fiume, la popolazione industriale non era il perno del movimento. Anzi, gli artigiani, personale impiegato in fabbriche di modeste dimensioni o i sarti diedero un contributo

5 D. Klen, Povijest Rijeke, cit., pp. 239-264 e Igor Karaman, Razvoj stanovništva i privrede u urbanom sustavu grada

Rijeke od revolucije 1848/49. do raspada Habsburške monarhije 1918., in "Historijski zbornik", god. XXXIX, 1986,

pp. 79-130.

6 D. Klen (uredio), Povijest Rijeke, cit., p. 264.

7 Igor Karaman, Razvoj stanovništva i privrede, cit., p. 120.

8 Thirring Gusztáv, A magyar városok statisztikai évkönyve, Budapest, 1912, pp. 303-304.

9 DARi-172, Camera di commercio ed Industria, Minute, Busta 219, N. 1880, Oggetto: Proposte per il conferimento dei 4 premi da 100 cor. a operai veterani pro 1909. Il presidente della Camera di commercio ed industria al Ministro, Fiume, 29 giugno 1909.

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organizzativo non indifferente. Infine, la stessa definizione del concetto di lavoro tende a escludere individui e soprattutto individue senza un impiego istituzionalmente riconosciuto10. Dunque è già difficile stabilire chi considerare appartenente alla classe operaia, prima ancora di etichettarli nazionalmente. Quest'ultima operazione, come vedremo, non fu affatto abbandonata.

Uno studio più approfondito sugli operai non è agevolato dalla statistica statale perché questa non differenziava sempre i datori di lavoro dagli operai11. Ad esempio, questa classificava la popolazione per settori occupazionali, dividendo poi la categoria tra popolazione attiva e passiva. In base a ciò, nel 1910 circa il 39% della popolazione fiumana era dedito alla produzione artigianale e industriale. All'industria seguivano il settore dei trasporti (circa 16%), il credito e commercio (circa 15%), mentre i giornalieri formavano quasi il 6%12. La vicina Sušak seguiva l'economia fiumana. I settori economici maggiori erano anche qui la produzione industriale e artigianale (circa 34%), i trasporti (circa 20%) e il credito e commercio (circa 14%)13. Non ci sono enormi differenze con il decennio precedente. Nel 1900 le stesse categorie raggiungevano valori simili a Fiume, soltanto a Sušak ossia Tersatto (Trsat), la produzione primaria in quell'anno era molto elevata (circa 14%)14. Accenniamo qui al fatto che la statistica ungherese rilevava le diverse professioni all'interno dei settori occupazionali15, in questo studio non abbiamo però approfondito il peso numerico di ogni singola professione.

Ci limiteremo a riportare i numeri del personale impiegato nelle industrie con più di venti impiegati nel 1900. In totale questi ammontavano a ventidue stabilimenti, di cui nove impiegavano oltre cinquanta persone. La Manifattura tabacchi presentava il maggior numero di addetti (1.657), seguita dal Silurificio (502), dalla fabbrica di carta (365), dalla fabbrica di riso (244), dalla Raffineria d'olii minerali (214) e dall'impresa del Dock (190). Le altre tre fabbriche con personale superiore ai quaranta dipendenti erano il cantiere (92), un hotel (62) e la fabbrica cordaggi (55)16. Questo basta a dimostrare che la città, e con essa il borgo limitrofo, era diventato un polo industriale per l'area circostante. Comparando i dati tra i due citati censimenti, è evidente la crescita negli ultimi dieci anni del numero di industrie e soprattutto del personale impiegato. Vediamo ora nel dettaglio gli stabilimenti maggiori e le condizioni di alcune categorie di operai.

10 Per una problematizzazione del concetto di lavoro vedi S. Petrungaro, The Fluid Boundaries of "Work". Some

Considerations regarding Concepts, Approaches, and South-Eastern Europe, in "Südost-Forschungen", N. 73, 2013, pp.

271-286.

11 János Kende and Péter Sipos, Industrial Workers and Assimilation in Hungary 1870-1918, in "Acta Historica Academiae Scientiarum Hungaricae", Vol. 32, Num. 1-2, 1986, p. 51.

12 Una simile statistica è stata esposta da I. Fried, Fiume città della memoria, cit., pp. 81. Dati dettagliati in MSZKO, Vol. 48, cit., p.

13 MSZKO, Vol. 48, cit., pp. 914 e 930. 14 MSZKO, Vol. 2, pp. 910 e 926.

15 L'intera popolazione attiva divisa per professioni nel 1900 in MSZKO, Vol. 9, pp. 888-895, mentre per il 1910 vedi MSZKO, Vol. 52, pp. 605-608.

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