VOLTA SPESSO SEMPRE
5.7 Terza fase
5.7.3 Il focus group
Successivamente alla conclusione del percorso didattico è stato chiesto agli studenti di partecipare ad un focus group, grazie al quale è stato possibile approfondire particolari aspetti dell’azione educativa attuata in classe. Tale metodologia, largamente impiegata nelle indagini qualitative, appare una tra quelle maggiormente adatte per rilevare dati nell’ambito dello studio di caso, in quanto consente di comprendere approfonditamente la complessità del caso, analizzando le motivazioni alla base delle opinioni, dei concetti e dei sentimenti espressi dai partecipanti (Rabiee, 2004). Attraverso il focus group è possibile far emergere una rilevante quantità di dati, che, nonostante il carattere molto aperto e libero degli scambi comunicativi tra le persone, riesce a trovare un suo rigore organizzativo grazie agli stimoli e alle domande poste in modo costante dal moderatore (Gibbs, 1997). Una delle caratteristiche principali di questa metodologia è rappresentata dal gruppo al quale l’intervista collettiva si rivolge, generalmente compreso tra i sei e i dieci partecipanti, coadiuvati da un conduttore in grado di creare un buon clima e stimolare la partecipazione al dibattito. Oltre ai componenti e al moderatore, un’ulteriore figura di notevole aiuto è quella dell’osservatore, il quale si occupa di annotare le principali
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informazioni e dinamiche che emergono dall’interazione interpersonale dei partecipanti (Migliorini & Rania, 2001).
Partendo da tali presupposti teorici, si è suddivisa la classe in due gruppi da dieci persone ciascuno, che hanno partecipato ad un focus group incentrato sugli stessi argomenti. In aggiunta al moderatore-ricercatore, per motivi tecnici, non è stato possibile prevedere la presenza di un osservatore, ma al fine di sopperire a tale mancanza le interviste sono state videoregistrate. La durata di ogni focus group è stata stabilita a priori in base alle disponibilità accordate dalle docenti della scuola, quantificabili in non più di venti minuti per ciascun gruppo.
La struttura del focus group si è articolata secondo le cinque fasi delineate da Stewarth e Shamdasani (1990): accoglienza o riscaldamento, presentazione degli stimoli, discussione, conclusione, consegna incentivo. La fase di accoglienza o riscaldamento si è resa particolarmente utile per ricreare un clima favorevole all’ascolto e al dialogo, oltre che per spiegare in cosa consistesse l’intervista collettiva. Durante la seconda fase, invece, è stata impiegata la strategia dello stimulated recall, largamente impiegata nella ricerca pedagogico- didattica, con cui sono stati mostrati degli stimoli visivi registrati durante gli incontri drammapedagogici in classe. Al fine di pianificare l’intervento in maniera ottimale, è stato montato un filmato della durata di poco più di due minuti, all’interno del quale sono stati proposti particolari momenti, suddivisi secondo le principali categorie riscontrate in un primo momento, che necessitavano, tuttavia, di essere approfondite: le attività di riscaldamento, le emozioni, il movimento corporeo, il gruppo, le docenti, le attività di riflessione. Come sostengono Reason e Rowan (1981), grazie allo stimulated recall, è stato inoltre possibile restituire ai soggetti interessati i risultati della ricerca, seppur provvisori, riuscendo ad affinarli alla luce delle reazioni dei partecipanti. Gli stimoli video, uniti da una scaletta di domande chiave poste dal ricercatore, hanno permesso di far emergere interessanti riflessioni sugli argomenti sopraelencati. È proprio questa la terza fase della metodologia, che è stata affrontata secondo una modalità di discussione di tipo verbale, in quanto, a seguito dei questionari semistrutturati redatti in forma scritta dai partecipanti, non è emerso un alto grado di riflessione, probabilmente dovuto al dover elaborare i propri pensieri per iscritto.
Per l’analisi dei dati emersi, dopo aver trascritto fedelmente l’intervista, è stato stilato il presente report diviso per aree tematiche e supportato dalle verbalizzazioni degli studenti.
In seguito alla visione dello spezzone di filmato, la maggior parte dei soggetti in formazione ha dichiarato apprezzamento e divertimento nell’aver svolto le pratiche iniziali di riscaldamento. A tale riguardo appare interessante notare come tali attività, inserite abitualmente
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nella prassi drammapedagogica, al fine di favorire un clima positivo e consolidare il gruppo, siano servite per infondere un’atmosfera di tranquillità, in grado di promuovere le condizioni ideali per apprendere:
Noi ci siamo sentiti più tranquilli durante la lezione. La prof.ssa di spagnolo è cambiata, era più tranquilla.
Mi sono servite queste attività … mi risultava più facile apprendere e mi sentivo meno stressato.
Riflettendo sull’argomento delle emozioni nel processo di apprendimento-insegnamento, gli studenti hanno ribadito il concetto secondo il quale i sentimenti e le emozioni positive sarebbero strettamente correlate all’attenzione, alla partecipazione e all’impegno:
Le emozioni c’entrano molto con le lezioni. Se stai in un certo stato d’animo riesci a seguire di più.
Se c’è una materia un po’ più noiosa, allora lì segui molto di meno. Le emozioni positive ti aiutano ad essere più partecipe.
Quando sei contento studiare è più facile.
Il rapporto tra movimento corporeo e apprendimento appare evidente anche dalle credenze dei discenti. Sono emerse opinioni piuttosto concordi a sostegno dell’utilizzo del corpo durante le lezioni, attraverso cui da un lato viene attivato il meccanismo di ricompensa del cervello grazie alla produzione di ormoni, in grado di generare emozioni positive e conseguentemente ricadute positive sull’apprendimento (Müller & Petzold, 2006), dall’altro si rimanda alla dimensione ludica del gioco:
Diventa come un gioco tra virgolette. Se tipo non capisci qualcosa, è un gioco e apprendi lo stesso qualcosa.
Attraverso il corpo apprendi di più, anche se dipende dalla volontà che ci metti. La lezione è diventata più interessante, perché è meglio che stare sei ore seduti.
Durante gli incontri è stata sovente impiegata una musica di sottofondo per accompagnare le attività, poiché, soprattutto nel lavoro teatrale, appare quanto mai importante la funzione evocativa dei suoni, oltre alla promozione di un clima privo di stress. Numerose sono