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Il movimento come condizione essenziale dello sviluppo: la scuola in movimento

2. APPRENDERE E INSEGNARE CON TESTA, CUORE E MANO

2.1 Come l’apprendimento modifica il cervello

2.3.4 Il movimento come condizione essenziale dello sviluppo: la scuola in movimento

Pensando allo sviluppo armonico della persona, il movimento è riconducibile facilmente ad una forte emergenza sociale dei paesi industrializzati, l’obesità. Nonostante l’attenzione rivolta alla promozione di stili di vita sani, complici le abitudini e i comportamenti poco regolari, recenti dati forniti dall’Organizzazione mondiale della salute evidenziano come i bambini dai 6 ai 9 anni in sovrappeso corrispondono ad una percentuale piuttosto alta: dall’11% al 37% per i maschi e dal 15% al 35% per le femmine. Solamente in Italia, la percentuale nel 2012 era del 22,2% di giovani in sovrappeso e del 10,6% di obesi (WHO, 2014). Oggigiorno, i giovani

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sembrano preferire attività passive18, come ad esempio guardare la TV o stare al computer, mangiare in modo sregolato e assumere cibi ricchi di zucchero o sale, andare a scuola in automobile, anziché svolgere attività che privilegiano la funzione motoria.

Ciononostante, parlare di movimento significa prendere in esame tutto il corso della vita, fortemente caratterizzato da una condizione di dinamicità, l’intero sviluppo dell’essere umano, dalla vita intrauterina alla vecchiaia che, al contrario della crescita, non può essere confinato ad un determinato lasso di tempo. Il movimento corporeo rappresenta di conseguenza la conditio sine qua non affinché possa compiersi una forma di sviluppo, non facilmente identificabile con l’apprendimento, bensì con lo sviluppo di abilità orientate al progetto di vita della persona (Ianes, Cramerotti, 2007).

Accanto a tali ragioni, numerosi studi in campo scientifico hanno evidenziato i benefici dell’attività motoria per i soggetti in età evolutiva, così come per la formazione della personalità, del carattere, della consapevolezza della propria identità corporea, dimostrando il miglioramento della qualità della vita in generale e della propensione all’inclusione sociale (Casolo, 2011, pp.227-228).

Dal punto di vista didattico-pedagogico, l’utilizzo del movimento trova differenti spiegazioni: secondo una concezione antropologica, il movimento è considerato un bisogno primario; per la neuropsicologia, invece, rappresenta un mezzo di elaborazione delle informazioni. Inoltre, in un’ottica di educazione alla salute, attraverso il corpo si vuole promuovere il miglioramento psico-fisico e al contempo, sul piano cognitivo, il movimento facilita l’elaborazione di informazioni, anche grazie alla componente motivazionale insita in esso (Sambanis, 2013, p.90).

Particolarmente significative a riguardo sono le esperienze attuate in ambito didattico nei territori germanofoni, espressione di una scuola attenta ai cambiamenti negli stili di vita della popolazione, alla maggiore sedentarietà, con ricadute catastrofiche sulle abilità motorie, attentive e sullo stato di salute generale, che ritrovano il proprio essere nella Bewegte Schule (Müller & Petzold, 2006) o scuola in movimento. Istituzioni educative di questo genere, ancora poco conosciute e contemplate sul territorio italiano, pongono l’educazione alla salute e al movimento come temi centrali.

Congiuntamente, la regione elvetica ha da tempo sviluppato un interessante modello di scuola in movimento, fondato sul pensiero del pedagogista dello sport Urs Illi, secondo cui

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A conferma dell’inattività della popolazione italiana si vedano anche i dati del Rapporto Passi (2011) e quelli dell’ISTAT (2013). Entrambi mettono in luce in maniera piuttosto drammatica la carenza di attività di movimento e il conseguente malessere psicofisico.

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l’inattività del corpo che la scuola tende a perpetrare rappresenterebbe la causa principale dell’aumento dei problemi posturali tra i giovani (Illi, 1991). Il mondo dell’istruzione e quello dell’opinione pubblica svizzera hanno gradualmente recepito l’idea per cui una scuola attenta al movimento è sinonimo di una scuola sana, non solamente nell’ottica di prevenzione e benessere psicofisico o per quanto concerne l’accettazione della propria immagine e di quella dell’altro, ma anche nell’ottica di benessere cognitivo, poiché viene enfatizzato l’utilizzo di molteplici canali sensoriali che generano, di conseguenza, la produzione di ormoni orientati alle emozioni positive e al miglioramento della performance (Müller & Petzold, 2006).

La scuola in movimento va al di là della promozione dello sport, abbraccia un’ideale di educazione che riconosce al movimento un elemento transdisciplinare all’interno del processo di apprendimento-insegnamento. Il movimento, secondo il modello elvetico, rappresenta un trait d’union nell’intreccio del mondo della scuola con quello della famiglia e del tempo libero e si concretizza in molteplici occasioni, secondo criteri strutturali e temporali:

 a scuola (eventi, viaggi di istruzione, attività extracurricolari, momenti ludico-ricreativi, sport, materie facoltative);

 in classe (educazione fisica, didattica in movimento, insegnamento interdisciplinare, attività manuali);

 prima/dopo la scuola (tragitto casa-scuola a piedi o in bicicletta, compiti a casa) (Confederazione Svizzera, 2013, p.15).

Dal 2005, la Confederazione svizzera ha dato la possibilità agli istituti scolastici presenti sul proprio territorio di aderire gratuitamente ai percorsi per le scuole in movimento, che prevedono un impegno minimo di almeno venti minuti al giorno in attività motorie per ogni classe, al di fuori delle ore di educazione fisica, secondo un programma piuttosto strutturato che prevede, oltre a del materiale cartaceo, alcuni consigli pratici settimanali, erogati attraverso una piattaforma telematica dedicata e delle visite nelle scuole da parte di personaggi famosi in ambito sportivo, attraverso cui gli studenti possono condividere esperienze e praticare attività fisica.

In un’epoca in cui il corpo si configura come una componente centrale per l’essere umano, che necessita però di precise attenzioni e cure per promuovere uno sviluppo sano dal punto di vista bio-psichico, il mondo dell’educazione e della formazione non può esimersi da una forte riflessione sull’importanza del movimento nel processo di apprendimento-insegnamento. Attraverso l’esperienza scolastica, come avviene nelle scuole svizzere, è possibile consolidare alcune abitudini o best practice che si ripercuoteranno nella vita dei ragazzi, in termini di

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sensibilizzazione e coinvolgimento attivo delle famiglie, maggiore attività fisica e diminuzione dei problemi legati all’inattività motoria19. Proprio per questo appare quanto mai auspicabile un intervento diretto delle Istituzioni nella promozione di percorsi ad hoc, non assimilabili in alcun modo ai timidi sforzi della recente Legge 107, riguardanti il potenziamento dei docenti specialisti in educazione fisica nei gradi primari d’istruzione italiana, né tantomeno alla visione europea di alfabetizzazione motoria che, invece di considerare pedagogicamente l’educazione motoria come una componente basilare per l’apprendimento, si sofferma unicamente sulla dimensione fisica e sportiva (Pignato, 2011, p.52). Va invece ripensata la programmazione didattica curricolare, tradizionalmente basata sulla parola scritta e parlata (Lipoma, 2014, p.14), auspicando una maggiore attenzione alla formulazione di obiettivi e alla scelta di contenuti di natura motoria, innegabilmente differenti da quelli di natura sportiva.