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3. TEATRO E DRAMA IN EDUCAZIONE

3.1 Teatro ed educazione

Quando si parla di teatro ed educazione non si scopre certo un nuovo binomio da sperimentare. Il linguaggio teatrale è stato e rimane tuttora un veicolo ampiamente utilizzato in tutti i contesti educativi, da quelli informali a quelli formali, tanto da venire citato anche nelle Indicazioni nazionali per il curricolo per quanto concerne la promozione di un ambiente di apprendimento significativo che metta gli studenti nelle condizioni ottimali di acquisire il sapere (MIUR, 2012, p.26). Il successo raggiunto dal teatro in ambito educativo è dovuto a numerosi fattori, primo fra tutti la sua valenza sensibilizzatrice e di sviluppo delle competenze della persona, basti pensare alla sollecitazione della sfera cognitiva, ma anche emotiva, corporea e creativa che si ripercuote sulla globalità dell’apparato percettivo e sensoriale (Gioisi, 2012, p.180). In differenti contesti vengono proposte occasioni attraverso cui esperire la teatralità, in quanto essa rappresenta un’occasione di conoscenza, scoperta, produzione di socialità e dialogo, incontro di linguaggi. Mediante l’esperienza teatrale, intesa sia come fruizione di uno spettacolo che come sperimentazione attiva, la sfera cognitiva viene attivata tanto quanto quella emotiva, poiché entrambe percorrono gli stessi circuiti neurali. Ecco, dunque, che nel progettare interventi efficaci all’interno dei contesti educativi è necessario rispettare il grado di sviluppo raggiunto dal soggetto; di conseguenza, se in età prescolare verranno privilegiate attività, quali ad esempio il gioco teatrale, con persone più grandi si potranno sperimentare situazioni sempre più complesse e strutturate.

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Fare teatro in educazione significa andare oltre il testo scritto, per arrivare ad esplorare territori più sensibili e reconditi, assimilabili alla sfera emotivo-affettiva, proprio grazie alla pratica teatrale che funge da lente di ingrandimento per una migliore comprensione di innumerevoli dinamiche. Mediante l’agire, infatti, l’individuo comprende e identifica le emozioni che al tempo stesso promuovono una trasformazione orientata verso nuove realtà (Oliva, 1999, p.19).

“Giocare a fare teatro” significa anche e soprattutto utilizzare la componente motoria stimolandone la parte ritmica, mimico-gestuale e creativa, pregna di valori e significati. Attraverso il training attoriale la persona entra in sintonia con il proprio corpo e prende coscienza del suo funzionamento, secondo una prospettiva orientata alla biomeccanica23, in relazione alla sfera cognitiva che vigila sulle reazioni: la mente si arricchisce di nuove esperienze sensoriali e arriva a una più alta consapevolezza delle proprie possibilità di espressione (Oliva, 2005, p.170).

Utilizzare il linguaggio teatrale significa altresì promuovere la creatività, intesa non soltanto come libera espressione o libero sfogo (Robinson, 2015, p.16), bensì come caratteristica della mente umana, che necessita di abilità, conoscenza e concentrazione. Spesso, seppur erroneamente, la creatività viene associata al mondo dell’arte, anche se è oramai ampiamente condiviso il fatto che tale caratteristica non sia appannaggio di nessuna coltre di privilegiati. Tuttavia, è indubbiamente attraverso le performing arts che diventa possibile stimolare più di qualsiasi altro canale il pensiero divergente, poiché favoriscono situazioni ricche di stimoli di natura diversa, a cominciare da quelli emotivi, che facendo leva sulla propria memoria esperienziale riescono a dare vita a qualcosa di inconsueto. La creatività nella pratica teatrale la si individua nell’uso degli spazi, dei tempi, nei rapporti interpersonali, nell’utilizzo del testo scritto che più che mai consente di variare intonazioni, volumi, espressioni ecc. La tecnica dell’improvvisazione, elemento essenziale dell’esperienza teatrale, più delle altre, permette alla persona-personaggio di sperimentare situazioni, modi di essere, modalità di vedere le cose e concepire il mondo, di scoprire schemi alternativi per affrontare la realtà, pur rimanendo protetto da una “maschera”.

In tal senso, il teatro è in grado di aiutare i futuri cittadini del domani a sviluppare competenze creative, attingendo dai propri talenti, spesso soffocati dal sistema della scuola

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La biomeccanica fu inventata da il regista russo Mejerchol’d, il quale, indagando i principi delle azioni fisiche e del movimento dell’attore in scena, predispone un rigido training volto ad una perfetta conoscenza del proprio corpo e dei gesti che si compiono, al fine di riuscire ad utilizzare correttamente tutti i mezzi espressivi organicamente a disposizione.

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contemporanea, per riuscire a far fronte alle sfide a cui ci troviamo e sempre più ci troveremo davanti (Robinson, 2015, p.19). Attraverso la sperimentazione artistica è quindi possibile sopperire alla didattica tradizionale, spesso orientata all’affievolimento di passioni, interessi e ragionamento critico. Al contrario, promuovere una didattica comunicativa, cooperativa, orientata alla risoluzione dei problemi e alla promozione di rapporti interpersonali di qualità, in cui tutti i soggetti trovano uno spazio per esprimersi, rappresenta la caratteristica naturale del fare teatro.

Alla luce dello scenario sinora dipinto risulta quanto mai cruciale la figura dell’educatore, del docente, dell’esperto teatrale, perché cariche di finalità educative e non ancorate a dimensioni ludiche, spesso fini a se stesse. Non è possibile stimolare la creatività negli altri se gli educatori per primi non si accostano alla professione, alle sfide insite in essa, ai problemi e alle domande che quotidianamente si presentano, analizzando le differenti specificità e ricorrendo alla propria creatività (Noddings, 2013). Proprio in virtù di questo, la dimensione creativa può configurarsi come una chiave di volta nell’educazione moderna, in quanto porterebbe benefici a tutti gli attori del processo educativo-formativo che, partendo da un pretesto, i linguaggi artistici, riuscirebbero a perseguire al meglio i bisogni apprenditivi del terzo millennio. Secondo tale concezione, quindi, il teatro è candidato a diventare il dispositivo formativo per eccellenza in grado di concorrere al continuo cambiamento che caratterizza la società contemporanea, alla riflessione critica necessaria per analizzare la realtà, ma anche di fornire quella cassetta degli attrezzi alla persona, indispensabile per assumere ruoli differenti all’interno di qualsiasi contesto e gestire la complessità del cambiamento.